Eleaml - Nuovi Eleatici


Fonte:
https://www.lintellettualedissidente.it/

Sfruttamento e sottosviluppo. Il caso della Basilicata

E’ evidente che il Mezzogiorno rappresenti una sacca di sottosviluppo all’interno dell’Europa capitalisticamente avanzata, che...

di Antonio Aventaggiato · 18 gennaio 2014

E’ evidente che il Mezzogiorno rappresenti una sacca di sottosviluppo all’interno dell’Europa capitalisticamente avanzata, che è invece caratterizzata dalla presenza di Paesi molto sviluppati, situati in posizione di dominanza a livello internazionale. E’ altrettanto evidente che, se il Mezzogiorno rappresenta una frazione di Terzo mondo nel cuore dell’Occidente progredito, ciò è dovuto esclusivamente a definite volontà politiche altrui. Il sistema capitalistico, infatti, se in una determinata regione porta all’avvio di un processo di crescita economica, di conseguenza in un’altra determinata area agisce in maniera contraria, producendo miseria e sottosviluppo. 

Questo, naturalmente, perché la crescita economica dell’area progredita è pagata dalla regione che si avvia all’immiserimento. Storicamente, questo fenomeno è stato di particolare importanza per lo sviluppo delle grandi potenze europee, che senza lo sfruttamento di vaste zone del pianeta, delle loro risorse e delle loro popolazioni, difficilmente avrebbero raggiunto il grado di autorità e di influenza che oggi esercitano. Analogamente, la condizione di subordinazione del Mezzogiorno è stata funzionale alla concessione a basso costo di risorse e materie prime necessarie allo sviluppo sia delle regioni del Settentrione italiano sia dei Paesi del centro Europa. 

Le materie prime in questione sono, ad esempio, la forza lavoro, il territorio, i capitali da investimento, i prodotti agricoli. Il caso delle risorse energetiche è utile per mettere in luce le logiche coloniali a cui il Mezzogiorno è, ancora oggi, sottoposto. La Basilicata rappresenta uno dei più grandi giacimenti di petrolio e di gas naturale dell’Europa continentale. Nonostante ciò, la Basilicata è ancora strutturalmente sottosviluppata (alto tasso di disoccupazione, forte tendenza della popolazione all’emigrazione, sistema industriale autoctono inesistente). Tuttavia non è difficile spiegare questa situazione profondamente contraddittoria. Le concessioni per l’estrazione del petrolio sono state concordate, da parte dello Stato italiano, a multinazionali del settore energetico (Eni, Total, Shell). 

Una situazione di sottosviluppo economico non può essere migliorata semplicemente introducendo capitali dall’esterno; quest’operazione, nel contesto capitalistico, serve, al contrario, a rafforzare il sottosviluppo, in quanto alimenta la dipendenza dalla possibilità altrui di investire capitale. Ha scritto Nicola Zitara: “L’immissione di capitale esogeno nell’area meridionale può incidere sul sottosviluppo solo in senso negativo. Tali immissioni sono infatti ispirate all’intento del particolare profitto; per di più questo intento, se non viene dall’interno di un’economia, non ha neppure l’attitudine ad assolvere quel ruolo autopropulsivo che il capitalismo ebbe nelle aree sviluppate dell’occidente”. 

Le multinazionali, in Basilicata, sono riuscite a impossessarsi del petrolio, naturalmente a scapito delle comunità locali: le forme di economia e di produzione esistenti prima dell’inizio delle trivellazioni sono andate in rovina; l’agricoltura lucana è stata ulteriormente messa in ginocchio dall’inquinamento prodotto dalle operazioni di estrazione, fenomeno che ha portato a un radicale abbassamento del livello di qualità della vita; si è frantumato il tessuto sociale lucano, con la chiusura di decine di aziende agricole. Di conseguenza gli investimenti delle multinazionali sono da considerarsi come fattori che hanno comportato un aumento della disoccupazione, proprio perché le attività estrattive, estremamente tecnologiche, sono a forte densità di capitale e non di lavoro. In aggiunta a ciò, le multinazionali interessate, tra le quali soprattutto Eni, attraverso gli stretti rapporti di privilegio intrecciati con lo Stato e con le classi dirigenti italiane, sono state messe nelle condizioni di concedere alle comunità locali royalties assolutamente irrisorie. 

Le logiche coloniali sono, però, ancora maggiormente messe in evidenza dalle manovre politiche che hanno accompagnato l’attività di depredazione capitalistica delle multinazionali. Ancora Zitara: “Dovunque l’imperialismo può allungare i suoi tentacoli di vampiro, ivi esso crea nelle classi dominanti una cointeressenza”. Le classi egemoni italiane, ai vertici sia della struttura statale sia di imprese private, hanno dimostrato di continuare a guardare al Mezzogiorno come a una colonia subordinata ai loro interessi. Soltanto in questo senso è possibile interpretare la svendita alle multinazionali di una risorsa tanto importante per una comunità come il petrolio. 

Politicamente, l’altro ruolo fondamentale è stato assunto dalle istituzioni locali: è stato messo in luce dalla magistratura un sistema di collusione tra rappresentanti verticistici delle multinazionali interessate, esponenti dell’imprenditoria del territorio e classe dirigente lucana. Il ruolo di intermediario allo sfruttamento straniero è stato accordato alle classi dirigenti locali, alle quali è stata concessa la partecipazione al saccheggio: buona parte dei capitali derivanti dalle royalties, invece di essere investiti in progetti a lungo termine per lo sviluppo, sono stati impiegati in attività caratterizzate dagli immediati risvolti elettoralistici, necessarie soltanto a rinforzare un potere clientelare già esistente. E’ ormai chiaro quindi che, quella che era stata annunciata come l’ennesima possibilità di rilancio per l’economia del Mezzogiorno, fin da subito abbia mostrato le sue reali intenzioni: rendere superprofitti al grande capitalismo, con la conseguenza di rafforzare la situazione di sottosviluppo delle regioni del Mezzogiorno italiano.








Creative Commons License
This article by eleaml.org
is licensed under a Creative Commons.







vai su









Ai sensi della legge n.62 del 7 marzo 2001 il presente sito non costituisce testata giornalistica.
Eleaml viene aggiornato secondo la disponibilit� del materiale e del Webm@ster.