Gaetano Filangieri e la ricerca della felicità di Zenone di Elea [Aprile 2022] |
Vita ed opere di Gaetano Filangieri: Elenco dei testi pubblicati sul nostro sito |
NOTIZIE DE' LETTERATIPRIMO SEMESTRE Dell'Anno MDCCLXXII DEDICATO AL SIGNOR D. CESARE GAETANI PRINCIPE DEL CASSARO &c. &c. IN PALERMO 1772 Presso Andrea Rapetti Antonio Librajo Veneziano Nella Stamperia di Vincenzo Gagliani |
Una breve, ma graziosa Dissertazione corre per le mani di molti, il di cui titolo è Della Morale de' Legislatori. E’ Autore di essa il Sig. D. Gaetano Filangieri de' Principi di Arianello, Giovine, che non ha ancora compiuto il quarto lustro. Questo spiritoso Cavaliere divide questa sua dissertazione in VIIII Capitoli. Stabilisce in primo luogo il fondamento della morale de' Sovrani, cioè la conservazione, e la tranquillità de' popoli, cavandolo dalla origine della Società, posta la quale e posti i patti convenuti per conservarsi, ne nascono le leggi delle quali parla nel fecondo cap. L’educazione delle leggi si ottiene o dal timore delle pene, o dalla speranza de' premj, che sono i due possenti motivi per spingere l’uomo, dopo lo stato di corruzione adoprar bene, perciò sono indiritti li tre seguenti cap. alle pene, e da’ premj.
Le leggi prive della comminazione delle pene sono senza forza, ed è una bella invenzione de' Romanzieri, che l’esser convinto di aver oprato contro le leggi su una volta pena bastevolissima. Le pene esser deggiono proporzionate a’ costumi delle Nazioni, ed alla situazione del Paese, non essendovi pena, che non possa cambiar di qualità, cambiando clima. Deggiono ancora esser proporzionate a’ delitti, e scendere dalla stessa natura de' medesimi.
Venendosi poi alle pene in particolare, il nostro illustre Autore distingue quattro forti di pene, le capitali, le infamatorie, le pecuniarie, e quelle, che privano i rei dal consorzio degli altri Cittadini. Riguardo alle prime non adotta intieramente il sistema del rinomato Sig. Marchese Beccaria, che le vorria interamente bandite da ogni stato, ma accorda benissimo, che la loro frequenza è perniciosissima, e perciò, salvo il caso dell’omicidio e quello quando un Cittadino anche privo di libertà abbia tali relazioni, e tal potenza, che possa turbare la sicurezza della azione, non si mostra disposto a volerle permettere, accordandosi più volentieri alle pene d’infamia porte in disuso a’ nostri tempi, alle pecuniarie, ed a quelle, che interdicono il consorzio cogli altri Cittadini. Le galere, la condanna alle miniere, e alle opere pubbliche, che lasciando in vita i delinquenti, li rendono utili a quella società, i di cui diritti offesero, sono più al suo gusto.
L’altro motivo a ben oprare è il premio, come ce ne assicura la storia di tutte le Nazioni, che co’ premj, e cogli onori si resero luminose, e rispettabili. Pare che il Montesquieu contradica, qualora insegna, che le grandi ricompense sogliono essere un contrassegno evidente della decadenza delle Monarchie, e delle Repubbliche. E’ questa una proposizione troppo vera, se per premio s’intendano le ricchezze, giacché così il denaro saria il principio motore delle morali azioni, non la virtù; ma se per ricompensa s’intendano gli onori, crede l’invitto nostro Garzone, che questo Filosofo siesi di gran lunga ingannato. Siccome però i premj, ed i gastighi riguardano le azioni esterne, non le interne, e segrete, che possono tante volte alterare la tranquillità de' popoli, perciò è necessaria un’altra voce, che tocchi il cuore degli uomini, e li distragga dagli occulti delitti. E’ questa la Religione, la quale con l’eccitare la speranza di un premio eterno, fa argine alle interne reità. Di essa si ragiona al capo, VI, dove si dimostra, che seconda i principj di una sana politica la Religione dominante deve essere una, che che ne dicano i fautori del Tollerantismo.
La mira però maggiore, che propor devesi un saggio Legislatore, e il miglioramento de' costumi, da cui scaturisce il risorgimento di una Nazione. Se non si sana il cuore, ed i cattivi costumi non si emendano col far subentrare i buoni, le mannaje, le forche, i ceppi faranno mezzi inefficaci a ridurre net buon sentiero una società corrotta. Per conseguir questo fine gioverà moltissimo la pubblica educazione, che fa l’ultimo capitolo di questa dissertazione. I Cittadini, che sieno bene educati, ubbidiranno alle leggi più per ragione, e per abito, che per timore delle pene, il quale li renderà accorti a celare t loro delitti, e a commetterli di nascosto, per non esser dalle leggi puniti, non li farà mai buoni.
L'educazione dunque ne’ dommi della vera Religione, ne’ doveri de' sudditi verso i Sovrani, e nella cognizione de' veri diritti di questi, sarà il mezzo più efficace a migliorare i costumi, e a render felici, e tranquilli i popoli. Bravo il Sig. D. Gaetano Filangeri, ché in così fresca età ha saputo bere ne’(-)migliori fonti de' più bei Genj di questo secolo, li Pussendorf, li Montesquieu, li S. Real, li Beccaria, ed ha dalle loro opere coll’accortezza dell'ape ingegnosa succhiare le più profittevoli cognizioni, trascurando, o ribattendo quelle, che attraversano, o non conducono al nobile soggetto della sua Dissertazione.
Noi ci compromettiamo, che animaro dall’esempio de' Suoi, saprà continuare in così nobili, ed utili studj, e maturando negli anni, ci darà più maturi frutti de' singolari a suoi talenti.
Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - l'ho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura! Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin) |
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