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Gaetano Filangieri e la ricerca della felicità di Zenone di Elea [Aprile 2022]

Vita ed opere di Gaetano Filangieri: Elenco dei testi pubblicati sul nostro sito

MEMORIE SCIENTIFICHE E LETTERARIE

DELL'ATENEO DI TREVISO

VOLUME II

VENEZIA

PRESSO FRANCESCO ANDREOLA TIPOGRAFO DELLA PROVINCIA DI TREVISO

MDCCCXIX


ELOGIO A GAETANO FILANGERI (1)

DI GIUSEPPE BIANCHETTI

Sparite erano quasi Forme profonde, che il piede barbaro avea impresso sulla culta Europa, la natura stessa del suolo indicava alle nazioni i lor confini, il linguaggio avea adottato presso, tutte un’indole diversa, i lineamenti certi del carattere proprio si erano stampati sulle sembianze de' popoli, cessata l'odiosa distinzione di vincitore, e vinto, spenta l'ingordigia della conquista, l'agricoltura, il commercio le arti aprivano i loro tesori, l’amore della patria sorgeva ovunque, e la gloria piantava qua e là i suoi stendardi; l’anima, accompagnando nella lenta e ritardata marcia i progressi delle società, avea già fatto precedere il secolo della immaginazione e de' poetia quello della scienza e de' filosofi; il regno di ARISTOTELE,e le disputazioni delle scuole ceduto per ogni dove lo scettro ai nuovi duci del pensiero, ilGALILEO, ilCARTESIO, BACONE, ilNEWTON,ilLEIBNITZ,e gli altri sommi entrarono nelle scienze con quel passo franco e vi apersero quelle vie immense, che non eransi da prima giammai immaginate. Qualche scintilla di questa luce maravigliosa, giunta alla pupilla de' Re, fe’ lor conoscere, che il dominare un popolo ignorante e schiavo è poca gloria, è pericoloso cimento, che il reggere una nazione pensatrice e generosa è la vera rappresentanza di Dio in terra; persuase ella pure i ministri dell'altare, che amica la religione alle scienze, e alle lettere, rende più stabile e più dolce la Voce del suo comando; in pari tempo il fermento che si accrebbe e si diffuse, e le leggi alla natura fisica strappate, e quelle stabilite della natura morale, e i mari procellosi domati, e le viscere profonde della terra aperte, e nuovi mondi all’antico aggiunti, e il genio arbitro del commercio, della politica, delle arti, e tutto in una parola avea rimesso di nuovo l’Europa nel seggio primo, e forse più alto dell'occupato a’ tempi di Atene, e Roma.

Ma che, Signori! Onesto europeo che, o col pensiero, o con la forza tutto il creato abbraccia, sembra quasi sdegnando contemplare se stesso, non curare la via primaria, e diretta del proprio ben essere. La legislazione grandi traccie e vergognose segna ancora della prima barbarie, ed è involta da per tutto nelle tenebre della prima ignoranza. Sorte infelice della specie umana! L’ultimo gradino della sua sublimità è bene spesso il primo della sua debolezza! Le tue 'forze imponenti, la tua florida marina, i tuoi grandi scrittori, la tua accademia famosa non impediscono, o Francia, che le tue finanze non sieno ad infortunio condotte dagli errori sistematici di Colbert, che LUIGIXIV in mezzo una corte Voluttuosa non segni la revoca funesta dell'editto di Nantes, e che il sangue innocente dei Calas edei Langladenon chiami la vendetta del cielo sovra le tue leggi e i tuoi tribunali. Che giova all’Italia seder madre e dittatrice suprema di ogni culta disciplina, che le giovano i suoi filosofi, i suoi poeti, i suoi monumenti, se in quelle storie, ove splendono l’epoche più ammirate della sua gloria scientifica e letteraria, io non trovo che un numero immenso di statuti di barbare costumanze, e Una liberale costituzione invano io cerco, e i diritti degli uomini ovunque calpestati io veggo, e il mistero ne’ tribunali, e la violenta ne’ ricchi, e la giustizia qua mercenaria, là imbecille, e il dolore com’unica norma ad iscoprire il vero per ogni dove proclamato! Ah! vi fu pur troppo un tempo in cui l’Europa intera offriva questa strana combinazione. Tutta la sublimità del genio atutti gli errori e i pregiudizj dell’ignoranza congiunta, tutto il buon gusto dell'uomo incivilito accoppiato a tutta la rozzezza del barbaro, tutta la solidità del ragionamento accompagnata da tutti i delirj del fanatismo.

Ed erano già molti secoli trascorsi di tanto vergognoso letargo, quando 41 pensiero sublime del Vico principiò a rischiarare le leggi con la face della filosofia, e a fondare una giurisprudenza su ben altre basi, che quelle,del GROZIO,e del PUFFENDORF, il GENOVESI, e il GRAVINAtentarono poscia di sottrarle alle disputazioni delle scuole, ma il sapere profondo del primo, e gli sforzi animosi de' secondi poco aggiunsero alla scienza, la quale se avea vestito una nuova e più ragionata maniera, non passava ancora di molto i limiti di ciò eh’ erasi fatto, e rade volte usciva dalla sfera de' civili e particolari diritti. Montesquieu segnò un’ epoca più estesa e più luminosa. Egli avea esaminato con analisi profonda i codici di tutti i tempi e di tutti i popoli, scoperto ne avea con penetrante intendimento i difetti, le dissonanze, ma non ebbe però il coraggio di proporre un nuovo piano di legislazione. Ei vide tutti i disordini del vecchio mostruoso edificio, ma forse non sentiasi forte abbastanza per erigerne un nuovo. Molli scrittori loseguirono, ma l’inclinazione del secolo era quella di distruggere senza rifabbricare. Io scarso per parole, immenso per idee, libro immortale del BECCARIAavea sparso una luce imponente nella scienza criminale, ma accennando anch’egli i mali, avea sovente trascurati i rimedj, e i mali stessi non erano colpiti nelle profonde loro radici. ADAMO SMIHT,il GALLIANI, il VERRI, e l’autor stesso dell'opera dei delitti, e molti francesi aveano sapientemente ragionato sulla pubblica economia; ma questa scienza, che puòdirsi la metafisica della legislazione, variava ancora incerta nei principj, indeterminata nelle conseguenze, e non avea quel legame immediato tra la massima e il precetto, che forma la base di qualunque legge. Anche 1 educazione e i costumi vantavano tre grandi filosofi nel LOKE, in GIAN GIACOMO e nello STELLINI, ma o non vollero questi sommi scrittori, o non ebbero l’ardimento d’oltrepassare lo spazio segnato dalla circonferenza dì unuomo; i costumi quindi e l’educazione dei popoli, cioè l'immensa strada che percorre l'etica delle nazioni, restava ancora intentata. Nello stesso tempo per uno di que’ fenomeni maravigliosi nelle storie delle genti, fra que’ popoli stessi die piombarono sul mezzodì a distruggere e scienze e costumanze ecodici, apparirono tre esseri magnanimi, che allo scettro del potere unendo quello d’alta filosofia, vendicarono le loro nazioni dell'onta antica, spargendo nuova vivissima luce. Perfezionava CATTERINAil lavoro di PIETRO, raccolti da tutte le parti del vastissimo impero i saggi per creare filantropica legislazione, aveane ella stessa tracciate le prime linee. Mirabile intraprendimento, sapientissima opera, ed immortale! Ma or vedi contraddizione!

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FEDERICOche avea attinto da’ filosofi che lo circondavano i principj più luminosi di una civile libertà moderata, preparavasi già a rendere con quelli felice il suo regno ma che non affoga stolta ambizion di conquista! Il sanguinoso alloro della guerra grava l’ali al suo genio, gli toglie dal capo la oorona più bella de' Monarchi, e, quasi dissi, gli chiude per sempre il tempio dell'immortalità. Giuseppequel grande d’Austria avea nella sua mente i germi più fecondi d’altissime istituzioni, la Lombardia, le Fiandre, e varie parti dell'Impero cominciavano già a provare qual sia il potere di un Monarca eminentemente filosofo, ma l’indole varia de' sudditi, e una religione troppo agli antichi abusi tenace opponevano fortissimi ostacoli a’ sublimi suoi divisamenti, e la natura quasi sempre invidiosa de' grandi Sovrani con una morte precoce gl'impedì di superarli.

Comunque opere imperfette fossero queste, possente era però l'incitamento e generoso l'ardire che ispiravano. Cento scrittori all’autorevole esempio invitati, se non tutta, in gran parte alzano la visiera; qua si comincia ad esclamare contro una legge assurda, là si cerca d’introdurre un utile istituzione, questo si attenta di schierare in faccia a' potenti i diritti degli uomini, quello fa più, si sforza di togliere dallo scettro alcune parti che non gli appartengono, principiasi a predicare la separazione degli attributi dell’impero da quelli del sacerdozio, pigliasi a sdegno il velo misterioso che copre la giustizia, si ardisce manifestare lo spavento che incutono l’idra feudale e i pregiudizj della superstizione, Undebolisconsi già le barriere, di forza scemano gli ostacoli, il grido de' popoli dà coraggio alla voce ancor timida degli scrittori: l’attuale legislazione e politica non sono per noi.Questo grido s’annunzia in Polonia colle guerre all’intolleranza; esce dalla bocca dell'ultimo Francese, odesi in tutte le parti dell’Europa trascorre i mari, e al suon dell'arme congiunto e più terribile lo rimanda il lido americano.

In quest’epoca GAETANO ’FILANGERIcompieva il quinto lustro della sua età. È costante, che la carriera luminosa dei pochi genj destinati a maestri e conduttori de' popoli è determinata per lo più dalle circostanze a cui essi Immediatamente susseguono. Sembra che la natura voglia annunziare almondo morale nn ingegno superiore, come al mondo fisico annunzia l'astro del giorno, a cui fa precedere i languidi chiarori del l'aurora; così dopo l’astruse disputazioni filosofiche ella dà PLATONEalla Grecia, dopo i fantastici sistemi sui cieli ella concede il NEWTONall’Inghilterra, così i tentativi de' Portoghesi sulle coste dell’Africa preparavano da lunge la gloria eterna del COLOMBO,e così i primi accenti generosi delle nazioni, le prime idee legislative svolte dagli scrittori presagirono l'opera immortale del FILANGERI.

O sommo italiano, nato per segnare una delle epoche più famose ne’ fasti della patria, e, diciamolo francamente, per porre i confini alla scienza più necessaria epiù preziosa «gli uomini, io avrei detto di te abbastanza, allorché rapidamente mostrai quanto ricevesti da’ secoli cheti precedettero, imperocché l’opera che di te resta è il più verace, e il più grande documento di quanto sapesti dare al secolo tuo e a tutti quelli che verranno; nulla ostante siccome è dolce de' grandi uomini ragionare, rinnovando ei quasi con essi estinti la beata illusione della loro vita, io verrò di te brevi «cose «ponendo, le quali, se non ad altro, serviranno almeno a bagnare le tue ceneri venerande con nuove lacrime di riconoscenza, d’ammirazione, e ad aprire nuova danza innanzi all'alloro della tua immortalità.

E’ noto come gli alti ingegni non ricevono per Io più educazione che da se stessi. Mentre l’uomo mediocre cammina passo passo, il genio sislancia ed è sovente al terminare della carriera quando l’altro l’ha appena cominciata. Il CARTESIOnel collegio non ode che il gergo oscuro d’una logica e d’una metafisica, le quali arditamente presumono ogni cosa spiegare od affermare allorché gli sorge nella mente quel dubbio famoso che cangiò la filosofia di tutta l’Europa, tra i suoi maestri sbalorditi egli scopre parimenti l'analisi ed il NEWTON non ancora emancipato dalle scuole trova il calcolo dell'infinito: tale fu la marcia che percorse l’anima del FILANGERI. E da prima le profonde osservazioni ch’ei seppe comandare a se stesso in quell’età, in cui la massima parte degli uomini non suole occuparsi elio de' giovanili piaceri, conducendolo di nazione in nazione sopra la superficie europea, gli fecero ben tosto scorgere lo stato deplorabile delle leggila barbara ignoranza de' governi, la schiavitù de' popoli: egli pianse sulla sorte del genere umano, e non fu’ inutile’ quel pianto: poiché' conosciuti i fatti si affrettai di risalire alle cause, e qua trova superbe starsene ancora quelle antiche pretensioni insultatrici insieme della maestà del trono e della ragion del popolo, e là le forze legislative sopraffatte dalle credenze religiose, e quindi ’l trono e l'ara confusi, il diritto ed il culto; e in questo luogo vede il cieco rispetto per le cose prime opporsi ferocemente alla voce nuova della ragione, e in quello meschiati poteri, opposti interessi contrariare ogni ottimo divisamento, e per ogni dove i ministerj a coloro affidati, cui giova rendere eterni i maggiori mali, per ogni dove l'infausta idea che non possa esser tranquillo ed obbediente se non popolo invilito e schiavo, per ogni dove i costumi e l’educazione,’ primi fondamenti della sociale esistenza, trascurati o travolti, e mille catene e mille ostacoli da per tutto, in una parola, al genio della libertà civile opporsi, e al vero ben essere delle nazioni. Generosamente isdegnato di tale politica; ei cerca rifugio al l'ombra della scienza. Trascorsa quindi rapidamente la folla di coloro che commentando signoreggiarono per tanto tempo le depresse scuole del diritto, la sua anima s'arresta sugli ultimi scrittori a cui la luce della filosofia e le idee dominanti nel secolo aveano la penna diretta. Teorie nuove, zelo d’umanità egli trova in alcuni, ma bene spesso ancora quelle teorie tradire il sospirato fine o con inutili disputazioni d’ingegno, o con lusinghieri paradossi, e questo zelo oltrepassare sovente i limiti, declinare in fanatismo, alla forza sostituire la licenza, al pregiudizio l'irreligione, alle barbare costumanze i delirj della fantasia e del cuore. Egli vede poi che se tutti conoscevano le legislazioni assurde, se alcuni parziali rimedj erano stati proposti, se erano i popoli ridotti nella maturità richiesta dal VERULAMIOper ricevere un nuovo codice, il grande edilizio avea scoraggiato l'ingegno di tutti, e nessuno avvisavasi ancora di riguardare la legislazione come il soggetto di una scienza che bisognava creare ed insegnare. Allora il grand’uomo trova il suo luogo, misura la sua carriera, prefigge la sua meta. Trascinato, più che condotto, dalla immensa forza della sua universale filantropia: e dalla sublime vastità del proprio talento, egl’immagina di dettare un’opera in cui tutti gli definenti della macchina sociale sieno discussi, e stabiliti, un’opera dove l’infanzia, la maturità, la vecchiezza delle nazioni trovino egualmente i loro precetti, un’opera, che sottraendosi ad ogn’idea di luogo, tutto il genere umane abbia per iscopo e tutte l'innumerabili combinazioni de' popoli acchiudendo, sia adatta egualmente al Sarmata ed allo Scandinavo gelato, come all'adusto abitator della torrida, parli nel cuore del Monarca d’Europa come in quello del despota dell’Asia, e serva delpari a correggere gli abusi del vecchio mondo come a fondare le maravigliose istituzioni delnuovo.

Ah! Signori! Qual progetto, qual idea! Noi che per sì intensi studj, e per tanto aggirarci fra le arti e le scienze, tutta abbiamquasi conosciuta la forza dello intelletto umano, supponiamo che il. fatto non c’istruisca, interroghiamo noi stessi e rispondiamoci. Come un uomo solo potrà compiere il lento e ritardato progresso di quaranta e più secoli, partire da’ filosofi legislatori de' primi tempi, seguir l'arte sublime in tutta la sua. marcia svariata, scoprire gli errori che traviarono v popoli, studiarne di tutti l'indole, le circostanze, i pensamenti, leggere nel libro eterno quell'idee che stettero salde ognora, né si mutarono per cangiare de' tempi o luoghi, percorrere d’un passo tutto lo spazio che i più grandi uomini illudendosi frapposero, tra verità e verità, abbracciarne tutta la loro immensa catena?

Come potrà quindi essere scortato da tutto lo scibile, unire la penetrazione del CARTESIOallo spirito analitico del MONTESQUIEU, 1 erudizione del MURATORIall'eloquenza del ROUSSEAU,onde sulle rovine delle antiche legislazioni e sui primi germi delle nuove erigere il santissimo co dice in cui. la storia, la politica, la morale, e tutte le scienze convengano in un sol punto, e questo punto sia la conservazione e la tranquillità del genere umano?Come potrà egli, in una parola, i destini antivedere de' popoli, diriggere le loro religioni, formare le loro virtù i loro costumi, condurli a traverso del tempo per la strada della felicità e della' perfezione? Non sarebbe ella questa unicamente l'opera riserbata ad un genio benefico disceso dal cielo? Eppure ella è l'opera del FILANGERI,eppure ella è la scienza della legislazione.

Che posso dirvi, Signori, che vi attendete da me? Ah! gl’intraprendimenti di tale natura, i parli trascendenti del genio non si descrivono. Questo lavoro mi si affaccia come uno di que’ romani edifizj sopravvissuto a’ secoli, che il passeggero con fremito, di riverente entusiasmo ammira da lungi senza ardir quasi appressarsi ad osservarne le parti. Io veggo nella scienza della legislazionequella catena di verità, quel tutto maraviglioso ch'è la base prima de' codici delle nazioni, io sento quella viva e maschia eloquenza che mi agita, mi convince mi persuade, mi strascina, e vi scopro l’ultima e più forte spinta, a’ grandi mutamenti legislativi che si sona dappoi verificati.

Tutti i principj che costituiscono una scienza hanno d’uopo di servirsi a vicenda d’appoggio, nullìostante in tutte le scienza l’applicazione di usa parte può stare molte volte senza la conoscenza o l'applicazione dell’altra; nè, p. e, all’intera ed applicata cognizione della teoria de' pendoli o de' gravi oppone vasi l’ignoranza della elettricità, e del galvanismo, ma non così nella pratica legislazione, che ove in essa un vuoto si trovi, ogni cosa può divenire erronea e sovente perniciosa. Tutto dee’ essere nella società consonanza, ed armonia e se di un lato ti occupi senza conoscer l'altro, corri pericolo, anzi sei certo di urtare in mostruose contraddizioni. Proibisce il criminalista il duello e si crede togliere un delitto, ma va contro la legge imperiosa dell’onore, e pone l’uomo nel bivio di esser vile o colpevole. Aggrava il finanziere di dazj le merci, d’imposte i fondi, aumenta i pubblico erario, ma impoverisce il popolo, ma fa odioso il governo, ed offende la proprietà. Setroppo mostra il politico speciosa la guerra, le virtù della pace invilisce, e se troppo queste protegge, rende inerti le nazioni. L’economista che animi le arti più di quanto» convenga, tradisce l'interesse sommo dell’agricoltura, eperii molto incitamento date all’agricoltura fa le arti meschine. È inutile dilungarsi. Un’ esperienza costante di tutti i secoli ha dimostrato, che senza un sistema universale, in cui tutte sieno le parti conosciute e convenienti, è impossibile aver ottima legislazione. Or chi prima, del FILANGERIha neppur concepita il progetto di offrire al mondo questo, sistema intero? Dobbiamo esser giusti. Qualche uomo magnanimo e sapiente potè dissodar» una parte del. terreno, ma l’intero campo non è stato coltivato che da lui, da lui che tutti i più riposti siti ne conobbe, da lui che seppe con inaudito lavoro sino dalle fondamenta togliere le gotiche rovine che l’ingombravano, per()innalzarvi tutto, intero il sublime monumento sulla cui porta è scritto: Conservazione e tranquillità del genere umano.

E con qual anima, Signori, con qual veemenza di sentire non eseguiva il grande scrittore la veneranda impresa? A voi, che leggeste quelle carte io m’appello a voi. Non udiste forse la voce d’ERCOLEtuonare parole di fuoco? Non udiste forse il rimbombo della sua clava noderosa schiacciante il multiforme pregiudizio, il furioso fanatismo, l'idea feudale, e tutti i. loro seguaci mostri terribili, egiganteschi? E dopo aver veduto il FILANGERIa guisa, dell'antico eroe con la fulgida face della ragione tutto il mondo morale percorrere, non lo vedeste forse anch’egli innalzare con impeto d’irresistibile entusiasmo quelle famose colonne, su cui lo stendardo eterno alzò della: giustizia e della, civile libertà? Freddo linguaggio dimostri la scienza astratta, brillanti idee adornino l'opere di spirito, avrassi da quelloil vero,.da queste il bello; ma tutti i sacri diritti degli uomini proclamare, ma vecchj e radicati usi atterrare e distruggere, ma, i molti e potenti contro la fortissimamolla del personale interesse convincere, ma. la riforma in. breve di quasi tutte le politiche e morali istituzioni persuadere, era tale argomento da non potersi altrimenti discutere e predicare se non con l’eloquenza sì sublime, che afferrando con la forza della filosofia l’intelletto nello stesso istante con quella delsentimento, tutto il cuore invadesse. E questa eloquenza, che nella legislazione primo il FILANGERIparlò agli uomini, che lo rese il più grande fra gli oratori dell’’umanità, che fu intesa ed altamente sentita non solo dai pochi che vivono fra le pareti silenziose meditando, ma da? popoli interi e quasi da ogni classe del popolo, questa profonda e ragionata eloquenza, io dico, produsse il maraviglioso effetto, per cui videsi ovunque dalla fucina dell'artigiano al gabinetto del ministro, dalla capanna del villico alpalagio del grande vieppiù confermata l’imponente ed irresistibile necessità, di cangiare la natura de' governi, l’indole de' codici, la qualità delle leggi. E non ad altro, Signori, non ad altro che a questo universale ed energico sentimento debbono i popoli quelle costituzioni, quella nazionale rappresentanza ………………………………….

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quelle finanze meglio dirette, e non assorbenti con ingiusti modi ogni avere del cittadino,…………………………………………………………………….

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quell'ordine ne’ criminali giudizj che fa tranquillo l’innocente, che spaventa il colpevole e rende più decorosa la magistratura; quel ragionato amore di patria e di gloria che produsse cotanti prodigj; quell'educazione e que’ costumi che savj legislatori seppero proteggere animare e diffondere; quella barriera tra l’impero, ed il sacerdozio che in qualche luogo si vide posta, quel? anima universale nello stato, quel fermento che al bello, al giusto, al grande richiama tutti i cuori, que’ prìncipj di civile libertà che partendo dal trono ogn’individuo della 'nazione comprendono, per cui ognuno sente di esser uomo e cittadino, e quella linea insuperabile in una parola ohe divide e dividerà eternamente 4’ idee de' nostri padri da quelle che noi possediamo, e l’Europa che vedeasi già trent’anni da gran parte di quella che abbiamo sotto gli occhi.

Un’opera di questa tempra, in modo sì nuovo, sì intero, sì franco, non altro, che la sociale felicità avente per iscopo, di tante speranze apportatrice, di tali effetti sicurissima foriera, non potea a meno di non attrarre sovra se tantosto gli sguardi delle genti, e di non far volare verso il grande di lei autore prontissima l'ammirazione degli uomini. Spesso vedi la macrainvidia tentar, e riuscire ancora per qualche tratto a deprimere il merito fra sapienti, ma è più imparziale il giudizio, ma è più presta la gratitudine de' popoli; ed erano i popoli tutti non che desiosi, anelanti del magnanimo lavoro. La gloriaquindi, la quale non è per lo più che il tardo tributo de' posteri, e sua corona non appende che sovra il cipresso de' sepolcri}ratta cinge il FILANGERIdell'alloro eterno, e, lui giovine e vivente, empie la terra de' suoi libri immortali. 11 grido dell'entusiasmo riconoscente dappertutto s’innalza. La filantropia e la scienza si affrettano di erigere ovunque il carro del trionfo al grande Italiano, e questo carro, ben più luminoso di quello d’ALESSANDRO, e di CESARE, è seguito dalle benedizioni degli uomini di ogni condizione, d'ogni clima; i quali prima dal medesimo bisogno oppressi ed ora dalla mano medesima soccorsi, malgrado tanta distanza di fazioni e d’idee nella stessa lode convengono e nello stesso pensiero. Può ben. in mezzo a questo plauso del genere umano qualche voce allo stipendio de' Baroni levarsi a difesa della loro orgogliosa potenza, può ben il mentito zelo di tal altra invocare sovra quest’opera eccelsa lo strale della Congregazione dell'indice, può ben qualche governo osservarla con occhio di paurosa gelosia, ma con poche zolle di terra indarno sforzasi lo stupido villano d'arrestare l'onde maestose di fiume reale, ed è pazzo colui die con laceri cenci si avvisa di oscurare la luce eterna del l'astro dominatore del giorno. Quel sentimento universale che mosse il FILANGERIa dettarla, dovea tornarsi a lui cangiato in sentimento universale d’estimazione, di gloria, di riconoscenza, e così fu; e nessun* opera ebbe mai in sì breve spazio cotanta fama. Verdissimo d’anni l’autore, ella incompleta, anzi appena cominciata, e dieciotto edizioni contava già l’Italia; già il LAFISSES,il DUVAL,il GALLOISla diffondevano in Francia, il GUSTERMANN,il ZINKin Germania, il RUBIOin Ispagna, e ognor più moltiplicavansi l’inchieste di lei dal nuovo mondo; era essa l’amore de' coiti Americani, formava essa l'appoggio alle nuove loro maravigliose istituzioni, e fu questa ben altra conquista che quella del PIZZARROe delCORTES, e furono ben altri i rami d’alloro che in quelle lontane regioni seppe cogliere il FILANGERI; ed or vedi combinazione! Se un Italiano scopre l’America, ed è cagione incolpevole, edinfausta che altri s'affrettino di portare a' suoi innocenti abitatori i ceppi pesanti del dispotismo, e scannino sull'ara dell’ingordo, metallo tante vittime ignare di posseder fra esse sì crudo Iddio, un altro Italiano molti secoli dopo cogli alti suoi pensamenti dirige la mano del venerando FRANKLINa creare e diffondere tra questi stessi Americani il nuovo culto di quella giustizia e di quella libertà che avranno eterno su quelle contrade ed onorato il tempio. Popoli del nuovo mondo! sia questo almeno il tardo compenso che l'Europa vi dovea, e che l’Italia vi diede.

Ma il suono lusinghiero di questa fama universale, e il secreto generoso orgoglio di aver tanto operato pel bene degli uomini lungi dall’invitare il FILANGERIa posarsi all’ombra della meritata gloria, gliinfondono anzi nuovi stimoli e più forti. Sembra ch'egli voglia provocare alla magnanima gara se maggiori possano essere negli altri i tributi di lode, o maggiore in lui ’l diritto di averla. Percorsa l’immensa carriera che l’economia, i delitti, l’educazione, e i costumi de' popoli riguarda, esaminati in tutta la loro varietà i rapporti che l’uomo ha con l’uomo, e con le cose, e mercé i profondi ragionamenti sui culti antichi, in gran parte anche quelli conosciuti che lo legano al cielo, stava il grand’uomo meditando di sollevarsi a ragionare della religione di Cristo, e già di quella somma luce volea dire di cui fu pieno il mondo alla sua divina comparsa, e quindi ciò che dal cielo venne, separando da quanto vi aggiunse la terra, preparavasi a parlare de' molti abusi che la purità di lei primitiva contaminarono, preparavasi a far conoscere che la scienza dettata da una mano filantropica e religiosa non è straniera al santuario, che tolta la scandalosa lotta tra l'impero e il sacerdozio, e strette in fraterna colleganza queste due potenze, devono convenire tutte due nella felicità, del genere umano, che meglio diretta l'educazion sacerdotale, tanta ignoranza e tanta scostumatezza non devono più oltre avvilire il ministero del tempio, che più equamente agli ecclesiastici le ricchezze concesse e fra essi compartite, non devono sì spesso ingiuriare la predicata povertà del loro capo divino, che la tolleranza ne’ culti è la voce stessa del Dio di pace che tutti gli uomini ama e sovra tutti posa la sua mano onnipotente e benefica, preparavasi, io dico in una parola, ad innalzare alla religione il più durevole monumento, prestandole ad un tratto il tributo più rispettoso eh’ ella possa attendersi dalla filosofia, allorché una morte violenta, il trentesimo sest’anno non compiuto, lo rapì a’ suoi, all’Italia, al mondo...

Ah! signori: se un tanto scellerato vi fu che di questa morte colpevole sia, come tradizione fra gli uomini suona, ben a diritto egli ha in compenso l'odio di tutto il genere umano, ben a diritto maledetto ed esecrato è il suo nome, e calpestate e disperse esser dovrian le sue ceneri, imperocché la perdita, di un uomo grande forma sempre un voto irreparabile, ma non è possibile esprimer quello che lascia al suo partire il FILANGERI.Luminose e venerande sono le faci del genio, sia che tramandino con parlanti immagini le bellezze della natura, sia che arrivino con calcoli profondi a conoscerne le forze, sia che la gloria estendano o stabiliscano de' popoli e degl'iinperj; ma nessuna face è più splendente, nessuna face è più preziosa di quella che l'uomo illumina sui proprj diritti, che questi diritti sacri ed inviolabili protegge e difende, e. direttamente per l'unica via della felicità e del ben essere sovra la terra lo conduce.

E questa improvisa e prematura mancanza di lui, non solo il complemento alla grand’opera della scienza della legislazione, ma due altre ancora ci tolse di sì grande ecotanto ardito concepimento, di’ io sto in forse di parlarne, /temendo quasi che la sola idea incredibile non sembri; ma quanto /non possono le molle che in se stessa rinserra una mente superiore, e qual non è mai la forza e l'estensione dell'umano intendimento? Alle dapprima meschine e peregrinanti scienze molti antichi nobilissimi ingegni prestarono cortese albergo, ed onorata stanza. Ad esse avviluppate poscia e in tutti gli errori dell’ignoranza e del pregiudizio cresciute, moltissimi altri dotati della rapidità di conoscere le cose sotto tutti gli aspetti, di confrontarle, di vederne i minimi rapporti,non solo tolsero gl'ingannevoli fantasmi del falso, ma a larghissimi confini altresì ’l loro impero estendendo, quelle basi sicure e profonde fissarono, sovra le quali il grand'edilizio posa di ogni umana disciplina. Ma se maravigliosa è l’altezza, a cui per questi savj si spinse lo scientifico imprendimento, dobbiam però confessare, ch’egli starà sempre da immensi voti spezzato, che torneranno eternamente vani gli sforzi per unire in un centro solo tutte le scienze, per afferrare quel primo universale principio, quel vero unico indivisibile, il quale altrove non può esistere che nell’Ente supremo;.dobbiamo confessare, che il più alto volo del sapere nell’uomo quello si è d’innalzarsi al punto il meno distante possibile dalla verità primitiva e divina, là dove comincia l’immensurabile distanza tra il finito e l'infinito, tra il creato e il creatore, là dove le forze del mortale sono costrette ad arrestarsi o a perdersi negli spazj del vaneggiamento e del delirio. E se questo è il più sublime grado della terrena scienza, niuno negherà altissimo tra gli alti ingegni esser quello, che sollevandosi da una parte sovra la gran mole di tutte le cognizioni, e tutto il potere dell’intelletto nostro dall'altra conoscendo, sentasi forte abbastanza per determinare non solo la via percorsa, ma peradditare ancora quanto resti del camminoa percorrere, e per fissar quindi il luogo in cui ’l sommo stassi dello scibile umano. Niuno negherà altissima esser quell’opera, che a dimostrare imprenda «da qual parte i confini delle scienze sono irremovibili, da qual parte si possono estendere? qual è la loro imperfezione necessaria, quale la riparabile? Quali sono i voti che interrompono la gran catena delle verità, e quali di questi si possono empire, e quali saranno eterni? Fin dove è permesso all'uomo di restringere il numero de principj, o sia, ch'è lo stesso, fin dove gli è permesso di avvicinarsi a quella verità unica, dalla quale tutte le altre procedono, e quali sono gli ostacoli insuperabili che gl'impediranno sempre di giungervi?»

Ora un tale trascendente ingegno il nostro FILANGERIpossedeva, una tal opera stava egli per offrire al mondo. Gran parte de' materiali erano già raccolti nella sua mente; ed era il suo titolo Nuova scienza delle scienze. Io non ardisco aggiungere parola. Lo ripeto ancora, perde tempo e fatica chi tenta altrui far conoscere la sublimità e l'importanza, degli alti concepimenti del genio. Entra nel tempio; vedi e adora; il Giove di Fidia: togli, son questi i libri di TULLIO;leggi ed ammira.

E siccome il NEWTON,nel mentre che a tutte le future età la strada, additava d'inaudite matematiche applicazioni, egli stesso frattanto ne offriva il più grand'esempio, la squadra ed il compasso adoprando, per poco, io direi, sugli astri, e quasi tutti gli arcani del cielo svelando, così il FILANGERI nell’atto stesso che meditava di segnare la via per cui le idee, e le cognizioni, degli uomini toccare potessero il sommo, egli medesimo sopra i fatti e gli avvenimenti volea tosto farne ilprimo esperimento. Volea dalle particolari azioni de' popoli che vivono o che vissero in ogni secolo, in ogni clima, in ogni combinazione, desumere i punti precipui di contatto e formarne una Storia civile universale perpetua.Sarebbe stata questa propriamente la storia dell’uomo, anzi, più che la storia, l'esperimentale filosofia, se posso così appellarla, del genere umano. Avremmo in essa conosciuti i rapporti invariabili, malgrado tanta apparente diversità di cose, che pure esistevano tra l'Ateniese e l’Ilota, e che trovansi tra l’Afro irsuto e l'incivilito Europeo: avremmo veduto come in parità di circostanze gli uomini hanno offerti ed offriranno ognora i medesimi risultati; si sarebbono in quest’opera stabiliti i canoni delle vicende de' popoli, che il maggiornumero reputa figlie del caso, e le vere universali origini del loro incremento, della loro decadenza sarebbero state fissate, come pur quella che le ricchezze, le religioni, le leggi, laforza, l'indole varia de' governi riguardano, e in una parola avrebbe posto questo lavoro la base ad ogni cognizione scientifica o politica, di cui possano riempirsi le storie, ed a’ futuri scrittori delle stesse non saria per avventura rimasto che il narrare i futuri avvenimenti a maggiore conferma delle verità nella medesima esposte.

Or via, signori, fatemi voi giustizia. Era forse contro ragione se io esclamava poco fa, non potersi con parole esprimere il voto che lasciò alla sua dipartita il FILANGERI?E sarà forse contro ragione se io asserisco adesso, che le grandi opere non solo, ma gli alti concepimenti sono tutti italiani, che se all’ardimento italiano deve il mondo fisico i suoi confini, all’italiana immaginazione la natura le sue bellezze in carta, in tela, o in marmo ritratte, e se della conoscenza de' suoi fenomeni più speciosi e de' suoi più alti prodigj ai profondi studj italiani è obbligala, anche il mondo politico-morale all’Italia deve le sue leggi precipue, e fra gl’Italiani, in ispecial modo al FILANGERI, a quel FILANGERIche la legislazione portò al sommo, che un passo maraviglioso non più da alcuno immaginalo, preparavasi a far dare a tutto lo scibile, a quel FILANGERI,di cui allo sorge il sepolcro tra le tombe venerande de' NUMA, de' TULLI, de' ZALEUCHI, de' CARONDA, de' grandi legislatori dell’universo, e di que’tanti illustri Italiani estinti, fra cui calde e lacrimate sono ancora le ceneri di un DENINA, di un VISCONTI,di un LAGRANCIO,di un BRUNACCI, a’ quali tutti meglio faria questa moderna Italia i suoi incensi innalzare, che non è prostituirli sovente con sua eterna vergogna ad idoli troppo vagheggiati da contaminate fantasie, e potenti troppo in suo danno.

Lo straordinario ingegno però e le opere famose non formano tutta la gloria del filosofo, nò devono chiamare tutta l’attenzione del suo lodatore. Colui che disse, l’elogio di un uomo di scienze o di lettere non essere che quello delle sue produzioni, mostrò di non conoscere tutta l’influenza del cuore sovra l’intelletto, o volle invilire di molto la parte morale dell’uomo, che s’è importante in tutti, necessaria diviene in coloro, che possedono quelle forze, le quali come al bene rivolte sono le più utili, così altrimenti le più dannose divengono al genere umano. Ciò malgrado il FILANGERInon ha duopo di questa nota, e può contentarsi di quella sentenza, poiché lo stesso documento che dimostra la vastità e l’altezza de’ suoi talenti, fa prova del pari di tutte le virtù ch’egli profondamente sentivate fra esse, di quelle due che dovrebbero maggiormente dai filosofi praticarsi, di quelle due che fecero e faranno sempre arrossire le molte Minerve che veggonsi spesso in veste meretricia abbassarsi vilmente innanzi ai simulacri di Ercole, io parlo del coraggio filantropico che lo mosse a dettare la scienza della legislazione, e dell’alto sacrifizio personale che per entro vi si contiene.

Più sereno era, è vero, il cielo d’Europa, logore le forze che perseguitarono per tanto tempo gli uomini rischiaratori del genere umano, e sovra la terra delle scienze e delle lettere un nuovo GALILEOnon avrebbe errato occulto come non da misfatti; ma non tralasciavasi di osservare tuttavia con occhio geloso, e di aggravar anche talvolta la mano sovra coloro che una qualche verità magnanima ardivano sostenere in fatto di politica legislazione; e vive e parlanti erano ancora in Napoli stessa le dolorose memorie del GENOVESI, e del GIANNONE, e cogli ultimi aneliti della morte ferocemente lottava da per tutto la potenza de' Baroni, e i frequenti collegj d’uomini davano ancora qualche vigore al non spento intrigo de' corpi morali, e i nobili non aveano ancora potuto persuadersi di essere eguali ne’ diritti al popolo, e fra il popolo stesso trovavasi chi, o per invidia o per adulazione o per interesse o per stolto attaccamento all’autorità de' maggiori, le recenti cose bestemmiava e godea starsi nel letargo della schiavitù e dell’ignoranza, anziché sorgere a vita nuova e maravigliosa; e non rari erano nelle storie europee gli esempj d’arcane e precoci morti, non rare quelle carceri che aveano udito le lamentazioni di qualche grand’uomo, non rari i letti meschini di quegli spedali che aveano dato ricetto a corpi infermi e passaggio ad anime sublimi e vigorose. E se tal era di frequente la ricompensa di coloro che una qualche scintilla di vero osarono talvolta di far qua e là furtivamente trapelare, che non dovea attendersi quell’uno il quale con tutta l’intera, ed aperta luce della pericolosa verità preparavasi ad illuminare le menti degli uomini su i loro diritti, presentandola in tutta la sua pompa liberamente innanzi agli occhi de' potenti? Ebben egli il grand’uomo l’opera immortale dettando ne presagiva in suo cuore i paventati effetti:

«Io perderò, diceva egli, molti amici, io acquisterò molti potenti nemici, iclamori del fanatismo, le calunnie dell’ignoranza mi chiameranno delle persecuzioni, e delle sciagure io son sicuro del pericolo, che mi sovrasta.»

E che perciò? Quanto maggiori sono gli ostacoli, tanto più la sua grand’anima s’invigorisce; quanto più spaventosi egli vede i pericoli, tanto più il. suo coraggio s’addoppia. Il FILANGERIdirige tranquillamente la macchina, che dee cangiare le idee degli uomini, e a piè fermo attende la:Burrasca, terribile che sente già fremersi da vicino.

«Io sarò, esclama egli, io sarò egualmente felice nella solitudine e nelle città, nell’obblio e nelle cariche nell'esilio e nella corte. Io mi ricorderò, sempre che le persecuzioni e le sciagure sono onorevoli quando vengono accompagniate dai sospiri e dalle lacrime de' deboli, ai quali si è cercato di prestare un’ardita, quantunque impotente, mano.»

Ah, signori! Non è questa l'anima di PLATONEunita al cuore di ARISTIDE,non è questo il Socrate degli antichi che in. mezzo al greco superstizioso e politeista predica l’unità di Dio e si ride della cicuta? Senonché il vero mi obbliga a rendere giustizia, e alla tua gloria io deggio, o FILANGERI, in questa parte unir quella di FERDINANDOIV, e del Marchese TANUCCI.Non atterriti essi dalla nuova grandezza delle idee dal linguaggio franco ed ardito, con cui si annunziavano, e dalle filantropiche istituzioni ch’erano in quell’opera proposte, solennemente le posero il suggello della suprema approvazione, e all’autore di lei con sovrana munificenza di largizioni e di favori nel proseguimento del sublime lavoro accrebbero coraggio, e conforto. Oh! fortunata quella nazione che ha un ottimo re! fortunato quel re che ha un ottimo ministro! e fortunato quel ministro che può consigliarsi con un filosofo della tempra del nostro FILANGERI! I loro nomi congiunti passano all’immortalità. Le benedizioni de' popoli sono la loro ricompensa, e questa ricompensa è infinitamente superiore a tutta l'estension degl’imperj, a tutta la grandezza de' troni, a tutti quegli malaugurati allori della guerra, i quali non sono per(;)lo più che i funesti cipressi che sorgono sulla tomba delle nazioni.

Che se la protezione ed il favore di tanto re e di tale ministro, avessero potuto diminuire in parte i pericoli del FILANGERI,e scemar la gloria del suo coraggio filosofico, la qual cosa né io credo, né il fatto mostra, né essere poteva finché grandeggiavano ancora nello stato quelle classi contro cui egli principalmente rivolse l'armi, finché dominavano esse non solo il regno, ma una gran parte dell'Europa, e mentre avea egli più di che temere dalla nascosta ed iraconda ferocia di un qualche grande offeso, che non è dalla troppo solenne ed osservata vendetta d’un monarca, null’ostante maggiore allora, e più cospicua anzi in lui, ne verrebbe l'altra virtù ch’io accennava, voglio dire, il più luminoso sacrifizio del proprio personale interesse. Le storie delle azioni de' popoli molti vantano di quegli uomini magnanimi, che ricchezze, onori, e vita seppero immolare sull’ara della patria, ma sfortunatamente le storie de' pensieri all’incontro rarissimi me mostrano di coloro che massime ardirono proclamare e sostenere al loro vantaggio individuale contrarie, e se le prime ti 'offrono in Roma i nomi eterni de' FABII, de’ DECII,de’ BRUTI,de’ CAMILLI,e di cent’altri, a malapena quelli di SENECAe di CATONEtrovi registrati nelle seconde. Eppure è questo il sentimento più sublime che possa spiegarsi nell'uomo; imperocché l’eroica azione non rade volte è figlia d'un’istante fugace d’entusiasmo, ma (quel sacrifizio che trae origine dal pensiero •e dalla meditazione, non può nascere che da un calcolo ragionato e sentito, e dall'immensa distanza che sa porre il vero filosofo tra il proprio bene e quello degli nomini. Ora quest’è appunto il calcolo che seppe 'fare il FILANGERI,quest’è appunto la generosa filantropia ch’egli manifestò, e quando possessore di feudi, tutto lo sforzo della ragione, e dell’eloquenza impiegava per atterrare il dispotico feudalismo; e quando essendo uno de' primi quattro Baroni del regno altamente scagliavasi contro gli abusi e contro l’usurpato potere de' nobili; e quando per nascita, per ingegno chiamato ad occupare i primi ministerj, tutti i modi usava per sottrarsene, onde alimentare ognora più quello smisurato amore che pe’ suoi simili tutto quanto lo consumava, e compiere nella solitudine quel lavoro che dovea per sempre le basi stabilire alla felicità del genere umano.

Ah, signori! La rarissima e maravigliosa unione d'un intelletto sì profondo e di un cuore sì magnanimo come ‘quelli che abbiamo scorti esistere nel FILANGERI, sembrami la prova più. perfetta e più grande dell’onnipotenza di Dio sovra la terra. E quai nuovi argomenti non mi verrebbero adesso innanzi per dimostrare la pienissima consonanza di queste due potente nel grand’uomo, della cui (memoria ci occupiamo? lo potrei;, sì, io potrei lasciare quanto sovra lui sino ad ora ho ragionato, io potrei ricominciare il suo elogio, e amplissima materiadi nuova lode al suo mirabil talento mi presterebbero e quello riflessioni che nell’età di dieciott’anni pubblicò sull'ultima legge del re, annunziatrici non mendaci dell'alta sua gloria futura, e quelle celebrate traduzioni di TACITOe di DEMOSTENE, e quei profondi avvisi che nel supremo Consiglio delle finanze dettava, ove forse il primo quella massima per lui sì funesta sostenne, rinovata poi e combattuta le tante volte, essere cioè il sistema commerciale degl’inglesi dannoso a tutta l’Europa. Volgendomi poscia al suo cuore, quai colori non mi darebbe egli per ritrarre quella sensibilità, che dopo essersi diffusa sovra tutto il genere umano, andava condotta dalla beneficenza a posarsi sulle sciagure dell’infelice e sulla capanna del mendico, quali per dipingere quella verace amicizia che gli rendea men crudi gli affanni, e più soavi le delizie e i conforti della terra; quali per effigiare il buon marito, cui l'amore rinforzava ogni dì più i dolci legami che univanlo alla compagna della sua sorte; quali per l’ottimo padre che sentiasi rivivere in tante vite quante eran quelle de' suoi figli, quali infine per tutte le virtù del cittadino e del filosofo, virtù somme e preziose non mai abbastanza lodate, né mai di soverchio raccomandate? Costretto a troncare la strada, io deggio rigettar tutte queste, ed altrettante idee che mi si presentano in folla, per condannarle al destino di que’ fiumi maestosi, che sarebbero da se soli altamente ammirati, se il mare, cui hanno la sfortuna di scorrere da presso, non attraesse tutta P attenzione e tutte le maraviglie del passaggero.

Dunque non più. Ombra gloriosa e magnanima del mio FILANGERI,tu per cui scarso indizio di lode saria, non ch’altro, un monumento Europeo, perdona se indegnamente osai di te parlare, e quanto dissi piuttosto ch’elogio, abbiti, io prego, qual tributo di profonda venerazione, venerazione che non mi pento di averti solennemente dimostrata, poiché per uditori italiani non solo, ma cuore ed anima aventi tutta italiana, argomento più caro sciegliere io non potea che i fasti ricordare d’un immortale Italiano. Come nell'ardua impresa io mi sia riuscito nolso; so che fievoli sono le mie forze, ed altissimo era l'argomento; ma se taluno dirà, che quantunque il fatto al volere non rispose, pure una qualche prova io diedi di quell'amore, che m’arde in petto per questa Italia, di quel sacro fuoco che tutto quanto m’infiamma per la gloria della nazione italiana, io sarò abbastanza compensato della mia fatica, ed appieno riconoscente all'altrui benevolenza.

ANNOTAZIONE

Il ch. Sig. MELCHIOR GIOJA, che acquistossi a buon diritto in questi nostri giorni il grido di ottimo scrittore nelle scienze economiche, nell'ultimo tomo della sua opera testé pubblicata, ci diede un quadro di tutte le contraddizioni, nelle quali ei pretese inciampassero quegli uomini preclarissimi che nella scienza medesima lo precedettero. Fra questi avvi anche il nostro FILANGERI; e se non la fama di lui che intatta tuttavia rimarebbe, l'obbligo almeno che assunsi nel dettare il pre sente elogio m'impone di vendicare con alquanti cenni la sua opera da quelle colpe, il cui rimprovero, anche per l'autorità del riprensore, potrebbe trarre in errore i meno considerati, ma ch'egli assolutamente non ebbe; e se si consideri quel suo sistema unisono e coerente, e quell'ordine d'idee legate, e l'una dall'altra dipendenti, forse staria senza nota di esagerazione l'accertare, ch'egli non potea avere.

Vuolsi adunque in prima ch'egli abbia affermato: ovunque è possibile un matrimonio succedere e non succedere un matrimonio:

E in prova di queste contrarie sentenze si mettono avanti i due passi seguenti:

«Dovunque un uomo ed una donna hanno di che sussistere, ivi la specie umana si propaga. La natura ed il ben essere sono le due forze che spingono gli uomini a riprodursi con, quella stessa energia, con cui la miseria e l'oppressione l'inducono a distruggersi. (Fil. T. I. pag. 95.).»

«Allorché la corruzione è generale, l'artiere trova più conto a dividere il guadagno delle sue mani con una prostituta che può abbandonare sempre che vuole, che non è con una moglie, la quale diviene subito nojosa, allorché si è perduto il gusto dell'innocenza. Tutte l'altre classi finalmente dei cittadini riguardano allora il conjugio come la tomba della libertà e della felicità. ( pag. 125. 126.).»

Ragiona il FILANGERI nel secondo libro della sua grand'opera degli ostacoli che si oppongono all'incremento delle popolazioni, e tra questi annovera nel cap. IV i dazj insopportabili, e nel cap: VIII la pubblica incontinenza. Il primo passo è tratto da quello, il secondo da questo. La verità principale da cui prende le mosse l'autore ella è:

«Tutto quello che tende a diminuire la sussistenza, tendere del pari a diminuire la popolazione.»

E questo principio appunto lo condusse a stabilire in quei dazj, che una gran parte tolgono delle sostanze al villico, all'artigiano, al possidente, e nella violenta maniera che per lo più adopera il fisco nello esigerli, in aggiunta all'altre più sopra accennate, una delle cause spopolatrici, avvegnacchè non può esservi probabilità di matrimonio se non dove vi ha sicurezza di sussistenza. E ciò più chiaro ancora addiviene se si rifletta, che la miseria è causa della corruzion del costume, imperocohé il meschino, il quale non può man tenere una moglie ricorre ad una donna avventizia per soddisfare que' bisogni che la natura più o meno fa sentire ad ognuno.

Questa corruzione che trae origine sulle prime dalla necessità nelle classi povere, a poco a poco si diffonde, il contagio invade ancora le classi più facoltose, le quali lo adottano per gusto, e quando la corruzione è generale, generale diviene pur l'odio per il più dolce dei legami, e così la miseria che da se sola è ostacolo fortissimo alla popolazione, si rinforza vieppiù dalla pubblica incontinenza ch'essa genera, e la pubblica incontinenza acquistando piede, e diffondendosi giunge alfine a costituire da per se un' altra causa spopolatrice, per quel funesto motivo che i vizj e i disordini hanno per così dire, una specie di figliazione reciproca tra loro. Il povero non vuol esser marito perchè è povero e corrotto; il ricco non vuol esserlo perchè è corrotto, il primo ha due ostacoli, il secondo ne ha un solo, ma l'effetto è pari in tutti due.

Ecco il preciso ragionamento del FILANGERI. Parmi che il solo averlo riportato, e quasi a guisa di scolastico sillogismo ristretto, smentisca senza più il primo inconsiderato asserto del GIOJA, il quale forse non saria a tanto venuto se alla grande e filosofica legislazione avesse applicato quella massima, che nella sfera più ristretta della medesima suolsi quasi giornalmente dalla gente di foro usare cioè: In civile est nisi tota lege perspecta, una aliqua particula ejus praeposita judicare, vel respondere.

E lo stesso principio che condusse il FILANGERI a vedere ne dazj insopportabili e nella nella pubblica incontinenza due forti ostacoli alla popolazione, gliene fece scorgere del pari un altro nelle grandi masse de terreni raccolte in poche mani. Fissato che tanto s'accresca la popolazione quanto s'accresce la sussistenza e viceversa, ne viene da se stessa: l'illazione:. essere la proprietà il primo incitamento del cittadino a riprodursi, ma se così è quando parli delle possidenze divise, e compartite, dove quanti più sono i figli tanto maggiori sono le forze della vita, lo stesso non accade se i padroni di vastissimi fondi osservi, avvegnacchè opposti eccessi sogliono generare mali con formi, e d'altra parte le leggi de' feudi, i pregiudizi della nobiltà, l'istituzione de' magioraschi, la venerazione che si attacca alle grandi ricchezze, e il mal costume stesso fanno sì che questi padri credano soddisfatto il voto della natura, subito che ottengano un erede, e calcolino dalla moltiplicità de' figli l'infelicità di una casa. Or code a petto di tali idee potea asserire il signor GIOJA, che il FILANGERI abbia affermato che il proprietario desidera e non desidera numerosa la prole?

Il voler trasportare i calcoli dalle forze fisiche e semplici alle forze morali e composte, è fonte di gravissimi errori. Vero in fisica, che se una forza: come uno dà il prodotto di due, una forza come due egualmente applicata deve dare il prodotto di quattro; ma è falso che se il proprietario di dieci campi desidera molti figli, molti figli sieno desiderati vieppiù da quello che ne possiede mille, imperocchè stanti le cose come stanno, lo stimolo della proprietà in questo è sopraffatto da stimoli più forti, che rendono sovente nulla la potenza di quello.

Quella mania di volere a dritto e a rovescio applicare l'aritmetica e l'algebra alle scienze morali, che invase tutte le menti, allorché battuta all'incude dell'ignoranza orgogliosa si è creduto di poter avere una bilancia, su cui pesare ne' criminali giudizji per conoscere s'erano piene, o semipiene, o più o meno semipiene, o dramme, o scrupoli, o che so io, sembra sciaguratamente insieme con molte delle vecchie idee rinovarsi anch'essa nella moderna giurisprudenza, e grandis simo amore per questo inaspettato, e barbaro risorgimento mostrò il signor Giosa nella sua opera, e a tanto lo spinse da trovare opposte anche le due seguenti idee dello stesso nostro le prove FILANGERI.

«L'amministrazione non dovrebbe in altro mostrare la sua influenza che nello spianare la strada per la quale gli no mini correre dovrebbero alla loro felicità. L'amministrazione dovrebbe addottare per regola della sua condotta quel grande principio, ingerirsi quanto meno si può, lasciar fare quanto più si può. ( FILANGERI pag. 140.)

«Nella cognizione, e nella scienza di quel giusto e difficile miscuglio di attenzione e di abbandono, d'ingerenza, e di libertà consiste tutta l'arte del governo. (Filan. Pag. 268. 269.)»

È da notarsi tosto che quella prima sentenza afferma l'autore parlando dell'agricoltura e degli ostacoli che le vengono posti dal governo, e questa seconda egli annunzia dove del commercio ragiona. Ora tutti sanno che in diversi rami di pubblica economia possono trovar luogo senza taccia di contraddizione regole diverse, ma il caso presente neppure di questa evidenza ha d'uopo, imperocchè io non so qual sorta di dissonanza abbia potuto scorgere il signor GIOJA in que' due dettati del FILANGERI, e ben ei stesso ne avvide, e nella nota posta a piedi della faccia, in cui ne parla, cerca di ammollire alquanto la durezza del rimprovero dicendo «che i due addotti testi non saranno rigorosamente contradditorj, ma se il primo riduce l'azione governativa a cinque, il secondo la estende a dieci».

Ed eccoti 'l calcolo aritmetico sostituito, al ragionamento, e se le cose camminano di questo passo non sarà a stupirsi se da qui innanzi vedremmo le tavole aritmetiche ed algebraiche e le lettere iniziali occupare gran parte dei libri della morale, e delle leggi. Il FILANGERI disse nel primo testo che l'amministrazione non deve mostrare la sua influenza che nello spianare la strada, e quindi dee lasciar correre gli uomini alla sua felicità. Di due parti questa amministrazione egli adunque compose, se posso così appellarle, una positiva, l'altra negativa, e queste due parti formano appunto quel miscuglio da lui esposto nel secondo testo di attenzione e di abbandono, d'ingerenza e di libertà; attenzione, ed ingerenza per ispianare la strada e torre gli ostacoli, abbandono e libertà per lasciar poi nell'agricoltura, e nel commercio gli uomini correre a loro grado. Or via, fa quanti calcoli più vuoi, dopo tutte le operazioni, che sai eseguire, non scorgerai in questi due pensieri che la stessa identica estensione, o, per dirlo alla tua foggia, non avrai che due prodotti perfettamente eguali, come il quadrato dell'ipotenusa è perfettamente eguale ai quadrati dei due catetti dello stesso triangolo rettangolo.

Senonché, io mi accorgo, che questa nota è più oltre cresciuta di quanto convenga, e benché quindi di una o due altre contraddizioni al nostro FILANGERI apposte, rimanesse tuttavia a parlarsi, credo inutile il farlo, e la chiudo non senza però un'osservazione che parmi giustissima, e che a tutto il quadro dal signor GIOJA delineato può facilmente applicarsi, ed è, che due sentenze le quali stanno benissimo nella sede in cui furono poste, se a taluno monta capriccio di torle via di là, di spogliarle di quell'idee che le originarono, di quelle ch'esse produssero, e in una parola dell'insieme in cui si trovavano, per porle senza esaminare di più, bruscamente l'una dirimpetto all'altra, non è raro che una certa apparente dissonanza ne avvenga, ma tale colpa, se pure lo è, dee mettersi più presto in conto di chi sì arditamente usa sull'opere altrui, che non è del retto accorgimento de’ loro autori.

NOTE

(1)Chi bramasse, più estese particolarità intorno al cavalier GAETANO FILANGERI, potrà averle dall’eccellente Elogio storico che ne scrisse S. E. il Ministro DONATO TOMMASI, o dalla vita che ne compose l’ingegnoso e sventurato Lomonaco, odalla storia letteraria d’Italia del signor GINGUENE,e in fine dall’articolo relativo del nuovo dizionario degli, uomini illustri. Io non le inserj nel testodel mio scritto poiché mi parve non essere tenuto un elogio agli obblighi di una vita; averne anzi del tutto diversi. Mi dispenso poi dall’addurle in alcune note, come potrei, perchè sembrami inutile ripetere ciò che si sa, o almeno, ciò che si può sapere altrove.



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Vita ed opere di Gaetano Filangieri [Life and works of Gaetano Filangieri]

Elenco dei testi pubblicati sul nostro sito

1772 - NOTIZIE DE' LETTERATI - Della Morale de' Legislatori di Gaetano Filangieri HTML ODT PDF
1782 - Giuseppe Grippa - LETTERA al Cavaliere Gaetano Filangieri HTML ODT PDF
1784 - Giuseppe Grippa - Scienza della Legislazione sindacata HTML ODT PDF
1785 - Dissertazione politica di Giuseppe Costanzo in risposta a Grippa HTML ODT PDF
1787 - GIUSTINIANI - Memorie Istoriche degli Scrittori Legali del Regno di Napoli HTML ODT PDF
1798 - Le Spectateur du Nord: Don Gaetano Filangieri HTML ODT PDF
1804 - Scrittori classici italiani di economia politica - Gaetano Filangieri HTML ODT PDF
1813 - Biografia degli Uomini Illustri del Regno: Filangieri (Martuscelli) HTML ODT PDF
1817 - La Scienza della Legislazione del Cavaliere Gaetano Filangieri (GINGUENE’) HTML ODT PDF
1819 - BIANCHETTI - Memorie scientifiche e letterarie - FILANGIERI HTML ODT PDF
1822 - Oeuvres de FILANGIERI - ELOGE de FILANGIERI (Salfi) HTML ODT PDF
1826 - Sopra l'opera del Cavalier Gaetano Filangieri di Pietro Sghedoni HTML ODT PDF
1828 - Comento sulla Scienza della Legislazione scritto da Beniamino Constant HTML ODT PDF
1834 - Biografia degli Italiani Illustri nelle scienze, lettere ed arti HTML ODT PDF
1836 - LOMONACO - Vite degli eccellenti Italiani - FILANGIERI HTML ODT PDF
1840 - Notizie di alcuni cavalieri del sacro ordine gerosolimitano (Marchese di Villarosa) HTML ODT PDF
1844 - Vite e ritratti di illustri italiani (Filangieri di E. Carnevali) HTML ODT PDF
1852 - FILANGIERI - Delle leggi politiche ed economiche (FRANCESCO FERRARA) HTML ODT PDF
1857 - Della letteratura italiana nella seconda metà del secolo XVIII: Filangieri HTML ODT PDF
1863 - Discorso genealogico della famiglia Filangieri (ERASMO RICCA) HTML ODT PDF
1864 - Intorno ai tempi ed agli studi di Gaetano Filangieri (PASQUALE VILLARI) HTML ODT PDF
1873 - Gaetano Filangieri o l’idea dello stato nella filosofia italiana del secolo XVIII HTML ODT PDF
1774 - GAETANO FILANGIERI - Riflessioni politiche su l'ultima legge del sovrano HTML ODT PDF
1820 - GAETANO FILANGIERI - 01 - La Scienza della Legislazione HTML ODT PDF
1822 - GAETANO FILANGIERI - 02 - La Scienza della Legislazione HTML ODT PDF
1872 - GAETANO FILANGIERI - 03 - La Scienza della Legislazione HTML ODT PDF
1876 - GAETANO FILANGIERI - 04 - La Scienza della Legislazione HTML ODT PDF
















Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - lho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura!

Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin)










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