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Gaetano Filangieri e la ricerca della felicità di Zenone di Elea [Aprile 2022]

Vita ed opere di Gaetano Filangieri: Elenco dei testi pubblicati sul nostro sito

DISCORSO GENEALOGICO DELLA FAMIGLIA FILANGIERI

Estratto DELL'ISTORIA DEL FEUDO DI LAPIO

LA QUALE E’ COMPRESA NEL VOLUME II DELL'OPERA LA NOBILTÀ DELLE DUE SICILIE

PEL CAV. ERASMO RICCA

La nobiltà naturale e più antica viene dall'Armi e dal Consiglio; che gran titolo alla chiarezza ed al rispetto pubblico debb'essere lo spender la vita in difesa della patria, o mantenerne la grandezza col senno e con le opere della mente!

COLLETTA - Storia del Reame di Napoli lib. VII § XXXV

NAPOLI

STAMPERIA DI AGOSTINO DE PASCALE

Strada S. Paolo n.° 48

1863

DI GAETANO

Autore della Scienza della legislazione e de' discendenti di lui

Nacque Gaetano Filangieri il di 22 agosto del 1753 in una villa del Principe di Arianiello suo padre, sita nel territorio di San Sebastiano, a circa 3 miglia da Napoli (409). Destinato da' genitori fin dall'infanzia alla milizia, il Principe di Arianiello ottenne per grazia speciale il di 24 giugno 1759 per questo suo figliuolo terzogenito la Patente di Sottotenente di fanteria con dispensa delLa minore età e licenza indefinita per proseguire i suoi studi (410)). Ma infiammalo com’era il Gaetano da ardente amore per le lettere, le scienze, e per la filosofia, chiese ed ottenne di lasciare il servizio delle armi, il che vennegli concesso col grado di Tenente a' 12 aprile del 1769.

Avea egli da poco oltrepassalo il suo terzo lustro, e già le assidue di lui elucubrazioni lo facevan certo che le scienze tutte porgonsi vicendevolmente la mano, ed ha ciascuna la sua parte nell'ampliar le idee, nel moltiplicarne le relazioni, nel formate insomma l’umano intendimento, e nel perfezionarne le forze. Si rese egli vieppiù familiare la lingua di Omero e di Demostene, e quella di Cicerone e di Orazio; del che fan fede una elegante versione italiana del 1.° libro di Tacito, ed una bella traduzione in latino di due orazioni di Demostene, e sonosi queste trovate ne’ suoi manoscritti. In tal guisa fin d’allora cominciò il genio nascente del Filangieri a meditare sugliillustri monumenti del Greco e del Romano sapere.

L’istoria non fu più per lui una sterile lettura, ma la manoduzione al conoscimento di tanti popoli e di tante nazioni, e giovossene per giudicare degli uomini, delle loro azioni, de' progressi e dello stato de' loro lumi, delle loro scoverte, e non meno degl'intrinseci e necessari, che dei fattizi ed accidentali rapporti fra essi. Le Geometrie nel mentre che ci disvelano le proprietà generali della estensione figurata, ec’insegnano a calcolare le diverse relazioni delle sue parti, ci comunicano lo spirito di combinazione, mentre l’Analisi Algebrica ed il calcolo sublime ci conducono alla scoverta de' più astrusi misteri della natura. Le Matematiche dunque, e puree miste, senza l’alimento delle quali può rimanere il Genio infecondo, furono dal Filangieri con somma alacrità studiate. La Metafisica, la più pura e sublime, la più lontana dalle intemperanze delle vane sottigliezze e dei chimerici sistemi, fu dal giovane Filangieri con ardore presa di mira.

Nell'età delle passioni e de desideri, dando allo studio tutte le ore ed i giorni di che dispor poteva, l'amore della verità soltanto infiammavalo. Aggiungendo la propria riflessione a quella degli altri, congiungendo all'avidità del sapere, ed all’assiduità della lettura i calcoli della propria ragione, quali progressi ei non fece nelle profonde sue meditazioni?

Pur nondimeno la meta di queste e de' suoi studi prediletti eran la morale, la politica e la legislazione; la scienza insomma del diritto presa nel più ampio e vero suo significalo, e poiché questa intende più direttamente alla felicità della specie umana ed è la più degna per la sua importanza e la sua sublimità, era quella cui Gaetano veniva tratto dalla forza del suo ingegno, combinala con quella del suo cuore. Analizzando l’uomo indipendentemente dalle leggi positive, deducendo dalla sua stessa natura i principi del giusto e dell'ingiusto, paragonando le leggi delle nazioni antiche con quelle che reggon le moderne, studiando quei codici che la moltitudine reputa api lavori della sapienza civile, egli, senza avvedersene, già preparava i molti materiali che dovean fra non guari servirgli per la non peritura sua opera. Già egli scorgeva la imperfezione e la poca opportunità di molte fra quelle leggi che imperavano sulla maggior parte delle nazioni di Europa, e di già il portentoso suo ingegno incominciava a formare il disegno sublime d’illuminare governanti e governali. Infine dall'anno 1771, cioè nel 19.° della bella sua vita, meditò egli il piano di un’opera intorno alla pubblica e privata educazione, come quella che negletta mena allo invilimento degli Stati, o fa si che se per poco taluno di essi pervenisse ad una certa prosperità, questa non esser potrebbe se non precaria ed incerta. L’opera non pertanto di cui facciamo cenno, e l’altra che avea per oggetto la morale de' Principi fondata sulla natura e sull'ordine sociale, non vider mai la luce; se non che si valse egli delle speculazioni profonde fatte su questi argomenti nel distendere la grande sua opera della Scienza della Legislazione.

Non era ancor compiuto l’anno 1774, quando fu pubblicala la Legge che prescriveva il ragionamento delle sentenze, ed altre importanti discipline dirette tutte a restringer ne' giusti suoi limiti il potere dei magistrali, a restituire nel suo pieno vigore l’impero delle Leggi. Fu quella il soggetto di molte dispute, e di passionate critiche, con che il giovane Gaetano, persuaso della giustizia e della somma utilità della Legge summentovata, pubblicò per le stampe il primo saggio de' suoi superiori talenti intitolato Riflessioni politiche sull'ultima Legge Sovrana che riguarda l’Amministrazione della Giustizia. Questo libro, che fece la prima volta sentir nel Foro i dettami di una sana Filosofia, ricevette il concorde plauso di tutt'i buoni, i quali, mirarono in esso le prime scintille di quella luce che dovea fra non guari illuminare l'Italia e l'Europa. Il Marchese Tanucci, cui fu quest’opera dal Filangieri indirizzata, riguardò con sorpresa tanto sapere in si giovanile eia, e fece alla patria i più lieti presagi per la sorte di possedere un sì raro e straordinario ingegno.

D’allora in poi, proseguendo nell'indefesso suo lavoro, nelle costanti sue meditazioni, principiava il Cavalier Filangieri a camminare verso quello scopo che additavagli l'alta sua mente, e verso il quale incessantemente attraccalo il suo passionato amore pel bene dell'umanità, quello cioè di ridurre la legislazione all'ordine, al nesso ed all'unità di teoria e di scienza, prefiggendosi di scrivere per tutti i popoli, e per tutt'i tempi, fondando il suo sistema su’ cardini eterni dell'universale e del perenne. L’immensità dell'arringo, che dovea a tal uopo percorrere, non lo spaventa, la face luminosa del genio gliene mostra la strada, e la filantropia sostiene il suo coraggio nell'eccelsa intrapresa. Raccoglieva egli con diligente cura e con avido affetto gli sparsi tesori della Sapienza dei legislatori, dei giureconsulti e de' filosofi di ogni nazione. Cosi operando giunse fino all'ultima serie delle verità primordiali della Scienza Legislativa, affin di dedurre da esse l’immenso numero delle verità subalterne.

Mentre Gaetano trovavasi immerso in quest'immensi lavori, avvenne che suo zio, Monsignor Serafino Filangieri, dopo essersi grandemente distinto nel Governo dell'Arcivescovado di Palermo e dell'Isola intera come Luogotenente del Re in seguito della revoca del Marchese Fogliani, fu trasferito all’Arcivescovado di Napoli. Caro Serafino al Re ed amico del Marchese Tanucci, alla insaputa del Cav. Filangieri chiese, e tosto ottenne nel novembre del 1777 che venisse questo suo prediletto nipote nominato Maggiordomo di settimana ((411)), Gentiluomo di Camera ((412)), e quasi contemporaneamente Uffiziale nel Real Corpo de Volontari di Marina, di cui il Re personalmente assunto avea il Comando, e nel quale erano allogati, come Uffiziali, que' Cavalieri della Real Corte più giovani, e destinati ad avvicinare più frequentemente il Monarca, anch'Egli allora di verde età.

Abituatosi il Cav. Filangieri fin dall'adolescenza a non dare al sonno se non 5 ore al più sulle 24, e grato al Sovrano non solo dei compartitigli favori, ma personalmente a lui devoto, trovò modo di conciliare i doveri che imponevagli il servizio di Corte, col proseguimento dogli indefessi suoi lavori, per cosi condurre a fine i due primi volumi della grande opera cui erasi interamente dedicato. Conservò egli nelle mura della Reggia virtuoso ed innocente costume; nemico di lutto ciò che può fomentare ozio e mollezza, forzava sovente la notte a restituirgli quel tempo che il personale servizio del Re gli aveva il giorno rapito.

Giunti ormai all'epoca in cui il Gaetano cominciò a pubblicare la sua Scienza della Legislazione, dovremmo estenderci a distinguer la linea dalla quale egli partissi, e quella alla quale pervenne affin di vedere cosa mai egli ricevé dal suo secolo, e cosa vi aggiunse, ma ciò non Io consentono gli angusti limiti di questo articolo. Ci contenteremo quindi di dire che nel cominciar dell’anno 1780 videro la luce i suddetti 1° e 2° volume della Scienza della Legislazione.

Veniva quest’opera prodigiosa divisa in 7 libri. Nei 1° si propose l'Autore di svolgere le regole generali della Scienza Legislativa; nel 2° di ragionare delle Leggi politiche ed economiche; nel 3° di trattar delle Leggi Criminali; nel 4°di sviluppare quella parte della Legislazione che riguarda l'educazione, i costumi e l'istruzione pubblica; nel 5° di parlar delle Leggi che riferisconsi alla religione; nel 6° di quelle che riguardano la proprietà, e nell'ultimo di quelle Leggi che regolar debbono la patria potestà ed il buon ordine delle famiglie.

Avvenuta la pubblicazione degli anzidetti due primi volumi, cui fece plauso l'universale, incominciando dal Re, volle Egli conferire al giovane e chiaro Autore, come bella testimonianza di sua stima, la Commenda del Real Ordine Costantiniano, della di Santo Antonio di Gaeta.

Animato Gaetano dal favorevol successo de' due primi libri della Scienza della Legislazione, con maggiore alacrità si accinse a compiere il 3° libro, che, come testé dicemmo, riguarda le Leggi penali.

Non puolsi trasandare di por mente che in mezzo al rumor della Corte, obbligato a seguire frequentemente il Re, adempiendo al servizio Militare ed a quello di Maggiordomo, non pertanto egli continuò a progredire nel sublime suo lavoro. L’abito delle meditazioni, che fin dalla prima età avea superiormente acquistalo, lo seguiva dappertutto. L’istesso Corpo di Guardia diveniva sovente il suo Gabinetto di studio: ivi richiamava le sue idee, ed in esse concentrandosi, fu meditala e scritta parte di quelle sublimi dottrine, le quali sembran dettate nel profondo raccoglimento della solitudine. Mentre sul finire del 1782 affrettatasi il Cav. Filangieri a compiere questo suo terzo libro, il quale più di ogni altra parte della non peritura sua opera gli dà dritto al suffraggio della più larda posterità, mori l’Arcivescovo suo zio, che egli tanto prediligeva. Allora il benefico Sovrano, che quanto più avvicinava Gaetano, più il valutava e lo amava, gli conferì la Commenda del Priorato di S. Antonio di Sarno del Real Ordine Costantiniano, la quale precedentemente godevasi dal defunto Arcivescovo.

Nel 1783 vennero pubblicati il 3° e 4° volume della Scienza della Legislazione, i quali comprendono le Leggi penali, cioè il libro 3°. Di volo accenneremo che queste Leggi tendono alla tranquillità e sicurezza del cittadino. Siffatta tranquillità si ottiene dalia coscienza del pericolo cui si espone chi, violando la Legge, offende il suo simile. Ora affin di conseguire tale oggetto è d’uopo combinare lo spavento del reo con la sicurezza dell'innocente, ed all'epoca in cui scrisse il Filangieri questa necessaria combinazione non rinvenivasi in niuna delle Legislazioni Criminali, allora vigenti in Europa. Questo fu il gran problema che egli felicemente risolvette in questo suo terzo libro. La brevità impostaci in questo rapido cenno biografico non ci consente di percorrere le principali teorie all'uopo dall'Autore svolte con sì mirabil successo: poiché le Leggipenali di tutta Europa han dovuto la felice loro riforma ai dettami del Filangieri.

Intanto avea egli fin dal 1783 tolta in moglie D.a)Carolina Frendel nobile Ungherese (413), che la Imperatrice Maria Teresa, di gloriosa ricordanza e tanto sagace estimatrice del merito, avea inviata a sua figlia la Regina di Napoli Maria Carolina per dirigere l’educazione della sua seconda figliuola la Principessa Maria Luisa. E basterà dire che la sposa dal Filangieri prescelta fu per tutti i riguardi la degna, virtuosa ed illuminata consorte di tanto uomo. La loro breve unione fu un modello, del più puro, del più santo amor conjugale.

A misura che Gaetano per la intrapresa sua opera più immergevasi nelle profonde meditazioni e nell'assiduo lavoro che quella richiedeva, maggiormente convincevasi della impossibilità di conciliare più a lungo il servizio di Corte e quello Militare col compimento della Scienza della Legislazione. Chiese dunque, ed ottenne di abbandonar la Reggia ed il soggiorno della Capitale per ritirarsi durante alquanti anni in campagna affin di raggiungere ivi nel raccoglimento della solitudine il più presto possibile la gloriosa sua meta, ed intraprendere quindi altri utili lavori, i quali venivangli indicati dalia incommensurabile estensione del suo sublime ingegno. In questa determinazione avutosi riguardo al sempre crescente affetto del Re pel Cav. Filangieri scorgesi a chiare note quanto egli preferisse alle grandezze ed agli onori ciò che reputava tendente al bene dell'umanità, e come credesse un niente le più brillanti fortune a fronte di una sola verità che tender potesse al reale, al moderato, al positivo ed al felice progresso delle nazioni. Scelse pertanto per luogo del suo ritiro una villa presso la Città di Cava, circa 25 miglia distante da Napoli. Ivi recossi con la moglie nella estate del 1783, e colà intese egli unicamente a' suoi studi ed al compimento dell’opera sua, di cui in tal guisa potette pubblicare alla fine del 1785 tre altri volumi, i quali comprendevano tutto il libro 4°, cioè le leggi che riguardano l’educazione, i costumi e l’istruzione pubblica.

Dobbiamo astenerci dallo analizzare quanto in questo 4.° libro condensi avutosi riguardo agli angusti limiti di questo cenno, e diremsoltanto che dopo la pubblicazione di questi tre volumi Filangieri con pari alacrità si rivolse a scrivere il 5.° libro, che tratta delle leggi risguardanti la Religione. Ma alcune non leggieri indisposizioni, cui cominciò ad andar soggetto con frequenza, obbligarono spesso a sospender l'incominciato lavoro.

Non pertanto mentre era egli assorto in Cava nel grave soggetto che slava svolgendo, l'opinione pubblica nella Capitale lo chiamava a quelle alle sedi d’onde avrebbe più da vicino potuto attendere a migliorar le sorti del reame, ed il Re Ferdinando IV che nudriva pel Filangieri Stima ed affollo, destinandolo nella sua mente a più alti impieghi, volle a' 23 Marzo 1787 conferirgli la missione di Consigliere del Supremo Consiglio delle Finanze (414). Negli ultimi giorni di quel mese fu egli dunque tratto dal profondo raccoglimento delle scienze, affin di dedicarsi al maneggio degli affari civili, e particolarmente a quelli dell'Amministrazione della Finanza dello Stato. Nel consesso di cui veniva a far parte egli mostrossi, nell'applicazione delle alte teorie economiche al fatto, degno della fama che avealo ivi preceduto. Imperocché recava chiaro lume nelle discussioni relative all’Amministrazione delle Finanze dello Stato ed a quella delle provincie, agli affari contenziosi cui era affidata la gestione del patrimonio del Regno, al nostro sistema monetario, a quello delle imposizioni, allo avanzamento della nostra agricoltura, del nostro commercio, ai vari rapporti di queste parti costitutive della nazionale ricchezza con lo stato delle altre nazioni, a tutto ciò insomma che proponevasi, sia per esser tosto mandato ad effetto, sia per far parte de' novelli sistemi. I suoi pensieri e le riflessioni sue presentavansi sempre accompagnati da quella viva persuasione, da quella eloquente parola che egli avea sulle labbra, che leggevasi negli occhi, nella sua bella persona, nell'alta, serena ed ingenua fronte. Arroge che i suoi consigli, partendo da un intimo convincimento, eran sempre sostenuti da una nobile fermezza. Tutto ciò penetrando nel pubblico, destava negli animi le più fondate speranze ((415)); ma a questo lieto spettacolo una funesta e desolante scena rapidamente succede.

Le applicazioni profonde sostenute dal Cav. Filangieri, comunque lo avesse di robusto temperamento e di forte fibra la natura dotato, aveanlo nel fior degli anni soggettato a mali di nervi a languori di stomaco, sovente a profonda ipocondria. Cominciò inoltre ad esser da tratto in tratto assalito da fierissime coliche, e dopo la sua gita in Cava, maggiormente immergendosi nel lavoro, cui dedicava 12 ore al giorno, e spesso alle 12 del giorno seguendo intere nottate di applicazione, grandemente egli scosse la sua salute. Lo stato di questa, allorché fece egli ritorno nella capitale per far parte del Supremo Consiglio delle Finanze, era talmente rovinoso, che produsse fra parenti ed amici la più trista impressione. Nella estate del 1786 e nel seguente inverno due volte fu visto sull’orlo della tomba per altrettanti accessi di fierissime coliche. Le vive istanze della virtuosa ed amata sua consorte, e quelle di tutt'i suoi cari appena strappavamo per pochi di dal lavoro e dalla meditazione. Egli vi ritornava con trasporto maggiore, e, rinfrancar volendo quel tempo che tali brevi intermissioni tolto gli aveano, a più lungo ed intenso studio consacravasi.

Nel Maggio del 1788 un pericoloso parlo della moglie ed una grave infermità del suo figliuolo primogenito Carlo lo gettarono in massimo affanno ed agitazione di cuore, e per sollevare sé stesso e far si che il convalescente figliuolo respirasse aure più pure, si recò egli coll'intera famiglia in Vico Equense, allora feudo de' Principi di Satriano. Ma quella meno soggiorno, che desiava in tutti fondala speranza di restituire quel grand'uomo alla pristina sanità, dovea invece dispiegar tutta l'irresistibil forza di quel veleno, il cui germe funesto del troppo assiduo lavoro era stato nel suo seno gettalo. Assalito improvvisamente da fierissima affezione iliaca, fu questa seguila da perniciosa febbre, i cui nuovi violenti accessi a capo di pochi giorni indicarono pur troppo quanto avea a temersi. Divennero allora inutili tutt'i soccorsi dell'arte medica; un assopimento letargico ingombrò le sue facoltà intellettuali fin dal giorno 18 luglio, e la mattina del di seguente rinvenuto, per brevissima ora, volle adempiere agli estremi doveri di Nostra Augusta Religione. L'anima sua nella pace e nella soave coscienza della virtù si mostrò già sciolta da tutt'i legami che la stringevano a' sensi, pronta ed avida a raggiunger l'Esser Supremo. Ma tosto il male raddoppiando il suo furore lo gettò nuovamente in profondo letargo, da cui trar non lo potettero più né il tenero amore dell'inconsolabile Consorte, né il pianto de' parenti e degli amici, e cosi il di 21 Luglio del 1788 fu egli rapito alla patria, all'Italia, al Mondo, non avendo ancora terminato l'anno trigesimo-quinto dell'età sua ((416)). Lasciò egli tre figliuoli: Carlo, Roberto ed Adelaide. Quest'ultima poco sopravvisse al genitore (417).

De’ manoscritti della Scienza della Legislazione, oltre quelli de' 7 primi volumi di già pubblicati, rinvenitesi l'altro dell'VIIIinteramente terminalo. Comprende esso la sola prima parte del I libro, il cui oggetto cran tutte le Leggi risguardanti la Religione. Siffatto Vili volume vide la luce di là a poco.

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Ecco lutto ciò che ci rimane del maggior monumento che siesi mai da uomo innalzato ad onore ed a vantaggio della specie umana. Felici i Monarchi, i Ministri e gli alti Magistrati, preposti al Governo de' popoli, se la loro saviezza adottando i precetti di quest’opera l’animerà come un Dio animò quella di Prometeo.

Non pertanto la Scienza della Legislazione non occupava esclusivamente le filosofiche cure di Gaetano Filangieri, ma sventuratamente pochissimi manoscritti rimastici accennano i soli disegni di que’ vasti concepimenti. Egli adunque disegnava di scrivere, dopo terminata l’opera che l’immatura sua morte lasciò incompleta, La NUOVA SCIENZA DELLA SCIENZE. In quest’opera intendeva ridurre tutte le scienze a quegli ultimi e pochi generali principii, da' quali derivano tutte le serie di verità e di dottrine, che concorrono a costituirle.

L’idea di tale opera surse nell'alta sua mente, quando ragionando sulla educazione (Lib. IV) rifletteva che tutte le verità hannoun nesso tra loro, e che questa catena di continuo interrotta agli occhi degli uomini è cosìcontinuata nella Suprema intelligenza della Divinità, che tutto il sapere di etto si riduce ad un principio unico ed indivisibile, del quale tutte le altre veritànon sono che le conseguenze più o menoremote. Aggiunse che se noi potessimo conoscere tutte le verità, noi potremmo discovrire questa catena, noi potremmo giungere a questo principio. Allora ogni scienza dipenderebbe da un solo principio, ed i principii delle diverse scienze non sarebbero altro, che le conseguenze più immediate di quel principio unico ed indivisibile nel quale verrebbero tutte comprese.

Per siffatta opera il Cav. Filangieri nudriva indicibil passione, ed il germe già cominciava a fecondarsi nello spirito suo, ma fra le sue carte non si è rinvenuto altro su questo argomento, se non un frammento della introduzione, che qui fedelmente trascriviamo:

«Che sappiam noi? che possiamo sapere? Da qual parte i confini delle scienze sono irremovibili e da qual parte si possono estendere? Qual è la loro imperfezione necessaria e quale la riparabile? Quali sono i vuoti che interrompono la gran catena delle verità, e quali di questi si possono empire e quali saranno eterni? Fin dove è permesso all'uomo di restringere il numero de' principii, osia, ch'è lo stesso, fin dove gli è permesso di avvicinarsi a quella verità unica dalla quale tutte le altre procedono; e quali sono gli ostacoli insuperabili che gl’impediranno sempre di giungervi? Ecco gli oggetti della Nuova Scienzadelle Scienze; ed ecco il gran passo che essa presenta all'intelletto umano.

«Guardiamo dunque le Scienze come le guarda la Divinità. Poniate mori al di sopra di esse per contemplarle, esaminarle, giudicarle. Ciò che ora ha un solo aspetto, allora ne avrà più. Ciò che ora non si riti sguarda che da un lato, allora si guarderà da tutti. Noi vedremo da sopra in giù il vertice di queste gran masse, e noi convertiremo quanto più si può quest’Arcipelago d'isole in una gran catena di montagne».

Meditava inoltre un nuovo sistema di storia, cui dava il titolo di STORIA CIVILE UNIVERSALE E PERENNE. Voleva in que' libri sviluppare egli le istorie particolari di tutte le Nazioni: l’istoria generale e costante dell'uomo, delle sue facoltà, delle inclinazioni sue edel loro successivo sviluppo; la prodigiosa varietà delle costituzioni civili e pratiche che ne sono risultale; la influenza di queste sulla condizione generale della specie umana e sulla felicità o infelicità delle civili comunanze; il corso delle loro idee morali e scientifiche, delle loro opinioni, de' loro sistemi religiosi; i progressi lutti della Società dalla capanna del selvaggio alla più sontuosa delle Reggie; lo stato della primitiva rozzezza fino agli ultimi raffinamenti della civiltà. Dell'idea di quest'opera egli fece cenno nella Scienza della Legislazione nel VI Vol. (Cap. 24.° Art. 5.°)

Chiuderemo questo Articolo sul Cav. Gaetano Filangieri, ricordando quel che universalmente seppesi da' suoi contemporanei, cioè che a sublime e straordinario ingegno, ad immensa dottrina e tenacità di proposito nelle sue determinazioni, ad ammirabile altitudine per le più profonde meditazioni; egli unìanima candidissima, universale beneficenza, ardente affetto per l'umanità, il più caldo amor di patria, tenace attaccamento a suoi doveri, a' suoi principii ed alla più esatta giustizia; e nel nobile suo petto le più eccelse virtù furon ispirate da sublime Religione.

Le sue spoglie mortali furon depositate nella Cattedrale di Vico Equense, finché non si fosse eretto in Napoli il monumento destinato ad accoglierle. Questo debito è stato soddisfatto da Carlo suo figliuol primogenito, e quel sepolcro fatto per serbar le Ceneri dell’Autore della Scienza della Legislazione ravvisasi nella Cappella Gentilizia della famiglia Filangieri entro la Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta

Nacque Roberto Filangieriin Cava il di 6 Maggio dei 1786 (418).

In Agosto del 1800 nella età di anni 14, avendo egli di già progredito negli studi grazie alle assidue ed illuminate cure dell'ottima genitrice (poiché era rimasto orfano di padre nel 2°anno di sua vita), partìper la Spagna con suo fratello Carlo, chiamati entrambi dallo zio Commendatore Gerosolimitano Fra Antonio Filangieri, allora Tenente Generale al servizio di S M Cattolica. La madre intendeva fra non molto seguire i cari suoi figliuoli in Ispagna, ove venivano essi destinati a servire nelle armi il Sovrano di que’ Regni, dopo terminati che avrebbero i loro studi.

Giunti essi in Livorno, ivi trovarono presso il Console Generale di Spagna una lettera del suddetto zio, il quale annunziava loro che un recente Decreto di S. M. il Re Carlo 4° inibiva a' Napoletani l’ingresso nei suoi stati. Soggiungeva non pertanto il Generale che, fidando nell'affettuosa bontà di cui onoravalo S. A. R. il Principe delle Asturie, crede del Trono, sperava che per questi suoi prediletti nipoti si facesse una eccezione; e quindi ingiungeva loro di proseguire il viaggio, e giunti in Milano, di presentarsi al Console di Spagna in quella città, ove avrebbero trovato altra sua lettera, che istruiti li avrebbe del risultamento delle sue pratiche.

Pervenuti i giovani viaggiatori nella Capitale della Lombardia trovarono effettivamente la promessa lettera; ma sventuratamente questa informatali che tutte le sue suppliche, comunque caldamente appoggiate dall'Augusto suo protettore, e perciò avversate dall'onnipotente Principe della Pace, erano state infruttuoso per conseguire la implorata eccezione. Questa risposta, che rovesciava interamente quanto erasi stabilito fra lo zio e la madre, (avutosi riguardo all'avvenuta partenza da Napoli di quest'ultima per l'Ungheria, ove recavasi per dar sesto a taluni suoi interessi) non permetteva più a Carlo e Roberto di far ritorno in patria, e ponevangli quindi in una difficilissima posizione. Taluni Napoletani che trovavansi allora in Milano, e fra gli altri Gherardo Sabini, caldi ammiratori della memoria di Gaetano Filangieri, fecero ciò noto al Generale Brùne (poscia Maresciallo), che allora comandava in capo l'esercito Francese d’Italia. Il Brùne, anch’egli pieno di venerazione per l'Autore della Scienza della Legislazione, volle veder subito cotesti suoi figliuoli, i quali presso di lui recatisi furono accolti col più benevolo interessamento. Egli disse loro che, istruito del contrattempo il quale produceva una dannosa interruzione ne' loro studi, erasi deciso a munirli di premurosa commendatizia pel Primo Console, che certamente sarebbesi con calore interessato degli orfani di Gaetano Filangieri. Accolta con viva gratitudine da essi la generosa offerta, la lettera nel momento istesso fu di propria mano vergata dal Generale, e ad essi consegnata.

Avidi come lo erano que’ giovani di riprendere con alacrità i loro studi, l'indomani si partirono per Parigi, divenendo Carlo di 16 anni il Mentore del tanto amato suo fratello, che allora contavane 14.

Giunti nella Capitale della Francia, seppero essere in quel momento Ministro della Giustizia il Sig. Abrial, il quale durante la breve esistenza della Repubblica Partenopea fu inviato in Napoli come Commessario del Direttorio esecutivo, e venne a dimorare in casa loro, ove avea incontrata la più cordiale accoglienza, essendo costui uomo saggio, prudente, moderato, profondo giureconsulto e rispettoso estimatore di Gaetano Filangieri.

Mercé tali antecedenti, fidente come la è l'adolescenza, Carlo e Roberto presentaronsi al Ministro suddetto, dal quale furono accolti con la più amorevole ospitalità, e volle che rimanessero da lui nel sontuoso palazzo che egli nella menzionata qualità occupava.

Narratosi da que’ giovanetti il motivo della loro partenza da Napoli e quanto era loro accaduto durante il transito, ed esibendogli la calda commendatizia autografa della quale eran latori, l'Abrial assunse l'impegno di annunziarli al primo Console, e di chiedergli il permesso di presentargli essi stessi la mentovata lettera del Generale Brùne. Ciò fu praticato dal Sig. Abrial l’indomani, ed il Primo Console concesse ai giovanetti Filangieri la desiderata udienza 48 ore dopo che questa venne richiesta.

Il Ministro condusse gli orfanelli alle Tuilleries, ove grazie al loro introduttore vennero ammessi insieme con lui in una grande stanza che precedeva immediatamente il Gabinetto di Napoleone. In quella essi rinvennero una gran tavola ovale, coverta di un tappeto di velluto verde e circondata da sedie, innanzi ad ognuna delle quali eravi della carta, una calamariera con delle penne, e più volumi l’uno sull’altro.

Dopo pochi minuti il Grande Uomo usci dalla Camera di suo lavoro, e letta la lettera del Generale Brùne, che Carlo presentogli, disse loro le seguenti parole:Le vif desir de reprendre vosetudesprouve que vous appréciez la valeur du temps. Cela vous fait honneur. La République française accueillera dignement lesfilsde Filangieri. A proposde votre pire lavezvous ce que c’estque tousceslivresque vous voyezsur celle table c’estautantd’exemplaire desouvrages de votre pire, de ce jeun homme qui est moire maître à tous.Queste parole riferivansi alla compilazione di quella parte del memorando Codice Napoleone, che riguarda le Leggi penali, alla redazione della quale allora dedicavasi il Consiglio di Stato sotto la immediata presidenza del 1° Console. Dopo di ciò egli diede a' giovani commiato, e disse ad Abrial: Citoyen Ministre restes.

Rimasti i Filangieri in un’anticamera per attendervi il benefico loro ospite di Napoli, da lui seppero che Napoleone avea stabilito dover essere i figliuoli di Gaetano Filangieri ammessi a spese della Repubblica nel Pritaneo Francese, che era allora il primo Collegio della Francia, e nel quale ogni alunno costava alle famiglie, od allo Stato 150 franchi al mese, oltre il corredo di prima entrata, che fu loro anche gratuitamente largito.

Entrati Carlo e Roberto in quel magnifico Stabilimento, il primo, che dichiarato avea voler seguire la carriera militare, completò gli studi che alla stessa addiconsi, mentre Roberto, manifestando il desiderio di applicarsi a quanto potealo disporre a servire nella Diplomazia, in quella direzione volse le assidue sue occupazioni; il che per lo spazio di Ire anni e mesi fece con sommo profitto, e prima di compiere il suo18° anno avea col maggior successo terminato il corso dei suoi studi.

Desideroso non pertanto Roberto di dedicare alla patria i suoi servigi, rientrato in Napoli venne ammesso a' 6 novembre dello stesso anno 1804a lavorare nella Real Segreteria di Stato degli affari Esteri, ove rimase finché per la occupazione del Regno dalle armi Francesi nel 1806 la Real Corte fu costretta a rifuggiarsi in Sicilia. Egli sempre religioso nello adempimento dei suoi doveri, imbarcossi sul legno destinato a ricevere al suo bordo gli Uffiziali della Segreteria degli affari Esteri. Ma giunto quel naviglio presso Ustica ed a vista delle coste di Sicilia fu respintoda fiera tempesta, e con gravi avarie in rada di Napoli, che fin dal giorno primo era occupata dall'esercito Francese capitanato da Massena, e di cui Giuseppe Napoleone avea le onorificenze del comando.

Il mentovato Giuseppe salito sul Trono di Napoli compose senza indugio il suo ministero, nel quale affidò il portafoglio degli Affari Stranieri al Duca di Gallo. Questi a' 3 Dicembre del 1806 comunicò a Roberto Filangieri la sovrana decisione che chiamavalo a far parte di quel Ministero, per essere quindi impiegato nelle Legazioni della Sua Real Corona presso le Potenze Estere.

Nel 13 agosto del 1807 fu Roberto nominato Uditore del Consiglio di Stato, e con sovrana risoluzione del 6 settembre dell'anno medesimo venne destinato a lavorare nella Sezione delle Finanze. Poscia il Conte Zurlo Ministro dell'Interno, che aveva conosciuto i meriti del Filangieri, credette di poter quest'ultimo più utilmente servire nell'amministrazione civile, ed a' 20 di gennaio del 1808 (nel 22° anno dell'età sua) gli fe’ affidare l'uffizio di Sottintendente nel Distretto di Montefusco. Ma, in contraddizione del Conte Zurlo, il Ministro delle Finanze Conte di Mosbourg. che avea in moglie una nipote del Re ed era a costui carissimo, con sovrano decreto del 20 novembre 1810 ottenne che Roberto esercitasse l'importante carica d’Ispettore Generale della nuova amministrazione de' Dritti riservati. In questo come negli altri impieghi, da lui fino a quel momento occupati, si attirò la stima particolare de' Ministri; di tal che il mentovalo Conte Zurlo si ostinò perché venisse al Filangieri conferita una Intendenza, e con Real Decreto de' 24 Marzo 1812, avendo egli soltanto anni 26, fu nominato Intendente del 1° Abruzzo Ultra. In quella si giovanile età mostrassi severo per lui negl'illibati suoi costumi, per quanto benevolo ed affabile per gli altri. A ciò accoppiò somma imparzialità nel render giustizia a tutti, sì pertinace assiduità nel lavorare all’amministrazione de' Comuni di quella Provincia, che gli abusi scomparvero come per incantesimo, tutti i pubblici servizi progredirono con tant’ordine, con tanta regolarità, che non lardò guari a divenire l’idolo de suoi amministrali. Giungendo tali notizie al Re, nel dì 28 novembre dei 1813 volle testimoniargli la Sovrana Sua soddisfazione, accordandogli la decorazione di Cavaliere del R. Ordine delle Due Sicilie.

La vasta e difficile Provincia del Principato Ulteriore, facendo risentire al Governo il bisogno d'inviarvi un Intendente forte, energico, e che a forza ed energia unisse le altre eminenti qualità del Filangieri, decise di tramutarlo dalla Intendenza del 1°. Abruzzo Ulteriore in quella di Avellino, e ciò avvenne con Real Decreto de' 2 febbrajo 1811.

Se piansero i Teramani, ne gioirono gli abitanti del Sannio Irpino, e faccia di ciò bella testimonianza la lettera che i Consiglieri tutti di quella Intendenza gli diressero il dì 9 dello stesso Febbrajo, concepita ne’ seguenti termini. «Avellino 9 Febbrajo 1814 — Al Sig. Cavaliere D. Roberto Filangieri Intendente del Principato Ulteriore — Signore — Un Real Decreto del 2 corrente ha compiti i voti di tutti, manifestandoci la vostra destinazione ad Intendente del Principato Ulteriore. Voi avete qui intrapresa la carriera amministrativa, e la vostra famiglia ha dei rapporti ben antichi colla Provincia. Ecco come appartenevate di pieno dritto a quelle popolazioni che hanno in voi ammirato l’esercizio di ogni virtù, e che ne han venerata la continuazione non interrotta ne’ vostri gloriosi antenati. Motivi son questi da determinarci ad assicurarvi, senza sospetto di adulazione, che la Provincia ha con giubilo accolte le grazie Sovrane, riguardanti la vostra destinazione novella. Noi vi attendiamo con impazienza, per unire le nostre cure alle vostre, e promuovere il bene degli Amministrati in quanto ci è dato, ascrivendo a nostra gloria l'aver ottenuta la sorte di poter a tanto adempire coll'erede del cuore e de' lumi di Gaetano Filangieri. Accogliete intanto il tributo del nostro sincero ossequio, e profonda venerazione. I Consiglieri d’Intendenza del Principato Ulteriore — Nicola Amatucci — Federigo Cassitto etc.».

Mentre il Filangieri con tanto plauso delle popolazioni del Principato Ulteriore era in quello Intendente, con decreto de' 20 settembre del 1811 gli fu data la commissione di Relatore al Consiglio di Stato.

Sventuratamente per la Provincia suddetta, e per quelle di Salerno e di Basilicata, che formavano una Divisione Militare, fu preposto a comandarla il Tenente Generale Zenardi. Il solo rispetto che devesi per cristiana carità a defunti c’impone l'obbligo di tacere sul conto di costui; ma basterà per far intendere come egli si conducesse verso quelle popolazioni, che Roberto Filangieri, non potendo tollerare i soprusi del Zenardi, né trovar rimedio a' medesimi, non credette protestar solennemente contro i procedimenti di quel Generale, che avea alti e potenti protettori presso del Re, se non dando la sua dimissione. Come il Filangieri in sulle prime incontrò gravi difficoltà per conseguir la detta dimissione, egli fu costretto d’insister molto per ottenerla, ed il Conte Zurlo, Ministro dell'Interno, nel di 27 ottobre 1814 nell'annunziargli che finalmente erasi il Re deciso, suo malgrado, ad accettarla, gli diresse la seguente lettera:

«Signore — Sua Maestà nel nominare il nuovo Intendente di Avellino si è degnata di manifestarmi la Sua piena soddisfazione Sovrana per i di lei lodevoli servizi, e non ha uccellata la di lei rinunzia, se non perché era fondata sulle circostanze della di lei salute. La M. Sa. si riserba d’impiegare al bene dello Stato i talenti e lo zelo che la distinguono, ed intanto ha voluto dichiararlo col Real Decreto, di cui le trasmetto un Estratto. Questi sentimenti onorevoli della M. S., che io le comunico con vero piacere, mi alleggeriscono la pena che mi fa provare la perdita nell'Amministrazione di un funzionario che ha servito con tanto zelo, econ tanto successo alla carica affidatagli in due diverse Provincie. Voglio intanto lusingarmi che la Clemenza del Re mi darà altre occasioni di rinnovare colla di Lei persona una corrispondenza di cui conserverò sempre la più grata memoria. Gradite questi miei sentimenti con quelli della mia più distinta e perfetta stima — Firmalo Conte Zurlo.»

Ma quell'illuminato Ministro, il primo fra gli uomini di Stato che abbia avuto il Regno di Napoli nell'epoca coeva, non poteva rassegnarsi a lasciar in ozio Roberto Filangieri; ed in effetti con decreto del 1° dicembre 1814 veniva quest'ultimo nominato Regio Commessario per la formazione de' Budgetsin talune provincie ((419)).

Poscia al medesimo Filangieri con decreto del dì 11 marzo 1815, comunicatogli dal Ministro della Guerra, venne conferito l'uffizio di Direttor Generale della Regia Militare in sostituzione del Barone Rolli, che era stato elevato a Ministro delle Finanze. Alla suddetta Amministrazione, di cui il Capo era retribuito con D. 4000 di soldo, erano affidali i servizi delle sussistenze, del casermaggio ed altri del materiale dell'esercito.

Nel momento in cui le forze militari del Regno, messe sul piede di guerra, per l’infelice risultalo della Campagna del 1815 rientravano nel Regno seguite da poderoso esercito Austriaco, ed annunziavasi il prossimo sbarco delle Truppe componenti l'esercito Siciliano, puole immaginarsi il trambusto in cui trovar doveasi colui al quale incumbeva di provvedere al mantenimento, alla giacitura, ai trasporli, alla cura negli ospedali di tante migliaja di uomini, i quali null’altro vedendo e valutando, se non gli urgenti loro bisogni, poco brigavansi se il Direttor Generale della Regia avesse o pur no i mezzi pecuniari da rimediare a sì immensi e svariati bisogni. É prodigioso intanto come egli, elevandosi al di sopra di sé stesso, avesse potuto lasciar incolume la pubblica tranquillità, nulla facendo mancare alle milizie, senza numerario, senza che la Regia ispirasse fiducia ai fornitori per i tanti ritardati pagamenti, di cui trovò un cumulo spaventevole nell'assumere quella Direzion Generale, ed a lutto egli riparò col solo credilo che si aveva alla sua parola, ed alla stabilita fama della immacolata sua probità.

Ma siamo già alla importante epoca del tramonto del Regno di Gioacchino, e del ritorno di Ferdinando 1° sul trono dei suoi Maggiori. Restaurata la Regia Autorità legittima, il Monarca reduce da Sicilia con provvido consiglio affidar volle le attribuzioni tutte del ministero di Guerra, e io importante incarico del riordinamento dell’esercito ad un consesso di Generali, che ebbe per Presidente il Real Principe D. Leopoldo, per Vice-Presidente il Tenente Generale Marchese di Saint Clair, ed altri 4. Tenenti Generali, due dell’Armata di Sicilia, e due di quella di Gioacchino. La corrispondenza tenuta fra il Supremo Consiglio di Guerra ed il Cavalier Filangieri è sommamente onorevole per lui, e basterà inserire l'ultima di queste Ministeriali, che porla la data de' 30 Settembre 1815, per dare un idea de' servigi resi dal Direttor Generale Filangieri in quella difficilissima epoca. Eccola letteralmente trascritta:

«Signor Direttore Generale — IlSupremo Consiglio di Guerra si è affrettato di mettere sotto gli occhi di S. M. i vostri utili servigi prece stati nella Direzione Generale della Regia Militare. Il vostro zelo, i voce stri lumi Amministrativi, l’interesse vostro per vantaggiare il Pubblico Erario in tempi altrettanto difficili che ardui, sono stati sviluppati c nella massima loro estensione nel conto che S. A. R. il Principe Prece Bidente ne ha reso al Re. Sua Maestà ha gustato il vostro attaccamento, ha apprezzato il modo vostro di servire, e si è degnata ordinare di assicurarvi che Ella sarà per proporzionare a' vostri troppo onorevoli lavori la giusta ricompensa che avete saputo tanto bene meritarvi. S. M. è intenzionata inoltre di accordarvi quanto prima una nuova carica che sia conveniente a quella di Direttor Generale della Regia Militare, che lascerete alla fine del corrente anno, onde non privare lo Stato dell'opera di uno de' più utili suoi cittadini.

«Io dal canto mio adempio col massimo de' piaceri l’incarico affidatomi dalla precitata A. S. R. di testimoniarvi in Suo Nome i sentici menti della Sovrana soddisfazione, ed annunziarvi le benefiche mire che il Re ha manifestale per la vostra persona — Firmato — De Saint Clair».

Essendo stata Sovranamente disposta la soppressione della Regia Militare, col finire del 1815, il Cavalier Filangieri imprese con alacrità la compilazione del rendiconto generale dell'ardua sua gestione. Dopo che la Regia Corte de' Conti esaminò accuratamente tale conto, fu non solamente rilasciata al Direttor Generale Filangieri la più ampia Declaratoria, ma dichiarò quel Consesso al Ministro delle Finanze, per mezzo del suo Procurator Generale, che giammai avea la Gran Corte riveduto un contò come quello della ex Regia Militare presentato dal Cavalier Filangieri. Imperocché quello per la sua chiarezza, per la sua precisione, c pel modo col quale le spese ascendenti a più milioni di ducali eran scrupolosamente giustificate, reputar potevasi come un modello da proporsi ai capi responsabili d’importanti amministrazioni.

Mentre dunque Roberto riposava tranquillo sull'adempimento delle Sovrane promesse testé riferite, sopratutto perché trasmessegli da S. A. R. il Principe D. Leopoldo in nome di suo Padre, fu egli dispiacevolmente sorpreso nel ricevere dalla Direzione Generale provvisoria della Guerra (la quale era stata sostituita all'abolito Supremo Consiglio di Guerra) un uffizio con cui se gli annunziava che per la rinunzia di un tal Colonnello Silva veniva ad esso ex Direttor Generale affidato l'incarico di sopraintendere alla Commessione di vestiario, e ciò col mensuale stipendio di ducati 125. Come ben comprendesi, a tale insulto rispose il Filangieri con un dignitoso rifiuto, e, messi in non cale gl'immensi servigi da lui resi, con Sovrana decisione de' 20 Settembre 1817 fu iscritto sul Ruolo Provvisorio con un assegno di annui ducati 1000 lordi di decimo, equivalenti alla quarta parte del soldo che godeva come Direttor Generale.

Rientrato così nella vita privata, egli determinossi nella estate del 1816 a fare un viaggio a Parigi, ove la Regina Amalia, che molto conosciuto avealo nella sua infanzia, lo accolse con la più benevola cordialità.

In Maggio del 1819, senza niuna sua inchiesta ed anzi con sorpresa, l’Imperatore d'Austria ricordando gli immensi sforzi fatti dal Filangieri nel 1815 per provvedere alle sussistenze, ed al casermaggio delle Imperiali Truppe, ed al buon trattamento dei loro infermi negli ospedali, gli conferì la decorazione dell'ImperialReal Ordine di Leopoldo.

Continuando ad essere dal Governo dimenticato il Cavalier Filangieri, scorsero i 5 anni, i quali si frapposero fra la soppressione della Regia Militare, ed i politici avvenimenti del 1820. Adottata dal Re la Costituzione, e riunito che fu il Parlamento Nazionale, venne da questo proposto al Monarca Roberto Filangieri per Consigliere di Stato, e tale nomina ebbe effetto col Sovrano Decreto dei 13 Novembre dell'anno medesimo.

Occupato il Regno dall'armala Austriaca, il Cavalier Filangieri rientrò nella vita privata, alla quale non volle più rinunziare; di tal che, nominato Consultore con Sovrano Decreto del Re Ferdinando II del di 6 novembre 1847, egli non accettò tale uffizio. Cosi rimase in seno della famiglia, cui fu oltremodo caro per le rare sue virtù, fino al giorno 11 decembre del 1856 in cui egli rese la sua bell’anima al Creatore (420), passando dal tempo alla Eternità con quella calma che la provvidenza divina concede negli estremi momenti della vita a coloro soltanto i quali, sceveri di rimorsi, spengonsi con la coscienza di aver sempre adempiti a tutt'i loro doveri, si come privati, che come uomini pubblici.

Carlo, figliuolo primogenito di Gaetano e nato in Cava il 10 maggio del 1784 (421), è adesso (Aprile 1864) nell’anno 80° di sua età.

La vita pubblica ben lunga da lui percorsa lo ha determinato a non consentire che della sua persona si faccia cenno in questa Istoria della famiglia Filangieri. Quando i suoi occhi si chiuderanno all'eterno riposo, si ragionerà di lui con la imparzialità che non è dato raggiungere scrivendo de' viventi. E si che i posteri soltanto son chiamati a giudicare coloro i quali in tempi difficili, e per più e più lustri occuparono nella loro patria uffizi civili, e militari eminentissimi.

Nel dì 6 aprile del 1820 il medesimo Carlo impalmò in Palermo Aga la Moncada, ultima figliuola di Giovan Luigi, Principe di Paternò, e di Giovanna Del Bosco (422), e con lei procreò Carolina, Giovanna, Gaetano eTeresa (423).

NOTE

(409)Cosi si legge nel fol. 65 a tergo del lib. 8° de' battezzati, il quale si serba nell'archivio di quella Parrocchia:

Don Gaetano, Matteo, Pietro, Paolo, Francesco, Gennaro, Giuseppe, Riccardo figlio legittimo e naturale delli Eccellentissimi Signori D. Cesare Filangieri Principe di Arianiello e Donna Marianna Montalto Principessa di Arianiello Conjugi nato a di 22 d'Agosto ad ore 13 % è stato battezzato dal Reverendo Signor Canonico D. Matteo Testa col permesso ed assistenza di me sottoscritto Parroco nell'oratorio privato delli suddetti Eccellentissimi Signori a' 22 dell'accennato mese d'Agosto del corrente anno 1753; l'hanno tenuto al Sacro fonte Fra Nicola di S. Rosa Alcantarino e Cecilia Villa; l'Ostetrice è stata la Signora Elisabetta Giannotti.

(410) Fu il Filangieri nominato Cavaliere di devozione del nobile Ordine di San Giovanni di Gerusalemme con Bolla del Gran Maestro Pinto data in Malta il dì 4 luglio del 1764.

(411) Ilmerito ben distinto di Vostra Signoria Illustrissima nommeno, che il costante zelo, ed attaccamento della di lei famiglia pel Real Servizio hanportato il Re a dichiarare V. S. Illustrissima suo Maggiordomo di settimana. Le ne reco di suo Real ordine con mio particolar piacere l’avviso per sua intelligenza — Palazzo 8 Novembre 1777 — 11 Marchese della Sambuca— Al Signor D. Gaetano Filangieri.

(412) L’attaccamento, e lo zelo, che ha sempre dimostrato la Famiglia di Vostra Signoria Illustrissima pel Real Servizio. e le qualità particolari, che concorrono a distinguere la di lei persona, le han fatto meritare una nuova testimonianza della clementissima considerazione di S. M., ch'è venuta in fare V. S. I. Suo Gentiluomo di Camera d’Entrata. Le ne reco di Real ordine con mio piacere l'avviso per sua intelligenza. Portici 13 Aprile 1778 li Marchese della Sambuca — Al Signor Cav. Filangieri.

(413)Nel fol. 56 del lib. I de' matrimoni, il quale si serba nell’archivio della Parrocchia Palatina entro il Castello Nuovo, si legge quanto segue:

A ventisette Luglio 1783 D. Gaetano Filangieri Patrizio Napolitano, della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, e la Signora D. Carlotta Frendel, nata nel Regno di Ungheria, al presente in Napoli, abitante nel Regio Palazzo al servizio della Maestà della Regina nostra Signora, ambi non ancora casati, dopo le tre pubblicazioni con Decreto dell'Eccellentissimo e Reverendissimo Monsignor D. Isidoro Sanchez de Luna Arcivescovo di Salerno, e Cappellano Maggiore furono congiunti in matrimonio giusta il rito del S. C. T. dal prelodato Monsignor nell'oratorio privato della prefata Maestà della Regina, presente D. Gennaro Bianco Curato. Testimoni D. Filippo Galzerano, D. Filippo Scarola.

E qui vogliamo aggiugnere che, a richiesta de' mentovati sposi, i Governatori del Monte grande de' maritaggi nel 19 febbraio del 1784 approvarono le tavole nuziali rogale dal notaio Donato Antonio Cerulli di Napoli.

(414)Ecco le parole di tale nomina:

Da sicuri riscontri pervenuti al Real Trono informato il Re de' talenti, delle cognizioni, e della probità, di cui Vostra Signoria Illustrissima è fornita, non che delle altre plausibili circostanze, che adornano la di lei persona, ha trovato conducente al bene dello Stato, e del suo Real servizio, che sieno impiegate: E quindi siccome S. M. si è degnata dichiarare, che se addosserà il disimpegno di quelle incumbenze del Real servizio, che spiegherà anche per il Canale delle Reali Segreterie, affine di ricavarsi in seguito un utile profitto nelle varie Commissioni, nelle quali la M. S. crederà d’impiegarla; così comanda, ch’Ella intervenga cogli onori di Consigliere delle Reali Finanze nel Supremo Consiglio, e vi sia anche incaricata per maggior sua istruzione di accudire nei varj dipartimenti annessi al medesimo Consiglio a tenore delle istruzioni generali; al quale effetto si è S. M. compiaciuta di assegnare a Vostra Signoria Illustrissima il soldo di ducati milleduecento l’anno, avendole fatta la grazia del rilascio della prima mesata, che spetterebbe al Real Erario. Il Consiglio delle Finanze partecipa dunque a V. S. I. (con mia particolar compiacenza) questa graziosa determinazione di S. M.; e di Suo Real Ordine, perché le sia di regola. Palazzo 23 Marzo 1787 — Ferdinando Corradini — Al Signor D. Gaetano Filangieri.

(415)In pruova di ciò pubblichiamo il seguente documento:

Il Re con piena sodisfazione informato de' particolari talenti, cognizioni. ed abilità, de quali Vostra Signoria Illustrissima nel Supremo Consiglio di Finanze, da che v'interviene, ha dimostrato di esser fornito, si è degnato, per darle del suo Real gradimento un nuovo attestato, dichiarare, che V. S. Illustrissima in caso di assenza del Consigliere dellostesso Supremo Consiglio D. Filippo Mazzocchi, disimpegni la Commissione del medesimo, con dover Ella venir ora incaricato delle Proposizioni nuove in Progetti, o Esame di operazioni relative alla Finanza, e miglioramento dell’amministrazione, con riferire tali incombenze dopo che ne abbia avuto il carico: e ciò per procurare al Consiglio esami, e discussioni sopra tanti rilevanti oggetti, che debbono essere spesso materia di deliberazione, e consulta nello stesso supremo Consiglio; tanto più che gli Assessori, che doveano occuparsi particolarmente in quegli oggetti, non sono stati che raramente chiamati, ed impiegati; onde crede S. M. di approfittare utilmente in questo modo del talento e buona volontà di V. Signoria Illustrissima. Ed il Supremo Consiglio di Finanze nel Real nome le partecipa questa Sovrana dichiarazione per sua intelligenza, e regola. Palazzo 14 Marzo 1788 — Ferdinando Corradini — Al Signor Cav. D. Gaetano Filangieri.

(416)Ecco quantosi legge nel fot. 42 del lib. de' morii, il quale si serba nell'archivio della Chiesa Cattedrale di Vico Equense:

Anno Domini 1788 die vero mensis Iulii D. Cajetanus Filangieri filius quondam Caesaris de Nobili Equestri familia Filangieri, de Principibus Arianelli, aetatis suae 35 circiter anno, qui recreationis causa cum sua familia se transtulerit in hanc Civitatem Vico Equensis, et inCastro Principis commorans hora quinta noctis ad praedictum diem 22 Iulii, in Comunione Sanctae Matris Ecclesiae animamDeo reddidit; ejusque corpus die 25 ejusdem mensis humatum fuit, fosso pavimento ante altare S. Annae hujus Cattredalis Ecclesiae. Confessus Canonico Vincentio Starace die 19 praedicti mensis, et Sancissimo Viatico refectus. Die vero 21 S. olei unctione roboratus a Sacerdote Domino Benedicto Celentano, cum benedictione in mortis articulo. D. Donatus Avellino Canonicus Paenitenziarus Parochus.

(417)La mentovata Adelaide nacque in Cava il di 18 febbraio del787. Vedi nella Parrocchia del Santissimo Salvatore il lib. 6°de' battezzati, fol. a tergo.

(418)Parrocchia del SS. Salvatore, lib. I de' battezzati, fol. 218.

(419) Il mentovato Ministro Zurlo scrisse allora al Filangieri la lettera seguente:

«Signore — Vi trasmetto l'estratto di un Real Decreto, col quale S. M. vi ha nominato suo Commessario per la formazione de Budgets nei Comuni maggiori delle Provincie di Capitanata e Basilicata. E intenzione del Re che intraprendiate subito il disimpegno di questa Commissione speciale, il di cui risultato dee concorrere al compimento delle atte vedute di S. M. per lo miglioramento dell’Amministrazione. Voi vi metterete d'accordo cogl'Intendenti rispettivi, i quali vi somministreranno tutte le notizie, tutt’i lumi e tutte le facilitazioni necessarie, mentre S. M. ha destinato de' Commessarispeciali per questa operazione unicamente per non distogliere gl’Intendenti dalle loro occupazioni ordinarie, per non intralciare l’Amministrazione, e per avere qui riuniti sotto i suoi occhi le circostanze di fatto, che non possono raccogliersi che sopra luogo, le quali facciano conoscere il vero stato dell'Amministrazione de' più importanti fra Comuni del Regno. Voi vi terrete pronto a partire al momento in cui riceverete le istruzioni che dovete seguire nella vostra missione, le quali vi saranno comunicate ben presto — Firmato Conte Zurlo».

(420)Municipio di Napoli, Sezione di Chiaja, atti di morte dell'anno 1856, n°d'ordine 667.

(421)Nel fol. 204 a tergo del lib. 5.° de' battezzati, il quale si serba nell'archivio della Parrocchia del casale di Pasciano in Cava, si legge quanto segue:

«Anno Domini 1784 die vero decima quinta Maj. Ego D. Michael Tafuri Episcopus Cavensis, Domi solemniter baptizavi infantem, die decima dicti mensis hora vigesima tertia circiter ejusdem diei natum Ex cellentissimis Dominis D. Gaetano Filangerio Patritio Neapolitano filio Excellentissimi domini D. Caesaris Filangerij Principis Arianielli, et Domina Carolina Frendel filia Excellentissimi Domini D. Cornelij Georgii Frendel Regni Hungariae nobili legitimis conjugibus commorantibus in districto Venerabilis Parochiae SS. Salvatoris Passiani Cavae cui fuit impositum nomen CAROLUS, Caesar, Antonius, Goffredus, Cornelius Michael, Gabriel, Raphael, Angelus Custos, Gaspar, Baldassar et Melchior illumque e sacro fonte Baptismatis suscepit Augustissima Maria Carolina utriusque Siciliae Regina Nostra per excellentissimam Domi Dam D. Mariappam Montalto Pripcipissam Arianielli Procuratricem su pradicti excellentissimi Domini D, Gaetani Filangerii Matrem».

(422)Vedi nella Sezione di Sant'Agata della città di Palermo il registro dei matrimoni dell'anno 1820, n.° d'ordine 24. Il contralto nuziale venne stipulato nel 24 marzo dell'anno medesimo dal notaio Marcantonio Averna di Palermo.

(423)Qui non ometteremo di pubblicare il decreto con cui Carlo ebbe il titolo di Duca di Taormina col maggiorato di annui ducati 12000:

«Napoli 19 Luglio 1849 - Ferdinando Il etc.

Volendo dare un segno della Nostra piena soddisfazione al Tenente Generale D. Carlo Filangieri Principe di Satriano, il quale rispondendo alla fiducia ed espettazione, con cui gli affidammo il comando del Nostro Valoroso Esercito nella spedizione di Sicilia, ha in breve tempo riconquistata l'Isola, e fattala rientrare sotto la Nostra legittima potestà, vi ha ricondotto l'ordine e la tranquillità interna; Udito il Nostro Consiglio etc. etc.

Articolo 1.º -Concediamo al Tenente Generale D. Carlo Filangieri Principe di Satriano il titolo di Duca di Taormina.

Art. 2.° - Questo titolo di Duca sarà trasmessibile a' suoi discendenti legittimi e naturali in perpetuo, con ordine di primogenitura, e nella linea collaterale sino al quarto grado, secondo le Leggi in vigore.

Art. 3.º -Costituiamo a favore del medesimo Principe di Satriano D. Carlo Filangieri e della sua discendenza legittima e naturale a norma delle leggi civili del Regno un maggiorato di appui ducati 12000.

Art. 4.° Il nostroMinistro Segretario di Stato delle Finanze ci proporrà i fondi da assegnare pel maggiorato che sarà a carico de' nostri Do mini oltre il Faro.

Art. 5.° — I frutti del presente maggiorato saranno insequestrabili a danno del primo godente, a meno che per le obbligazioni che a' termini delle Leggi civili sono inerenti a' beni che lo compongono.

Art. 6.° Il Nostro Ministro Segretario di Stato Presidente del Consiglio de' Ministri, ed il Nostro Ministro Segretario di Stato delle Finanze sono incaricati della esecuzione del presente Decreto.

Firmato Ferdinando – Il Ministro Segretario di Stato Presidente del Consiglio de' Ministri Principe di Cariati.



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Vita ed opere di Gaetano Filangieri [Life and works of Gaetano Filangieri]

Elenco dei testi pubblicati sul nostro sito

1772 - NOTIZIE DE' LETTERATI - Della Morale de' Legislatori di Gaetano Filangieri HTML ODT PDF
1782 - Giuseppe Grippa - LETTERA al Cavaliere Gaetano Filangieri HTML ODT PDF
1784 - Giuseppe Grippa - Scienza della Legislazione sindacata HTML ODT PDF
1785 - Dissertazione politica di Giuseppe Costanzo in risposta a Grippa HTML ODT PDF
1787 - GIUSTINIANI - Memorie Istoriche degli Scrittori Legali del Regno di Napoli HTML ODT PDF
1798 - Le Spectateur du Nord: Don Gaetano Filangieri HTML ODT PDF
1804 - Scrittori classici italiani di economia politica - Gaetano Filangieri HTML ODT PDF
1813 - Biografia degli Uomini Illustri del Regno: Filangieri (Martuscelli) HTML ODT PDF
1817 - La Scienza della Legislazione del Cavaliere Gaetano Filangieri (GINGUENE’) HTML ODT PDF
1819 - BIANCHETTI - Memorie scientifiche e letterarie - FILANGIERI HTML ODT PDF
1822 - Oeuvres de FILANGIERI - ELOGE de FILANGIERI (Salfi) HTML ODT PDF
1826 - Sopra l'opera del Cavalier Gaetano Filangieri di Pietro Sghedoni HTML ODT PDF
1828 - Comento sulla Scienza della Legislazione scritto da Beniamino Constant HTML ODT PDF
1834 - Biografia degli Italiani Illustri nelle scienze, lettere ed arti HTML ODT PDF
1836 - LOMONACO - Vite degli eccellenti Italiani - FILANGIERI HTML ODT PDF
1840 - Notizie di alcuni cavalieri del sacro ordine gerosolimitano (Marchese di Villarosa) HTML ODT PDF
1844 - Vite e ritratti di illustri italiani (Filangieri di E. Carnevali) HTML ODT PDF
1852 - FILANGIERI - Delle leggi politiche ed economiche (FRANCESCO FERRARA) HTML ODT PDF
1857 - Della letteratura italiana nella seconda metà del secolo XVIII: Filangieri HTML ODT PDF
1863 - Discorso genealogico della famiglia Filangieri (ERASMO RICCA) HTML ODT PDF
1864 - Intorno ai tempi ed agli studi di Gaetano Filangieri (PASQUALE VILLARI) HTML ODT PDF
1873 - Gaetano Filangieri o l’idea dello stato nella filosofia italiana del secolo XVIII HTML ODT PDF
1774 - GAETANO FILANGIERI - Riflessioni politiche su l'ultima legge del sovrano HTML ODT PDF
1820 - GAETANO FILANGIERI - 01 - La Scienza della Legislazione HTML ODT PDF
1822 - GAETANO FILANGIERI - 02 - La Scienza della Legislazione HTML ODT PDF
1872 - GAETANO FILANGIERI - 03 - La Scienza della Legislazione HTML ODT PDF
1876 - GAETANO FILANGIERI - 04 - La Scienza della Legislazione HTML ODT PDF






Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - l'ho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura!

Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin)










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