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RACCOLTA DEGLI ULTIMI SCRITTI POLEMICI E VARJ

DEL MARCHESE

LUIGI DRAGONETTI

SENATORE DEL SEGNO

AQUILA
TIPOGRAFIA ATERNINA
1868

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SULLE CONDIZION DELLE PROVINCIE NAPOLETANE NEL 1865

Signori Senatori

Le presenti condizioni delle Provincie Napoletane son tali che non si sar� mai detto abbastanza da quanti ne han finora nell'altra Camera tenuto discorso. Io non saprei dire se quella del brigantaggio sia la loro principal piaga, paragonabile com'essa � a quella delle locuste di Egitto, o se sia pi� grave e dolorosa la violenta ed inefficace medela; ma la � certo origine e causa di sciagure grandissime. Ne furono e ne sono soprattutto colpite le precipue fonti della ricchezza, l'agricoltura e la pastorizia coll'incendio delle messi, l'impedimento delle raccolte e della coltivazione delle terre, coll'uccisione delle mandrie, onde il caro delle carni e di quelle in ispecie che pi� sono alla portata della miseria del popolo, ha sorpassato ogni termine che sia a memoria d'uomo.


Nulla la sicurezza delle persone por la doppia pressione delle moltiplici bande armate che scorrazzano la campagna, e non di rado s'intromettono nell'abitato, e quella dei Governo che per meri sospetti ha non meno di 20 mila detenuti, quanti non n' ebbe mai la tanto vituperata reazione borbonica, e mancando d'ogni pruova conducente a condanna, viola per essi ogni costituzionale guarentigia postergando indefinitivamente i giudizi. Le fucilazioni quotidiane e senz'alcuna forma di legalit� che francheggi l'innocenza e spesso inflitte a discrezione di un semplice caporale, gi� ormai per due anni han pruovato che sono un rimedio quanto odioso altrettanto inefficace, nell'atto che rendono inviso il governo a migliaia e migliaja di famiglie, e confermano l'antica sentenza che il martirio � funesto alla causa che lo infligge e torna utile a quella che il soffre. Mentre i villaggi sono cos� atterriti dagli spettacoli di sangue e dalle non raffrenate incursioni e dalle taglie dei briganti e per soprassello dagli alloggi militari che non valgono a rassicurarli, ogni traffico � sospeso, ogni industria paralizzata e pur gli osti della campagna sono imprigionati perch� non han modo d' impedire che qualunque sospetto di brigantaggio vada a far pasto nelle loro indifese osterie. Sono sospetti anch'essi ed imprigionati i parenti de'  fuorusciti, e gli agricoltori han divieto di portare al campo del lavoro quanto basti a satollare la fame, e non ha guari venne fucilato un fattore, che, armato con regolare licenza avea nelle tasche il danaro per pagare gli operai della tenuta alle sue cure affidate. E ci� quanto alla sicurezza delle persone e delle sostanze, ed alla protezione dovuta all'industria ed al lavoro.


A quelle provincie che ormai da otto secoli avevano una personalit� politica ed amministrativa, la quale fu iniziatrice, non che in Italia, in Europa di civili e luminose riforme, e migliorando in parte pur quelle del primo impera francese, avea le migliori leggi e la pi� normale amministrazione finanziaria, onde il loro Credito era per lo meno alle pari di quello delle pi� potenti nazioni, si volle togliere ogni cosa propria e cancellarne ogni pi� modesta parvenza di autonomia, ogni locale giurisdizione, senza ricordare che l'Inghilterra nel lento e savio processo della formazione del suo Regno Unito rispett� ed in parte rispetta ancora le leggi, gli istituti, le consuetudini della Scozia, dell'Irlanda e fin quelle del Principato di Galles e che il simile fece per secoli la Francia aggregando al suo Stato le gi� indipendenti provincie, e nell'apogeo della sua potenza non altrimenti oper� la Spagna; le quali tutte ci� nondimeno han formato, e con nesso indissolubile, un tutto omogeneo. Da noi soli si stim� non necessaria e superflua la divina azione del tempo che ai primi giorni delle cose toglie l'acerbit� delle violente trasformazioni e senza della quale nulla si compie nel grande opificio della Natura. Rendendo vituperoso il nome e l'idea di municipalismo, si volle ogni cosa conformare al tipo esemplare delle antiche provincie senza almeno il processo dialettico di un esame comparativo che rendesse omaggio a chi era pi� innanzi in fatto di nomotesia e di amministrazione, quasi che questa non fosse una municipale predilezione.


E da ci� poi venne la necessit� di affidare lo pi� importanti funzioni del nostro Stato agli indigeni delle stesse antiche Provincie, siccome esperti delle leggi e degli Statuti dati a modello, e che perci� fossero tenuti da meno molti eminenti uomini delle annesse parti della nostra penisola con ferita all'amor proprio Napoletano, stimandosi incapaci ad organizzare in novella forma lo Stato i figli di coloro che cos� mirabilmente seppero gi� trapiantare sul natio suolo l'immensa mole delle istituzioni del Tribunato e dell'imperiale Senato Francese. Riserbati ai non Napoletani i pi� rilevati impieghi ed abolite in Napoli tutte le generali Amministrazioni, e sbandato l'esercito regolare nel quale v'era pur tanto da utilizzare per l'esercito nazionale, soprattutto ne' suoi rinomati Corpi Facoltativi, un numero immenso di famiglie, perduto l'impiego, o l' attivit� della milizia, cadde nelle angustie della povert�, e la gi� grande miseria dell'eccessiva popolazione di Napoli, non pi� sovvenuta dalla mancata elemosina che largamente faceasi dai soppressi Monasteri e Conventi, � giunta a tal segno che per le vie ad ogni pi� sospinto bisogna stender la mano e sentirsi sanguinare il cuore, non potendosi sovvenire a tanti, le cui civili famiglie attendono un bricciolo di pane e qualche soldo per non esser cacciate dal lurido albergo a cui son ridotte. E lo stesso � a dirsi delle provincie minori, delle quali accrescono il malessere le rapine, gli impedimenti al lavoro e le devastazioni del brigantaggio.

Volendosi l'unit� della patria italiana, io certamente non dir� col Deutoronomio Maledictus qui movit terminum terrae antiquum,


ma dalla prudenza e sagacit� di uomini di Stato era da spettarsi che si andasse pi� a rilento e con pi� riguardosa circospezione nell'esautorare l'antica e classica sede delle civilt� pelasgica, greca e latina, e quella gran parte dell'Italia degli antichissimi padri nostri, che dopo sette secoli di guerre e di sconfitte, sullo scorcio dei tempi della Romana Repubblica, era a quella si poco soggetta che colla pi� terribile delle guerre, la Sociale, pose in forse i destini dell'eterna citt�, cui gi� obbedivano l'Africa e l'Asia; quella infine natural forma di regno che per tante generazioni si disputarono le pi� poderose dinastie del mondo civile, e che Napoleone il Grande si rimase dall'annettere al suo bel regno d'Italia, parendogli forse troppo enorme cosa il sottoporre Napoli a Milano per la quale, studioso com'egli era delle storiche tradizioni, per illustrare la sua dominazione, lo avea sedotto la longobarda Corona di ferro.

E qui da ultimo mi cade in acconcio di dire alcun che della nuova legge dei Registro e Bollo e della tassa delle successioni, le quali hanno in quelle Provincie estinto il credito, paralizzate lo contrattazioni e i giudizi, e addoppiato il dolore e il danno della perdita de'  pi� cari parenti. Una leggo simigliante a quest'ultima, abbench� di gran lunga pi� mite, fu col� promulgata un mezzo secolo indietro, e per aver prodotto i medesimi effetti della presente, fu ben tosto rivocata. 11 volere ad un tratto multare delle medesime taglie provincie in condizioni differentissime, le une gi� da lungo tempo francheggiate da libere istituzioni, con la potenza delle forze produttive moltiplicate dalla virt� dell'associazione,


ricche gi� d'industriali stabilimenti e d'interni ed esterni commerci, e del gran mezzo di economizzare il tempo che l'adagio inglese dice esser moneta, lo ferrovie, e le altre uscenti appena dall'inazione e dall'isolamento, effetto naturale di una Polizia, cui dava sospetto pur l'accostarsi degli uni agli altri per comuni interessi, e al tutto prive delle vantaggiose condizioni poc'anzi discorse, non era n� ragionevole, n� prudente,  n� giusto che in fatto di finanza e di amministrazione non si fosse lasciato alcun segno di emancipazione dallo stato pupillare ai grandi centri di popolazione che gi� eran sovrani. Richieste esse di un dato aumento di contribuzione al Nazionale Erario, avrebbero certamente compreso che la libert� � il frutto de' sacrifici, e saputo in qual modo pi� agevolmente e con minor disagio sopperire al bisogno, perocch� un altro volgarissimo adagio ne accerta saperne pi�. il folle in cosa sua che non il savio nell'altrui. Ma la cacoete di assimilare, il fanatismo della unificazione assoluta ed esclusiva di ogni variet� di generi e di specie, e del radicale annullamento di ogni autorit� locale disdissero ogni agevolezza al gi� Regno delle Due Sicilie. E pure la Svizzera nostra vicina non cessa di essere forte, rispettata ed indipendente, perch� d� alla libert� il suo pi� largo significato, lasciando alle ragguardevoli individualit� de' suoi Cantoni la facolt� di regolare i proprii interessi a seconda delle peculiari loro esigenze, una essendo politicamente e militarmente la cosa pubblica; ed a quei largo senso di libert� mirava per avventura l'organamento regionario che proponea l'onorevole Deputato Conte Minghetti.


Quanto io ebbi fin qui a dire, io non intendo che sia a biasimo speciale dell'ora caduto o dell'antecedente Ministero. L'errore fu di tutti e della stessa chiara memoria del Conte d� Cavour che iniziava il sistema, e che fu per lettere da me indarno avvertito della necessit� del tempo per far s� che Napoli dimenticasse la sua storia e divenisse membro passivo di un nuovo Stato. Un grande italiano, non inferiore ad esso lui per mente e criterio politico, lo sfortunato Cavaliere Pellegrino Rossi, avea gi� detto che il Reame di Napoli era per l'Italia la palla del forzato che meccanicamente fa grave e penosa per esso la facolt� di muoversi a suo talento, e che perci� non potea farsi l'Italia senza il pieno e durevole accordo con chi pur tanto pesava sulla bilancia politica della nostra penisola. Ma se non a biasimo speciale di alcuno io mi feci animo a parlare cos� schiettamente in questo illustre Consesso, intendo di averlo fatto perch� chiunque ne ha il potere si affretti a porre mano a rimedii eroici per iscongiurare i mali ed apportar sollievo alle deplorabili condizioni delle provincie Napoletane. Posta da canto la quistione romana che non � da noi il risolvere, io conchiuder� questo mio discorso con una mia antica e nella mia mente sempre ripetuta sentenza, ed � che l'Italia Una non pu� farsi che a Napoli, ove s'incontrano le maggiori difficolt� e i maggiori pericoli, e che non potr� istegrarsene la verit� se non coll'acquisto della Venezia, senza della quale, privi noi di una ben tutelata frontiera, la nostra indipendenza non sar� che un vanto precario, dovuto all'alleanza protettrice di un potente Vicino.











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