14 Febbraio 2018
Quello che più mi ha colpito in queste ultime settimane di campagna elettorale è stato il sentire che Di Maio – candidato premier per i M5S – votò per la prima volta nel 2006. Il che dimostra una accelerazione nel cambiamento politico veramente impressionante, un cambiamento che gli identitari non hanno saputo intercettare e per questo son fuori dai giochi – a meno che non si infilino in formazioni esistenti per tentare di portare nei palazzi romani qualche rappresentante e uscire cosi dal ghetto che la storia e la insipienza di taluni li ha confinati.
Ovviamente gli sparuti gruppi identitari presenti nel napoletano non avevano una forza di sfondamento come il comico genovese che “dal nulla” ha creato una delle tre forze politiche che si contendono oggi la guida del paese.
Dal punto di vista del risultato elettorale immediato, quindi, Zitara non avrebbe fatto la differenza e nessuno può dire quanti voti avrebbe portato la movimento che lo avrebbe sorretto.
La sua candidatura avrebbe però provocato un sfondamento mediatico a favore dell’identitarismo. In tanti si sarebbero domandati chi fosse quel “calabrese” sbarcato come candidato a sindaco di Napoli. Da Siderno, poi, paese noto alle cronache solamente per la cosiddetta Siderno-Group ndranghetista!
Qualche intervista ci sarebbe scappata e Nicola aveva tutti gli strumenti culturali, la verve e una memoria storica dei fatti politici accaduti dal dopoguerra in poi che gli avrebbero consentito di inserire nel dibattito partenopeo un bel po’ di provocazioni. Soprattutto nel mare stagnante della sinistra meridionale, luogo politico di tante illusioni per molti di noi – ancora oggi! – che non hanno inteso le lezioni di questi 150 anni e tirano fuori dal cappello magico una ennesima illusione, quella di un “neomeridionalismo” che non si capisce né cosa sia né dove ci potrebbe portare!
Alle elezioni politiche venne eletto grazie alle adunate oceaniche del tour di Grillo nelle piazze delle città, questo è ovvio, ma anche l’uso della rete per stabilire collegamenti tra i vari gruppi si rivelò vincente.
Forse dovremo andare ancora più a fondo per svegliarci e capire che fare squadra ci conviene.
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