L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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La spocchia del Corriere della sera

di Nicola Zitara

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Siderno, 5 Maggio 2004


I milanesi, e in genere la gente delle città vicine a Milano, da quando è stato fondato il Regno padano d'Italia, si comportano come quei villan rifatti che, arricchitisi a spese dell'aristocrazia e della Chiesa, sbandieravano ai quattro venti il titolo nobiliare (esempio, Camillo Benzo, il cui nonno ebbe da un parente [ampiamente cornuto] di Napoleone il titolo di conte di Cavour).

Oggi Milano fa il bello e il cattivo tempo in Italia, ma non le basta. Ci sputa in faccia la sua nobiltà. Nel 1959 era - più che una città in decadenza rispetto alla gloria di marca francese che aveva avuto durante il breve regno napoleonico - una città in decadimento, subordinata all'economia francese per i rifornimenti di seta greggia. Infatti l'intera area padana aveva dovuto rinunciare all'arte del telaio e alla fabbricazione dei damaschi, e piegarsi a produrre materia prima per l'industria lionese.

I nuovi occupanti austriaci ne avevano fatto, poi, una città di guarnigione da cui la stessa aristocrazia locale fuggiva. Basta leggere una breve biografia di Alessandro Manzoni per rendersene pienamente conto. Delinquenti, prostitute, malati di tisi e di tifo, vino a fiumi, sporcizia, corruzione.

Era divenuta la terza città d'Italia, dopo Napoli - una metropoli mondiale, una città emblematica per bellezza, cultura, civiltà, popolazione e ricchezza. - con cui non avrebbe neppure potuto entrare in confronto. Roma stava in mezzo: dopo Napoli e prima di Milano. Ma, siccome i dati statistici sono in Italia un falso continuo, è probabile che Milano fosse la quarta città per popolazione, dopo Palermo.

Il milanese Corriere della Sera sta offrendo al pubblico italiano un'enciclopedia all'insegna della spocchia milanese. La parola è esatta. Milano s'incensa, come faceva a suo tempo il sedicente conte di Cavour. Un incensamento a ritroso. O forse peggio: una lettura della storia d'Italia antidantesca e in chiave lumbard. Lo si vede chiaramente scorrendo una voce cruciale per la storia dell'Italia unita: Federico II di Svevia. Il fatto che l'imperatore ne fosse il paladino è appena adombrato. Delle solenni bastonate che egli inflisse alle città padane è detto di sfuggita, mentre il testo si dilunga sulla politica papale, al cui servizio operava la Lega lumbard.

Qualche pagina prima della voce Federico II ci si imbatte nella voce Federalismo. E qui incenso a strafottere. Cosa giustifichi l'aspersione è facile immaginare: una delle cose più furbe che Milano abbia mai prodotto, la cosiddetta Lega.

Tanto provincialismo è per me una novità Anche i colti assumono la pretenziosità dei cummenda. Nel corso degli ultimi ottant'anni, a Milano, sicuramente, sono state pubblicate parecchie enciclopedie. Personalmente ricordo l'Enciclopedia Sonsogno (prima della guerra) e l'Enciclopedia Garzanti, tuttora in commercio. Nessuna della due soffre della spocchia lumbard in cui è precipitato il Corriere.

Argomentiamo l'oggetto.

Nell'Italia preromana (da cui nacque la civiltà italiana, in nessun caso etrusca) non esiste uno Stato unitario. Esistono, come millenni dopo nel corso dell'età comunale, un centinaio di città megaelleniche. Fra queste, Siracusa è la più ricca e la più popolosa. E' più grande di Atene, con la quale può rivaleggiare in ricchezza e cultura. Al tempo di Archimede contende il primato di capitale mediterranea ad Alessandria d'Egitto. Di ruolo internazionale sono anche Agrigento, Taranto, Sibari, Crotone, Napoli, Capua.

L'enciclopedia del Corriere dedica a Siracusa 6 colonne (comprese le illustrazioni), a Sibari 20 righe, a Taranto 9 colonne, una colonna e mezza a Crotone, una colonna a Capua.

Fine della storia magnogreca e passaggio alla storia romana. A Roma sono dedicate 55 colonne. Sono 2500 anni di storia, di cui sette/otto come stato imperiale nel Mediterraneo e in parte dell'Europa continentale, matrice e modello comune dell'attuale (nefasta) civiltà occidentale.

Passiamo al Medioevo e alla nascita della civiltà moderna. Cronologicamente, le città significative per i contemporanei e determinanti per l'avvenire del paese italiano, oltre a Roma, sono: Ravenna, Palermo, Amalfi, Venezia, Napoli, Salerno, Firenze, Genova, Milano.

A Ravenna l'enciclopedia dedica 5 colonne. A Palermo, 5 colonne. Ad Amalfi, 1 colonna. Il volume con la voce Venezia non è uscito ancora. A Napoli, compresa la provincia, 9 colonne. Va ricordato che si tratta di un regno a sé stante durato otto secoli. A Salerno, 3 colonne. A Firenze, 9 colonne. A Genova, 8 colonne. A Milano, 22 colonne.

In effetti Milano non è che un piccolo ducato feudale, nobilitato solo in tre occasioni, le guerre tra i francesi e gli spagnoli, le guerre tra Napoleone I e l'Austria, la guerra tra Napoleone III e l'Austria. 22 colonne sono troppe. Non c'è proporzione.

Se quella milanese non è spocchia, trovate voi il termine giusto per definirla.

 

Nicola Zitara

 

 

 

 

 

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