L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


Lo specialista che viene da Pisa

di Antonia Capria

Siderno, 9 Luglio 2007

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La famosa Cassa per il Mezzogiorno, che  impiegò le sue risorse a costruire strade, ponti e acquedotti nel Sud, procurò lauti affari agli industriali del cemento. Le improvvise fortune dei cementieri procurarono incredibili invidie sulla piazza milanese. La Confindustria convinse il governo che il Sud non aveva bisogno soltanto di strade e acquedotti, ma di un’infinità di altre cose.

A Roma i soldi c’erano. Il miracolo economico padano era in pieno svolgimento, cosicché  Fanfani e Moro decisero un più ampio ventaglio d’investimenti a favore della parte meno fortunata d’Italia. L’analfabetismo era un fatto intollerabile in un paese civile, conseguentemente si decretò la scuola per tutti. Anche le malattie endemiche erano un fatto intollerabile in un paese civile, conseguentemente si stabilì che tutti dovessero  godere delle conquiste della medicina e della farmacologia. Il Sud ottenne, senza dover portare neppure un cero a Sant’Antonio da Padova, due miracoli, uno dietro l’altro.

“Troppa grazia, Sant’Antonio”. In effetti la spinta del Santo dei miracoli fu troppo forte e il povero Sud, più che mettersi a cavalcioni, cadde dalla parte opposta. Non c’erano professori e il livello di preparazione dei medici era ancora al tempo degli alchimisti, mancavano altresì i bidelli e gli infermieri. Però il Sud possedeva l’arte di sapersi arrangiare. C’era una gran quantità di avvocati senza clienti. Con un’abilissima decisione il governo li assunse a insegnare inglese, francese, storia, matematica, musica, disegno. C’era anche una gran quantità di pastori senza più greggi. Si decretò che fossero loro a fare i bidelli. Quanto ai medici, non ci furono difficoltà, i disoccupati abbondavano.  Ce n’era tanti, anzi, che si sviluppò una gran concorrenza nella categoria. Solo che questi medici disoccupati erano invariabilmente mancanti di una specializzazione.

Consapevoli della situazione le autorità locali chiesero aiuto al governo centrale. Aldo Moro si angosciò per mesi. “Che faccio? Faccio come Carlo V, che si affacciò al balcone e proclamò ‘Todos caballeros’? Ma al suo solito, gli venne meno il coraggio e non rispose. Al ché le autorità locali capirono che dovevano sbrigarsela da sole, che ognuno doveva provvedere, di testa sua, a formare i quadri del Servizio Sanitario Nazionale, in versione povero Sud.


Monologo dell’avvocato Angelo Malacarne,  presidente del consiglio d’amministrazione dell’Ospedale di Gigliocolo, Anno del Signore 1962.

“Dunque, dunque, dunque, questi posti non bisogna darli ai settentrionali, ha detto l’onorevole Trionfo. Vediamo, io ho tre cugini medici. Con mio cugino Ciccio copro il posto di medicina generale. Con Mario copro l’ostetricia: anche se non ha mai visto un parto, una levatrice brava la troviamo. Franco lo mando a dirigere il reparto analisi, tanto, se sbaglia, non se ne accorge nessuno! Mi restano quattro posti. L’oculistica potrei darla al figlio del Procuratore, l’ortopedia a Vincenzo Pensabene, l’otorino a Filippo Panza. Il problema è la chirurgia. Con la chirurgia, se sbagli una, sei perdonato, ma se sbagli due sono guai. Vediamo, Vediamo, vediamo…

“Poi ci sono sessantatré infermieri. Ma dove li trovo sessantatré infermieri? Intanto mi caccio dalle balle i miei tre coloni. Gli dico: Se mi lasciate libero il fondo,  vi do un posto da infermiere, più di centomila lire al mese…Sicuramente accetteranno…Restano sessanta. Dove li trovo? Qui deve intervenire il partito…”


Città di Gigliocolo, Piazza Raffaele Cadorna,

Anno del Signore 2007.

- ”Donna Virginia, avete visto che l’avvocato Malacarne è tornato a casa? 

- ”Ca no, Bettina! Angelo è cugino della bonanima di mio marito.

- ”Ma è vero che la figlia s’è maritata con un polacchese, mentre lui…lui… stava…non c’era?

- ”Ma che polacchese andate dicendo, non vedete che è bruno!. E’ spagnolo, un bravo medico.

- Me lo diceva il cuore, che non era polacchese. Queste signore polacchesi sono tutte bionde. Belle sono…Che carnagione bianca. …Istruite… Vengono a fare le serve a noi che siamo ignoranti.

- “Disgrazie della politica, Bettina. Il Signore… Ma vi vedo in mano la coroncina del Rosario. Avete  qualcosa?

- ”La salute, donna Virginia mia. Vado dal medico mio e gli dico: Mi fa male a questo braccio, dottore. E lui, neanche mi visita, e mi dà delle pillole…Un dolore di stomaco, donna Virginia mia, ogni minuto al gabinetto! Torno da lui e glielo dico, e lui mi dà una pomata. Però il dolore non mi passa. Allora mia figlia Rita, quella che è sposata con Gustavo Sorcino, mi dice c’è un medico, così e così. “C’è andata una mia collega, visita tutti i venerdì a Foglietta. Se vuoi telefono io… “ Così telefoniamo e prendiamo l’appuntamento…Trecento euro me li presto da Bruno dove vado al supermercato, perché, con questi tempi, quella miseria che ti passa il governo non ti basta…E neppure mio genero, il professore. Con tre bambini, che voi sapete quello che costano! Ci dico, andiamo a Foglietta…Un caldo in quella macchina, donna Virginia mia, che non vi dico. Mi sembrava di morire… Che era meglio che morivo. Perché, vi dico, questo professore viene da una grande università. Appisa, mi hanno detto…Sì, Appisa.

- ”Volete dire Pisa?

- Sì, sì, Pisa.  Mia figlia gli spiega… Forse un lucraino mi capisce e lui no… Mia figlia gli spiega, e lui mi mette la mano qui, sulla spalla, e mi gira il braccio. E mi gira. E io grido e gli dico che mi ciunca, ma lui mi gira. Quasi svenivo…Poi mi dice che devo tornare tutte le settimane, ché lui mi tira il liquido dal braccio…E voi capite, duecento euro alla volta, come faccio?

- ”Non vi scoraggiate Bettina. I soldi si trovano. Vedete il Signore vi ha fatto la grazia di incontrare me. Venite con me adesso stesso, alla Posta. La pensione la prendete lì? … Sì, allora venite con me. Il direttore è un amico di mio figlio Felice”. 






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