L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
Eleaml


Il Disagio

di Andrea Balìa
Napoli, 4 luglio 2006

Il disagio è una brutta bestia. E’ una sgradevole sensazione o situazione in cui un uomo avverte per l’appunto di non sentirsi in condizioni normali di essere sé stesso e d’esprimere serenamente i propri sentimenti o reazioni e quindi, per l’appunto, avverte di non essere a proprio agio. 

Ebbene una situazione del genere l’avverte in questi giorni un meridionale conscio della storia della sua terra, e magari anche sanamente appassionato del gioco del calcio. Mi riferisco, fin troppo ovviamente, alle partite del campionato mondiale di pallone ed alle relative performances della squadra italiana.


Viene di conseguenza, se si appartiene alla specie suddetta, di non sentirsi identificato e rappresentato da quella squadra. 

Le ragioni? Andiamo per ordine :


1) si è chiaramente - di certificazione - riconosciuti legalmente come italiani, ma nei fatti si fa fatica a sentirsi tale come senso d’appartenenza, in quanto annessi, colonizzati, depredati, e ridotti con la propria terra ad un mercato di braccia e di consumo di prodotti da oltre un secolo e mezzo. Prodotti d’una economia che porta vantaggi e danaro solo ad una parte della penisola italica.


2) si fa fatica, conseguentemente, a commuoversi o lasciarsi prendere emotivamente dall’esecuzione di un inno brutto musicalmente (poco più d’una marcetta) e con un testo intriso d’una vuota e fastidiosa oltre che desueta retorica, e il fastidio e la rabbia aumenta se, come succede a chi lo conosce, viene puntualmente in mente il bellissimo inno scritto da Paisiello per il nostro ex Regno del Sud per cui il confronto risulta quantomeno improponibile.


3) si guardano le facce dei componenti della italica nazionale, e sembra la fiera dei “fighetti” superpagati : Buffon che ha dichiarato di essersi giocato in puntate clandestine circa 2 milioni e mezzo di euro (e di averli -secondo lui- pure perduti, quindi anche stupido), Cannavaro (e dispiace, in quanto napoletano) che si è prodigato il giorno dopo lo scandalo delle intercettazioni a difendere il sig. Moggi, salvo a ritrattarne gran parte dopo 2 giorni visto l’improponibilità della sua tentata difesa, e così via ecc…ecc…; insomma un bel campionario di persone non proprio irreprensibili, salvo ad essere anche degli ottimi atleti…ma questo è un altro discorso.


4) nazionale composta in gran parte da atleti di quelle squadre indagate in questi giorni per truffa, slealtà sportiva, ecc…quindi rappresentati da giocatori di squadre del Nord non degne d’essere portate ad esempio come appunto rappresentanti i valori d’un popolo. E alla fine di tutto ciò dovremmo per incitarli anche gridare il nome d’una compagine politica il cui capo è l’esempio del più grande venditore di frottole che questa esimia nazione abbia mai prodotto?


Il disagio diventa eccessivo e si tifa per il Brasile, l’Argentina, o ancor meglio tutte le squadre sudamericane ed africane minori, almeno portatrici d’un calcio più onesto, sincero e divertente. Io sono e mi sento napoletano, e per le ragioni di cui sopra, faccio perciò gran fatica a sentirmi italiano e posso solo essere e rimanere tifoso del Napoli e simpatizzante di tutte le squadre del Sud! So anche che c’è chi ritiene questa posizione vicina a quella del traditore, ma la cosa oltre a non infastidirmi aumenta anzi il mio convincimento in merito. Perchè?


Perché le persone che si sentono tanto prese dal furore patriottico sono, guarda caso, le stesse appartenenti a forze politiche che difendono quella personcina dabbene di Vittorio Emanuele di Savoia dall’arresto che un cattivo magistrato s’è permesso d’attuare; sono le stesse che s’incavolano per le indagini di Calciopoli; sono sempre le stesse che volevano proporci 

il “pacco” della devolution (tenendosi però le banche e le assicurazioni del Nord e al Nord) per poi dirci dopo qualche tempo che ci avevano dato il federalismo e rinfacciandoci che manco così avevamo saputo far bene; le stesse persone per cui a Bossi gli scappano di dire certe cose ma poi in fondo “ha fiuto politico e realismo” (sic!); le stesse persone per cui Previti è un perseguitato; le stesse persone per cui “napoletani e calabresi sono gente senza speranza”, ma invece “c’è tutta una gran parte della Sicilia che sta iniziando a capire”.


Insomma tutte quelle persone che, unitamente a una gran parte che non sa, tiferà Italia a più non posso. Sarà difficile, lo ammetto, tifare contro, ma di certo il disagio di sentirsi sinceramente partecipi è altrettanto – se non più – difficile e molto ma proprio molto disagevole.




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