L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
Eleaml


LA FEBBRE E’ PROSSIMA

di Andrea Balìa
Napoli, 17 Novembre 2006

Bisogna smetterla e fare attenzione. Siamo vicini all’anno zero: il Sud sta esplodendo! E’ più d’una sensazione; è come quando avverti che non stai bene, che davvero qualcosa non funziona e sta per venirti la febbre.

Non stavi già bene, non eri in forma, ma ora sai che la malattia sta per colpirti. Il Sud deve smetterla con l’atteggiamento, come si dice a Napoli, di “attaccare il ciuccio dove va il padrone”, ovvero con il fatto che un Re vale un altro per cui si accomodino anche i Savoia, con “andiamo a fare la guerra per il nuovo Stato” tanto cantiamo “ ‘o surdato ‘nnammurato”, con “si accomodino pure il Duce e il suo fascismo” e facciamoci un’altra guerra, con “il PCI ci salverà” ma poi più che a Torino non ci porterà, con Lauro e l’elemosina  dei suoi squallidi pacchi di pasta e paia di scarpe, con il codismo alla DC e al suo trentennio che ha fatto qualche nuovo ricco collocato sulla collina di Posilllipo in case panoramiche che trasudano voti di scambio, ma ci ha lasciato una città scassata con periferie ghetto e con una camorra sempre più grossa ed infiltrata.

Con Bassolino nuovo acclamato monarca - pieno d’idee ma senza soldi e troppi amici - per una corte piena d’intellettuali saccente e autoreferenziale ma sfacciatamente impotente alle problematiche dell’ex capitale, con una strizzatina compiacente al nuovo unto del Signore discendente dalle brume lombarde che “vuoi vedere ci compra il Napoli” (e meno male che è arrivato De Laurentiis che almeno è di queste parti) e possiamo riciclare i vecchi democristiani in un nuovo “forzoso” papocchio politico.

Insomma basta!

Ad onor del vero due volte, dico due, e prima che qualcuno pensi me lo sia dimenticato, la reazione (ma sempre del popolo e mai dell’intelletto) c’è stata: quella dei “briganti” – purtroppo lontana e, ancor oggi, ai più quasi sconosciuta – contro il nuovo Stato che chiudeva (ahimè!!!) i conti col vecchio e secolare Regno del Sud, e una seconda volta con le giornate napoletane di resistenza nell’ultima guerra fatte da scugnizzi, “muschilli”, e da quella parte di popolo che il Bocca continua a chiamare “plebaglia incivile da millenni”.

Sbaglia due volte il decano giornalista – corroso da una rancorosa vecchiaia – perché:

1) la resistenza mica l’ha fatta solo lui e quindi per quale ragione se ne dimentica e quella delle giornate di Napoli sarebbe di serie B rispetto alla sua, e non tale da essere ricordata e fargli dire e ritenere un popolo eroe invece sempre appellabile come “plebaglia incivile”?

2) se fossi in lui non mi avventurerei indietro nei millenni dove il paragone con le zone delle sue amate montagne lo vedrebbe perdente in paragoni di cultura, civiltà, status economico, condizioni igieniche, ecc… E poi glielo si dica una volta e per tutte: non ci racconta nulla di nuovo…infine lui e qualcun altro sono solo dei pivelli replicanti di lontani e cattivi maestri (Croce docet!) che ben conosciamo!

Tornando a noi: quei due esempi dicono che è passato troppo tempo dall’ultimo (più di mezzo secolo) e che o ci si organizza o l’esplosione derivante dal degrado economico e civile, il sottosviluppo, la criminalità micro e maxi con regia camorristica scasserà definitivamente il giocattolo.

Ma l’avvertimento a smetterla vale anche per il Nord e lo Stato italiano. In un sano e oserei dire doveroso egoismo - derivante da una conoscenza e consapevolezza storica -, e visti i nostri problemi, non è che dobbiamo affliggercene più di tanto. Il Nord scoppierà di conseguenza a scapito di quell’idea d’Italia che tale è rimasta.

Non servono eserciti, pannicelli caldi e qualche retata temporanea di polizia. Serve ben altro: banche, infrastrutture, imprese, lavoro, ecc…basterebbe guardare alla Germania che è ritornata una dopo il muro di Berlino, ed a fronte d’una volontà, non d’annessione ma realmente di recupero ed integrazione, ha ricostituito con sacrificio ma determinazione una nazione con diritti ed economie ugualitarie in pochi anni.

Noi possiamo attendere e poi organizzarci, se succedesse come invoca il compatriota Giuseppe De Gennaro in fondo ad un suo articolo: “facite ‘sta madonna ‘e secessione e jatevenne..”, oppure adoperarci perché si affronti veramente il problema Sud (auspicabile ma molto poco praticabile con questi politici centro/nordisti e con l’ascarume di quelli meridionali), o ancora  seguire la difficile ma dignitosissima idea separatista di Zitara.

Poi facciano come credono, e come è presumibilmente prevedibile, ma attenzione a tutti: la febbre sta per arrivare!



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