Il 4 Novembre dell’anno 1918, con la sconfitta epocale dell’Impero austro-ungarico, le città toscopadane conclusero il percorso militare del loro Risorgimento, che era cominciato sessant’anni prima, nel 1859, con la calata in Italia dell’esercito francese e l’annessione della Lombardia, ceduta dall’imperatore Napoleone III al Piemonte sabaudo. Dal novembre 1818 anche le città di Trento e Trieste entrarono a far parte del Regno d’Italia. La Prima Guerra Mondiale, a cui l’Italia intese partecipare, sebbene l’Impero austro-ungarico si fosse dichiarato disponibile a cedere le due Città irredente, si svolse sulle Alpi venete, durò più di tre anni e comportò, per la parte italiana, più di mezzo milione di caduti sul campo e più di un milione di mutilati e di invalidi. All’immane e inutile guerra, e alla connessa carneficina, i contadini meridionali dettero un contributo decisivo. Per la prima volta, dopo molti secoli, la Toscopadana riusciva a vincere una guerra. Il sacrificio di sangue meridionale fu decisivo e percentualmente superiore a quello delle popolazioni toscopadane. Ma ciò non bastò a superare la condizione di inferiorità e colonialismo che aveva contrassegnato l’ingresso del Napoletano e della Sicilia nell’Italia unita. L’ingratitudine, lo sfruttamento, l’ipocrisia sono i non valori con cui il Sud partecipa alla retorica nazionale. E’ doveroso porre fine all’inganno. L’alleanza è rotta nei fatti. Torniamo alla nostra indipendenza e alla dignità con cui, nell’Ottocento, i cosiddetti briganti combatterono contro i francesi e i piemontesi invasori. |
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