L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
Eleaml


Bossi al profumo di bergamotto

di Nicola Zitara

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Siderno, 30 giugno 2005

I politici calabresi, servitori di due padroni, come Arlecchino, hanno accolto plaudenti la calata a Reggio Calabria del bossista Roberto Calderoli, un uomo da prendere a calci proprio nel mezzo del suo fornito deretano. Da annegare, no. Gente come Calderoli continuerebbe a galleggiare.

La Rivolta di Reggio è lontana 35 anni ed è lontana anni luce la gente che si oppose coraggiosamente ai maneggi dei politicanti del tempo.

Cosa vuole la ciurmaglia bossista dai meridionali?

Dai meridionali qualunque proprio niente. Vuole invece qualcosa dai politici che, in un modo o nell’altro siedono in parlamento, o contano comunque, come l’Arlecchino di ultima generazione, a nome Franco Corbelli (da corbelleria).  Troppo facilmente questa gente ha dimenticato le sferzanti e gratuite offese di Bossi e dei suoi lumbard ai terroni, all’Etna che doveva sommergere, a noi marocchini d’Italia, indegni di asciugargli i piedi.    

La storia del Fascio (e non lega) Bossita è tortuosa. In partenza voleva piegare Roma e condurre gli italiani a subire il comando politico milanese. Era ciò che mancava a Milano, che già aveva il comando economico, giornalistico e culturale. Ma il corrotto ambiente dei politici e tutta la consorteria nepotistica e televisiva romana hanno resistito tenacemente. Sono riusciti a conservare la greppia. Cosicché Bossi si è dovuto adattare a convivere ed è approdato a strategie di accerchiamento. L’obiettivo è sempre quello, ma le procedure politiche si sono fatte più esperte, potremmo dire pretesche, senza voler offendere il Credo e i Credenti.

Cambiamo la Costituzione, passiamo dallo Stato centrale a uno Stato decentrato o decentrale, dice Bossi. E’ il modo naturale per portare a compimento l’unità padanista, con i lumbard che non debbono più contrattare con Roma i privilegi acquisiti sin dal tempo di Cavour.

La gente del Sud non ha alcun interesse a restare sotto il comando di Roma capitale. Roma capitale ha la funzione di catturare il consenso meridionale a carico del sottosviluppo meridionale e a favore dello sviluppo centrosettentrionale. In questo senso valorizza gli intrighi della classe politica meridionale, che senza l’esigenza di questi intrighi sarebbe cacciata letteralmente a pedate. Ma non ha nessun interesse a veder trasferiti gli intrighi da Roma a Milano. Semmai avrebbe interesse a veder finiti gli intrighi.

Il Sud era un grande paese, il meglio governato della vecchia Italia. Il suo interesse è svincolarsi dall’abbraccio strangolante dell’Italia restante. Via Calderoli, ma via soprattutto i nostri politicanti, che fanno rimpiangere le forche borboniche.

Quanto al ritorno alla spelacchiata lira bisogna dire quanto segue. La moneta è carta, non vale più della carta su cui è stampata.  Ma chi ha il diritto di emetterla acquista una potenza inaudita, in quanto la carta che la banca d’emissione mette in circolazione bisogna restituirla e con gli interessi. E per restituirla bisogna lavorare e vendere prodotti. Ora Milano vuole stampare lei carta, perché chi la stampa è ricco senza dover lavorare o dare qualcosa. Con la sua carta gratuita comprerebbe l’Italia intera, i beni dei cittadini e il lavoro di tutti.

Inoltre, più carta stampa, più essa si svaluta. E più si svaluta la carta più rapidamente cala il valore reale del debito pubblico, definito da una cifra nominale (che non cambia nel tempo). 

A  Calderoli c’è da dire solo una cosa: “Falla in quel posto!”

Nicola Zitara

La bugia delle Bandiere Azzurre

Forse tutti i sindaci d’Italia fanno sventolare azzurre bandiere sui loro comuni, dove il mare è invariabilmente sporco o fintamente pulito. Ma l’inganno non dovrebbe trovare il consenso delle popolazioni e dei procuratori della Repubblica. Specialmente in questa nostra area locrese. Qui siamo all’ultimo gradino della scala nazionale. Avremmo, meglio degli altri soltanto il sole e il mare. E dovremmo avere un reale interesse a tenere pulito il mare. E’ la sola merce che vendiamo, tolta la droga. Dovremmo fare di tutto per non sporcarlo e non farlo sporcare. Cosicché il mentire sulla sporcizia, la quale c’è e resta nonostante l’azzurro delle bandire, è un comportamento identico a quello dei vari Calisto Tanzi, che sono l’orgoglio  della malavitosità padana.

Antonia Capria 







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