L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Commento: la funzione storica e politica delle maleparole

di Nicola Zitara

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Siderno, 28 Giugno 2002

Per un meridionale, il vero problema non risiede nel preparare un’imboscata per somministrare a Bossi un fracco di legnate, ma nella fine del grande capitale e dei grandi capitalisti dalla scena mondiale, i quali, se può parere che avvantaggino il progresso, hanno già portato miliardi di uomini a morire di fame e tutti gli altri sulla soglia della morte ecologica.

I fatti dell’ultimo decennio attestano che neanche le nazioni collegate agli affari del capitalismo – per esempio l’Italia – si sottraggono a questo destino già scritto. Si salverebbero soltanto Lor Signori, la servitù e i pretoriani, a Lor Signori strettamente necessari.

Occorre una nuova direzione al governo del mondo. Ma c’è da chiedersi: a nascere sarà prima Giove dalle viscere di Zeus, e poi gli altri dei dal cervello di Giove?

Come sempre nella storia delle società umane, la logica olimpica è sovvertita. Giove ancora non si sa se ci sia e dove sia, ma le immagini di Marx, Lenin, Rosa Luxemburg, Gandhi, il Che, Martin Luter Kung, Karol Wojtyla sono già state collocate nei loro rispettivi templi. La storia sociale va avanti attraverso prove e riprove, eventi voluti ed eventi imprevisti, errori capaci di compromettere l’azione, e operazioni indovinate che, però, al momento appaiono insignificanti.

L’imbecillità di Bossi e la tracotanza dello stronzobossimo non aiuteranno gli europei a superare lo Stato nazionale, di origine feudale e culla del nazionalismo capitalistico. Mi permetto di ricordare ai lettori un ben diverso prodotto: il libro del meridionalista liberale, Francesco Compagna, dal titolo L’Europa delle Regioni, dal quale può partire una concezione accettabile di una diversa struttura geo-politica in Europa.

Un’operazione che per noi meridionali sarebbe risolutiva sul piano produttivo, occupazionale e civile ("civile" nel senso delle liberà private), anche se il resto del mondo potrebbe giudicarla insignificante, consiste nella liberazione del paese meridionale dalle banche italiane, a cominciare dalla Banca d’Italia, le quali operano nell’ottica del capitalismo padano e quindi contro il paese meridionale e la sua gente (va ricordato che gli uomini non sono dati contabili, ma individui che aspirano alla felicità personale).

Sull’argomento banca ho scritto articoli per quarant’anni. Alcuni di essi sono leggibili su questo stesso sito. E'quindi inutile (e noioso per me) che mi ripeta .

Ricorderò soltanto alcuni assiomi politici.

C’è una politica bancaria nazionale, che lo Stato italiano (padano) impone attraverso la Banca d’Italia. In tale ambito, il Sud è terra di conquista. Al Sud la banca ha ordine di non rischiare. Si confrontino i lamenti e quel che segue per i pochi euro che la banca padana storicamente perde al Sud con i milioni o miliardi di euro che mette a rischio con il sistema padano (non è il caso di dimenticare che l’IRI fu imposto dalle bancarotte industriali e bancarie) , non ultimo l’aiuto che sta dando e darà agli Agnelli e alla città Torino, una cifra che sicuramente gli italiani saranno chiamati a pagare (tale e quale l’IRI). La banca padana lavora i nostri risparmi sia al Sud sia al Nord, ma quando li presta all’impresa settentrionale pretende un tasso di sconto vicino al 5 per cento, mentre quando li presta a noi pretende un tasso di sconto del 14 per cento.

Si tratta di un’assurdità politica e di una violenza commerciale. Il paese meridionale è ricco di lavoratori modernissimi e di soldi, ma senza una banca indipendente non si possono fondare nuove imprese.

Bossi immagina che qui la gente sia ignorante e fessa come lui. Il federalismo utile a noi, non riguarda i tre parlamenti, che poi sono una presa per il culo, ma un sistema bancario libero e indipendente. Se lo Stato italiano accetta il federalismo tributario e non adotta allo stesso tempo il federalismo bancario, è come se decretasse la propria morte.

Nicola Zitara

 

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