L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
Eleaml


Il bordello

di Nicola Zitara

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Siderno, 4 marzo 2006

Si era convenuto che il bimestrale “Due Sicilie” pubblicasse il programma e lo statuto del partito separatista. Evidentemente chi lo dirige o ispira, avendo cambiato idea, non l’ha fatto. Invece, sul numero oggi in edicola, dopo un inutile panegirico del separatismo, viene detto:

“La redazione di questa rivista è a disposizione di questa idea [il separatismo] ed esorta tutti i movimenti politici meridionalisti a unirsi, pur mantenendo i propri simboli locali [sottolineatura mia], per realizzare questo unico vero Sud.


Per attuare questa confederazione meridionalista è indispensabile mettere al vertice una persona super partes a garanzia della correttezza e dell’imparzialità dell’indispensabile coordinamento a cui tutti dovremmo fare riferimento per realizzare l’unitarietà politica. Noi proponiamo il Prof. Nicola Zitara [che sari io] etc.”.


Meno male che non mi è stato chiesto di recarmi a piedi scalzi e con il capo cosparso di cenere dal siculo, on. Lombardo, e dal suo attaché dott. Majorana!


Per trattarmi come un bambino che fa i capricci e che bisogna distrarre con una fanfaluca, evidentemente chi ha scritto e chi ha suggerito il testo riportato mi considera un infante.


Al tempo di Dante Alighieri, e da molti secoli prima, e per almeno due secoli ancora, l’Italia era il paese all’avanguardia nel mondo. Non solo la sua Firenze e le Città dove Egli soggiornò, provando come sapeva di sale il pane altrui e come fosse faticoso scendere e salire gli scaloni dei castelli signorili, ma cento altre città, salendo da Palermo, fonte originaria della rinascita culturale in appresso chiamata italiana, per arrivare a Venezia e a Genova (a Torino no).


Nonostante i primati (che dopo saranno chiamati italiani), Dante descrisse l’Italia come un bordello.


Perché?


Perché il paese più civile del mondo, il fondatore della civiltà occidentale, era troppo civile per organizzarsi politicamente sul principio dell’ubbidienza, come l’orda barbarica. 


I movimenti neoborbonici o separatisti che crescono come i funghi al Sud e al Nord d’Italia sono un esempio straordinariamente eloquente del bordello dantesco.


In suo libro politico, il De Monarchia, (la traduzione italiana si trova nelle librerie a pochi euro), Dante propugna il principio dell’organizzazione in forma non ordalica, ispirandosi alla breve ma fulgida esperienza siciliana e meridionale di Federico II, stupor mundi. Il papato e le città padane, inclini a non voler pagare le tasse, gli fecero guerra. Lui morto, il figlio Manfredi tentò di unificare l’Italia e di portarla alla condizione di “non bordello”, ma cadde in combattimento.


Il principio organico del bordello-prima-di tutto è consono alla partitocrazia inaugurata con la Costituzione repubblicana. Se i separatisti/non separatisti meridionali  intendono continuare nel bordello, sono affari loro.


Il Partito separatista degli Italici è impostato in forma democratica ma non bordellare. Chi vi aderisce è libero di proporre qualunque cosa gli salti in testa. Se la maggioranza sarà d’accordo, buon per lui.


Però nelle more tra una deliberazione di livello centrale e l’altra sarà tenuto a obbedire. O ad andarsene.


Non si tratta di un percorso militare all’indipendenza, ma della preparazione di uno Stato italico capace di darsi ordine, di creare lavoro e di ricostruire la pubblica moralità, dopo secoli di bordello.

Direi di più: uno Stato capace di preparare un’aristocrazia culturale, civile e politica, la cui assenza portò per ben due volte alla rivoluzione importata da fuori (in sostanza entrambe le volte dalla Francia) e alla caduta del saggio, aperto, civile, e nei limiti del possibile, prospero governo borbonico.


Cari amici di “Due Sicilie”, ci salutiamo qui. Vi ringrazio per l’onore, ma ciascuno di noi ha il dovere di ispirarsi a quello che crede il meglio per la nazione italica. 

Nicola Zitara

 




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