L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Io - modestamente - dissento

di Nicola Zitara

Siderno, 5 Marzo 2008

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Giungono attraverso i cavi che trasportano la posta elettronica parecchi messaggi ispirati all'autonomismo meridionale, inteso come panacea per i mali del Sud. Questa corrente del meridionalismo fu contemporanea alla nascita della maledetta unità (confrontare l'informato libro di Domenico Demarco, Unità e regionalismo, ESI, Napoli).e vide come protagonisti degli intellettuali appartenenti al cattolicesimo liberale. Venne ripresa con il nuovo secolo da don Sturzo, il quale fu anche il fondatore del partito cattolico dopo la Guerra mondiale. Caduto il fascismo, l'autonomismo cattolico ispirò larghi settori della democrazia cristiana. Venne accettato anche dai socialisti e divenne un principio della costituzione repubblicana.

Come tutti possono verificare le autonomie regionali rappresentano uno dei più grossi disastri inaugurati dello Stato postsabaudo e repubblicano. Ciò chiarito, mi sembra inutile stracciarsi le vesti a favore del vecchio regionalismo.

Politicamente lo stronzobossismo non rientra nella corrente autonomistica, ma piuttosto nella logica del fotti compagno. Nell'ambito dell'Italia sabaudamente unita, la Lombardia, una terra dove la gente sa farsi i conti sin dal tempo del Barbarossa, ha guadagnato molto più di quanto ha pagato. Elencare tutte le fonti dei guadagni lombardi non è facile e sarebbe lungo. Ne ricordo due soltanto. Dopo la Seconda guerra mondiale si concentrò a Milano e nei dintorni una parte consistente della produzione industriale. Il resto del paese prese a comprare prodotti lombardi pagandone il valore. Ora, il valore dei prodotti industriali  incorporava in quella fase storica un  extraprofitto connesso all'alto rischio imprenditoriale e la remunerazione di un'alta produttività del lavoro. Il resto del paese lo ha pagato  al prezzo di mercato. Giustamente secondo i lombardi. Solo che il capitale liquido che essi usarono veniva da tutta la nazione e  che i loro imprenditori pagarono salari decurtati, in quanto gli operai che lavoravano per loro erano contadini emigrati dal cosiddetto mezzogiorno.

I lombardi, che ripeto sanno farsi i conti, intorno agli anni Settanta vennero chiamati a restituire qualcosa dei vantaggi conseguiti nei decenni precedenti. Ma siccome sono lombardi sin dal tempo delle Crociate, hanno deciso di sottrarsi alla nazione, per sottrarsi all'onere della restituzione.

Seconda cosa. Tramontato il privilegio della produzione industriale sull'agricoltura, è il fiorito il privilegio finanziario e borsistico. Ghe penso mi, anche qui i cummenda si sono assicurati un monopolio. Lo stronzobossismo usa politicamente il concetto di universalità del mercato - comunque di europeismo del mercato - e separatismo erariale.

Il paese meridionale è handicappato, non ha vantaggi attuali, ma solo qualità nascoste, dimenticate e quasi perdute. Non può attualizzare queste qualità nell'ambito del sistema toscopadano. Sia che esso torni centralista sia che porti ancora avanti l'autonomismo. Per quanto autonomismo possa vigere al Su, sarà diverso dallo stronzobossismo lombardo, che è usura nazionale. Sarà sicuramente perdente, come sarà perdente il pontismo del siciliano Lombardo e il suo autonomismo narcoeuropeista. Il problema non è il ponte, ma la sorgente del fiume di danaro che i bossisti incassano.

I mali del paese meridionale (l'Ytalìa pre-ellenica) sono grandissimi. Parecchi sono antichi, i più sono italiani. Si può tentare di affrontarli, ma non certo facendo parte di un paese in cui ci sono anche la Lombardia, la Liguria, la Toscana, le cui popolazioni hanno una cultura avanzata in tutto, quindi anche in materia di profitto e di usura. Costi quel che costi, se l'Ytalìa vuole tornare a essere ciò che era prima di Roma imperiale e anche prima della Roma dei papi (al tempo degli sconfitti Federico II e Manfredi), o almeno quella che fu in età borbonica, deve liberarsi dalla Toscopadana e dall'Europa carolingia o kõllista, che dir si voglia. Regioni, macroregioni, autonomismo, sono prodotti soporiferi. Nella storia contemporanea c'è solo un momento promettente per l'Ytalìa, quello del regno di Ferdinado II. Era indigesto al Regno Unito e all'Union Jact, fu quindi cancellato. Ma oggi l'Inghilterra non conta più quanto nell'età della Restaurazione. Si può tentare, quindi. Comunque, non credo ci sia altra lezione politica applicabile al Sud odierno che quella vecchia del grande re Borbone.  Il quale commise un solo grande errore, quello di voler tenere sotto di sé anche la Sicilia.





 

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