L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Le cause della crisi

di Nicola Zitara

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Siderno, 4 giugno 2010

Quale fu la causa della caduta dell'Impero Romano? Gli storici ne enumerano molte, e non potrebbe essere altrimenti,  per esempio il venir meno di manovalanza fatta di schiavi, la pressione dei barbari sulle frontiere, il diffondersi del Cristianesimo e dell'idea di un dio trascendente, la nascita del latifondo, etc. Insomma, non ci fu un'unica causa. Così adesso. La crisi attuale ha veramente come causa unica le malefatte delle banche? E' poco credibile. Anche se la domanda è molto più ponderosa dell'informazione e dell'intelligenza di chi scrive, non è difficile intravedere una serie di altre cause. Una di esse è costituita sicuramente dal diverso grado di sviluppo delle nazioni. Tra la condizione d'esistenza di un tedesco e quella di un somalo c'è un salto temporale pari a 2500 anni di storia - se prendiamo come termometro la Calabria, da prima della Magna Grecia ai giorni nostri. Ancora 30 anni fa un somalo ricavava il recipiente con cui trasportava l'acqua dalla pelle di una capra morta, mentre un tedesco attingeva l'acqua dal rubinetto già da 80 anni; un tedesco ascoltava a teatro una sinfonia di Beethoven, mentre un somalo si esibiva in una danza tribale al suono di un tamburo fabbricato con il solito otre di capra. Differenze abissali, ben lontane a tutt'oggi dall'essere colmate per quanto riguarda la Somalia! - colmate invece in altri paesi, per esempio la Cina. Ma solo in apparenza. La Cina ha raggiunto uno standard industriale invidiato dall'Occidente, però un tedesco ha un reddito di quarantamila euro l'anno, mentre in Cina la media pro capite sta verosimilmente sotto i quattromila. Questo salto, in un mondo globalizzato in cui quasi tutti gli indumenti che ho addosso sono made in Cina, è una gravissima fonte di crisi. Crisi per la Cina e crisi per l'Italia! Quanti anni, quanti decenni occorreranno per saldare il differenziale? I cinesi avranno la pazienza d'aspettare? E aspetteranno gli italiani di Toscana che prima confezionavano le camicie e i calzoni per me?   

Le borse mondiali comunicano fra loro in tempo reale. Un trilione di dollari, che prima stava di casa a Londra, un minuto secondo dopo ha preso residenza a Mosca. Un trilione è un capitale finanziario capace di comandare lavoro a  un milione di persone - in Italia pari a un quindicesimo di tutta la classe operaia. Con un solo gesto della mano, con un solo segno sul video si può piegare una nazione, distruggerne il capitale storico e annientarne l'avvenire. C'è al mondo una forza, una legione di carabinieri autorizzata a intervenire e capace di farlo? Non esiste. Non esiste uno Stato globale, uno Stato della Nazione Umanità. E se qualcuno si mettesse in testa di farlo, quante e quali guerre scatenerebbe?  I costi umani pagati dagli Italici e dalle popolazioni circostanti per edificare l'Impero Romano, al confronto, si possono leggere con indulgenza. 

Esistono al mondo capitali più che sufficienti a dare lavoro ai sette miliardi di viventi che popolano il Pianeta, ma non esistono sette miliardi di persone che possano comprare un'automobile, con la duplice conseguenza che una parte notevole dell'Umanità non ha lavoro e che una parte notevole del capitale finanziario non trova modo di fruttare onestamente. Il lavoro è moderno, ma l'organizzazione del lavoro è antica almeno quanto il negozio romano Locatio operarum, il contratto di lavoro salariato. Un mio concittadino, che lavora per la Confindustria, mi ha fatto avere uno studio secondo il quale in Occidente la settimana lavorativa potrebbe essere ridotta a venti ore senza danno alcuno per il Pil totale. Ciononostante abbiamo una massa incredibile di disoccupati e un flusso inarrestabile di poveri verso i paesi industrializzati, che aggiungono sovrappopolazione a sovrappopolazione. Li accogliamo in quanto abbiamo leggi civili, ma più razionale sarebbe il riorganizzare l'economia mondiale in modo che coloro che fuggono abbiano un lavoro a casa propria.

Fra gli altri mali, l'assenza di un impegno personale per tanta parte dei giovani fomenta l'uso di droghe. La droga, che muove capitali su scala mondiale, fa sì che il capitale pulito si mescoli con i capitali sporchi, sporcando quel poco di nobile che il sistema capitalistico ha nel quadro del sistema sociale occidentale. La droga come surrogato del welfare state, un beneficio accessibile ai pochi e inaccessibile alle moltitudini? Anche questo è un male dei tempi di crisi, di tempi in cui l'umanità, civilizzata dal benessere, si gode lo scempio di se stessa. L'inquinamento petrolifero del Golfo del Messico tocca i ricchi e i poveri, oltre che degradare l'ambiente per tempi secolari. Scialo automobilistico e distruzione dell'habitat! Anche questo è un male dei tempi di crisi, questa volta della crisi morale indotta dal privatismo, dal particolarismo insito nel sistema capitalistico in disfacimento. Questo stesso privatismo che orienta il mondo occidentale comporta che la nazione meridionale non sia in condizione di dare un serio contributo alla ripresa del Pil italiano. L'Italia unita ha fatto del Sud una colonia di consumo, dacché era un aggregato notevolmente produttivo. Il Sud è una nazione senza un suo Stato che governi le risorse attuali e potenziali, e ciò è causa di disoccupazione e d'improduttività. A livello globale e a livello locale, occorre una nuova filosofia sociale, adeguata ai tempi. Da dove verrà?











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