Non potendo partecipare all'incontro di Gaeta fissato per l'8 dic. 2007, invio il seguente messaggio. Nicola Zitara
Lo Stato italiano, come assetto unitario delle popolazioni di tutte le regioni, è esistito ed esiste come raggiro e truffa della gente del Sud. I processi costituzionali in atto e la politica generale dei governi romani, nell'ultimo ventennio, hanno avviato un processo che porterà da qui a non molto a un dualismo anche formale (federalismo fiscale), mentre si insiste a tenere celato il dualismo sostanziale che esiste a partire dalla nascita della grande industria padana (1885-1900), che si oggettiva nello scambio coloniale tra lavoro a tecnologia avanzata e lavoro a tecnologia arretrata; tra una condizione di piena occupazione e una condizione di dilagante disoccupazione. Già tutto questo richiederebbe che si rispondesse alla domanda: "in che senso l'Italia è una nazione?". Tuttavia la liberazione del Sud dalla condizione coloniale e dal disastro morale e materiale in cui è stato precipitato, è cosa ben più impegnativa di una lite fra le popolazioni regionali circa le regole della convivenza cosiddetta nazionale.
Il Partito separatista è stato sconfitto con la lotta detta del brigantaggio. Oggi riprende in forma non violenta.
Al partito separatista può appartenere chi è nato da genitori meridionali, indipendentemente dal luogo di nascita e chi ha condotto e conduce una vita moralmente sana, qualunque religione professi.
Il partito separatista è a favore del libero mercato delle merci nazionali, ma si oppone ai monopoli privati di fatto, all'uso non regolamentato del territorio e dell'ambiente, è contrario agli scambi commerciali internazionali non disciplinati dal potere politico. In materia di rapporti di lavoro subordinato è a favore di una loro disciplina normativa e propugna l'organizzazione cooperativistica delle imprese.
Il partito separatista è organizzato nella forma del centralismo democratico ed è gestito da un direttorio di tre membri, in carica per un anno e non rieleggibili. Le iscrizioni sono vagliate e accettate a livello centrale. Gli iscritti parteciperanno alla vita politica a tutti i livelli senza allearsi né allo schieramento di maggioranza né a quello di opposizione. Sul territorio del paese meridionale gli eletti presenteranno nelle assemblee i problemi pratici particolari e i problemi generali e politici delle popolazioni meridionali, astenendosi dal partecipare alle votazioni. Nei luoghi di immigrazione, parteciperanno alle attività dei corpi elettivi per difendere gli interessi degli emigrati, parteciperanno alle decisioni e assumeranno eventuali compiti di governo. A livello parlamentare formeranno un proprio gruppo e parteciperanno al dibattito in aula soltanto per enunciare e difendere gli interessi del paese meridionale, mai per votare.
La iscrizione al partito separatista è incompatibile con chi detiene al momento cariche pubbliche elettive, con la professione di giornalista professionista alle dipendenze di quotidiani, di settimanali e di enti televisivi d'interesse nazionale. Non è consentita a chi milita in altre formazioni politiche e ai militari di carriera.
Il paese meridionale non ha il proponimento né i mezzi né gli uomini per intraprendere una lotta armata di liberazione. L'indipendenza sarà proclamata in seguito alla secessione dei parlamentari meridionali dal parlamento italiano e al voto popolare.
Gli iscritti al partito separatista si adopereranno a favore della creazione di banche locali e si impegneranno a contrastare le banche padane, attive nell'area meridionale. S'impegneranno altresì a contrastare l'occupazione e l'uso del suolo meridionale da parte di capitalisti padani, specialmente nel caso di industrie inquinanti e di industrie estrattive.
Gli iscritti in nessun caso, con la parola o lo scritto, si appelleranno alle istituzioni elettive. Nei casi di reato, se l'appello al popolo si ritiene non possa bastare, invocheranno l'intervento della magistratura.
Le sezioni locali del partito renderanno pubbliche le decisioni prese.
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