L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Battaglie navali e guerre terrestri

di Nicola Zitara

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Siderno, 5 Giugno 2009

Nel duale Regno dei Borbone, Palermo e Napoli si fecero sempre male reciprocamente. Credo che si possa tranquillamente affermare che l'indipendenza meridionale ebbe un'ingloriosa fine perché la Sicilia era stanca d'essere subordinata a Napoli. I decenni di metà '800 furono contrassegnati da un'ulteriore e stanca decadenza dei paesi mediterranei. Francia e Inghilterra proseguivano con rinnovato impegno alla colonizzazione delle coste meridionali e orientali del Mediterraneo, dell'Africa e dell'Asia. Persino il Regno progettò qualche espansione in Oriente (Elvira Contino, Mire espansionistiche del Regno di Napoli del secolo XVIII...). Nel  XIX e nel XX secolo, l'Europa era l'industria, l'Africa e l'Asia i beni industriali dovevano comprarli. In tale ambito culturale, la rinascita del Sud italiano (Sicilia + Sardegna + Napoletano) era normalmente concepita come indipendenza in vista dell'industrializzazione e la piena occupazione delle masse proletarie.   

La decolonizzazione, la globalizzazione, internet, la diffusione del sapere ci costringono a mettere in secondo piano un'interpretazione industrialista della rinascita e dell'indipendenza meridionale.

La guerra fra le due Italie, che risale ai tempi di Archimede, del console Marcello, di Roma e di Cartagine, non finisce, ma non si combatterà più sul Volturno e sul Tronto ma per mare. La posta in gioco non sono più i centri siderurgici, ma i porti e i cantieri navali. Il Mediterraneo non è più un mare che divide, ma un mare che lega. Rinasce il Continente Mediterraneo, che la scoperta dell'America e lo sviluppo dell'Europa centrale avevano cancellato dalla cultura economica e politica.

Nella corsa già aperta per il controllo delle rotte commerciali mediterranee il Meridione non è perdente in partenza.  Tuttavia la guerra Sud/Nord ci sarà. C'è sempre stata. Dopo la caduta dell'Impero romano, per più di cinquecento anni, Venezia, Pisa, i Longobardi, i Normanni combatterono il primato di Amalfi e riuscirono a sopraffarla. Nei settecento anni che seguirono - il Regno sottomesso a francesi e spagnoli - le coste del Sud furono controllate dai mercanti veneti, genovesi, livornesi. Ferdinando II, mettendo in mare una delle più grandi flotte mercantili del mondo, riuscì a liberarle, ma fu una vittoria di breve durata. Inglobato nell'Italia padana, il Sud non fu più un paese di mare, ma il confine della terraferma italiana.

Oggi la speranza si riapre. E' solo una speranza, ma Sardegna, Sicilia, Malta e Napoletano debbono allearsi. Divisi saranno sicuramente battuti da Trieste e da Genova. In questa speranza di libertà e indipendenza politica, morale e materiale, l'autonomismo di Lombardo è forse un punto di partenza. Niente di più, ma noi napolitani non possiamo ragionevolmente tirarci indietro.















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