L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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IL DESTINO DEL MERIDIONE

di Nicola Zitara

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Siderno, 01 febbraio 2010

Il 16 gennaio u.s. si è riunito a Napoli il primo Parlamento meridionale; ovviamente una manifestazione estranea alle regole formali dello Stato unitario. La formazione di un pensiero meridionalista nascente dalla contrapposizione di interessi tra Sud e Nord risale alla fine dell''800 e alle serie indagini di Francesco Saverio Nitti, ma, se il Nord ha saputo sempre operare in base ai propri interessi, i meridionali non hanno mai saputo (o voluto) contrapporsi politicamente alla gestione coloniale delle loro risorse, a cominciare da quelle umane.

 La formazione di un'entità politica disunitaria ha dietro le spalle un processo lungo quarant'anni  di revisione storica, di rivalutazione del Regno borbonico e di riscoperta della resistenza che i contadini meridionali opposero, attraverso il Brigantaggio, alla conquista italo-piemontese.

Il Parlamento meridionale del 16 gennaio 2010 ha deciso la costituzione di alcune Commissioni per lo studio della condizione attuale del Sud e la proposizione dei rimedi presso ogni sede democratica. Si tratta di un salto di qualità rispetto alla posizione precedente, in quanto si passa dalla  mera rivendicazione del passato alla decisione di intervenire sui malanni del presente, quasi un neo-meridionalismo, questa volta, però,  volto a contestare non solo lo stato delle cose, ma lo stesso Stato e i suoi organi decisionali.

A margine di tale decisione mi permetto  di aggiungere alcune riflessioni. La prima riguarda il sistema bancario. Come è a tutti noto il più pesante dei mali di cui soffre il Sud è rappresentato dalla disoccupazione. Per affrontare questo male il rimedio risolutivo è costituito dagli investimenti produttivi, i quali pretendono il preventivo governo della moneta e del risparmio. Da questo angolo visuale il Sud conta quanto il due di coppe al gioco della briscola. Infatti il risparmio e la circolazione monetaria - a detta dello stesso ministro Tremonti - sono forme democratiche di potere totalmente assenti nel Meridione. Sono invece ben presenti da Roma in su. La banca di cui il Sud ha bisogno è quella che opera investimenti  di medio e lungo periodo nei settori dell'Industria e dell'Agricoltura. Gli esempi noti in Italia sono Mediobanca e l'Istituto Mobiliare Italiano (IMI). Dal punto di vista formale o giuridico, non è difficile immaginare che le banche commerciali esistenti al Sud si associno per creare un'unica Società bancaria di tipo mobiliare e immobiliare. In effetti, al Sud, la circolazione monetaria e il risparmio si presentano in misura più che sufficiente, né vi sono ostacoli legislativi nazionali o comunitari alla costituzione di una Società del topo prefigurato. Semmai le difficoltà sono d'ordine pratico, economico e politico, perché le banche commerciali che operano nel Meridione sono delle mere agenzie e comunque vassalle del sistema bancario centrosettentrionale. Compito del neomeridionalismo è quello di individuare le difficoltà e imporre all'opinione pubblica l'esigenza primaria di superarle.

La seconda riflessione riguarda lo sviluppo della Marina mercantile e del sistema portuale. Nel futuro della Penisola italiana, un'aspettativa importantissima attiene agli scambi commerciali tra l'Europa centrale e l'Asia, l'Africa e l'America; Scambi che vengono e verranno realizzati via mare. Genova, Trieste, Ancona, Ravenna, l'Istria si vanno preparando a fare da testa di ponte portuale dell'Europa continentale. Il Sud non può essere assente da questa gara, specialmente in sede relazioni - sia pure da sviluppare - con il Nordafrica e l'Asia Minore.

La terza riflessione su cui richiamo l'attenzione delle Commissioni uscite dal Parlamento riunitosi al Maschio Angioino riguarda  i rapporti tra le regioni continentali del Sud e la Sicilia. Nessuna delle regioni meridionali, singolarmente presa, ha il peso politico e giuridico-costituzionale della Sicilia. Già nel lontano 1860  l'interesse siciliano a emanciparsi dalla corona napoletana fu decisivo per la sconfitta militare delle Due Sicilie e per la formazione del Regno sabaudo d'Italia, nel 1861. La rivendicazione autonomistica o del tutto separatista dell'Isola risale al 1943/44, cioè al tempo dell'occupazione angloamericana dal Meridione. In appresso l'autonomismo e il separatismo   sociliani si sono rivisti in molte versioni (e facce), da ultimo una recente presa di posizione del governatore  regionale, Raffaele Lombardo,  il quale ha prima ha operato nel senso d'espandere il Movimento per le Autonomie nelle regioni continentali del Sud e poi, per difendere la sua linea in Sicilia, ha dovuto abbandonare la linea interregionalista.

Sicilia e Meridione procedono verso la stessa meta, ma lo fanno percorrendo la strada connaturale a ciascuno. Questa strada  presenta tracciati diversi ed è giusto che ciascuno percorra il tracciato  che il destino gli ha assegnato.















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