L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Prodi Welcome to Locride

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Locride, 9 ottobre 2006

Caro Presidente Prodi, benvenuto nella Locride, è un onore per noi accogliere nel nostro territorio un’alta carica di uno stato straniero, specialmente se lo stato in questione è l’Italia.

Il nostro paese è legato all’Italia da profondo affetto, molti dei nostri cittadini sognano un futuro migliore in Italia, molti negli anni passati anche senza il permesso di soggiorno hanno dato braccia e menti allo sviluppo della vostra nazione, l’Italia, molti sperano un giorno di poter diventare come voi, uno stato democratico in cui la legge è uguale per tutti ed in cui i reati vengono perseguiti nel rispetto della comunità. Già perché noi non viviamo in democrazia chi va al potere, chi ci governa, non lo scegliamo noi, è più una questione di discendenza.

Allora la vostra visita, ci fa onore, piacere, perché accende i riflettori, se pur per poche ore, sul nostro paese spesso dimenticato, e ci fa sentire un po’ come voi in Italia. So, per quello che si dice nei bar, nelle piazze, che il nostro governo ed il vostro, li in Italia, fanno affari insieme, gestiscono fondi insieme, insomma si vogliono bene, vanno d’accordo, si scambiano favori. Allora io dico, per una volta, perché non avallare un’invasione, perché non ci annettete a voi?

Siamo abili lavoratori, gente umile ma con una grande forza d’animo. Conquistateci, chiedete magari aiuto ai vostri amici d’oltre oceano, molti anni fa vi hanno aiutato, penso lo rifarebbero. Forse la mia richiesta è un po’ forte, voi non siete un paese abituato alla guerra, ma solo alle missioni di pace.

Forse ho esagerato, probabilmente caro Prodi non siete voi che ci dovete liberare da niente e da nessuno, probabilmente ci dobbiamo riuscire da soli, per diventare un giorno come voi, l’Italia.

Allora io vi ripeto caro Prodi benvenuto nella Locride.

Pasquale Violi





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