L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


io nun me scordo

Ad ognuno il suo re!
Non basta la corona

di Andrea Balìa

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Napoli, 26 Novembre 2007

Rispetto all’ultima diatriba (mi scuso per l’eufemismo) dei Savoia circa la loro richiesta di risarcimento effettuata a mezzo causa legale allo Stato Italiano vi sono due reazioni:

1) lasciarli perdere nella loro protervia, insulsaggine, arroganza, ipocrisia, anti-storicità ed accattonaggine, e chiudere la faccenda con una pernacchia a loro dedicata come ha fatto mirabilmente la, pur se torinese, bravissima Littizzetto in una nota trasmissione di Domenica sera 25 Novembre;

2) continuare ad incazzarsi con questa stirpe maledetta, sul cui rientro tanti di noi s’erano a suo tempo espressi negativamente; e non solo per un (pur se ampiamente e storicamente giusticato) tignoso borbonismo; ma anche per l’infima qualità di cotante teste coronate e per la loro costante e amorale condotta, che i fatti, compreso l’ultimo, confermano.

Così come sostiene Antonio Ciano, i figli nell’ereditare ciò che i padri lasciano loro, ne ereditano il bene e il male, quindi nessuna persecuzione generazionale, ma solo un pieno convincimento e giudizio storico sui comportamenti passati e presenti d’una dinastia apportatrice di lutti, ingiustizie, illegalità, scandali e condotte riprovevoli ed offensive. Qualche anno fa Eugenio Scalfari scrisse un fondo di prima pagina su “la Repubblica” in cui attaccava i Savoia ed il loro ridicolo Re Sciaboletta, ma estendendo il negativo giudizio sulle monarchie, accomunando con superficialità più teste coronate come quelle savoiarde e alcune borboniche. Gli scrissi che un doveroso distinguo doveva essere fatto, perché dei Savoia (a memoria d’uomo ed in specie al Sud) non si ricordavano esempi ed opere magne e degne d’un ricordo ammirevole, a differenza dei Borbone, pur tra i loro umani difetti. Mi rispose cortesemente e pubblicamente, ma dissertando sul fatto che tutti sapevano delle cose buone che io evidenziavo. Molti dubbi mi restano che la storia vera del Sud sia di comune conoscenza; in ogni caso riporto una lettera di Francesco II° su cui riflettere:


LETTERA DI FRANCESCO II

da Roma in data 15 Dicembre 1861
al Cardinale RIARIO SFORZA Arcivescovo di Napoli
a seguito del terremoto che aveva colpito
Torre del Greco l’8 di quel mese

Eminenza,

come al Pastore della Diocesi a cui appartiene Torre del Greco, trasmetto a Vostra Eminenza la somma di ottocento scudi, nel mio nome e nel nome della Regina, per l’aiuto di quelli infelici danneggiati.

Non v’è una lagrima de’ miei sudditi che non ricada sul mio cuore, e non penso alla mia povertà, che quando come adesso, m’impedisce di fare il bene che ho sempre desiderato con passione. Una nuova calamità è venuta ad aggiungere crudeli sventure alle tante che colpiscono i miei popoli. Gli abitanti di una città vicina alla mia capitale errano desolati ne’ rigori del verno, intorno a’ loro focolari distrutti. Torre del Greco rassomiglia a Pontelandolfo e Casalduni; meno misera sol perché non può rigettare su gli uomini l’atrocità della sua ruina.

Sa già l’Eminenza Vostra quello che l’iniquità ed il tradimento han fatto della mia Corona. Sovrano proscritto, non posso accorrere in mezzo ai miei sudditi, per sollevare le loro pene. Il potere del Re delle Due Sicilie è paralizzato, e le mie risorse sono quelle di un esiliato che non ha portato con sé, nel lasciare la terra in cui risposano i suoi avi, che il suo imperituro amore per la patria perduta. Ma per quanto grande sia la mia rovina, per quanto deboli siano le mie risorse, Re sono, e debbo l’ultima goccia del mio sangue, ed il mio ultimo scudo a’ miei popoli; e l’obolo dei poveri che oggi gli invio, avrà, forse, più valore a’ loro occhi, che tutto quello che in tempi più prosperi, che certo ritorneranno, potrò fare per soccorrere le loro sventure.

A Vostra Eminenza,

 Aff.mo Francesco

Cos’altro aggiungere? A buon intenditor….

AD OGNUNO IL SUO RE!

Andrea Balìa










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