L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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io nun me scordo

“ Certa” Sinistra…

di Andrea Balìa

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Napoli, 30 Giugno 2007


La Destra, una certa Destra, non ci piace per i suoi principi, perché la loro Patria risorgimentale non è la nostra Patria, per i suoi alleati profondamente antimeridionali, e per quello che rappresenta per il Sud, e per i danni, le ferite e il non interventismo regalati al Meridione.

Detto ciò, e ribadita quindi la nostra convinzione che non è con loro e da loro che la nostra terra possa aspettarsi il suo riscatto ed un futuro degno proporzionalmente alla sua storia, però ci sembra opportuno comunque dichiarare che “certa” Sinistra ci piace anch’essa molto poco!

La accreditiamo di sicuro della capacità di critica ed autocritica che dovrebbero appartenerle, mentre dall’altra parte c’è un DNA e dei dogma di base che non lasciano margini di praticabilità. Però “certa” Sinistra dovrebbe piantarla con un intellettualismo ricorrente (contraddittorio a quella che dovrebbe essere la sua stessa natura) che continua a farle guardare – da parte di svariati suoi esponenti, scrittori, storici ecc… al Sud e alla sua storia con supponenza, diffidenza rizelante appena si parla del nostro ex regno, di Borbone, e di tutto il periodo preunitario.

Si discute ancora poco e non si è dato il giusto rilievo al fenomeno della resistenza definita “brigantaggio”. Una vera lotta di popolo equivalente allo zapatismo e a moti similari.

La questione meridionale, ancor oggi, “certa” Sinistra la fa partire da questo secolo bypassando le ragioni che nutrirono le radici di questo fenomeno.

“Certa” Sinistra dimentica le riflessioni, a tal proposito, di Gramsci e le colpe che addossò al nuovo Stato unitario.

“Certa” Sinistra dimentica il grave errore storico della svendita di braccia e manovalanza meridionale sostenuta anche da loro capi storici, nell’immediato ultimo dopoguerra, per foraggiare la grande industria del Nord, giustificandola come partecipazione ai benefici.

“Certa” Sinistra sostiene, appoggia ed organizza commemorazioni stantìe sui presunti eroi risorgimentali come Garibaldi, fermandosi ad informazioni e valutazioni da sussidiario elementare, dimenticando un metodo analitico e di ricerca che non dovrebbe trovarla così restia.

“Certa” Sinistra ancor oggi piange troppo, anche in libri e saggi dell’ultim’ora, la decapitazione di una parte della borghesia napoletana nel 1799 della Repubblica Partenopea, che avrebbe causato una frattura ed un danno insanabile che a tutt’oggi Napoli e il Sud starebbe pagando!

Come se poi la borghesia fosse stata solo quei 102 uomini e non si fosse ricreata! Non si chiede se (fermo restando il rispetto ed il giusto valore per un intelligenza di sicuro rispettabile di quegli uomini) quelle teste dovessero per forza valere di più di quelle di 40.000 lazzari e popolani morti in buona parte nei 6 mesi della Repubblica Partenopea al grido e dietro la giustificazione di “libertè, egalitè e fraternitè”!

Sorvola sul fatto che quel governo provvisorio si autoproclamò senza alcun consenso o investitura popolare (come scrissero anche Croce e Colletta), e che il popolo fu trattato, appellato e considerato non come tale ma come plebe.

Fece, in sostanza, e pur partendo da ideali che sono rispettabili – un’operazione violenta, impositoria e gestita con metodi di sicuro poco democratici e più di stampo destrorso, dove appunto è di solito una rivoluzione di Destra che gestisce le masse senza alcuna forma partecipativa. E quindi “certa” Sinistra dovrebbe analizzarlo e capirlo, se vuol conservare le sue matrici popolari, non prestando il fianco ad un giacobinismo snobistico che la autoesclude da una onesta lettura storica.

Il Sud è di ciò che necessita, ed a cui la Sinistra non può sottrarsi! Anche a noi oggi piacerebbe di più vivere in una Repubblica Partenopea anziché essere provincia povera, defraudata e degradata di una Repubblica Italiana; ma in una Repubblica Partenopea non nata ed imposta in quel modo come quella del ’99!

Altrimenti con lo stesso metro dovremmo condividere la guerra di Bush in Iraq : la democrazia non si esporta ed impone, o almeno non con le guerre pagate dal popolo!

Tutti facciamo fatica a condividere un Saddam, ma il problema non si risolve con quei metodi, così come le intenzioni o gli ideali dei cosiddetti “martiri” del ’99 potevano essere pure condivisibili ma di certo non applicabili come fecero! E per giunta nel posto probabilmente sbagliato e contro la volontà popolare, dove la stragrande maggioranza del popolo (fenomeno unico ed atipico, ma comunque autentico) era dalla parte dei regnanti ed aveva (pur tra indubbi difetti) un buon rapporto con i suoi governanti!

Se a ciò si aggiunge che le condizioni del Regno delle Due Sicilie erano tra le migliori d’Europa si evince l’inopportunità di quella rivoluzione molto elitaria e borghese, ed il perché della reazione popolare. Il problema è intendersi sul concetto di Sinistra : erano più a Sinistra i giacobini o il popolo?

Qualche segnale, ancora troppo debole e minoritario – che pur auspichiamo di poter continuare a vedere inizia a manifestarsi, vedi Grillo, Erri De Luca e pochi altri, ma ancora troppo pochi perché il loro supponente, elitario e riottoso atteggiamento rispetto a questa problematica li giustifichi.






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