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Jean Noel Schifano: un’intellettuale onesto

di Andrea Balìa

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Napoli, 29 Luglio 2008

Il 30 Aprile 2008 è uscito in Francia il “Dictionnaire amoreux de Naples ” editore Plon, ovvero il “ Dizionario innamorato di Napoli “ di Jean Noel Schifano ex direttore dell’Istituto Grenoble di Napoli.

Un atto d’amore per la città dove ha vissuto per più anni (diventandone anche cittadino onorario) e da cui ha colto l’animo, l’essenza del suo popolo e una lettura storica veritiera e non cortigiana degli eventi e dei personaggi che ne hanno determinato e penalizzato il percorso. Il dizionario assolve alla sua funzione partendo dalla lettera “A” di Amelio (noto gallerista di livello mondiale) alla “Z” di zoccola, ma porta Schifano a conclusioni che già suscitarono polemiche nel suo altro lavoro “Cronache napoletane”, riedito da poco da Marlin.

 Per Schifano, pur non sottovalutando i problemi della città, Napoli non è “un paradiso abitato da diavoli” ma bensì “un paradiso tout court” che ha alla radice dei suoi problemi l’Unità d’Italia, che egli definisce “crimine storico” che porterà alla “decadenza programmata dell’unica e sola città capitale d’Italia”. Non fa fatica ad individuare come autori del crimine Garibaldi e Cavour, e si schiera tra i fautori del cambio della toponomastica riguardante i finti eroi risorgimentali e la rimozione di statue di questi signori dalla città. Ne ha anche per la Rivoluzione del 1799, che definisce “un’antistorica parodia della Rivoluzione francese”.

 La camorra è per lui il prodotto di quel “crimine storico” che negli anni per paura, incomprensione o franca collusione s’è andata rafforzando, con “l’alleanza oggettiva” dei maggiori partiti politici italiani dalla Dc, al Pci ecc…creando quelle fortune imprenditoriali non limpide che hanno finito per concorrere alle più alte cariche istituzionali.

 In controtendenza totale esalta quella plebe che, pur se criticata e non sempre gradita, è stata sempre sentinella a salvaguardia dello spirito, della lingua, della letteratura e filosofia napoletana. Popolo vitale che. colpito da insulti ed incomprensioni, ha pagato con la sua carne per salvare Napoli in una vita da egli definita “barocco esistenziale”: una teoria in definitiva “pro lazzari” che riscatta il popolo partenopeo – piaccia o no – “in barba a tutti i sofismi borghesi ed intellettualoidi” come ebbe già a dire Orazio Ferraro. Popolo tutto sommato connotato “dalla felicità di vivere, respirare, abitare e godere… in un’esistenza napoletana, la cui porosità è data da un comunicare tra alto e basso, nobiltà e plebe, in – il ricordati di vivere – e in – il ricordati di morire -, antico e contemporaneo…”.

 Schifano ha parole di fuoco, come si è detto, per Cavour e Garibaldi, e di scherno per Freud e Sartre, mentre evidenzia il positivo di personaggi come Basile, Totò, Stendhal, Domenico Rea ed altri.

Per chiudere potremmo dire che Jean Noel Schifano è un esempio, ahimè non ricorrente, d’intellettuale onesto che spogliandosi dal suo essere e dal suo ruolo, è riuscito ad interpretare storia e sentimento d’un posto e di un luogo che, ammaliandolo, gli ha permesso di scrivere in modo così forte ed entusiasta nonostante non risieda ormai da anni a Napoli.













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