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Due Sicilie
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io nun me scordo

La città violata

di Andrea Balìa

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Napoli, 10 Gennaio 2008


Lo sapevamo. Lo sapevamo tutti. Però, essendo delle persone per-bene (perché pur se non è facile sostenerlo e/o per molti crederlo, oltre a molte persone per-male, di brava ed onesta gente ce n’è tanta anche da noi), credevamo che mai si sarebbe arrivati proprio a questo punto. Già ma noi non facciamo gli assessori e non siamo addetti alla risoluzione dei problemi di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. 

Al massimo possiamo pagare le tasse, e renderci conto che stiamo facendo una cortese donazione a vuoto alle nostre autorità, ma non siamo preposti alla soluzione dei problemi né possiamo avere la sfera di cristallo per immaginare a quale punto si può arrivare, e nè sta scritto in nessun vangelo che dobbiamo avere una laurea in tuttologia. 

Abbiamo i nostri lavori, che spesso ci creano tanti problemi, e già è tanto che abbiamo tempo, voglia e senso di dignità ed appartenenza per combattere – giorno dopo giorno – per il riscatto delle nostre terre. Ma quei signori invece lo fanno per mestiere e, sia a livello locale che di governo centrale, sono pure pagati bene ed hanno ed avevano il dovere di saperlo e ne dovrebbero avere competenza e strumenti per stare sul prolema. 

Invece se ne sono sbattuti. Di due l’una: 1) o sapevano che potevamo arrivare a questo punto, e allora sono in malafede, criminali, fraudolenti nel loro agire; 2) o non erano riusciti a prevederlo e a valutarlo, e allora sono la quintessenza dell’incompetenza e stanno rubando lo stipendio per dei ruoli cui sono preposti. Ma ha ragione il mio amico Giammarino, e il mio amico Mino Errico (alias Zenone di Elea), e il sempre puntuale Nicola Zitara. E se permettete avevo ragione anche io. 

Su cosa? 

Sul fatto che il pur indifendibile Bassolino non doveva essere, e non deve essere, l’unico bersaglio di questa storia. 

Perché? 

Perché ci sono i suoi assessori che è gente evidentemente non all’altezza, perché c’è un sindaco che non si sa a cosa serva, e che ora spara su tutti come se lei fosse una signora che fa la casalinga, l’impiegata del comune o non si sa quale mestiere, anzicchè il primo cittadino di una città così gloriosa e piena di storia. 

Perché c’è un opposizione locale che ha governato anch’essa a livello regionale a suo tempo, e che sembra che più che altro gli interessi solo sedersi sulle due poltrone regionali e comunali più prestigiose. 

Perché i governi centrali degli ultimi 20 anni se ne sono strafregati del problema e non vogliono colpire i responsabili regionali e comunali che sono un bacino di voti così grande. Perché pur il buon presidente Napoletano continua nello sterile lamento, invece (se può) di tirare le orecchie ai politici, non capendo che fra poco accuseranno anche lui di vittimismo! 

Ed infine perché il problema è all’interno d’un problema più grande che si chiama Sud ed il suo rapporto con la sua matrigna che si chiama Italia. Infatti dobbiamo sorbirci i diktat e le rimostranze dei nordisti, che sono stati e sono sempre pronti ad inviarci sottobanco i loro rifiuti tossici a 20 centesimi al chilo (di costo per loro concordato con la camorra) invece che pagarli a 90/100/120 ad aziende europee specializzate e legali, come ha scritto il buon Roberto Saviano. Però pronti a rinfacciarci quella camorra con cui fanno affari. 

O, ancor più, dobbiamo ascoltare – mi si passi il termine forte, ma mai così appropriato – le stronzate di leghisti come quella gran testa pensante di Calderoli, che afferma che Napoli va sbattuta fuori dall’Italia. Vedete, Calderoli è così stupido che non sa o immagina che prima di volerlo lui forse siamo noi a volercene andare o ad avere la possibilità di fare da noi. 

Questa città è stata violata non, o almeno non solo, dalla monnezza, ma da tutto ciò che abbiamo citato prima, ovvero da quella gente e dal loro comportamento, da uno stato che ci ha spremuto, non ci vuole e desidera solo i voti per i suoi uomini. 

Gli indiani Sioux in questi giorni sono andati a Washington ed hanno semplicemente detto: non siamo più americani, con voi non ci vogliamo stare più; per ora inizieremo a stampare i documenti del nostro vecchio/nuovo Stato e ce ne andiamo. 

Bisogna capirlo una volta per tutte e adoperarci per fare sì che in una macroregione, in un serio progetto federale e d’autonomia, o nel modo più difficile ma più esaltante e dignitoso auspicato da Zitara (quello dell’indipendentismo separatista) si prenda il toro per le corna. Come volete… basta che lo si faccia!









 

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