L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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io nun me scordo
Lettera scritta alla rubrica di Serra su “il Venerdì” di Repubblica
e ad oggi non pubblicata

SUD: dov’è il problema?

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Napoli, 13 ottobre 2009

Caro Serra,

la leggo da sempre con interesse e stima e volevo fare alcune considerazioni sulle lettere dei ragazzi del Sud da Lei ricevute, e più complessivamente sul problema Sud. Sono napoletano, e sono uno dei dirigenti di L’Altro Sud, movimento culturale/politico identitario, ma questo solo per presentarmi e non per ricerca di pubblicità sul movimento. Le lettere dei ragazzi lamentano giustamente il degrado a livello d’ultimo stadio del meridione, ma credo che l’argomento vada affrontato meglio e nel suo complesso. Le ragioni dell’attuale stato del Sud credo siano riassumibili essenzialmente in 4 punti:

1) il Sud è ridotto così innanzitutto per ragioni storiche che risalgono all’Unità d’Italia. Più che per un sincero e giusto anelito unitario il tutto è avvenuto con un processo d’annessione, esproprio e colonizzazione spinto dalla necessità di risanare le disastrate finanze sabaude. Il tutto attuato con massacri, lutti e decimazioni (Bronte, Pontelandolfo, Casalduni, il brigantaggio, la legge Pica, Lombroso ecc..) Il Sud non era il paese di bengodi, ma portò in dote 443 milioni di ducati su di un totale di 664 (Francesco Saverio Nitti) ovvero i 2 terzi, quando gli altri stati messi insieme non raggiungevano neanche la metà. Quindi non era povero ed in ambasce ma altresì il più ricco e industrializzato della penisola, come comprova il fatto che nel 1856 fu premiato alla Conferenza Internazione degli Stati (un po’ l’equivalente dell’attuale ONU) come 3° (dico terzo!) paese al mondo industrializzato! Di primati potrei snocciolarne a decine, ma diventerei prolisso, e quindi la vulgata d’un Sud povero da liberare è fasulla. L’emigrazione è un fenomeno unicamente postunitario, e in 150 anni ci siamo ridotti ad essere solo un comodo mercato interno di consumo di merci padane e del Nord.

2) Certamente in un secolo e mezzo i vizi dei meridionali si sono moltiplicati e molta gente del Sud s’è lasciata trascinare in un processo vizioso di corruzione e malaffare, fino ai devastanti fenomeni della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta. Va però sottolineato che tali fenomeni erano sì preesistenti all’unità ma contenuti nell’ambito di fenomeni malavitosi localistici e di dimensioni relative. Il vero salto di qualità lo fanno proprio con l’unità con il processo collusivo con la politica. Lo stesso Rijna sì è fatto vanto in sede processuale sull’aiuto che i suoi avi mafiosi dettero all’epoca, oltre centinaia d’esempi di cui non c’è il tempo qui per ricordarli. Resta l’accusa alla classe dirigente e ai meridionali tutti di non reattività, ed ai politici locali d’aver pensato più a poltrone disseminate in tutto l’arco costituzionale che a farsi paladini d’una rappresentatività della propria gente e dei suoi problemi.

3) La classe politica nazionale da destra a sinistra è colpevole dell’attuale degrado. La destra nonostante lo strombazzato spirito unitario e di patria, è stata sempre a difesa d’interessi di notabili locali e oggi è alleata di forze, come la Lega, a difesa degli interessi del Nord, e sappiamo con che peso e condizionamento in leggi e proposte. La sinistra ha sempre perso il tram del Sud, non volendo comprendere che la questione meridionale è prioritaria e improcrastinabile rispetto ad una presunta ma certamente secondaria questione settentrionale. Ha avuto sempre timore e ha guardato con la puzza sotto il naso ogni processo di sano e non bieco revisionismo storico. Ciò nonostante gli scritti di Gramsci, Pasolini e non ultime molte considerazioni ad esempio d’un Erri De Luca. Togliatti nel dopoguerra intimò ai suoi dirigenti (tra cui Napolitano) di frenare i loro scritti e rigurgiti meridionalisti perché anche gli operai del Sud contribuissero a fare il grande nord industriale, che poi anche noi ne avremmo visto i benefici. Stiamo ancora aspettando! La sinistra perde proprio per i voti che il Cavaliere raccoglie al Sud, ma continua a non comprenderlo. Adesso nel PD vincerà Bersani (cosa condivisibile), ma è l’affermazione comunque d’una visione nord/centrica.

4) Il parlamento italiano ha una rappresentatività totalmente squilibrata, con la presenza invadente e condizionante della Lega. Il problema può essere affrontato solo con la creazione e affermazione d’una forza grande e rappresentativa degli interessi e delle ragioni del Sud. Ma dovrà essere staccata dagli interessi dei partiti in auge. Non sarà un partito del Sud fatto dai Miccichè e Dell’Utri, strumentale al governo, a risolvere la cosa, e né un Lombardo, fin quando il suo MpA sarà alleato del Cavaliere. Dovrà, e credo sarà (perché la cosa succederà per ragioni inevitabili) un Partito/Movimento vero del Sud, fatto da meridionali sinceri, e da una nuova classe dirigente composta da quei ragazzi che oltre a lamentarsi vorranno credere nel riscatto e in una nuova organizzazione politica della propria terra.

Andrea Balìa














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