L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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io nun me scordo

“JESCE  SOLE!“

di Andrea Balìa

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Napoli, 2 Marzo 2008

Strano destino quello della nostra terra. Come ha scritto Terzani in un suo libro, i cambogiani sanno che “la storia, il suo procedere, non sempre è sinonimo di progresso”. Bene, da noi è successo proprio così, e se i cambogiani sono davvero consapevoli di ciò a loro tutti i più che meritati complimenti per tanta saggezza.

Dicevamo che da noi è andata proprio in questo modo : il progresso non solo ce lo siamo dimenticati per strada, ma abbiamo fatto peggio. Una nazione sana, con un’economia di tutto rispetto e buone prospettive di crescita, con Napoli capitale e non città degradata come oggi, con i suoi difetti (e vorrei vederne di Stati impeccabili ed esenti, ancor oggi, da un minimo di critica o con margini di crescita!), ma autonoma, indipendente, rispettosa dei propri usi e costumi e delle sue tradizioni: questo era il Sud! Questo era il nostro Stato, il nostro ex Regno!

Un secolo e mezzo (per l’esattezza 147 anni) buttati nel fango, legati al carrozzone Italia in una promessa mai mantenuta di benefici che una tanto strombazzata Unità ci avrebbe dovuto regalare, e che siamo ancora qui ad attendere dividendoci in Veltroniani e Berlusconiani!

Ovviamente immagino non possano essere spacciati per progresso la Tv, i telefonini, le auto, ecc…! Quelli li avremmo avuti comunque, con i Borbone, i Savoia, il Fascismo, le Repubbliche ed altri.

Li hanno anche in Africa, e con tutto il rispetto per quel continente, il progresso di certo là non ha fatto grandi passi. Inoltre avevamo una singolarità che faceva del nostro ex Stato un esempio forse unico di sinergia, coerenza, empatia tra sostanza ed immagine: uno Stato sano, ricco e in crescita in un territorio bellissimo e baciato da un’atmosfera, un clima che sembrava mettere il sigillo d.o.c. (come si usa dire oggi) su di una situazione positiva.

Il sole c’è ancora, ma la storia e le condizioni sono ben diverse: il degrado regna sovrano, l’economia langue, l’immondizia ammorba l’aria e l’estetica dei nostri luoghi, i meridionali (nella gran parte) non sanno un tubo chi sono, da dove vengono, quale è la loro storia, cosa erano ecc…

Ci vuole Beppe Grillo per ricordarcelo, salvo la trasmissione Anno Zero di Santoro che “purga” in Tv le sue affermazioni su come avvenne l’Unità al Sud, sul significato del termine brigante, sulle sue esortazioni ai napoletani a reagire allo Stato di Roma ipotizzando con autodeterminazione - stile kossovaro – una dichiarazione d’indipendenza o almeno di autonomia.

Chi non era a Piazza Dante a Napoli al comizio grillesco, o ha avuto la fortuna e/o l’arguzia di vederselo in Internet su You Tube in versione integrale, non lo sa. I giornali e le trasmissioni Tv o l’hanno ignorato o depurato (come per Anno Zero), perpetrando quell’occultamento per cui i meridionali sono ignoranti sulla loro storia da 147 anni!

E allora, oltre i cumuli d’immondizia, questo sole malato deve ritornare a risplendere in tutta la sua potenza, la gente del Sud deve reagire, insorgere, organizzarsi, riappropriarsi della sua storia, riprendere il cammino da quel 1860 che fu il suo ultimo anno d’autonomia. Deve rivendicare il suo diritto ad autodeterminare il proprio futuro, deve gridare: JESCE SOLE !  


JESCE  SOLE!




 

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