L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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io nun me scordo

L’appello

di Andrea Balìa
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Napoli, 25 Ottobre 2007


Resisterà? E se sì, per quanto? O è prossimo a cadere? A cosa mi riferisco? All’attuale governo della beneamata penisola italica. In prima battuta – per quello che eventualmente potrebbe cambiare per il Sud – la cosa sembrerebbe per noi meridionali d’una importanza relativa.

In fin dei conti il precedente governo del Cavaliere non aveva fatto meglio tanto da giustificare i continui lamenti suoi e dei suoi “yesman” nei confronti degli attuali governanti.

Quindi, in teoria, non possiede nessuna patente o credito precostituito per cui il ritorno dell’alleanza forzisti + lega + destra + ex democristiani conservatori possa garantire miracoli taumaturgici.

D’altro canto chi è in sella attualmente, causa composizione estremamente eterogenea, ha determinato delusioni e dimostrato limiti e decisionismo latente per poter dare una scossa positiva al paese, anche a fronte d’una vittoria così esigua con numeri e margini limitati per permettere un’operatività decente.

In ogni caso né gli uni e né gli altri si sono distinti per un’attenzione vera nei confronti delle nostre terre, dei suoi abitanti e delle problematiche annesse.

Il Sud è un malato che ha nel DNA della nascita della nazione Italia il suo cancro irreversibile che lo rode e consuma, ed è veramente ingenuo ripetere questa sceneggiata che ogni volta – più evidentemente dall’istituzione del bipolarismo – fa credere (più colpevolmente, è ovvio, per i meridionali) alla gente che chi verrà al governo sarà migliore, di volta in volta, di chi lo ha preceduto. E quando succederà (fra poco o a fine legislatura) per chi un uomo del Sud dovrebbe votare?

L’estrema Sinistra può affascinare per un’eventuale attenzione ai problemi spiccioli della gente, ma poi manca la visione complessiva del problema ed una sottovalutazione della storicità del problema Sud, oltre ad un’ottusa mancanza di strategia complessiva.

Il buonismo e l’inciucio del nascente PD da la netta sensazione che, pur partendo da un apprezzabile progetto di sintesi, difficilmente verrà a capo di diatribe interne e non, sembrando per certi versi un clone degli anni 2000 della vecchia DC.

La rinascita del vecchio PSI potrebbe sembrare più coerente come linea politica, ma poi vedi che c’è di nuovo De Michelis, e che il buon Boselli, al di là delle belle intenzioni, non riesce a frenare il suo anti dipietrismo, perché quel signore gli ricorda la caduta del suo grande capo esiliatosi in eutanasia ad Hammamet.

Un affollato esercito di figuri, con le loro microformazioni, affolla il cosiddetto centro, dibattendosi tra i desideri di poltrone che li portano un po’ di qua e un po’ di là in un mai abbandonato opportunismo e in un malcelato sogno di ricreare il grande centro.

Il Cavaliere, con molte macchie e senza paura, ha già dato il meglio e il peggio di sé, quello è, e beato a chi ci crede ancora. La Destra non è più tale e Fini, da che non voleva prendere mai più manco un caffè con Bossi invece sì è bevuto un intero bar mentre continua a portare le brioches al Cavaliere.

La Lega da discutibilissima formazione di parte priva di fondamentali storici ed ideali (se non la pervicace ricerca e difesa di privilegi e ricchezze accumulate sanamente e non) ha denotato tutto il suo codismo berlusconiano, confermando sempre la sua matrice antimeridionale. Ben curioso per un meridionale pensare di votare una parte che includa la Lega.

Restano i Verdi, sempre più rossi e costantemente signornò, i Radicali un po’ ambigui ed ondeggianti, e Di Pietro apprezzabile nel suo costante impegno a voler prendere con le mani nella marmellata i suoi peggior colleghi, ma mancante d’una strategia pro Sud che potrebbe forse cavalcare con discreto successo. Insomma uno del Sud non ha oggettivamente una vera e sacrosanta ragione per votare chi abbiamo, forse prolissamente, tentato d’analizzare. E allora veniamo al perché c’interessa capire cosa succederà al governo. Se si votasse anche a fine legislatura il tempo non è poi molto, figuriamoci poi se succedesse a breve. Per far cosa?

Dio santo per pensare di essere rappresentati o rappresentarci che dir si voglia! E cosa si aspetta ancora?

Andremo a beccarci un altro Centrosinistra rifatto o presumibilmente la riedizione di un film già visto col Centrodestra ingurgitandoci un Calderoni o un Borghezio che si danneranno per il bene del Sud (sic!)! E quindi un appello: amici, meridionalisti, gente del Sud di buona volontà e con un minimo di dignità da ritrovare più nelle nostra anime che nelle nostra tasche vuote, organizziamoci per dare una voce ai nostri problemi, alle nostre terre e alla nostra storia!

Forse, come ha scritto brigantescamente un amico di vecchia data e di sicura fede, il tempo delle insorgenze, se non con i fucili a trombone dei nostri avi, ma almeno con una rappresentatività politica s’avvicina inevitabilmente.

Il tutto con la speranza che qualcuno inizi a commentare o rispondere o a proporre su questo tema a cui, lo si voglia o no, i tempi e gli eventi sembrano ormai chiamarci.







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