L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


io nun me scordo

I termini di comparazione


Napoli, 11 Marzo 2007

Noi che scriviamo sulla storia della nostra terra cercando di raccontare un po’ di verità, in un mare di silenzio e fandonie, diamo forse per scontate certe valutazioni. Mi sorge un dubbio che credo evidenzi la necessità d’un chiarimento.

A cosa mi riferisco?

Al fatto che Internet è certamente uno strumento di comunicazione diffuso e di grandi potenzialità, nonché con la possibilità a che accedano tutti (o quasi), e anche dalle parti più svariate del mondo e con livelli di preparazione molto variegati.

Detto ciò, potrebbe succedere che chi legge su primati, conquiste civili e sociali, del nostro ex Regno delle Due Sicilie, - peccando di superficialità e non soffermandosi qualche secondo su alcune riflessioni (cosa non improbabile, essendo diffusa una cultura d’impatto, d’immagine, una cultura appunto che nella lingua mondiale che è l’inglese viene detta “image oriented”, veloce, non propensa all’approfondimento) - , faccia partire un sorrisino sul proprio volto ritenendo che poi ‘ste notizie non sono gran cosa, questi primati o conquiste sono cose un po’ “andate” e non così stupefacenti!

Mi avventuro in questi pensieri perché, e non mi è successo poche volte, mi è capitato spesso d’interpretare il pensiero di diversi interlocutori in merito dietro lo sguardo e l’espressione vuota, oserei dire anche un po’ annoiata dei loro volti. Allora forse, pur se può apparire banale e scontato, riterrei opportuno evidenziare i termini di comparazione secondo i quali è invece sostanzioso e notevole lo scenario che appare sulle condizioni del Sud preunitario:

1) è ovvio che parliamo di circa 150 anni fa, e cose che ora ci sembrano scontate, e facenti parte da sempre delle nostre vite, non lo erano un secolo e mezzo fa. Del resto parliamo, ad esempio, di Napoli che fu la prima città al mondo ad avere l’acqua corrente in casa; bene, basta pensare che questa cosa così ovvia non è ancora una realtà in alcuni paesi del Sud!

2) che il livello di positività fosse così reale, che il Sud potesse annoverarsi tra le nazioni più evolute nelle arti, nelle scienze e nell’economia, così come nell’industria e nella sanità delle finanze, nei diritti civili e negli ordinamenti istituzionali, lo dimostra la semplice operazione di cosa fosse il corrispondente livello negli altri stati italici (e in molti europei e a livello mondiale) prima dell’unità. Finanze povere, se non spesso disastrate (come da studi e testi, non di un borbonico, ma di Francesco Saverio Nitti), fogne inesistenti e l’uso ancora vigente del “pozzo nero”, industrie in numero ben minore e con un livello impiegatizio numericamente molto inferiore, università e studenti in percentuali molto inferiori, ecc….

In definitiva se ci si sofferma sul fatto che parliamo di svariati decenni fa (siamo sulla strada che va verso i due secoli), e sul fatto che altrove il livello generale era di gran lunga peggiore, ne viene fuori la consapevolezza ed il rammarico di come il Sud fosse tutt’altro che quello che ci vogliono far credere, e che non hanno proditoriamente raccontato sui libri e nelle scuole.

Il nostro DNA non è, come “lombrosianamente” dicono, quello d’un popolo non incline al lavoro e così via; non si spiegherebbe perché solo dal 1861 siamo diventati scansafatiche, ladri, non civili e tutto il resto dello stupidario frutto della malafede di chi o non sa, o nasconde, o racconta frottole!

Tutto il resto sono chiacchiere, politica da bar, e/o precisa volontà d’aggirare o non affrontare il problema! 




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