VERGOGNA DEL TIBET

La guerra in Tibet, tra i residenti autoctoni e i monaci contro il governo di Pechino e i commercianti cinesi trapiantati in quel luogo, è una delle tante vergogne di questo bel pianeta. Fa riflettere su quanti e quali danni creano i processi unitari, sbagliati o presuntamene giusti. Viene fotografata e raccontata dai media (giornali, Tv, Internet) per quello che è possibile, vista la censura del governo cinese. Già, ma questo serve a poco, serve solo ad informarci che il fatto c’è, che sta succedendo qualcosa in forma di una rivolta soffocata. Ovviamente l’ONU, le nazioni a guida del mondo (o in ogni caso quelle sei o sette che contano) se ne fregano e si guardano bene dall’intervenire : mica ci sono interessi particolari, petrolio da arraffare o posizioni strategiche geografiche da occupare e difendere. Non ci sono democrazie da esportare o dittatori e dittature comuniste da mettere al pubblico ludibrio. Ci si augura che tutto si calmi e non si compromettano le prossime Olimpiadi alle porte. Intendiamoci le Olimpiadi in Cina possono anche andar bene ed essere uno strumento occasionale perché questo paese, nell’occhio del ciclone in occasione di questo evento, faccia qualche inevitabile passo verso qualche apertura democratica. Dovrebbero però costituire anche un semplice strumento di ricatto del resto del mondo, paventando diserzioni, per obbligare questo paese a gestire meglio la questione Tibet. Quello che succede in quella terra appartiene alla schiera di battaglie, contrasti, guerre (tipo Darfur, scontro tra Utu e Tutsi, ecc..) dove l’opinione mondiale il meglio che sa esprimere sono le dichiarazioni di condanna, un pietismo inconcludente, e l’augurio che si risolva tutto. L’interventismo è roba da tirar fuori solo in presenza di precisi interessi camuffati e mai riconosciuti. L’autodeterminazione d’indipendenza del Kossovo è benedetta da Usa ed altri solo perché inficia il potere della potente e competitiva Russia e del suo zar Putin, mica perché è una legittima battaglia d’identità territoriale. In Italia, il solo Pannella, per un pervicace atteggiamento paranoico, ma in questo caso assolutamente sacrosanto, sta sbraitando e facendo casino, ricordandoci un’etica politica di cui bisogna dar atto, in molti casi, alla storicità radicale. Leggevo su uno dei più titolati magazine che le battaglie identitarie nel mondo sono circa una quindicina; in Europa ne vengono segnalate due : quella dei baschi in Spagna e quella di Cipro con i Turchi. La cosa lascia pensare e dovrebbe far riflettere molto i meridionali e i meridionalisti del nostro bel paese. I Curdi non vengono neanche considerati perché dispersi, massacrati prima da Saddam e poi da Iraniani e Turchi. Troppo deboli e col loro capo in galera non sono degni manco d’essere nominati. Noi del Sud di quest’Italia siamo stati annessi da un secolo e mezzo, e le nostre organizzazioni pseudo identitarie e politiche stanno ancora lacerandosi se sia stato giusto tentare  d’apparentarsi con inaffidabili signori  alle prossime elezioni o aver desistito, e preoccuparsi che nessuno metta becco nelle loro travagliate decisioni. Dobbiamo lavorare molto perché la nostra storia ci venga restituita ed il mondo almeno sappia del nostro problema e di ciò di cui, indipendentemente dalla forma, vogliamo riappropriarci.

Meditate gente, meditate…

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• Article authored by Nicola Zitara and first published on “Fora” – eleaml.org