L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


Camera dei Deputati - Seduta n. 508 antimeridiana 28 giugno 1950
Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico
interesse nell’Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno) (1170)

Giugno 2012



Camera dei Deputati - Seduta del  17 Marzo 1950 - De Gasperi

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Camera dei Deputati - Seduta n. 499 pomeridiana 20 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 501 pomeridiana 21 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 502 antimeridiana 22 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 503 antimeridiana 23 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 504 pomeridiana 23 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 505 antimeridiana 24 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 507 pomeridiana 27 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 508 antimeridiana 28 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 509 pomeridiana 28 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 513 pomeridiana 04 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 514 antimeridiana 05 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 523 antimeridiana 12 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 524 pomeridiana 12 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 525 antimeridiana 13 luglio 1950

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Senato - seduta n. 483 - venerdì 21 luglio 1950

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Senato - seduta n. 491 pomeridiana - giovedì 27 luglio 1950

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Senato - seduta n. 493 pomeridiana - venerdì 28 luglio 1950

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Senato - seduta n. 494 antimeridiana - sabato 29 luglio 1950

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Senato - seduta n. 495 pomeridiana - sabato 29 luglio 1950

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SEDUTA ANTIMERIDIANA

DI SABATO 28 GIUGNO 1950

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TARGETTI

INDI

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GRONCHI

Congedo...................................................................................................................20157

Disegni di legge (Trasmissione dal Senato)..................................................................20157

Disegni di legge (Seguito della discussione):

Istituzione della Cassa per opere straordinarie dj pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno). (1170). — Esecuzione di opere straordinarie e di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale. (1171)....................................................................................20157

Presidente.................................................................................................................20157

Scoca, Presidente della Commissione.........................................................................20158

Campillt, Ministro senza portafoglio..............................................................................20165

Risposte scritte ad interrogazioni (Annunzio)................................................................20157

La seduta comincia alle 11.

CECCHERINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta antimeridiana eli ieri.

(È approvalo).

Congedo.

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il deputato Baresi.

(È concesso).

Trasmissione dal Senato di disegni di legge.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso a questa Presidenza i seguenti disegni eli legge, approvati da quella VI 1 Commissione permanente:

«Modificazioni ed aggiunte al regio decreto 9 maggio 1935, n. 1149, contenente norme per la pubblicità sui fondi a lato delle linee ferroviàrie esercitate dallo Stato e visibile da esse» (1401);

«Provvedimenti concernenti la sicurezza delle navi mercantili e della vita umana in mare» (1402);

«Temporanea assunzione da parte dello Stato del contributo dovuto dai comuni della Repubblica per l'impianto di reti telefoniche urbane e per i collegamenti interurbani» (1403).

Saranno stampati, distribuiti e trasmessi alle competenti Commissioni pei'manenti, con riserva di stabilire se dovranno esservi esaminati in sede referente o legislativa.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

PRESIDENTE. Sono pervenute alla Presidenza dai competenti ministeri risposte scritte ad interrogazioni.

Saranno pubblicate in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

Seguito della discussione dei disegni di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno e sulla esecuzione di opere straordinarie nell'Italia centrosettentrionale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno e sulla esecuzione di opere straordinarie nell'Italia centro-settentrionale.

Ha facoltà di parlare il presidente della Commissione speciale.

20158

SCOGA, Presidente della Commissione. Signor presidente, onorevoli colleghi, se vi era un punto opinabile, e quindi disputabile, in questo disegno di legge relativo alla Cassa per il Mezzogiorno, era quello dello strumento proposto per l'assolvimento dei compiti, per il raggiungimento, dei fini che la legge si propone. Ciò è stato rilevato da oratori precedenti e, se non erro, dall'onorevole Corbino in modo particolare.

Infatti, di fronte ad una spesa notevole, ci potranno essere delle osservazioni sul riparto, ci potranno essere delle obiezioni di ordine secondario, il consenso potrà essere più o meno entusiastico; ma non credo che ci possa essere il proposito di non accogliere la proposta di offrire mille miliardi in dieci anni ai Mezzogiorno d'Italia e venti miliardi all'anno, e quindi duecento miliardi per 10 anni, alle altre zone a sviluppo arretrato, alle altre zone depresse dell'Italia centro-settentrionale.

Quesito opinabile, quesito disputabile quello riferentesi allo strumento con cui attuare i fini della legge.

Qui le posizioni logiche ed antitetiche sono due: lasciare all'amministrazione ordinaria l'assolvimento dei prefissi compiti, ovvero affidarli ad un organismo distaccato, autonomo, nei confronti dell'amministrazione ordinaria.

Parrebbe che la. seconda ipotesi possa avere una ulteriore bipartizione, secondo quanto è stato sostenuto da qualcuno: azienda autonoma nell'ambito dell'amministrazione dello Stato o ente distaccato dell'amministrazione dello Stato. Ma, come vedremo fra breve ed in breve, le due ipotesi ulteriori si riducono ad una ipotesi unica.

Dunque, il quesito fondamentale è questo: amministrazione, ordinaria o organismo apposito.

Il Governo ci ha proposto un organismo apposito, e la Commissione si è orientata verso uh organismo apposito. Per quali motivi? 1 motivi, secondo me, possono essere diversi, ma si possono ridurre a tre fondamentali.

Qualcuno l'onorevole Amendola, se non erro ha sostenuto che lo stabilire che cento miliardi saranno stanziati per 10 anni a determinati scopi, è una promessa solenne, ma non è un impegno giuridico. Secondo il pensiero dell'onorevole Amendola, che del resto ha riportato quello di persone che si sonò espresse fuori del Parlamento,

l'impegno assunto dal Parlamento non si traduce in possibilità di spesa se non nella misura degli stanziamenti che saranno fatti nei bilanci dei singoli esercizi finanziri.

Questa, è una osservazione di indole generale, dalla quale si son volute dedurre indebite conseguenze, ma sostanzialmente è esatta: se non si iscrive in bilancio la somma necessaria per poter far fronte a. delle spese, non c'è la possibilità di sdstenerle. Ciò non vuol dire che sia tolto ogni contenuto alla legge la quale dicesse che per dieci anni sarà devoluto a. determinati scopi un determinato numero di miliardi; ma è d'altra parte esatto l'asserire che la effettiva possibilità della spesa è subordinata, oltre che alla esistenza di tale legge, anche agli stanziamenti nel.bilancio di ciascuno dei dieci anni delle somme promesse.

Ora, di fronte a questa posizione, è più solenne, è più impegnativo, dal punto di vista politico, l'impegno assunto verso un organismo che è distaccato dall'amministrazione dello Stato, ovvero è più impegnativa Iti promessa di devolvere per dieci anni cento miliardi all'anno a determinati scopi?

Dal punto di vista giuridico forse la sostanza non muta; ma dal punto di vista politico io credo che la questione non pòssa essere valutata alla stessa stregua, perché ove i governi, che si succederanno nel decennio, pensassero di non mantenere l'impegno assunto con la legge che stiamo esaminando, e non volessero stanziare nei bilanci degli anni successivi i 100 miliardi previsti, dovrebbero non soltanto limitarsi all'atto omissivo, ma compiere quello positivo di eliminare, lo strumento che si è creato.

Con la Cassa per il Mezzogiorno si ha un creditore che si pone di fronte allo Stato, per ricordargli gli impegni assunti ed esigerne il mantenimento.

Dico di più: questo fatto si concreta in una posizione giuridica per quanto attiene ad uno degli elementi che costituiscono la dotazione della Cassa del Mezzogiorno, e precisamente per quanto si riferisce ai crediti I. M. I. verso gli industriali, perché per questi crediti v'è una cessione dello Stato a favore della Cassa stessa; per questi crediti a meno che non si modifichi la legge con una legge ulteriore vi è il diritto attuale e non condizionato ad esigerli direttamente.

Mi pare che già queste osservazioni ci possano indurre a convincerci a preferire una soluzione diversa da quella suggerita da alcuni autorevoli colleghi, ed in particolare dall'onorevole Corbino, quella cioè di non creare un organismo apposito.

20159

Ma vi è un secondo argomento non privo d'importanza: solo dando alla Cassa una propria personalità giuridica, essa potrà fare tutte quelle operazioni finanziarie che sono descritte nell'aticolo 11 (cessione di annualità, di sconto delle annualità, di emissione di obbligazioni, di contrazione di prestiti all'estero).

Ora, evidentemente, alcune di queste operazioni, come la contrazione dei prestiti, potrebbero essere anche fatte dallo Stato in luogo della Cassa, e l'onorevole Cozzino aggiungeva che lo Stato trova sempre il danaro a costo meno elevato che non altri enti, E questione, forse, di opinioni. Ma anche se cosi fosse, è preferibile che il prestito, specialmente quando si contragga all'estero, lo faccia un organismo che non sia lo Stato, perché i prestiti concessi da Stati od enti stranieri hanno sempre un substrato politico, ed io credo che sia nello interesse generale che tale substrato politico venga quanto più è possibile eliminato, o quanto meno attenuato.

Oltre a ciò, vi sono operazioni che non può fare lo Stato, ma potrebbe fare semplicemente un organismo apposito, distinto e separato dall'amministrazione statale.

Il terzo argomento a favore della soluzione accolta consiste nella maggiore agilità, con cui le opere che si vogliono fare possono essere eseguite.

A questo proposito si è mossa una obiezione che indubbiamente può impressionare. Si è detto: avete fiducia o no nell'amministrazione pubblica? Avete fiducia o no negli organi normali dell'amministrazione dello Stato? Credete che l'organizzazione burocratica funzioni e sia idonea al raggiungimento degli scopi per cui è stata creata, oppure credete che essa non funzioni regolarmente e non sia adatta a raggiungere questi scopi?

Qui io debbo associarmi a coloro i quali hanno detto parole di riconoscimento e di lode in favore della burocrazia; debbo associarmi, e credo di poterlo fare anche a nome della Commissione che ho l'onore di presiedere, perché sono sonvinto che troppe volte essa viene ingiustamente disprezzata e calunniata.

La burocrazia italiana, checché se ne dica, è ancora, nella sua grande maggioranza, una burocrazia sana, è ancora una burocrazia che lavora con onestà e capacità al servizio del paese.

Ma non è un appunto che si fa alla burocrazia quando si dice che la macchina statale è un po' pesante a muoversi. Si tratta di leggi che,

come diceva ieri sera l'onorevole Jervolino, furono fatte quando lo Stato italiano non aveva tutti i compiti che ha uno Stato moderno: è evidente che con una automobile di 50 anni fa non si può fare tutta la strada che si può fare con una automobile costruita oggi.

11 Governo ha bene inteso che occorre una riforma dell'apparato amministrativo dello Stato, tanto è vero che è stato nominato un ministro senza portafoglio, incaricato di tale riforma. E appunto perciò è pienamente giustificato il fatto che, in attesa delle norme che snelliranno il funzionamento dell'amministrazione statale, si provveda a creare uno strumento agile e snello per attuare le provvidenze a favore dell'Italia meridionale.

Ecco, onorevoli colleghi, perché è fondato anche questo ulteriore motivo per la creazione di un organismo apposito, il quale, peraltro, non è un organismo avulso dall'amministrazione dello Stato.

Onorevole Matteucci, ella va ripetendo «azienda autonoma, azienda autonoma» con una convinzione, con una tenacia, con una passione tale, che mi ricorda il delenda Carthago di Catone il Vecchio.

Ma ella deve riconoscere che abbiamo fai,Lo in Commissione un lavoro di analisi e di integrazione, col concorso di tutti, per inserire questo organismo autonomo, questo organismo apposito nell'amministrazione statale. J1 fine che, relativamente a questo argomento, la Commissione si era posto, lo ha raggiunto, conciliando le esigenze della rapidità di azione con quelle dell'azione nell'ambito delle leggi generali e dei controlli efficienti.

Ed abbiamo cominciato dall'articolo 1, nel quale abbiamo cancellato le parole «ente di diritto pubblico» dicendo semplicemente che la Cassa per il Mezzogiorno ha personalità giuridica propria.

MATTEUCCI, Relatore di minoranza. Vi ho dato atto che il testo è migliorato.

SCOCA, Presidente della Commissione. Con ciò, onorevole Matteucci, pur avendo mantenuto la sostanza del disegno di legge governativo, abbiamo eliminato una formula che poteva essere ritenuta per lo meno superflua, se non motivo di inesatte interpretazioni. Ricordo a me stesso ed agli onorevoli colleghi che lo avessero dimenticato, che vi sono nell'ordinamento italiano, financo delle aziende autonome dotate di personalità giuridica prò-, pria: l'azienda delle foreste demaniali è indubbiamente azienda statale ed è fornita di personalità giuridica, per espressa disposizione di legge.

20160

Se i teorici si volessero sbizzarrire a ricercare la natura dell'organismo che creiamo, ed a classificarlo, non escludo che ci possa essere chi troverà che esso non è ente pubblico tipico e forse chi lo riterrà anche una azienda autonoma ovvero un ente che, nella scala delle persone giuridice esistenti nel nostro ordinamento pubblico, si inserisce fra le aziende autonome e gli enti di diritto pubblico.

Certo è che questo ente, creato per il raggiungimento di fini statali, con mezzi forniti dallo Stato, ha controlli non meno efficienti di quelli stabiliti per le amministrazioni statali. Questo è il punto essenziale; perché quando si dice: voi avete creato un ente o un organismo autonomo per sfuggire ai controlli, io vi rispondo che noi abbiamo stabilito una serie di controlli, i quali eguagliano i controlli posti per le amministrazioni dello Stato, anzi sono più penetranti e più efficaci che quelli stabiliti per le amministrazioni statali.

I controlli possono essere di tre specie: vi è un controllo politico, vi è un controllo tecnico, vi è un controllo giuridico-amministrativo.

Controllo politico. Onorevoli colleghi, su questo punto uno degli oratori dell'opposizione l'onorevole Laconi svolse il concetto che troppi fossero i legami di questo organismo verso il Governo. L'onorevole Corbino, invece, sostenne la tesi contraria asserendo che non vi fossero controlli parlamentari, né controlli governativi, né controlli giuridico -amministrativi.

Su questo punto dei controlli, diciamo così, politici, le tesi dei due deputati sono nettamente contrastanti: l'onorevole Laconi si lamentava dei troppi vincoli al Governo; l'onorevole Corbino si doleva che non vi fossero sufficienti vincoli.

AMENDOLA GIORGIO. Sono d'accordo con l'onorevole Corbino.

SCOCA, Presidente della Commissione. Si metta d'accordo pure col suo collega più vicino.

L'onorevole Laconi ha ricordato varie delle norme del progetto, e le torno a ricordare. Articolo 1: le linee direttive e i piani generali sono formati da un comitato di ministri. Articolo 3: i programmi delle opere sono sottoposti all'approvazione del comitato dei ministri, quindi dell'organo massimo del l'amministrazione.

Articolo 4: fissazione da parte del ministro del tesoro del tasso di capitalizzazione delle annualità. Articolo 6: per l'attuazione delle opere di interesse turistico la Cassa può assumere partecipazioni in altri enti o costituirne dei nuovi previa autorizzazionedel comitato dei ministri.

Articolo 11, n. 1: la Cassa è autorizzata ad emettere obbligazioni alle condizioni determinate dal consiglio di amministrazione della Cassa e approvate con decreto del ministro del tesoro. Articolo 15: la nomina del consiglio di amministrazione è devoluta al Consiglio dei ministri.

Se ne doleva l'onorevole Laconi. Ma io domando: chi dovrebbe nominare questi consiglieri di amministrazione?

LOPARDI. Il Capo dello Stato.

SCOCA,. Presidente della Commissione. Il presidente del consiglio di amministrazione è nominato dal Presidente della Repubblica. Ma, onorevole collega che mi ha interrotto, il Capo dello Stato ha una figura propria e così elevata che non si deve immischiare in queste cose. In genere, quando si dice che la nomina è di competenza del Capo dello Stato, non si vuol dire che il Presidente della Repubblica opera personalmente la scelta: il Presidente della Repubblica compie un atto formale, ma'  la responsabilità è sempre del Governo.

Articolo 17: le tabelle organiche del personale sono approvate dal Presidente del Consiglio.

L'onorevole Laconi citava ancora gli articoli 3 e 7, cioè quelli che prevedono l'approvazione dei progetti da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici ed il collaudo da parte degli organi normali dell'amministrazione.

Mi consenta, onorevole Laconi: in questo non ha nulla a che fare il Governo ed il controllo politico. Sono organi tecnici, organi attraverso cui si opera il controllo tecnico, ed è per questo che affermo che neppure sul terreno tecnico questo organismo è svincolato dall'amministrazione dello Stato. Infatti, tutti i progetti di massima ed esecutivi di un determinato importo (che la Commissione ha stabilito in 100 milioni, ma che, se volete, possiamo fissare in una cifra inferiore) sono sottoposti all'organo tecnico massimo dell'amministrazione dello Stato: il Consiglio superiore dei lavori pubblici.

Si è apportata una sola modifica, cioè, si è creata una speciale delegazione dell'alto consesso. E ciò, perché il Consiglio superiore dei lavori pubblici è diviso in sezioni, ciascuna delle quali ha una propria competenza; e poiché le opere che fa la Cassa riguardano varie sezioni, allora si è fatta come una specie di sezione particolare, senza tuttavia aggiungere una sezione nuova, per non aumentare il personale: si è creata una delegazione per il controllo dei progetti di massima e dei progetti esecutivi di un determinato importo.

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Nessuna, eccezione per il controllo tecnico successivo, perché i collaudi sono demandati agli organi normali dell'amministrazione, al genio civile, ovvero agli altri organi autorizzati.

Controllo giuridico-amministrativo: affermo che i controlli stabiliti per questo organismo, se sono più snelli, sono d'altra parte più efficaci e più penetranti che non quelli della amministrazione diretta dello Stato, anche se manca il controllo preventivo defla Corte dei "conti. Bisogna avere il coraggio di dire che il controllo della Corte dei conti in fase preventiva mentre è impacciante, è d'altra parte inefficiente da un certo punto di vista, in quanto è un controllo di mera legittimità e non un controllo di merito. Ha lo scopo di accertare se un determinato atto è conforme alla legge e se la relativa spesa è stata stanziata nel bilancio; ma non opera in profondità.

Per la Cassa è previsto un collegio di revisori presieduto da un consigliere della Corte dei conti e composto da altri membri nominati dal ministro del tesoro: esso potrà operare un controllo più efficace e più esteso di quello di mera legittimità, non essendovi qui limiti di sorta. Non dicendosi che il controllo debba essere. dù sola legittimità, può cadere sul merito. La Commissione ha voluto che il controllo fosse a carattere continuativo, il che vale a dire che esso è concomitante con lo svolgersi dell'azione della Cassa, e quindi gli atti della Cassa possono in ogni momento essere sottoposti ad indag'ni da parte del collegio di revisori.

Avendo voluto un controllo a carattere continuativo, un controllo di merito, un controllo sostanziale, la Commissione ha riportato nell'articolo del disegno di legge che lo contempla le norme più ampie che ci sono nella nostra legislazioné, sia nel campo del diritto pubblico che nel campo del diritto privato; si sono riportate in particolare le norme stabilite dal codice civile relativamente al controllo delle società-

Signori miei, di fronte all'attenta cura avuta per stabilire un controllo di merito accanto a quello di legittimità, un controllo penetrante e sostanziale, voi venite a dire che non ci sono controlli! Si sono eliminati soltanto i controlli inefficienti e impaccianti, perché non abbiamo voluto che l'opera della Cassa fosse arrestata da formalità inutili.

È stato citato l'articolo 100 della Costituzione, per affermare che l'articolo 16 del disegno di legge che stiamo esaminando sarebbe incostituzionale.

Ora, l'articolo 100 della Costituzione stabilisce che la Corte dei conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo, e quello successivo sulla gestione' del bilancio dello Stato. Per quanto riguarda gli enti pubblici, dice che la Corte «partecipa, nei casi e nelle forme stabilite dalla legge, al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria».

Come ognun vede, avremmo già rispettato lo spirito e la lettera della legge se avessimo stabilito un controllo qualsiasi, perch-; l'articolo 100 della Costituzione dice che, quando si tratta di enti pubblici, la Corte dei conti non esercita il controllo in maniera esclusiva, ma partecipa ad esso. Il che vuol dire che, nella normalità dei casi, e fino a quando non sia diversamente stabilito, la Corte dei conti manderà' un suo magistrato a comporre l'organo di controllo.

Ma non ci siamo limitati a questo: potevamo fare questo, ma non abbiamo voluto farlo: abbiamo voluto demandare l'intero controllo successivo alla Corte dei conti. Infatti, nell'articolo 21 si è stabilito che il bilancio preventivo «è comunicato al Consiglio dei ministri e, entro il 31 dicembre, presentato ai Parlamento». Si è avuto da qualcuno il sospetto che questa presentazione voglia dire una semplice comunicazione, senza il preventivo vaglio della Corte dei conti. Ora il ministro ha già avuto occasione di precisare che la Corte dei conti sarà investita dell'esame del consuntivo: se ciò non risultasse sufficientemente chiaro dalla lettura del disegno di legge, lo diremo ancora più chiaramente. La dizione originaria dell'articolo diceva che il bilancio preventivo «è comunicato.«ài Consiglio dei ministri, e, in allegato al cémto consuntivo dello Stato, al Parlamento). Ciò importa per necessità di cose, che, siccome tutti i consuntivi dello Stato passano atìjaverso la Corte dei conti, anche il bilancio consuntivo della Cassa debba passare attraverso la Corte dei conti. La modifica che la Commissione ha apportato è puramente formale. Ma se questo e la fissazione di un termine dovesse ingenerare equivoci o complicazioni, potremmo tornare alla dizione originaria e dire che il bilancio consuntivo della Cassa viene allegato al consuntivo dello Stato: il che comporta necessariamente la comunicazione alla Corte dei conti; la quale potrà eseguire il riscontro e riferire alle. Camere.

E così, onorevoli colleglli, mi sombra che lutto quanto si è detto intorno alla figura di questa Cassa, ed in particolare intorno all'assenza di controlli, sia destituito di fondamento, e che la richiesta dell'onorevole Corbino, che invitava il Governo a ritirare la legge

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per farne un'altra che lasciasse tutto nelle mani dell'amministrazione, non abbia giustificazione: non è una proposta che torna a vantaggio delle popolazioni meridionali, le quali attendono fiduciose l'approvazione di questo disegno di legge.

Non si è sottratta la Cassa a nessun controllo: solo si è data ad essa una maggiore snellezza di movimento, in confronto dell'amministrazione diretta dello Stato, la si è posta in condizione di lavorare effìcacemenle.

Ho finito, onorevoli colleghi. Vorrei aggiungere solo due parole su un altro argomento. Ieri sera l'onorevole Alicata ci apostrofava dicendo: «Voi, signori della maggioranza, non avete risposto al punto centrale delle nostre obbiezioni, nulla avete dello circa il fondo della questione meridionale; vi siete dimenticati che i nostri più autorevoli meridionalisti, anche quelli che non appartengono alla nostra parte, hanno sempre detto che la questione meridionale non è questione di lavori pubblici». La stessa tesi è stata sostenuta dall'onorevole Amendola e da altri colleghi dell'estrema sinistra. Or io rispondo che nessuno ha mai affermato che la questione meridionale sia esclusivamente questione di lavori pubblici; ma è certamente anche questione di lavori pubblici, e voi non potete olire che una legge sia da riprovare soltanto perché non ha la desiderata ampiezza. La questione meridionale è anche, ed in notevole misura, questione di lavori pubblici, onorevole Alicata.

Avete citato Giustino Fortunato, Sonnino, Azimonti, e mi spiace che non abbiate citato pure De Viti-De Marco, Carano-Donvito ed altri che studiarono con serietà, passione e spirito di apostolato la questione meridionale. Per amore di tesi, ne avete appoggiata la difesa ad argomenti che vi potrebbero esplodere in mano. Avete letto dei numeri e delle cifre non sempre controllati, ed in ordine ai quali il meno che si possa dire è che non dimostrano niente se non sono raffrontati ad altri. Qualcuno di voi ha detto fmanco che il sud ha ricevuto più del nord-

Ora, onorevoli colleghi, io non faccio questione di nord e sud e sono irriducibilmente contrario a raffronti di questo genere; ma mi corre l'obbligo di precisare che in un solo campo le cifre dei lavori pubblici sono state relativamente superiori per il sud che non per il nord, e cioè nel campo delle costruzioni ferroviarie. Dal 1862 al 1923-1924 la spesa per ferrovie fu di un miliardo e 534 milioni per il nord, di milioni 792.517 per l'Italia centrale e di 1 miliardo e 284.320 per il sud.

Ma non si dimentichi che, all'epoca della unificazione, di fronte a chilometri 1313 di sviluppo ferroviari in Piemonte, Lombardia e Veneto, e di fronte a chilometri 256 nella sola Toscana, vi erano solamente 98 chilometri nel vasto regno delle Due Sicilie.

L'onorevole Roberti diceva l'altra sera che il problema meridionale è sorto soltanto nel 1860, allorché lo stato delle regioni meridionali era comparativamente più evoluto di quello del nord. Neppure ciò mi sembra esatto: è vero che il «re burlone» inaugurò il primo tronco ferroviario in Italia, ma è anche vero che, come ho or ora ricordato, nel 1860 avevamo semplicemente 98 chilometri di ferrovie, di fronte a circa 1400 chilometri nelle tre regioni della Lombardia, Piemonte e Veneto. Quel che più importa notare è che, escluso il campo ferroviario, per tutte le altre specie di lavori pubblici le cifre spose dall'Italia unificata sono comparativamente a favore del nord.

Voi avete detto anche che l'Italia ha speso molti miliardi in passato, ma non si è raggiunto nessun frutto.

Onorevoli colleghi-, non si è raggiunto un frutto adeguato perché non è stata adeguata la spesa.

I dati da qualcuno di voi citati per le bonifiche avrebbero bisogno per lo meno di essere integrati e raffrontati, il Barbagallo, nel suo noto volume sulla questione meridionale, dopo aver ricordato come le bonifiche eseguite in alcune località dell'Italia meridionale abbiano reso i loro frutti, soggiunge: «Ma quale è stata fin oggi la solleciIndine che i vari governi hanno avuto per le bonifiche del Mezzogiorno? La risposta è davvero scoraggiante. Se, in conformità di una relazione, presentata, al Parlamento nel luglio 1915, ci si proponeva di bonificare (bonifiche di prima categoria) circa 1 milione di ettari nel settentrione e circa 700 nel Mezzogiorno peninsulare ed insulare (Sardegna compresa), alla prova dei fatti, sei anni dopo, si erano bonificati ettari 328.669 nel nord, ettari 1660 nell'Italia centrale ed ettari 2362 nel sud e nellle isole! Non meglio sono andate le cose dopo il 1922. Se i disegni di bonifiche da compiere in questo periodo, riguardavano una superficie maggiore pel Mezzogiorno e le isole anziché per il settentrione (ettari 4.554.063 di fronte a ettari 3.617.231), quelle con opere pubbliche e con trasformazione fondiaria effettivamente compiute risultano, alla vigilia della seconda guerra mondiale, come interessanti circa 2 milioni di ettari per il nord, e appena 1.328.298 per il sud!»

Questi dati non sono del Barbagallo.

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Sono tratti da una pubblicazione ufficiale del Ministero per la Costituente («Rapporto della commissione economica presentato alla Costituente: Agricoltura, relazione, pagine 342-372»).

Confermano quanto sopra esposto alcuni dati di fonte ufficiale, dai quali risulta che l'ammontare delle opere pubbliche di bonifica autorizzate dal 1870 al 1913-14, quindi fino alla vigilia della prima guerra mondiale, è stato il seguente: 717,3 milioni per il nord; 97,7 per il centro; 165 per l'Italia meridionale e le isole; in complesso il 73 per cento al nord, il 10 per cento al centro, il 17 per cento all'Italia meridionale. Dal 1914-15 al 1926-27, cioè nel periodo della prima guerra mondiale e nel periodo immediatamente successivo, abbiamo 711,5 milioni per l'Italia settentrionale; 147,9 per l'Italia centrale; 369 milioni per l'Italia meridionale e insulare: in complesso, il 58 per cento al nord, il 12 per cento al centro, il 30 per cento al sud.

Dal 1927-28 al 1943-44 abbiamo 2043,3 milioni ab nord; 1638,2 milioni al centro; 2401,6 milioni al sud: la percentuale rispettiva è del 34, del 27 e del 39. Cioè, nel primo periodo contemplato, 1870-1913-14, la percentuale è stata del 73 al nord, contro il 17 per cento al sud; nel secondo periodo 1915-1926 la percentuale è stata del 58 per cento al"nord e del 30 per cento al sud. Nel periodo dal 1927-28 al 1943-44 la percentuale è stata del 34 al nord e del 39 al sud.

Mi pare che, se si tengono presenti le suddette cifre, si arriva a questa conclusione: si è speso pei' l'Italia meridionale, ma non si è speso abbastanza.

AMENDOLA GIORGIO. Bisogna spendere di più e meglio.

SCOCA, Presidente della Commissione. Questa considerazione dovrebbe portarci ad accogliere il progetto, augurando che ci sia una reciproca comprensione e la collaborazione di tutti per eventuali miglioramenti, nel caso che il disegno di legge ne avesse bisogno.

Voi avete detto: non si spenderà con la. Cassa neppure quanto si è speso per il meridione in un solo decennio dell'anteguerra. Non è esatta questa affermazione. È da tener presente che la somma che si spende oggi non è in sostituzione, ma in aggiunta agli stanziamenti normali.

AMENDOLA GIORGIO. Sarà da dimostrare.

SCOCA, Presidente della Commissione. Questo è stabilito nella legge, e in questo fermamente crediamo, perché abbiamo fiducia nel Governo di oggi e speriamo di aver fiducia anche nei governi di domani.

È poi da aggiungere che, se anche fosse vero che alcune cifre spese in passato fossero proporzionalmente superiori a quelle che oggi si promettono, 'non toglie che dovremmo pur sempre riguardare questo disegno di legge come provvidenziale per l'Italia meridionale. Voi dimenticate che. fra quello che si fece prima della guerra e quello che si fa dopo la guerra, vi è stata una guerra di mezzo, una guerradistruttrice, una guerra che ha depauperato il popolo italiano.

Voi avete anche detto che non concluderemo nulla se non inquadreremo questo disegno di legge nelle linee di una politica generale..Arrivati a questo punto, io attendevo che diceste qualche cosa di concreto. Vi ho ascoltato con attenzione, con ansietà, perché volevo che diceste che co.sa bisogna fare. Invece vi siete limitati a ripetere che se non si mutano le strutture...! Ma che cosa sono queste strutture? Se alludete alla rivoluzione comunista, noi siamo contro. Se alludete, viceversa, ad altri eventuali provvedimenti che servano a sollevare le condizioni delle popolazioni meridionali e delle altre regioni depresse d'Italia, allora io dico che non v'è disaccordo di propositi. Dovevate fare indicazioni concrete per fare un'opera utile (Interruzione del deputalo Alicata). Onorevole Alicata, dovevate dire che cosa si doveva fare. Voi avete trascurato di dirlo. Avete citato Giustino Fortunato, ma non avete ricordato neppure la parte forse più essenziale della sua opera di grande meridionalista. Avete dimenticato quell'aureo libretto che egli scrisse sul sistema tributario in rapporlo all'Italia meridonale. Ebbene, quelle fatte dal Fortunato in quel libretto erano proposte concrete,! Voi avete dimenticato perfino di dire che ciò che si fa nell'interesse del Mezzogiorno e delle altre zone depresse dell'Italia è bensì un'opera df solidarietà, ma è anzitutto un'opera, di giustizia. Perché un'opera di giustizia? Perché questo regioni non hanno industrie e, benché povere, pagano alle regioni che hanno delle industrie abbisognevoli di protezione o comunque protette, il prezzo di tale protezione (Applausi al centro)-, e, quindi, ciò che loro ora si dà, loro è dovuto per giustizia, per un dovere di giustizia. Senza dire che, per l'articolo 119 della Costituzione, la valorizzazione del Mezzogiorno costituisce un dovere costituzionalmente sancito. Mentre si sta creando lo strumento per l'adempimento di tale dovere di solidarietà e di giustizia, voi fate una opposizione sterile.

20164

Se aveste esaminato il problema sul piano concreto, io vi avrei seguito; se avesle delto, ad esempio, che bisogna accogliere i principi della riforma tributaria quali venivano delineati da Giustino Fortunato nell'interesse del Mezzogiorno, io vi avrei dato ragione. Penso del resto che il Governo vorrà mettersi su quesla strada ed è già su questa base che ha impostato la riforma tributaria che è ora all'esame del Senato, in ottemperanza di quella disposizione della Costituzione la quale impone che il sislema tributario. italiano debba essere informato ai principi della progressività e della personalità. È soltanto con questo mezzo che la pressione tributaria, che grava sulle popolazioni povere e le opprime, si può trasferire sulle popolazioni più abbienti. Anche questa è opera di giustizia, anche questa è un'opera che propugniamo nell'interesse di quella giustizia sociale nella quale crediamo e che vogliamo attuare.

Ma voi vi siete messi su una posizione rigidamente negativa, sterilmente oppositrice, ed avete errato, onoi'evoli colleghi.

lo non so quali siano i vostri calcoli politici; ma vi dico che se pensaste alle condizioni del Mezzogiorno, dovreste dire: votiamo presto con entusiasmo questa legge.

L'onorevole Amendola, che è intervenuto nella discussione, conosce un poco la mia terra, per esservi stato qualche volta; ma egli non può conoscere tutta la tragedia di quei contadini. Questi miei contadini lavorano dalle 12 alle 14 ore al giorno, ma di queste soltanto 6 o 7 ore sono di lavoro produttivo, e scarsamente produttivo.

AMENDOLA GIORGIO. E che in dicembre avete fatto mettere in carcere.

SCOGA, Presidente della Commissione. Onorevole Amendola, la prego di non toccare questo argomento. Io non ho fatto mai mettere in carcere nessuno.

AMENDOLA GIORGIO. Quando dico voi, alludo alla maggioranza o al Ministero dell'interno, che della maggioranza è espressione.

SCOCA, Presidente della Commissione. Ripeto che noi non abbiamo mai fatto mettere in carcere nessuno.

Voi conoscete le popolazioni di quei paesi perché vi andate qualche domenica, fate il vostro discorso e poi ve ne andate; ma io le conosco davvicino, perché in mezzo ad esse sono cresciuto ed ho vissuto.

Io so che i contadini dei paesi di larghe zone tra le più abbandonate dell'Italia meridionale fanno financo tre ore di faticoso cammino per recarsi al lavoro ed altre tre ore por ritornare a casa.

ALICATA, Relatore di minoranza. Perché in quelle zone non si applicano le leggi sulla ripartizione dei prodotti?

SCOCA, Presidente della Commissione. In quelle terre non c'è mezzadria, quincli quelle leggi non si possono applicare, e comunque non sono qui a dire che non si debbano ap plicaro le leggi.

Ripeto che quei contadini fanno dodicitredici ore al giorno di lavoro che, peraltro, è infruttuoso nella sua massima parte. A queste necessità estreme occorre andare incontro. E quando penso che con questi 1000 miliardi si potranno costruire delle strade dove non ce ne sono, mi convinco che la legge affronta un problema essenziale. A quesLo proposito, segualo la necessità di tenere nella massima considerazione il bisogno di strade che lia il Mezzogiorno. Costruire delle arterie di comunicazione significa costruire gli strumenti primordiali della civiltà e del benessere; l'are le strade significa predisporre le condizioni per seminare le campagne di case, vuol dire non costringere più i lavoratori ttella terra a vivere accentrati nei grossi borghi, molto lontani dal luogo del lavoro, a vivere ammassai i in stanze senza aria e senza luce, vuol dire portare i contadini sulla terra, renderne proficua l'opera, migliorarne le condizioni eli esistenza.

SANSONE. Ma che fate voi per questo?

SCOGA, Presidente della Commissione. Questa non è retorica: e la interruzione è fuori posto. È questione di sensibilità. Questa legge ha, onorevole Sansone, lo scopo di risolvere questi problemi. Occorre sentire i bisogni del popolo e cercare di risolverli coi fatti e non con frasi demagogiche. Quando penso che questa legge potrà contribuire a risollevare le condizioni della mia terra, se per un verso provo profonda sodisfazione, non posso d'altra parte che farmi l'augurio che i 1000 miliardi possano aumentare, perché, se ricononosciamo che questo è lo sforzo massimo possibile per il momento, dobbiamo altresì riconoscere che le necessità sono tali da rendere insufficiente quella pur cospicua somma.

Questo è l'augurio che io esprimo, ma intanto là legge bisogna votarla e votarla non soltanto passivamente, ma con entusiasmo. Ieri sera l'onorevole Jervolino disse che il Governo ha fatto il suo dovere e che ora tocca a noi fare il nostro.

20165

Noi abbiamo la ventura di raccogliere ora il frutto degli studi, delle ricerche, della propaganda e delle lotte che si sono fatte per decenni onde far conoscere quali sono le esigenze del mezzogiorno d'Italia. Il Governo ci è venuto incontro: dobbiamo camminare su questa strada, non con atteggiamento negativo, ma con propositi di collaborazione. Semplicemente così potremo portare i problemi del Mezzogiorno e delle aree depresse ad una soluzione univoca, tanto più che si Lralta di problemi concomitanti e strettamente legati fra di loro. Solo così potremo giungere alla soluzione del massimo fra i nostri problemi nazionali. (Vivi applausi al centro e a destra — Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Campilli, ministro senza portafoglio.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Gli onorevoli Jervolino e Scoca con i loro interventi di ieri sera e questa mattina hanno ampiamente risposto ai colleghi di maggioranza e di opposizione intervenuti niella discussione su questo disegno di legge. Il mio compito è già stato da essi in gran parte ed egregiamente assolto. A me spetta ora di riassumere e precisare le linee fondamentali del progetto in relazione agli aspetti più dibattuti.

Quando la Commissione speciale iniziò i suoi lavori, dissi esplicitamente che nessuno di noi che ha senso di responsabilità, poteva attribuire al disegno di legge virtù miracolistiche, ma che tuttavia restavano profondamente vere le parole pronunciate dal Presidente De Gasperi il 31 gennaio: «Credo che sia la prima volta che un Governo si presenta con un programma organico di così vasta portata a favore delle popolazioni dei Mezzogiorno», e nel precisare gli scopi del disegno di legge dissi anche che, attraverso l'eccezionale contributo deciso dal Governo per lo sviluppo dell'economia meridionale, si intendeva anche assolvere l'altro obiettivo che il Gabinetto De Gasperi aveva fissato nel suo programma, quello cioè di creare nuove possibilità e nuovi mezzi per fronteggiare il grave fenomeno della disoccupazione.

Aggiunsi inoltre, che, ferme restando le linee direttive e le condizioni fondamentali, il'Governo sollecitava la maggiore collaborazione da parte della Commissione, pronto a raccogliere tutti i suggerimenti e tutte le modifiche che avessero potuto migliorare la struttura della legge.

L'onorevole Matteucci ha con lealtà riconosciuto che la Commissione, operando intensamente per circa 29 sedute, ha avuto fasi di attiva collaborazione fra maggioranza e opposizione e fra opposizione e Governo.

11 disegno di legge così come è stato oggi sottoposto all'esame della Camera, presenta diverse modifiche dal testo originale, modifiche che sono state, ripeto, il risultato di una concorde azione. C'era quindi da aspettarsi che la discussione in Assemblea avesse assunto minore asprea sia.sul piano politico che su quello tecnico. Tutto questo non è avvenuto.

L'onorevole Alicata si è sorpreso che il dibattito non abbia tenuti presenti i problemi di fondo che si associano a questo disegno di legge,.la mia sorpresa è stata invece quella dì non aver trovato un oratore di opposizione che abbia tenuto presente il lavoro svolto dalla Commissione e che abbia sottolineato i punti di convergenza che ci sono stati fra maggioranza, opposizione e Governo.

Il dibattito, in sode di Commissione e in sede di Assemblea, ha investito il programma, lo strumento che dovrebbe curarne la esecuzione, la consistenza e i limiti dei mezzi messi a disposizione.

L'onorevole Alicata, nel suo discorso in Assemblea, ha confermato quanto già aveva espresso nella sua relazione di minoranza. Ha contestato cioè che il disegno di legge rappresenti qualche cosa di organico e di nuovo ed ha soggiunto che rappresenta però «un indiscutibile successo dell'opposizione e della Confederazione generale del lavoro che il Governo abbia sentito la esigenza di annunciare una serie di iniziative più audaci nel campo degli investimenti pubblici e di mostrare come soprattutto nel Mezzogiorno si voglia indirizzare la parte più cospicua degli investimenti preannunciati».

Alla critica si associa, quindi, una cauta tattica che tende a prendere una ipoteca sul disegno di legge. La tattica dimostra, colleghi dell'opposizione, come voi siate nel vostro intimo convinti che il disegno di legge rappresenta un contributo concreto e positivo a favore del Mezzogiorno e cerchiate quindi, con deboli artifici, di rivendicare a voi stessi una parte del merito. Ma io non voglio qui sviluppare la facile per quanto meschina polemica sulla priorità dell'iniziativa, desidero soltanto che la Camera e il paese abbiano una chiara conoscenza della importanza del provvedimento che per la sua organicità e per quanto innova nell'ordinamento amministrativo è un atto che vale a contraddistinguere non soltanto l'azione di un Governo, ma quella della nuova democrazia italiana.

20166

Si è voluto minimizzare il disegno di legge, dicendo che esso ricalca le orme delle vecchie leggi speciali emanate nei passati decenni per il Mezzogiorno. Si sono richiamate le leggi speciali del 1904 sulla Calabria, quella del 1906 sulla Basilicata, quella del 1907 sulla Sardegna, ma non si è detto con chiarezza che queste leggi si riferivano a particolari regioni, che investivano alcuni determinati settori di lavori pubblici e che non avevano speciali organismi diretti a realizzarli.

Si è detto che anche la legge speciale per la Basilicata contemplava la nomina di un commissario civile a cui era affidatala realizzazione del programma, così come oggi si contempla la organizzazione di un ente speciale; questa contrapposizione non ha senso. Il commissario civile previsto per la Basilicata non era che una emanazione del Ministero dei lavori pubblici. L'attuale disegno di legge contempla, invece, la creazione di un ente avente propria personalità giuridica che, pur rientrando nel quadro delle attività statali, è staccato dall'ordinario apparato amministrativo dello Stato. Nessun parallelismo è possibile fra questa legge e le leggi speciali.

Il disegno di legge per la Cassa per il Mezzogiorno non investe soltanto una regione, non isola i provvedimenti a particolari settori di opere pubbliche, ma considera unitariamente tutte le Regioni meridionali, tiene conto della complementarietà delle opere da eseguire e determina gli stanziamenti in misura da assicurare la continuità della prosecuzione delle opere fino a totale completamento.

Visione unitaria del Mezzogiorno, reciproca integrazione delle opere da eseguire, continuità degli stanziamenli: ecco le caratteristiche del disegno di legge sottoposto al vostro esame che ne qualificano la organicità.

Questa organicità è convalidata anche dal criterio di concentrare gli stanziamenti nelle opere di maggiore rilievo evitando che lo sforzo finanziario possa frantumarsi in una varietà e molteplicità di lavori che, anche se necessari, non possono influenzare le condizioni economiche del Mezzogiorno.

Le bonifiche, la irrigazione, la trasformazione fondiaria, la sistemazione montana, la viabilità, gli acquedotti non sono considerate opere a se stanti ma, ripeto, tra loro collegate, per la necessaria complementarietà.

Finora questo carattere strettamente complementare delle varie opere pubbliche per le quali l'esecuzione di un'opera può riuscire inutile o quanto meno poco fruttuosa se non concorre la contemporanea esecuzione di altre opere della stessa o di diversa natura, non è stato appieno considerato. Ed è per questo che le varie provvidenze delle leggi speciali per il Mezzogiorno sono rimaste senza frutto o, più esattamente, non hanno dato tutto il risultato atteso, anche a voler prescindere dal fatto sostanziale della mancata continuità degli stanziamenti.

Una bonifica non ha senso se non è completata da una razionale trasformazione agraria, ed una diversa distribuzione della terra e quindi una diversa dislocazione delle popolazioni agricole non è possibile senza una rete stradale che colleghi i nuovi centri con quelli tradizionalmente abitati e senza che un adeguato approvvigionamento di acqua potabile assicuri alle popolazioni le indispensabili condizioni di vita.

Intendiamo con questo dire, come voi dell'opposizione avete tentato di farci dire, che il problema meridionale si identifica con un problema di bonifiche, di strade, di sistemazione montana, di acquedotti? No, e ve lo ha detto molto chiaramente poco tempo fa l'onorevole Scoca. È, però, tuttavia certo che non è possibile far progredire l'agricoltura, sviluppare l'industria, aumentare i traffici, incrementare il reddito e quindi accrescere la capacità di consumo delle popolazioni, se prima questo complesso di opere non viene realizzato.

Ecco perché l'onorevole Jervolino ha sottolineato nella sua relazione che il piano da noi proposto deve essere considerato come un piano di pre-industrializzazione. Questa parola ha suscitato critiche su taluni banchi dell'opposizione. Si è detto: «voi volete con questo costringere l'economia meridionale a restare permanentemente una economia agricola», e l'onorevole De Martino Francesco ha dichiarato: «noi riteniamo nell'interesse del Mezzogiorno che in alcune regioni la industrializzazione debba precedere lo sviluppo dell'agricoltura». «Voi avete del Mezzogiorno, ha inoltre aggiunto l'onorevole Amendola, una visione puramente ambientale, non sapete considerare quella che è la effettiva struttura economica e sociale delle province meridionali».

Io desidero a questo riguardo richiamare la vostra altenzione su alcuni elementi statistici che confermano come, al contrario di quando hanno detto i colleghi di opposizione, nessun processo di industrializzazione è possibile senza prima

20167

aver approntato le necessarie condizioni ambientali e senza una economia agraria avanzata.

Questi elementi riconfermano che la nostra non è una visione parziale del problema, ma risponde al processo naturale della vita economica contro il quale è vana ogni polemica e inutile ogm contrastante affermazione.

Se noi facciamo pari a 100 le condizioni medie ambientali italiane, la Campania risulta avere un grado di depressione di 14 punti al disotto della media e presenta un grado di industrializzazione di 202. La Calabria, che ha invece un grado di depressione più basso, e cioè di 39 punti, ha un livello di industrializzazione di 51, e la Basilicata, la desolata Basilicata, che segna un grado di depressione massimo nel Mezzogiorno continentale pari a 52 punti, raggiunge un grado di industrializzazione di soli 23 punti.

Da questi dati raccolti dalla S.V.I.M.E.Z., da cui mancano quelli delle Isole, chiaro risulta dai dolorosi esempi della Basilicata e della Calabria, che la influenza delle condizioni ambientali non risponde ad una miope visione dei problemi economici e sociali, ma condiziona di fatto ogni sviluppo economico e particolarmente ogni processo di industrializzazione.

Ed ecco un altro esempio della influenza che alcune grandi opere pubbliche, modificando le condizioni ambientali, esercitano sul progresso del paese.

Consideriamo le Puglie ed esaminiamo la situazione industriale della regione prima e dopo la costruzione dell'acquedotto Pugliese. Naturalmente le cifre vanno prese in senso indicativo, ma non per questo perdono del loro valore

La popolazione addetta all'industria nelle regioni meridionali è rimasta pressocché stazionaria dal 1911 al 1936, o meglio, è rimasta stazionaria la popolazione addelta all'industria rispetto alla popolazione attiva locale. Ad eccezione di un leggero aumento nella Campania, dove la popolazione addetta all'industria è passata dai 25,2 per cento al 26, 3 per cento, le Puglie hanno presentato un aumento del 21 al 28 per cento e l'aumento si accompagna all'inizio ed alla messa in opera dell'acquedotto pugliese.

Dopo questo richiamo alla eflìcacia che nell'ambiente meridionale possono avere le opera progettate nel piano, debbo dire alla opposizione che quando cerca di isolare l'opera del Governo

a favore del Mezzogiorno al complesso dei lavori previsti dal piano fa una impostazione polemica che non è oggettiva.

Il progetto di legge deve essere considerato e discusso nel quadro complessivo dei provvedimenti adottati dal Governo per il Mezzogiorno, provvedimenti che investono tutti gli altri aspetti dell'economia meridionale, compreso quello della industrializzazione.

Già l'onorevole Jervolino ha ricordato, nella sua pregevole relazione, i disegni eli legge emanati dal Governo per favorire lo sviluppo della industria meridionale:

il decreto 14 dicembre 1947, che assegna

10 miliardi al Mezzogiorno e consente la emissione di obbligazioni per altri 10 miliardi;

il decreto 15 dicembre 1947 che concede al Banco di Napoli e a quello di Sicilia 3 miliardi di fondi in dotazione ed altrettanti per garanzia di mutui diretti allo sviluppo industriale;

la legge 9 maggio 1950 che concede lo stanziamento di 20 miliardi e autorizza l'emissione di altri 20 miliardi di obbligazioni per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno;

inoltre, la legge riguardante finanziamenti alla piccola e media industria per complessivi 10 miliardi, riserva il 40 per cento degli stanziamenti al Mezzogiorno e il 60 per cento al centro-nord;

la legge Saragal dell'8 marzo 1949, fissa

11 30 per cento del tonnellaggio navale a favore dei cantieri meridionali.

E la legge sulle commesse di Stato ha trovato modifiche da parte del Parlamento, modifiche che riservano alle industrie meridionali il 20 per cento, invece del 15 per cento, delle commesse medesime.

11 problema dell'industria zolfifera siciliana e quello delle miniere del Sulcis in Sardegna che l'onorevole De Martino Francesco ha dichiarato essere preminente sullo stesso problema delle bonifiche sono stati esaminati in questi giorni dal C. I. R., come ha già dichiarato al Senato il ministro dell'industria Togni, e i provvedimenti relativi saranno presentati nei prossimi giorni all'esame delle Camere.

Aggiungo inoltre che l'I. R. I. nel programma elaborato per il complesso delle sue aziende prevede un totale di investimenti industriali nel Mezzogiorno di circa 35 miliardi di cui 14 miliardi nel settore idro-elettrico.

 A quesLo complesso di provvedimenti va anche aggiunto, per avere un quadro completo, l'opera svolta dal Governo nel campo della edilizia popolare.

20168

L'I. N. A.-Gasa ha attualmente in corso di esecuzione, nelle regioni meridionali e nelle isole, un complesso di fabbricati per 34 miliardi e 117 milioni. Il piano già concordato per il 1951-52 prevede la costruzione di altri alloggi per complessivi 14 miliardi.

La legge Aldisio per l'incremento edilizio, presentata al Senato il 14 giugno 1950, prevede lo stanziamento di 25 miliardi da utilizzare negli esercizi 1950-51, 1951-52 e riserva, con disposizione particolare, i tre quinti della spesa al Mezzogiorno e i due quindi al centro-settentrione.

Considerato il complesso di questi provvedimenti non so se gli onorevoli Amendola, Alicata, De Martino Franceso e Roberti potranno ancora attribuire al Governo il proposito di fare del problema meridionale soltanto un problema di lavori pubblici e di avere una concezione non rispondente agli interessi effettivi del Mezzogiorno d'Italia.

La critica dell'opposizione si è mossa su un motivo conduttore: «Voi avete fatto una legge che non affronta il problema di fondo e cioè il problema di struttura dell'economia meridionale». Parole: problema di fondo, problema di struttura; parole e affermazioni suggerite da una opposizione sistematica perché se si osserva con obiettività e serenità l'opera del Governo si vede chiaramente che questa critica non ha fondamento.

Ricordo a questo proposito che il disegno di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno fu depositato alla Camera il 17 marzo scorso, nello stesso giorno venne depositato il provvedimento per le opere straordinarie a favore del centro-nord e contemporaneamente ai due provvedimenti accennati, che portano il n. 1170 e 1171, venne depositato, pure il 17 marzo scorso, dal Governo, il.disegno di legge sulle espropriazioni, bonifiche, trasformazioni e assegnazione di terreni ai contadini, disegno di legge che porta il n. 1173.

Ciò significa che nella visione e nella intenzione del Governo un tutto inscindibile lega il progetto che riguarda la Cassa per il Mezzogiorno e quello relativo allo stralcio per la riforma fondiaria.

Le bonifiche, e con questo intendo rispondere all'onorevole Francesco De Martino. non sono considerate come fine a se stesse, ma, contemporaneamente alle opere pubbliche di bonifica, dovranno effettuarsi le trasformazioni fondiarie e le assegnazioni di terra ai contadini.

   

Questo è il concetto che armonizza e riunisce in una composizione organica i due disegni di legge.

Colleghi dell'opposizione, voi dite che la legge per la riforma fondiaria presentata dal Governo sarà una legge inoperante. Ma qualunque legge noi avessimo presentato nel campo della riforma sociale e di struttura, sarebbe stata da voi dichiarata inoperante.

Noi invece siamo profondamente convinti che la legge sulla espropriazioni e sulle trasformazioni dei terreni agirà in modo sensibile a modifica del regime fondiario e della struttura sociale del Mezzogiorno.

Naturalmente, la nostra visione, democratica e sociale, non può coincidere con la vostra che è marxista e comunista. Si tratta in conclusione di un profondo contrasto nell'ordinamento finalistico della società che divide voi e noi e che vi porta a disconoscere il valore del contributo che l'azione di,Governo arreca al progresso economico e sociale delle popolazioni agricole del Mezzogiorno.

Inoperante la legge? Ma se noi consideriamo alcuni dati fondamentali e cioè che la proprietà oltre i 500 ettari occupa in Calabria da 100 a 110 mila etari e nelle Puglie da 130 a 150 mila ettari, se noi teniamo conto che la legge sulla riforma fondiaria prevede espropri superiori all'80 per cento di tale proprietà, e che l'esempio della Calabria e delle Puglie può essere esteso anche alle altre regioni meridionali, avremo chiara la conferma che la legge presentata non è una legge di ordinaria amministrazione, ma che è diretta effettivamente ad influire sulle condizioni economiche e sociali del Mezzogiorno.

La legge 'di stralcio presentata alla Camera e che dovrà essere da voi esaminata e discussa nei prossimi giorni ha, per la massa contadina, un duplice ordine di benefici diretti ed indiretti. L'insediare sulla terra circa 200 mila famiglie di contadini, significa sottrarre al lavoro precario del bracciantato un numero almeno doppio di unità lavorative.

Questa la portata sociale della legge che integra e completa quella sulla Cassa per il Mezzogiorno, ma il dibattito alla Camera, come la discussione in seno alla Commissione, ha investito, in particolare, anche il problema dell'organizzazione, e cioè la costituzione dell'ente speciale e del controllo politico ed amministrativo.

Non ripeterò gli argomenti già ampiamente illustrati dal collega Scoca, soltanto debbo mettere in rilievo che la disposizione aggiunta dalla Commissione all'articolo 3, disposizione che obbliga ogni anno

20169

di comunicare al Parlamento il programma delle opere redatto dalla Cassa sulle direttive e con l'approvazioone del comitato dei ministri, offre in sostanza al controllo parlamentare una possibilità anche maggiore di quella consentita dall'ordinamento delle aziende autonome.

Occorre a questo riguardo ricordare, e qui mi rivolgo in modo particolare all'onorevole Matteucci, lo stato attuale delia legislazione e della prassi amministrativa.

Le leggi di autorizzazione di spesa per opere pubbliche sottoposte all'approvaziojie del Parlamento contengono sempre indicazioni sommarie dei capitoli di spesa e quando sono dettagliate fanno riferimento soltanto a particolari categorie di opere. Non diversamente avviene in sede di approvazione di bilanci, dove il Parlamento può solo ricavare dalla denominazione.dei capitoli lo scopo generico al quale sono destinati i singoli stanziamenti.

Con il disegno di legge sulla Cassa si offre al Parlamento una duplice occasione di esame e di controllo. La prima, in sede di discussione del bilancio generale dello Stato; nel bilancio si troverà inserito lo stanziamento della spesa di 100 miliardi che ogni anno si dovrà.discutere, esaminare, approvare o negare. La seconda, quando si presenterà per conoscenza al Parlamento il programma delle opere che la Cassa si proporrà annualmente di svolgere, programma non generico ma circostanziato nei principali settori.

Ha detto l'onorevole Matteucci: «Ma il programma sarà presentato al Parlamento per conoscenza non per decisione»!

Ora io mi domando: quando mài è capitato che i principali ministeri della spesa, agricoltura e lavori pubblici, abbiano sottoposto al Parlamento, per l'esame e l'approvazione, ilprogramma particolareggiato delle autorizzazioni di spesa riguardanti opere di carattere pubblico? Quando mai il Ministero dei lavori pubblici o quello dell'agricoltura hanno sottoposto all'approvazione e all'esame del Parlamento quali sono le strade, i ponti, gli acquedotti, le bonifiche, le irrigazioni che intendono eseguire?

Questo attiene al potere discrezionale dell'esecutivo e non può essere sottoposto alla preventiva approvazione del Parlamento.

Il disegno di legge sulla Cassa, a differenza di quanto accade per le aziende autonome, olire al Parlamento questa possibilità, di conoscere cioè, preventivamente, il piano annuale delle opere che dovranno essere eseguite.

L'onorevole Laconi, nel criticare la costituzione dell'ente speciale, ha detto che il Governo dà l'impressione di muoversi male nell'attuale ordinamento amministrativo. Dimostra, cioè, di essere impacciato, come si travasse chiuso i un vestito troppo stretto.

L'onorevole Laconi ha detto una cosa esatta, ma, non come maliziosamente egli intende far credere, perché il Governo voglia sottrarsi ai controlli politici e amministrativi. Non è il Governo che si trova stretto in un apparato che gli impedisce i movimenti, è l'azione dello Stato che rimane soffocata in vecchie strutture inadeguate ai compiti nuovi edalle nuove attribuzioni. (Applausi al centro).

L'azione dello Stato si trova racchiusa in un ordinamento amministrativo che se ha risposto a perfezione quando le funzioni statali erano quasi esclusivamente di carattere giuridico amministrativo, non ha più risposto e non risponde quando le funzioni si sono estese al campo economico. È la natura stessa dell'attività economica che impone prontezza di decisioni, scioltezza di movimenti, adeguamento dei mezzi tecnici e finanziari. Quindi non c'è che da scegliere: o lo Stato rinuncia a queste funzioni e a questi compiti che l'economia moderna gli attribuisce inevitabilemnte ed è vana nostalgia pensare ad un ritorno alle limitate funzioni e attribuzioni del passato o lo Stato deve assolutamente crearsi gli strumenti perché le sue nuove funzioni possano essere con efficacia compiute.

L'esperienza di governo in tutti gli Stati dimostra che lo sforzo creativo delle nuove democrazie più che nel formulare piani e programmi sta nel saper costruire gli organi che sappiano applicarli e realizzarli.

Questo aspetto funzionale e strumentale è più importante, direi, di quello programmatico perché i piani e i programmi spesso falliscono, non per il modo come sono stati congegnati, ma perché non hanno trovato gli organi capaci di saperli attuare.

MATTEUCCI, Relatore di minoramza. Bisogna fare lo Stato, non fare a pezzi-lo Stato.

SPATARO, Ministro delle poste e delle telecomunicazioni. In.cominciamo a farlo.

MATTEUGEI, Relatore di minoranza. Noi non -vogliamo farlo, a modo vostro.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. La formazione di ènti speciali - l'onorevole Laconi ha detto, se ben ricordo, «noi non ci spaventiamo degli enti» è propria dell'azione di governo in tutti gli Stati moderni dall'America all'Inghilterra, alla Russia.

20170

E noi nel presentare il disegno di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno abbiamo tenuto presenti tutte e due le esigenze: la parte programmatica e la parte funzionale. Ecco perché il progetto di legge deve essere considerato organico e innovatore.

L'onorevole Laconi, a sostegno delia sua tesi, ha rievocato le ombre regali di Carlo Felice, Vittorio Emanuele I, Carlo Alberto; io, a sostegno della via scelta dal Governo e della soluzione adottata, richiamerò invece la testimonianza dell'onorevole Di Vittorio e quella della Confederazione generale italiana del lavoro. (Commenti).

Nella mozione approvata dal comitato direttivo della Confederazione generale del lavoro, a conclusione dei lavori della conferenza economica nazionale, è detto ad un certo punto:

«Alla conferenza è risultato che, tenuto conto delle concrete possibilità tecniche e di finanziamento attuali, è possibile mettere subito al lavoro 700 mila disoccupati, manuali e intellettuali. Per avviare a soluzione i più assillanti problemi della vita economica e civile della nazione si propone: adeguato aumento della produzione dell'energia elettrica, acceleramento delle costruzioni di case, e il massimo sviluppo di lavori di bonifica, di irrigazione e di trasformazione fondiaria. La conferenza ha pure dimostrato che l'utile.impiego di questa massa di disoccupati nelle branche indicate, con preferenza nel Mezzogiorno e nelle isole, mentre inizierebbe finalmente la soluzione dell'annoso problema meridionale, darebbe una spinta diretta e indiretta alla attività produttiva generale, a determinare una ripressa decisiva nei settori industriali che sono attualmente depressi: metalmeccanico, tessile, ammobiliamento».

E per la esecuzione del piano, afferma sempre la Confederazione generale del lavoro, «Dovranno essere costituiti appositi enti, non burocratici, quali centri propulsori e coordinatori delle attività necessarie». (Commenti).

MATTEUCCI, Relatore di minoranza Ma l'azienda autonoma è un ente!

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Sta bene, ma la domanda che io pongo è un'altra. Il piano decennale presentato dal Gabinetto De Gasperi, prima ancora che si cominciasse la conferenza economica della Confederazione generale del lavoro, non considera appunto come poi hà fatto la conferenza i problemi delle bonifiche, trasformazione fondiaria, dei lavori pubblici, come problemi fondamentali per il progresso economico e per una più vasta possibilità di occupazione?

E a proposito delle bonifiche, delle irrigazioni e della trasformazione fondiaria, che formano uno dei punti sàlienti del piano per il Mezzogiorno, c'è qualche cosa da aggiungere perché è su questo punto che l'opposizione ha accentrato le sue critiche più vivaci fino ad affermare, per bocca dell'onorevole Francesco De Martino, che fare la bonifica è, sotto certi aspetti, un errore in quanto le bonifiche assorbono capitali che non dànno reddito se non a lungo termine.

Riprendiamo in esame a questo riguardo i lavori della conferenza economica della Confederazione generale del lavoro e vediamo quale importanza attribuisce alle opere di bonifica e di trasformazione fondiaria la relazione che a tale riguardo è stata presentata alla conferenza.

Dicono i tecnici della Confederazione generale del lavoro: «Abbiamo circa 2 milioni di disoccupati, cittadini con uguali diritti di tutti noi, che oggi pesano sull'economia nazionale e ai quali va la solidarietà dei tecnici, insieme col fermo proposito di fare quanto è possibile per suscitare nuove fonti di lavoro. Or bene, fino a a quando non sorgerà un nuovo mondo dove vi sia libertà di lavorare, vivere e pensare dove e come ad ognuno piace, dobbiamo nutrirci sul nostro suolo».

Libertà di lavorare, vivere e pensare come e dove ad ognuno piace: è questa la premesssa delle libere democrazie e siamo lieti che la si invochi come condizione ' indispensabile per un progresso economico e sociale.

E la relazione prosegue affermando che il problema riguardante l'assorbimento della disoccupazione, «è il problema nel quale la bonifica e la trasformazione fondiaria sono chiamate ad esercitare un ruolo di primo piano».

La relazione ripete, in. sostanza, i concetti che hanno informato il disegno di legge presentato dal Governo alla Camera.

Dichiara infatti: «Nelle zone dove esiste una notevole massa di mano d'opera bracciantile disoccupata o scarsamente occupata, occorre sostituire, nei limiti del possibile, alla trasformazion.e fondiaria volta come primo scopo ad una maggiore produzione e come.secondo scopo a realizzare una maggiore occupazione, una trasformazione che abbia per scopo.preminente l'assorbimentodel lavoro umano, connesso, dove possibile, all'immediato insediamento rurale, al potenziamento della produzione ed alla sua trasformazione industriale, nel quadro dei bisogni alimentari e degli scambi internazionali;nelle altre zone può essere consentito l'indirizzo attuale; al concetto che il piano di trasformazione fondiaria debba essere impostato

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su di un complesso di opere pubbliche che dopo la sua esecuzione consenta ai privati di eseguire i loro programmi secondo le sommarie direttive del piano di trasformazione, sostituire il concetto che, garantita che sia la esecuzione delle opere fondamentali di viabilità e di difesa igienica ed idraulica, la trasformazione fondiaria privata debba costituire il nerbo del piano e delle opere cosiddette pubbliche di bonifica, il completamento indispensabile alla realizzazione dello stesso;

al concetto di finanziare le opere pubbliche di bonifica per la parte a carico dello Stato, comprensorio per comprensorio, in base ai progetti di massima e di rimandare il finanziamento della quota statale per le connesse opere private agli stanziamenti generici che vengono fatti per compartimento (Lazio, Campania, ecc.), sostituire il concetto del contemporaneo finanziamento delle opere pubbliche e di quelle private mediante accantonamento dei fondi necessari, modificando, ove occorra, le disposizioni di legge».

Hanno tenuto presenti, gli onorevoli De Martino e Miceli, queste dichiarazioni quando hanno aspramente criticato il progetto di riforma governativo?

Se sì, come fanno a criticare il Governo e reclamare nello stesso tempo che si applichi il piano della Confederazione del lavoro?

Ma proseguiamo. A parte la difficoltà di finanziare in breve giro di anni, un così rilevante programma, anche ridotto alla sola parte tecnicamente eseguibile, i relatori della Confederazione del lavoro, affacciano un'altra difficoltà: la deficienza, a loro parere, dei quadri tecnici dirigenti e delle maestranze specializzate i quali si sarebbero formati soltanto sul passo delle precedenti attività di bonifica e di trasformazione.

Essi, nella loro qualità di tecni.i, affermano che con i quadri e i mezzi oggi disponibili il programma deve essere contenuto entro determinati limiti; affermano in sostanza che esistono limiti tecnici oltre i quali non è possibile andare.

Non basta quindi affermare, come l'opposizione ha affermato, i 1000 miliardi sono pochi, ce ne vogliono 1500, 2000. Lo stanziamento non è tutto, occorre poter disporre dello strumento e dei mezzi tecnici per spendere e realizzare i programmi.

DI VITTORIO. Ma questo limitatamente alle bonifiche di trasformazione fondiaria.

SCOCA, Presidente della Commissione. Parleremo poi di ciò.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Parlando del problema della montagna, che pesa su una massa di popolazioni povere, i tecnici confederali dichiarano che il problema deve essere affrontato stanziando sistematicamente in bilancio e con criterio di continuità le somme occorrenti alle opere e agli interventi necessari.

Onorevole Amendola, rifletta su questa richiesta: continuità di stanziamenti nel tempo al di là, cioè, di un singolo esercizio.

I concetti svolti (dicono i relatori confederali) portano nei comprensori latifondisti ad innestare la bonifica con la riforma fondiaria.

«In tale territorio, il valore della terra nuova rappresenta la quota minore del valore della terra trasformata nella quale bisogna apportare, quindi, ingenti capitali per attuare la trasformazione. Pertanto il latifondista, anche se volesse, non potrebbe operare da solo la trasformazione su tutta la terra; deve limitarla ad una porzione di essa e lasciare il compito agli altri per la parte scorporata».

Concetti che rispondono alla realtà delle condizioni economico-sociali, che avvalorano l'indirizzo seguito dal ministro Segni e dimostrano la inconsistenza e la demagogia delle critiche di opposizione.

Ma i relatori continuano ancora (scusatemi se insisto nella lettura di questa relazione ma la-lettura mi sembra assai istruttiva, specie per l'opposizione): «Ogni piano o programma non può prescindere dagli organi che lo devono attuare, insistenti recriminazioni si sono manifestate anche di recente nei confronti del Ministero dell'agricoltura. Effettivamente una carenza esisto: le cause sono complesse e non tanto attribuibili alle poche persone che ne compongono oggi i quadri, quanto alla organizzazione che non va».

Sottolineo: organizzazione che non va, che non risponde cioè più alle attuali esigenze tecniche ed economiche.

La relazione conclude ribadendo la necessità che, qualunque sia il programma che si voglia fare, occorre ascoltare la tecnica (la tecnica, signori, e non la demagogia) adeguando i programmi al ritmo delle possibilità.

«Ma per quanto si possa spingere l'opera (richiamo l'attenzione dei colleghi su questa conclusione) di trasformazione ai nuovi massimi, certo non sarà sufficiente a risolvere la tragedia di un popolo sobrio e capace che non riesce a trovare sul suo suolo il modo di occupare tutti i suoi figli; la soluzione dovrà ricercarsi anche sul piano internazionale liberando uomini e scambi».

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Onorevole Di Vittorio, in questa affermazione c'è una precisa indicazione per quanto riguarda la politica di emigrazione e quella della liberalizzazione degli scambi.

Occorre che lo teniate presente, se volete essere coerenti, quando parlando nei comizi o qui alla Camera vi scagliate contro l'azione del Governo nel campo emigratorio e in quello dei rapporti commerciali internazionali.

Di VITTORIO. Noi non siamo per l'autarchia, siamo per una liberalizzazione nazionale che tenga conto degli interessi nazionali italiani e non degli ineressi nazionali stranieri. (Commenti).

AMENDOLA GIORGIO. Noi lavoriamo per l'Italia e non per la Germania.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Gli oratori dell'opposizione non hanno considerato l'altro aspetto del problemacui è diretto il disegno di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno, e cioè di creare nuove possibilità di lavoro.

È stato l'onorevole Murgia a metterlo in evidenza con particolare calore.

Il piano per il Mezzogiorno non interessa soltanto i disoccupati e i lavoratori meridionali ma tutta la massa dei disoccupati e dei lavoratori italiani. Diretto a sviluppare la capacità di consumo del Mezzogiorno, esso offre all'industria del nord la possibilità di un più vasto mercato.

La dilatazione dei consumi è elemento necessario per evitare l'avvitamento della nostra economia.

Per esaminare in maniera più concreta quella che potrà essere la ripercussione positiva del disegno di legge nel campo del lavoro, mi limito soltanto a precisarvi alcuni dati riguardanti il piano di costruzione dei nuovi acquedotti.

La nuova rete di acquedotti prevista dal piano presuppone un complesso di opere murarie e di attrezzature e macchine che sono fra di loro in rapporto del 60 e del 40 per cento. Supponendo, cioè, pari a 100 miliardi il complesso della spesa riguardante i nuovi acquedotti, il 60 per cento della spesa sarà diretta ad opere murarie o di bracciantato e il 40 per cento è rappresentato dal costo delle condotte 'in ghisa e in acciaio, i macchinari e gli apparecchi diversi necessari alla realizzazione delle opere.

Quaranta miliardi su cento saranno quindi convogliati verso l'industria, e dicendo verso l'industria, si fa particolarmente riferimento alle regioni del nord.

Ho voluto fare questa precisazione anche perché quando da taluno si è sottolineata una certa sproporzione fra i 20 miliardi concessi per opere straordinarie al centro-nord e i 100 miliardi concessi al sud, non si è tenuto conto che i 100 miliardi del sud affluiranno in parte verso il nord mentre dei 20 assegnati al nord poco o niente potrà affluire al sud.

Non è detto quindi che il piano previsto per il Mezzogiorno localizzi i suoi benefici effetti in quelle regioni, ma influenzerà tutta l'economia nazionale arrecando vantaggi anche alle classi lavoratrici del settentrione.

Gli onorevoli Angelini e Lucifredi hanno richiamato l'attenzione del Governo sul fatto che nel nord esistono zone non sviluppate in condizioni identiche a quelle del sud (uso le parole «zone non sviluppate», e non «zone depresse», per non urtare la sensibilità di alcuni colleghi per quanto si tratti di una terminologia di uso corrente nel campo economico e che, quindi, non dovrebbe urtare nessuno).

A questo riguardo occorre però far presente che mentre nel centro-nord le zone non sviluppate sono isolate o isolabili, in un ambiente economicamente e socialmente più progredito, nel sud, invece, tutto il complesso ambientale presenta le caratteristiche di zone economicamente e socialmente non sviluppate.

Questa è la ragione per cui il Governo, mentre ha contemplato la costituzione di un ente speciale per il sud non ha ritenuto opportuno proporre una simile soluzione per il centro-nord.

Tornando alla risoluzione della Confederazione generale del lavoro, che prima ho letto, occorre sottolineare ancora una affermazione confusiva. La risoluzione sollecita, cioè, come avete sentito, per la esecuzione di piani straordinari, la costituzione di appositi enti non burocratici.

L'onorevole Di Vittorio ha voluto con questo dire male della burocrazia?

DI VITTORIO. Nemmeno per sogno.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. L'onorevole Di Vittorio ha inteso riferirsi all'ordinamento amministrativo dello Stato, e allora perché quando noi affermiamo la stessa cosa ci si deve dire, come ha fatto l'onorevole Amendola, che con la costituzione di un ente non burocratico, coinè contemplato dal disegno di legge, il Governo ha inteso svalutare e mortificare la burocrazia?

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DI VITTORIO. La Commissione ha respinto anche la proposta dell'onorevole Pastore di includere nell'ente i rappresentanti dèi lavoratori. Il problema riguarda quindi anche la composizione dell'ente.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Ma la critica è stata mossa contro la costituzione dell'ente. Questo della composizione è un'altro argomento.

DI VITTORIO. È essenziale.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Per quanto riguarda i mezzi previsti dalla legge per la esecuzione del piano, la discussione ha investito anche e criticato la misura degli stanziamenti. Per giudicare della misura degli stanziamenti, ripeto quanto ebbi a dire in Commissione facendo mia quella che era stata una formale dichiarazione del Presidente del Consiglio: gli stanziamenti previsti dal disegno di legge sono stanziamenti aggiuntivi e non sostitutivi di quelli ordinari. Del resto la stessa dizione della legge, «Programma straordinario», definisce chiaramente questa impostazione.

Nel valutare lo sforzo finanziario che lo Stato compie non bisogna dissociarlo da quelli che sono e che dovranno restare i normali stanziamenti per il Mezzogiorno nell'ambito dei bilanci dei dicasteri della spesa.

Ogni affermazione in contrario, come quella fatta dall'onorevole Amendola e dall'onorevole Alicata, è semplicemente gratuita. Anche nel bilancio 1950-51 figurano, come è facile rilevare, i normali stanziamenti per le bonifiche e i lavori pubblici.

AMENDOLA GIORGIO. Nel bilancio di quest'anno tali stanziamenti figurano in misura minore dell'anno scorso.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. La minore misura dipende dal fatto che il programma di ricostruzione ha avuto negli esercizi precedenti un ampio sviluppo; si sono quindi ridotte le esigenze e conseguentemente il preventivo di spesa.

Per minimizzare la portata della legge si è fatta qui una rievocazione delle provvidenze adottate dal 1860 in avanti (si è fatto, come suggerisce un collega, il carosello storico della unità italiana in materia di opere pubbliche). E qualcuno ha voluto anche sottolineare, non so se sia stato l'onorevole Fracesco De Martino, che il fascismo ha fatto in materia di bonifiche più di quanto si prevede di fare con l'attuale disegno di legge (Interriizione del deputato De Martino Francesco).

Qualunque sia stata la intenzione che ha mosso questa dichiarazione, è opportuno dare al riguardo alcune precisazioni.

Prendiamo il periodo dal 1929 al 1936, cioè il periodo di punta del programma di bonifiche svolto dal fascismo: nel 1929 si costituì il Sottosegretariato per le bonifiche, e l'opera si svolse intensamente per 7 anni. I lavori eseguiti nei sette anni dal 1929 al 1936 dal fascismo ammontano a complessivi 122 miliardi di lire attuali, rispondenti ad una media annua di 17,5 miliardi. Ora, negli anni del dopoguerra, dalla costituzione della Repubblica ad oggi, e cioè dal 1° luglio 1946 al 30 giugno 1950, le somme spese e impegnate per opere pubbliche di bonifica e di sistemazione fondiaria sono state complessivamente di 72 miliardi, in 4 anni, quindi con una media di 18 miliardi all'anno. Inoltre, sempre nel periodo dal 1946 al 1950, sono stati effettuati lavori pubblici nelle isole e nelle regioni meridionali per l'importo complessivo di 220 miliardi di lire attuali, corrispondenti ad una media di 55 miliardi l'anno.

Se facciamo il raffronto fra i sette anni del fascismo e i quattro anni della Repubblica italiana, noi abbiamo speso in media 73 miliardi l'anno, il fascismo 50 miliardi l'anno. E se facciamo il raffronto, per quanto riguarda le bonifiche e la trasformazione fondiaria, fra le spese fatte dal fascismo e quelle che il piano prevede di spendere (mi riferisco soltanto al piano senza fare la somma di questo con gli stanziamenti del bilancio ordinario) la somma sarà di 75 miliardi l'anno in confronto ai 17 miliardi spesi dal fascismo.

Questo, onorevole De Martino, è il rapporto fra i due periodi. Se è doveroso atto di onestà politica riconoscere quel che di utile e vataggioso hanno fatto altri Governi ed altri regimi, è ugualmente un atto di onestà politica riconoscere quello che la Repubblica italiana ha fatto in quattro anni. (Applausi al centro.)

DEI MARTINO FRANCESCO. Ma noi quella politica l'abbiamo criticata, non l'abbiamo esaltata. (Commenti al centro). Allora non ci siamo capiti! Non abbiamo fatto questione di quantità, ma di indirizzo politico. Abbiamo criticato la politica del fascismo e abbiamo detto che-voi seguite la stessa politica.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Parole. E a proposito di una politica che ripete quella dei precedenti regimi è opportuno che io dia alla Camera alcune cifre che integrano quanto ieri ha ricordato con molto opportunità l'onorevole Jervolino a proposito di un convegno tenuto a Napoli per i problemi del Mezzogiorno.

L'onorevole Jervolino ripetè ieri la dichiarazione che a quel convegno fece l'onorevole Sereni a proposito dei lavori eseguiti

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in Italia subito dopo la guerra e precisamente nel periodo compreso fra la liberazione e il 1947.

L'onorevole Sereni affermò allora che quanto aveva compiuto lo Stato italiano in quei due o tre anni era qualchecosa che aveva del miracoloso, tenuto conto delle condizioni economiche e finanziarie del Paese.

A questa rievocazione fatta dall'onorevole Jervolino qualcuno dai banchi dell'opposizione interruppe dicendo: sì, fino al 1947, ma dopo?

Dopo? Ve lo dico subito.

I lavori pubblici eseguiti in Italia dal dopoguerra al 31 dicembre 1947, compresi i sussidi alle opere eseguite dai privati, ammontarono complessivamente a 158 miliardi e 900 milioni.

1 lavori pubblici eseguiti nel biennio 1948-49, sempre compresi i sussidi per le opere eseguite dai privati, hanno raggiunto la cifra di 429 miliardi e 700 milioni, quasi il triplo dei lavori eseguiti fino al IO7;?.

Vedete quindi, colleghi dell'opposizione, che anche dopo la vostra uscita dal Governo lo Stato italiano ha continuato nella politica, che l'onorevole Sereni qualificò miracolosa, anzi l'ha moltiplicata, per venire incontro ai bisogni più urgenti delle popolazioni italiane. (Applausi al centro).

L'onorevole Gorbino nel suo discorso ha fatto appunti di carattere tecnico. A molti di questi appunti ha risposto oggi l'onorevole Scoca, come ieri l'onorevole Jervolino.

L'onorevole Gorbino ha mostrato una particolare preoccupazione per quanto stabilisce l'articolo 4, là dove fa obbligo alla Cassa depositi e prestiti di finanziare con precedenza assoluta le quote a carico degli enti locali per la esecuzione delle opere pubbliche contemplate dalla legge. Teme, l'onorevole Gorbino, che questo pregiudichi il buon funzionamento della Cassa.

A correggere la impressione dell'onorevole Gorbino basta che si rifletta sui limiti dei finanziamenti che la Cassa depositi e prestiti dovrà fare. Questi riguardano in sostanza soltanto la quota a carico dei Comuni per la esecuzione degli acquedotti. Prevedendo una spesa globale di 100 miliardi, soltanto 8 miliardi in dieci anni dovranno essere finanziati per coprire gli impegni che la legge riversa agli enti locali. Quindi, mediamente, nemmeno un miliardo l'anno sarà lo sforzo finanziario che la Cassa dovrà fare per sodisfare all'obbligo contemplato dalla legge.

Per quanto riguarda le strade minori la legge 589 mette già a carico dello Stato il finanziamento relativo e quindi per quanto concerne la Cassa depositi e prestiti la legge attuale niente innova sulle disposizioni precedenti. Il rilievo dell'onorevole Corbino viene perciò a perdere di valore se si pone mente alle reali proporzioni della questione che egli ha sollevato.

Anche la disposizione dell'articolo 0, quella cioè che contempla il trasferimento alla Cassa dei crediti concessi dall'I. M. I. all'industria italiana sui fondi E. R. P., ha motivato una critica vivace.

L'onorevole Monterisi ha ricordato che i fondi E. R. P., destinati a rinnovare e sviluppare le attrezzature industriali, hanno creato una sperequazione di trattamento fra nord e sud.

Ma non sembra alla Camera che la decisione presa dal Governo di trasferire cioè i crediti concessi alle industrie in investimenti permanenti a favore del Mezzogiorno, attraverso la Cassa, ristabilisca l'equilibrio in misura, anzi, che avvantaggia le regioni meridionali?

Per chiarire alcune ombre che taluni colleghi dell'opposizione hanno voluto gettare su questa parte del disegno di legge fantasticando di gruppi monopolistici che attraverso i prestiti I. M. I. verrebbero a controllare e a dominare la Cassa, debbo daiv alcune delucidazioni per stabilire e precisare le condizioni di fatto.

I prestitj fatti dall'I. M. I. all'industria italiana e già approvati dall'E. G. A., ammontano a 224 milioni di dollari. Per 143 milioni di dollari riguardano ventotto imprese, ciascuna delle quali ha contratto prestiti superiori al milione di dollari. Per contro, 80 milioni 700 mila dollari, riguardano 636 imprese che hanno contratto prestiti al di sotto del milione di dollari.

Da queste cifre chiaro risulta il frazionamento dei prestiti fatti dall'I. M. I., come anche chiaro risulta che la massa dei crediti da trasferire alla Cassa per il Mezzogiorno dedotta la quota di 70 milioni circa di dollari dati in prestito dall'America all'Italia e quindi da restituire all'È. G. A. saranno formati da prestiti concessi a piccole e medie aziende, da crediti verso aziende di Stato e soltanto da un limitato gruppo di prestiti concessi a grandi aziende private.

Se si riflette su questi dati non so come possa essere giudicata l'affermazione fatta dall'onorevole Amendola e cioè che il trasferimento dei crediti I. M. I. alla Cassa per il Mezzogiorno rappresenta una insidia tesa agli interessi meridionali da parte dei gruppi monopolistici, connivente il Governo.

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Sono fantasie queste che non dovrebbero essere nemmeno prospettate in una discussione condotta con obiettività e con serenità di intenti.

ALICATA, Relatore di minoranza. Siamo preoccupati per quanto è accaduto per il Banco di Napoli.

MATTEUCCI, Relatore di monoranza. Se sono rose fioriranno.

DE GASPERI, Presidente del Consiglio, dei ministri. È già molto che aspettiate la primavera!

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Sempre in rapporto agli stanziamenti previsti dalla legge l'onorevole Scoca ha dato questa mattina una esauriente risposta per quanto riguarda la pluriennali tà degli stanziamenti stessi.

L'onorevole Amendola ha, nel suo discorso, particolarmente insistito sul valore di questi stanziamenti pluriennali: «a partire dal 1952-53, ha detto l'onorevole Amendola, voi prevedete uno stanziamento di 80 miliardi l'anno per 8 anni: con quale diritto? Come potete voi fin da oggi impegnare Governi futuri e più ancora le future Camere?»

Onorevole Amendola, a me pare che se non ci facessimo prendere dalla passione polemica ed esaminassimo quella che è la norma amministrativa, ci accorgeremmo che questa stessa Camera ha approvato anche di recente diverse altre leggi che autorizzano stanziamenti pluriennali.

Ne ho qui, se volete, a portata di mano alcune: la legge Fanfani-case, che prevede uno stanziamento di 15 miliardi l'anno per 7 anni; la legge sulla Sila, che prevede lo stanziamento di 4, 3, 2 miliardi l'anno fino al 1954-55; le leggi Tupini, che autorizzano pagamenti differiti con impegni di bilancio fino al 1985-86

Onorevole Di Vittorio, sarebbe perfettamente inutile continuare a mobilitare tecnici ed esperti per formulare piani confederali se dovessimo seguire il consiglio dell'onorevole Amendola, se dovessimo, cioè, vivere soltanto alla giornata operando sulla base di stanziamenti annuali senza poter prendere in considerazione piani pluriennali intesi a sviluppare la nostra economia e ad assorbire la disoccupazione. (Applausi al centro e a destra).

AMENDOLA GIORGIO. Facciamo pure piani ventennali, ma non hanno garanzia giuridica.

PECORARO. Perché non suggerite la garanzia?

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. La legge di autorizzazione della spesa obbligherà il Governo a stanziare ogni anno in bilancio 100 miliardi a favore della Cassa per il Mezzogiorno. È nella facoltà.e nella responsabilità della Camera di approvare o di respingere i bilanci.

Si vogliono gettare ombre di sospetto e di diffidenza fra le popolazioni del Mezzogiorno dicendo che lo stanziamento è fittizio e non effettivo. Il Governo'afferma esplicitamente che si tiene a questo stanziamento impegnato, certo che le Camere non vorranno annullare negli esercizi successivi l'impegno che Governo e Parlamento assumono oggi nei confronti del Mezzogiorno. (Applausi al centro e a destra).

AMENDOLA GIORGIO. Se domani ci sarà un terremoto e sarete costretti a far fronte a nuove necessità, cosa farete?

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Fuori da quelle che sono le contrastanti visioni politiche e i diversi apprezzamenti di carattere tecnico c'è nel problema meridionale un aspetto profondamente umano, che l'onorevole Giannini l'altro giorno ha molto opportunamente richiamato, aspetto umano che impegna tutti noi, Governo e Camera, non ad un atto di generosità ma all'adempimento di un impegno sociale e nazionale.

Questo impegno, espresso in cifre, e secondo una prima sommaria valutazione significa: 1 milione 800 mila ettari da sottoporre a bonifica, irrigazione, trasformazione fondiaria; dare acqua a circa 900 comuni; creare una nuova rete di strade di 1500 chilometri; sistemare e migliorare le strade esistenti per circa 15.000 chilometri; sistemare buona parte delle zone montane; dare un concorso di 40 miliardi per lo sviluppo dell'industria turistica.

Con la esecuzione di questo piano non potremo dire di avere risolto il problema del Mezzogiorno, ma esso rappresenterà il primo effettivo atto di solidarietà verso le popolazioni meridionali, e sarà vanto della giovane Repubblica italiana di avere finalmente aperto la strada alla rinascita economica e sociale del Mezzogiorno. (Vivissimi, prolungati applausi al centro e a destra — Congratulazioni).

PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

La seduta termina alle 13,15.

IL DIRETTORE DELL'UFFICIO DEI RESOCONTI

Dott. Alberto Giuganino

tipografia della camera dei deputati








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