L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


La narrazione della storia meridionale va rifatta alla radice. Assolutamente falsa e tendenziosa è la versione postunitaria, sabaudista, massonica, fascista e repubblicana-partitocratica; ma è anche apolologetico il quadro che si ha del Regno di Napoli e del Regno di Sicilia (uniti o divisi) a partire dalla conquista normanna. Poco nota è la storia relativa all’Alto Medioevo e persino quella relativa alla dominazione romana; tronfiamente trascurata è poi la vicenda preellenica che, secondo parecchi studiosi, marca il carattere delle genti italiche, sicule e sarde.

Sottopongo al lettore di Fora… una lettura inviatami dall’ing. Duccio Mallamaci. Richiamo (con scarsa modestia) alcuni miei articoli dell’ultimo anno che riguardano il tema, sul quale spero di tornare in modo organico.

Intanto invito i lettori che vogliano intervenire, a farlo.

Nessuna censura. Unica condizione preliminare e che si tratti di persone nate e residenti nelle regioni meridionali, in Sicilia o Sardegna, o di emigrati o loro figli o nipoti. Non è un’esigenza di carattere razzistico, solo che la storia di ieri serve alla storia di domani, e il domani spunterà con la liberazione dal pregiudizio dell’italianità.

Nicola Zitara – Siderno, 21 Maggio 2007


Caro, anzi, Carissimo Nicola,
Tali “Invasioni Barbariche”...
Lo stesso “Stupor Mundi”...
L’eresia protestante trovò ...
Anche nel Sud Italia, Ebrei, Islamici...
Gli Stati Cattolici, la Cattolicità...
Gli Inglesi superarono l’ostacolo...
Ricordo tra i giudizi per nulla...
Ricapitolando...
Ovvero, la partita contro il Regno ...
Proprio la “ragionevole” paura...
Tutto ciò, è ormai ben documentato...
Ma non è ancor detta l’ultima parola...
Questo quadro caricaturale del Sud...
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(Torino, Sabato 16 Luglio 2005)

Caro, anzi, Carissimo Nicola,

certo, la mia lettera ti giunge dopo un lungo intervallo di tempo dalla tua, e me ne scuso, ma ti assicuro che mi è stato inevitabile perché, per tanti motivi, non era facile risponderti e comunque non ho saputo fare diversamente.

Tengo a dirti, anzitutto, che, in realtà, purtroppo o per fortuna, non credo di averti mai dato niente “gratis”, perché, qualunque cosa io ti abbia potuto dare, sento che tu me ne hai sempre ripagato “ad abundantiam”; anzi, ancor adesso, sento comunque di essere tuo debitore anche per quell’ultimo tuo 

bellissimo libro, oltre che per tutte le altre pubblicazioni e gli scritti che tu hai concepito, creato e diffuso fino ad ora, e che ho avuto la fortuna ed il piacere di leggere.

Perciò, non è certo per farti inutili ed affettati complimenti, che ti dico che sono convinto che, a presente, non sei tu a dovermi ringraziare di qualcosa; bensì, che sono io che devo ringraziarti, e ti ringrazio come posso; ma dovrei e vorrei ringraziarti ancora di più e più concretamente, se lo potessi, per tutto quello che hai già fatto, fai e farai per me e tutti quelli come me.

Infatti, volendoti meglio esplicitare, almeno in parte, il mio sentire, ti dico che ritengo che tu abbia aiutato me e tanti altri a riscoprire, e man mano a comprendere ed apprezzare quanto maggiore fosse la nostra dignità di Italiani meridionali nel mondo antecedente al 1861, quando eravamo separati dagli altri Italiani e riuniti in un unico stato indipendente e sovrano quale era il Regno delle due Sicilie; e per contro a prendere ben coscienza di quanto basso sia, invece nel mondo attuale, e particolarmente in questo stesso Stato “unitario” chiamato prima Regno d’Italia e poi Repubblica Italiana, il prestigio ed il rispetto per molti di noi che, come me, come te e come tanti altri Italiani meridionali, ci ritroviamo in effetti con una patria “patrigna” che, certo, non ci ama granché e non ci rispetta per niente come legittimi e carissimi “Fratelli d’Italia”, ma nel migliore dei casi ci tratta con degnazione e sufficienza come “Fratelli Scemi”.

Ritengo che a questo punto, mi sia utile esporti in questa mia lettera, una mia riflessione, forse più che altro per far chiarezza a me stesso e per meglio sintetizzare nella mia mente alcuni dati in mio possesso, sperando, e me ne scuso in anticipo, di non annoiarti troppo col ripeterti cose che tu già ben conosci e che tu stesso, nei tuoi scritti, e spesso anche nei nostri diretti colloqui, mi hai personalmente rivelato, indicato, comunicato, commentato, documentato, ribadito,...

Sento pertanto la necessità, per giustificare il mio pensiero sulla situazione attuale del Sud Italia, di riandare ad un tempo abbastanza remoto, e prendere in considerazione un ambito geopolitico abbastanza più esteso dello stesso Meridione d’Italia.

Direi che sul piano cronologico convenga fare delle considerazioni, sia pure speditive, che abbraccino almeno quel periodo storico di 800 anni che, a parte l’eventuale esame di specifici elementi di premessa e di conclusione, va dal tempo della nascita del Regno del Sud, circa nel 1061 fino alla sua caduta nel 1861; e sul piano geografico riguardino non solo il Meridione d’Italia, ma come minimo non solo e certamente l’ambito mediterraneo ed europeo, ma anche quello americano ed in certi casi anche quello mondiale.

Inizierei pertanto ad attirare l’attenzione sul fatto che, nel quadro della bimillennaria polarizzazione, militare, religiosa, economica, culturale, politica, ideologica, ecc. sviluppatasi nell’Europa Occidentale tra le componenti etniche di ascendenza germanico-scandinava del Centro Nord, e le componenti etniche di ascendenza latina del Sud; in un primo tempo, una parte dei popoli, e tribù, di etnia Germanica, verso il quinto secolo d.C., avendo operato lo “sfondamento” ed il crollo della compagine statuale dell’Impero Romano d’Occidente e la formazione dei Regni Romano-Barbarici, eliminò completamente la classe militare romana e vi si sostituì stabilendo una egemonia militare indiscussa in tutta l’Europa Occidentale.

Per converso si può dire che la maggior parte dei popoli delle etnie latine e mediterranee, dell’ex Impero Romano d’Occidente, organizzati e centralizzati sul piano religioso nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana, intorno all’élite intellettuale e religiosa della classe dirigente latina, riuscirono comunque a mantenere in Europa Occidentale una superiorità ed egemonia appunto religiosa, ovvero ideologica, culturale ed anche economica almeno per altri mille anni, dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 478 (?) d.C., fino all’Impero di CarloV d’Asburgo che vide e visse durante il suo regno prima l’apogeo e poi l’inizio del declino dell’influenza della Chiesa Cattolica in Europa e nel resto del mondo con il nascere della Riforma Luterana del 1517 e l’affermarsi del Protestantesimo in special modo nei paesi europei del centro nord di ascendenza germanico-scandinava.

Vorrei far notare che le reciproche dislocazioni iniziali e quelle successive tra le principali etnie dell’Europa Occidentale: quella latina e quella germanica, ma anche quella celtica, quella slava e le altre, avevano, nel quadro del “crollo dell’Impero Romano d’Occidente” e delle “Invasioni Barbariche”, hanno dato luogo, fin dall’inizio della loro reciproca presa di contatto, ad incontri, scontri, riposizionamenti, infiltrazioni, penetrazioni, inclusioni, rimescolamenti, e fusioni tra dette etnie; approssimativamente la configurazione che ne risultava ricalcava le aree geografiche e gli schieramenti che diedero in seguito luogo al Sacro Romano Impero e furono poi di supporto alla lotta tra il Papato e l’Impero, che si era manifestò con la lotta per le “Investiture” dei vari vescovi, con la Cattività avignonese, con lo Scisma d’Occidente e la nomina dei vari antipapi.

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Tali “Invasioni Barbariche” avevano anche conseguentemente ingenerato reciprocamente inevitabili ed evidenti incontri, scontri e scambi culturali con relative conseguenti instabilità religiose generalizzate che causavano non solo persecuzioni e conversioni di varia entità e a vari livelli sociali, ma anche profonde contaminazioni tra le varie fedi e credenze e la comparsa di vecchie e nuove importanti eresie che nascevano, si sviluppavano con varia fortuna e venivano anche represse e talvolta stroncate completamente con estrema ferocia, per cui del complesso eterogeneo delle eresie che si manifestarono si potrebbe dire che dopo svariati storici “ tentativi” falliti per più di un millennio, esse divennero progressivamente una forza sempre più incontenibile all’interno della struttura organizzativa cattolica ed anzi ne debordarono decisamente col l’ondata dei movimenti ereticali che culminarono nella Riforma luterana del 1517.

Prescinderei dall’approfondire i pur interessantissimi “perché?”, ovvero le ragioni di base, dell’evidente incontenibile dinamismo della componente germanico-scandinava, ultima emersa, circa duemila anni fa, dopo quella celtica e quella latina, sulla scena dell’Europa Occidentale e che inizialmente meno numerosa, più povera, meno colta, più primitivamente organizzata statualmente, e militarmente riuscì comunque a prevalere a scapito della componente latino-mediterranea che, almeno in apparenza, era inizialmente più numerosa, più ben organizzata statualmente e militarmente, più civile, più colta e più ricca; sarebbe d’obbligo, tra gli altri, il riferimento a quanto sui Germani diceva a suo tempo lo storico romano Tacito; ma mi appunterei piuttosto sull’analisi di alcuni aspetti della situazione creatasi in Europa Occidentale prima e dopo la Riforma Luterana del 1517 ed i relazione ad essa.

Qualcosa ancora che attira la mia attenzione e che credo possa essere utilmente rimarcato è quanto segue:

È da notare che non è casuale che le storie del Regno di Sicilia nel Sud Italia e del Regno d’Inghilterra nel Sud della Gran Bretagna abbiano punti di inizio, identicamente Normanni, ed epilogo e conclusioni che si intrecciano in modo significativo.

Infatti il Regno di Sicilia e il Regno di Inghilterra iniziano ad esistere quasi contemporaneamente e tutti e due ad opera del dinamismo della medesima etnia Danese che aveva fondato il ducato di Normandia nella Francia del Nord: infatti nel Sud Europa, e più precisamente nel Sud Italia, nel 1060, i Normanni Ruggero e Roberto il “Guiscardo”, cadetti del casato degli Altavilla di Normandia, iniziavano ad ottenere il Ducato di Calabria e procedevano alla conquista della Puglia prima e di Palermo poi nel 1071, e, con Ruggero II, nel 1130 la nuova dinastia Normanna giungeva alla proclamazione del “Regno di Sicilia”.

Contemporaneamente, nel Centro Nord Europa, e più precisamente nel Sud della Gran Bretagna, sempre gli stessi Normanni, procedevano alla conquista del Regno d’Inghilterra”, guidati da Guglielmo Duca di Normandia Guglielmo, inizialmente soprannominato spregiativamente il “Bastardo”, ma dopo la vittoriosa la battaglia di Hastings, passato alla storia come Guglielmo il “Conquistatore”.

La lezione, che mi sembra interessante da trarre, senza voler fare una interminabile ed oziosa questione di principio del tipo “è nato prima l’uovo o prima la gallina”, e prescindendo dal rapporto dialettico che è sempre inevitabile tra i vari aspetti di un qualsiasi evento storico, è notare che nel caso dell’iniziale crollo dell’Impero Romano d’Occidente, i Barbari Germani prevalsero sul campo militarmente prima ancora di essere ideologicamente superiori o forse prima ancora di essere coscienti della propria profonda potenziale superiorità ideologica; mentre, invece, nel caso specifico del crollo del Regno delle Due Sicilie, sostenuto ideologicamente dalla Chiesa Cattolica, a mio avviso, va sottolineato che un netto primato va dato al fatto ideologico, nel senso che gli Inglesi e i loro “Ascari” Piemontesi, avevano una superiorità ideologica dimostrata da secoli di vittorie che aveva corpo nell’èlite della Massoneria Inglese, ovvero, nel caso della caduta del “Regno”, a mio avviso va concentrata l’attenzione sul fatto che “La guerra era stata vinta nel Tempio, prima ancora che sul campo di battaglia”.

Ovvero per secoli i popoli germanici e scandinavi, pur avendo indubbiamente conquistato il primato militare in Europa occidentale, avevano però sempre subito la superiorità culturale del mondo Romano, latino, greco bizantino e mediterraneo.

Anche quando numerosi popoli germanici, a contatto con i Bizantini, avevano tralasciato i loro dei originari del Walahalla, ed erano passati al Cristianesimo, nella versione dell’eresia ariana allora di moda a Costantinopoli, pure era evidente la loro incapacità di produrre una struttura religiosa adeguata, ovvero, più brutalmente, l’impossibilità di disporre di un numero adeguato di preti adeguatamente preparati, cioè di intellettuali religiosi, sufficientemente numerosi, e sufficientemente istruiti, coesi e radicati tra le masse popolari, da contrapporre e reggere il confronto con la organizzazione religiosa dei Greci Bizantini e dei Latini.

Pur nulla togliendo alla superiorità militare dei popoli germanici in Europa occidentale, la loro inferiorità culturale, aveva posto le pur forti, ma frammentarie strutture statuali germaniche in posizione di subalternità non solo ideologica nei confronti del potere dei Greci e dei Latini che era fortemente, sedimentato, accumulato in tutte le sue forme e soprattutto centralizzato e collaudato da secoli a Costantinopoli e a Roma, “i due occhi del mondo” .

Anche i vari movimenti cristiani ereticali più forti e frequenti nell’Europa del Centro Nord, sempre alla fine sconfitti sul piano ideologico e militare, vanno considerati anche come tentativi di emancipazione prima di tutto culturali dell’area germanica rispetto alla latina.

Su questa fortissima asimmetria iniziale tra i risultati militari e quelli ideologici e culturali delle etnie germaniche, che fa riandare la memoria all’altra analoga secolare contraddizione tra Romani e Greci evocata dal virgiliano “Timeo Danaos et dona ferentes”, ritengo estremamente significativo il confronto tra le due diverse figure di Imperatore del Sacro Romano Impero, incarnate da Carlo Magno, fondatore dello stesso Impero, e Federico II di Svevia.

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Lo stesso “Stupor Mundi”, Federico II di Svevia, è sì imperatore del Sacro Romano Impero come 500 anni prima il suo fondatore Carlo Magno , ma con in più rispetto al primo, oltre al potere militare, anche il possesso personale della cultura più avanzata del suo tempo; infatti, mentre Carlo Magno a suo tempo, pur avendo dimostrato nei fatti di essere una persona di indubbia superiore intelligenza e notevole cognizione di causa della situazione politica del suo tempo ed uno statista eccezionale, in realtà, pur essendo un analfabeta, visto sapeva appena fare la sua firma con una croce, ma possiamo capire ed ammettere che non poteva non avere e aveva certamente una cultura certo non scritta, ma sicuramente e di gran lunga superiore alla norma, vista la complessa e solida costruzione politica dell’Impero che aveva saputo incarnare.

Carlo Magno, insomma, diede corpo definitivo ad un progetto che non era solo suo personale, ma era anche il traguardo ambito per generazioni dalla sua dinastia e che era nelle potenzialità del suo popolo, ed oltre a ciò rappresentava anche la necessità storica della struttura religiosa romana che voleva assolutamente avere un corrispettivo braccio secolare e militare adeguato alla sua universalità, ma la personalità di Carlo Magno era ancora essenzialmente ancora legata alla tradizione culturale orale del suo popolo, sia pure fortemente contaminata con gli usi i costumi le idee dei Romani; invece Federico II era stato istruito fin da bambino alla cultura più conclamatamene efficace ed avanzata del suo tempo e per di più attinta direttamente dalle fonti più elevate, più scelte e più ricche; infatti, a quattro anni, nel 1198, orfano di padre e di madre, fu affidato allo stesso Papa Innocenzo III in persona come tutore, che lo fece educare alla sua corte sotto la sua attenta supervisione; quindi si può dire che Federico II, realizzasse di nuovo e per la prima volta dalla caduta del mondo antico e classico, quella figura completa del “calòs caì agathòs anèr”, ma in termini nuovi ed inediti perché egli fu comunque un prodotto ibrido in cui la componente culturale militare Germanica e Normanna, gli fu trasmessa dall’ambiente familiare e parentale e dall’inevitabile, diuturno, diretto e stretto contatto con eminentissimi rappresentanti delle più importanti famiglie del Sacro Romano Impero e del Regno di Sicilia, che, pur nobilissimi, si riconoscevano comunque suoi vassalli: uomini d’arme, politici, amministratori, ecc. legati alla sua dinastia ed alla carica imperiale e regale che comunque gli era universalmente e formalmente riconosciuta fin dalla sua più tenera età; il sostrato culturale iniziale Normanno e Tedesco, assorbito specialmente in tenerissima età, rimase comunque in lui fondamentale e determinante, e sia pure illuminato ed innestato dalla migliore cultura latina del suo tempo.

Ma, Federico II, sicuramente appunto per questa sua fondamentale ed irrinunciata iniziale matrice Svevo-Normanna, ebbe sempre uno spirito critico nei confronti dell’impronta culturale che gli veniva imposta a Roma dal suo tutore Innocenzo II, egli infatti ebbe una grandissima curiosità nei confronti delle culture “concorrenziali” a quella cattolica, ovvero quella islamica e quella ebraica; per cui progressivamente, man mano che si poteva emancipare dalla altissima tutela papale manifestò una prevedibile e disinvolta deriva ereticale, certo dovuta a sopravvivenze e reminiscenze religiose tardo ariane dell’ambiente tedesco; ma soprattutto laica, pragmatica e spregiudicata derivata dal sentire del suo ambiente parentale, in cui, per parte tedesca era ancor viva e forte la tradizione per generazioni e secoli della lotta delle investiture tra Impero e Papato; e per parte normanna, non era certo rimasto senza traccia e profonde conseguenze ideologiche il confronto non solo militare, ma anche culturale con i Greci di Calabria, Puglia e Campania e ancor più quello con i Mussulmani di Sicilia ovvero con l’ambiente estremamente composito, vario e cosmopolita che esisteva allora nel Sud d’Italia.

Ma, ed è qui il fatto certamente casuale e “fortunato”, ma altrettanto sicuramente “fatale”, nel quadro del “melting pot” creatosi nella situazione estremamente eterogenea, composita e dinamica del Regno di Sicilia e del Meridione d’Italia, a cui Federico II fu soprattutto legato, la situazione “ambientale”, portò la personalità di lui, non al chiudersi ed arroccarsi faziosamente nel pensiero cattolico, e neanche alla meccanica giustapposizione di parti, magari a contatto, ma di fatto separate; bensì l’interazione con l’ambiente spinse Federico II al coagulare ed al fondere in maniera organica, armonica, viva ed efficace i caratteri Tedeschi e Normanni, con quelli Latini e quelli Greci Bizantini, con i Longobardi e i Franchi, gli Arabi e non ultimi gli Ebrei: ossia operò, addirittura tra “le” due Cristianità, cattolica ed ortodossa e l’Islam, e le altre religioni e culture, una sintesi nuova, spregiudicata, originale, inedita, inaspettata e quasi incredibile e comunque stupefacente agli occhi dei suoi contemporanei, preludendo ed anticipando, sia pure in chiave ancora tipica e caratteristica del Mediterraneo classico, quello che sarà poi l’Umanesimo e il Rinascimento italiano e fin’anco la successiva e più consistente Modernità massonica, che maturerà, secoli più tardi, nell’ambito delle terre gravitanti intorno all’altro mediterraneo europeo che è il Mare del Nord.

Ma anche lo “Stupor mundi”, “l’eretico” e “scomunicato” Federico II di Svevia, fu di fatto… sconfitto dal Papato di Roma sia ideologicamente che militarmente con l’appoggio dei Comuni Italiani del Centro Nord, e con lui fu storicamente sconfitto anche tutto il Meridione d’Italia che su lui puntava per unificare tutta l’Italia in un unico regno con prima capitale… Palermo, e non… Torino.

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L’eresia protestante trovò dunque spazio vincente, non nel Sud Italia troppo controllato dal confinante Papato della vicina Roma, ma prevalentemente nella Germania del Centro Nord , e in particolare iniziò in Sassonia, che non a caso era stato anche l’ultimo agguerritissimo baluardo della paganità classica germanica che aveva resistito fino al tempo della sua conquista da parte di Carlo Magno, fondatore e primo imperatore del Sacro Romano Impero nell’800 d.C.; inoltre, comprendeva la maggior parte della Svizzera, dell’Olanda, della Boemia, e della Gran Bretagna, tutta la Scandinavia , e l’Estonia, parte dell’Ungheria, ecc.; mentre la Cattolicità Riformata mnteneva il Centro Sud Latino e Mediterraneo dell’Europa occidentale, a cui si aggiungevano l’Austria, la Germania meridionale, la Slovacchia, gran parte dell’Ungheria, l’Irlanda, la Polonia, la Lituania, parte dell’Ucraina, ecc.

Dal 1517, data di inizio formale della Riforma di Lutero, iniziò anche ed in modo inarrestabile il progressivo disgregarsi dall’interno dell’unità del mondo cattolico che fino ad allora era stato incontestabilmente e totalmente egemone dal punto di vista religioso su tutta l’Europa Occidentale; ovvero sintetizzerei col dire che il nucleo più interno della componente etnica originariamente germanica, alla iniziale egemonia militare, ottenuta con l’abbattimento dell’Impero Romano d’Occidente nel 478 d.C., finalmente aggiungeva come prima cosa una solida e stabile emancipazione, autonomia ed indipendenza religiosa, da Roma cattolica, esprimendola nelle varie forme del Protestantesimo; ed infine, tramite il movimento della Massoneria, completava la sua storica ascesa con il raggiungere anche la superiorità ed egemonia ideologica, culturale, scientifica ed economica non solo in tutta Europa, ma addirittura in tutto il mondo.

Nel corso della loro progressiva nascita, crescita ed affermazione era dunque inevitabile e scontato che, da parte dei circoli di potere egemoni negli stati dell’area protestante e massonica, tramite le loro organizzazioni statuali, religiose, politiche, sociali, culturali, economiche, ecc. ed assieme ai loro alleati e satelliti, venisse promosso e portato avanti un confronto ed uno scontro non solo in termini di vera e propria guerra guerreggiata nell’ambito strettamente militare, ma anche e contemporaneamente fosse portata avanti una guerra ideologica e propagandistica in special modo contro il Papato, nòcciolo duro strutturale, asse centrale e chiave di volta della Cattolicità, e che pertanto fossero concentrati i colpi contro l’Italia, sede elettiva e roccaforte strategica principale dello stesso Papato, e conseguentemente che la stessa cosa fosse fatta contro gli Italiani che, essendo la base di massa più immediata e irrinunciabile del Papato, venivano accuratamente mantenuti in vari modi e nella stragrande maggioranza formalmente ed anche sostanzialmente cattolici.

Il Papato, quindi, era visto dai Circoli di potere protestanti e massonici come il gelosissimo, esclusivo e possessivo padrone ed il fiero e durissimo sorvegliante e controllore del territorio e delle masse italiane.

In particolare, il mondo massonico, che riassumeva in sé l’alleanza tra le varie sette protestanti e la maggior parte delle correnti dell’ebraismo europeo, oltre agli Italiani in generale, aveva conseguentemente come bersaglio preferito della sua ostilità tra gli Italiani stessi, specificamente gli Italiani del Sud, perché erano, più degli altri, organizzati in quello che era il più esteso e forte regno della penisola italiana il quale, per i Massoni, aveva il gravissimo ed imperdonabile difetto di essere soprattutto socialmente, ma anche istituzionalmente ed ufficialmente uno stato che si fondava su una profondissima e fortemente radicata ideologia cattolica ad indirizzo saldamente controriformista.

A conferma di quanto sopra, si può dire, infatti, che il Papato non si limitò ad esercitare la sua fortissima influenza sulla città di Roma e sui soli Stati Pontifici, ma, per quanto riguarda il Sud d’Italia, domati i troppo dinamici Normanni, gli Svevi e tutte le altre dinastie via via succedutesi nel dominio degli stati meridionali, aveva contribuito alla realizzazione e centralizzazione del “Regno”, facendone non solo il suo più valido e collaudato contrafforte, bastione e antemurale strategico essenziale per difendere se stesso e la cristianità europea tutta contro l’avanzata dell’Islam; ma anche l’organismo statuale che gli permise perfino di contrattaccare l’Islam e riguadagnare la Sicilia ritogliendola agli Arabi, e che resistette efficacemente per secoli e secoli facendo da adeguato sbarramento contro cui si infrangevano i pericolosissimi, ma vani tentativi della conquista islamica che invece avevano più fortuna nella dirimpettaia penisola balcanica.

Tra l’altro, appunto a giustificare l’acrimonia particolare delle varie Massonerie contro il Sud Italia, vi era anche la motivazione storica “aggravante” che all’epoca della dominazione spagnola, per gli Italiani Meridionali, era avvenuto in specifico, quel che, analogamente era avvenuto agli Spagnoli ed ai Portoghesi, che erano stati “purificati” con l’espulsione degli Ebrei e dei Moriscos islamici che, in varie tornate e in ragione di più di un milione su non più di 4 o 5 milioni di complessivi abitanti di tutta la penisola iberica, specie dopo la caduta del regno islamico di Granata, fuggirono preventivamente o furono cacciati da Spagna e Portogallo e trasbordarono più che altro in Marocco, e nei paesi islamici del Mediterraneo, ma anche nel resto d’Europa e nella stessa Italia.

In più, sempre in Spagna e Portogallo era stata portata a lungo avanti una fiera persecuzione da parte dei Tribunali Speciali della cattolicissima Santa Inquisizione contro coloro: Conversi e Marrani, che, inizialmente Ebrei o Islamici o di altre religioni, essendosi formalmente convertiti:, in effetti o no sembrassero professare clandestinamente la religione originaria; contro costoro la classe dominante cattolica operava discriminandoli anche nelle cariche pubbliche e perfino nei matrimoni in base al loro “sangre limpio” ossia in base a da quante generazioni le loro famiglie e i loro genitori e progenitori si fossero convertiti al Cattolicesimo.

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Anche nel Sud Italia, Ebrei, Islamici, Cristiani Ortodossi, Cristiani Protestanti, e seguaci di altre religioni furono sottoposti in modo costantemente ricorrente ad una profonda e drastica “pulizia etnica”, e dovettero fuggire preventivamente o furono espulsi, o subirono numerose e fiere persecuzioni e in certi casi furono financo massacrati in massa in modo che il cattolicissimo “sangre limpio” degli Italiani del Sud fosse ulteriormente fatto divenire e fosse mantenuto ancora più “puro e incontaminato”.

Infatti, questo ad esempio si concretizzò: con l’espulsione di tutta la comunità dei 40'000 Ebrei Siciliani dalla Sicilia nel 1492 ad opera di Ferdinando d’Aragona il Cattolico; o con il massacro dei Valdesi di Calabria a Guardia Piemontese e Fuscaldo nel 1556 (?), ad opera di Gian Pietro Carafa, ossia Paolo IV, Papa nel 1555 – 1559; o con l’espulsione dal Regno di Napoli della restante totalità dei 150'000 Ebrei Meridionali residenti nel regno di Napoli al tempo di Filippo II.

Purtroppo, detto questo sulla “purezza e fedeltà cattoliche” del popolo dell’Italia Meridionale, bisogna poi prendere atto, sia pure freddamente col “senno di poi”, del fatto incontestabile che, come anche tutti gli altri popoli cattolici, per quanto per molti, tra i Cattolici che studiano la storia, possa risultare una verità assolutamente sgradevole ed inaccettabile, lo stesso popolo dell’Italia meridionale fu legato e coinvolto strettamente fino alla disfatta del 1861, e nei postumi di essa ancora fino ai nostri giorni, nelle sorti del Chiesa Cattolica Apostolica Romana, che nel complesso, ha subito una plurisecolare serie pressoché ininterrotta di gravissime sconfitte storiche da parte del Protestantesimo prima e della Massoneria dopo, e non ha certo l’egemonia religiosa, culturale, ideologica, politica, ecc. a livello mondiale, o di “Occidente”, o di Europa, o di Europa occidentale, o di Europa neolatina, o di Italia o anche solo nella stessa città di Roma.

Bisogna dunque ammettere che l’Europa occidentale, degli stati organizzati sulle base della egemonia e dittatura religiosa cattolica, seppe resistette per molto più di mille anni all’attacco frontale islamico, salvaguardando la propria sicurezza ed indipendenza e con essa quella del resto dell’Europa Cristiana, come, ad esempio, seppe fare con la vittoriosa battaglia navale di Lepanto del 1571; o con le due vittorie ai due assedi di Vienna del 15?? e del 168?; ma crollò invece miseramente quando fu attaccata “alle spalle” direttamente o indirettamente e proprio dai “fratelli” di quell’Europa protestante che essa aveva direttamente o indirettamente riparato e protetto a sue spese dall’assalto islamico. Proprio questa cosa successe nei secoli, non solo all’”insieme complessivo” degli stati cattolici europei organizzati sulla base dell’egemonia ideologica cattolica nel Sacro Romano Impero e nei vari regni cattolici, ma anche ai “singoli” Stati Cattolici europei, e segnatamente questo successe al cattolicissimo Regno del Sud Italia.

Da questi dati storici bisogna per forza logica dedurre che la Chiesa Cattolica, e al suo seguito il complesso degli stati cattolici, aveva certamente il suo dispositivo ideologico, politico, sociale, strategico, ecc. decisamente orientato e massimamente ed adeguatamente organizzato in funzione antiislamica.

Mentre, per quanto riguardava i movimenti ereticali interni che si presentarono a ondate successive attraverso i vari secoli e solo dopo molto più di un millennio culminarono nella Riforma del 1517, la Chiesa Cattolica non era altrettanto attrezzata, preparata e convinta.

Nei confronti di detti movimenti “eretici”, anche perché sistematicamente sconfitti per più di un millennio, e perciò considerati meno aggressivi e pericolosi dell’Islam avanzante, vi fu per certi versi una sistematica sottovalutazione, più che comprensibile perché tra Cristiani cattolici e Cristiani eretici vi era anzitutto la comune matrice “cristiana” che rendeva più difficile notare, cogliere e valutare subito ed appieno i differenti interessi di parte e soprattutto le più profonde, sostanziali e decisive differenze che avrebbero avuto un peso determinante ai fini del conseguimento della vittoria storica dell’una parte sull’altra.

A maggior ragione le differenze erano ancora più sfumate e difficili da cogliere, specie quando nella loro essenza più profonda vi era in comune non solo il fatto di dichiararsi medesimamente “cristiani”, ma per soprammisura c’era anche il fatto di dichiararsi identicamente “cattolici”; queste uguaglianze, somiglianze e affinità, tanto più numerose e profonde, dissimulavano e mascheravano ancor di più le differenze sostanziali decisive; pertanto, queste idee, mentalità, e collettività “eretiche” potevano riprodursi “metastaticamente” senza determinare quelle medesime reazioni di profondo e forte rigetto soprattutto ideologico, che generava l’Islam in tutte le sue forme proprio perché facilmente individuabile “subito”, “formalmente”, apertamente e chiaramente come “non cristiano” e quindi come immediatamente e palesemente, profondamente “diverso.

Infatti: nel caso degli “eretici”, almeno in un primo momento, si poteva parlare di “Fratelli che sbagliano”, ma che appartenevano pur sempre alla stessa “Comunità” o “Chiesa”; nel caso degli Islamici, fin da subito, si aveva immediata coscienza che si trattava chiaramente di “diversi” e “alieni” che appartenevano a tutt’altra “Comunità” od “Umma” assolutamente differente dalla Chiesa Cattolica.

Si potrebbe comunque e giustamente obiettare che questo argomento non è sufficiente a spiegare la sconfitta storica del Cattolicesimo di fronte a Protestantesimo e Massoneria; di fatti, analogamente, la differenza tra Cristiani ed Islamici era sicuramente altrettanto chiara per i Cristiani Ortodossi, ma non fu stimolo sufficiente a salvarli dal dinamismo e dall’assalto secolare dell’etnia turca che culminò con la caduta di Costantinopoli e dell’Impero Romano d’Oriente nel 1458.

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In ogni caso, con la Controriforma del Concilio di Trento, l’istituzione dell’Ordine dei Gesuiti, ecc., la Chiesa Cattolica riuscì ad attrezzarsi solo in parte e non del tutto adeguatamente contro la Riforma Luterana, Calvinista, Anglicana ed insomma Protestante; ma di fronte all’ulteriore “passo avanti” ideologico ed organizzativo del centro-nord Europa, compiuto con la gestazione ideologica ed organizzativa del Movimento Massonico, nato formalmente nel 1717 a Londra, se non erro: nella “Taverna dell’Oca e del Bue Grasso”, e di fronte alla nascita del Movimento Liberale, corrispondente politico dell’ideologia della Massoneria, la Cattolicità seppe ancor meno contrapporre alcunché di adeguato.

Succedeva, insomma che, pur affrontando scontri feroci e prolungati come la Guerra dei Trenta anni, che ridusse la popolazione della Germania ad un terzo di quella che era all’inizio della guerra stessa, ormai, di fatto, la Chiesa Cattolica non sapeva più…, non riusciva a capire come venire a capo del Protestantesimo prima ed ancor meno della Massoneria poi.

C’era, e tutto sommato c’è ancora qualcosa nel Protestantesimo e soprattutto nel Movimento Massonico che la Chiesa Cattolica non capisce, non riesce a capire, non vuole capire… per cui, nel confronto con essi, va incontro a sistematiche sconfitte ormai continuamente ed ininterrottamente da secoli, ed ancor oggi.

Gli Stati Cattolici, la Cattolicità, e non la sola struttura e gerarchia della Chiesa Cattolica, fu quindi continuamente condizionata ed aggredita in modo diretto o indiretto e per procura dalle principali potenze cristiane protestanti, massoniche e comunque anticattoliche createsi in Europa, tra cui si distinsero: l’Inghilterra anglicana, riformata e calvinista in primis, specie dopo la vittoria navale inglese del 1588 contro la “Invincibile Armada” spagnola; e, “in secundis”, la Francia illuminista e giacobina, specie dopo la Rivoluzione del 1789.

Questo storico contenzioso europeo anticattolico si sviluppò senza che si generassero contraddizioni apparentemente insanabili fino al livello di quella tra Cattolici ed Islamici; ovvero una Pace o Trattato, come quello di Westfalia del 1648, fu possibile tra i Cristiani d’Occidente: quelli Cattolici e quelli Protestanti; ma non mi risulta sia complessivamente mai avvenuto tra i Cristiani d’Occidente Cattolici e gli Islamici.

Detti attacchi, protestanti prima e massonici poi, quindi, si generarono nel corpo stesso dell’Europa Occidentale che precedentemente era omogeneamente cattolica; ma, a differenza delle eresie del passato, sempre sufficientemente contenute, represse e/o stroncate del tutto dal Papato, sappiamo invece che essi svilupparono una forza tale da organizzare ed orientare alla guerra guerreggiata contro il resto della cristianità cattolica non solo eserciti e flotte statuali precedentemente cattolici, ma anche tale da creare ed utilizzare, per vie oblique ed interne alle rimanenti realtà cattoliche, in modi più o meno coperti, segreti, e clandestini, associazioni, organizzazioni, infiltrazioni e quinte colonne, che operavano per mezzo di quelle comunità ebraiche, protestanti e perfino “cattoliche democratiche”, che in vari modi, aperti o mascherati sopravvivevano in aree prevalentemente cattoliche.

In particolare le idee, i singoli e le aggregazioni “cattolico-democratiche” nacquero, si moltiplicarono e si rafforzarono dappertutto a livello di massa nel corpo della Cattolicità, tali comunità niente affatto trascurabili di cattolici sedicenti o cosiddetti “democratici”, “progressisti” e “modernisti”, i cui membri erano spesso ben inquadrati in congreghe prevalentemente massoniche o paramassoniche, avevano strutture numerose, diffuse ed estese e sempre più solide, che erano profondamente radicate fino al popolino minuto, ed elevate fin dentro a molte famiglie nobiliari di massimo livello, od addirittura fino ai massimi livelli delle varie famiglie reali, sia pure in rami secondari e personaggi cadetti, come ad esempio in Piemonte, dove con Carlo Alberto di Savoia Carignano, l’organizzazione massonica della Carboneria otteneva l’adesione di un principe di sangue reale, che sia pure poi abiurando formalmente il suo Liberalismo, sarebbe in seguito asceso al massimo grado dinastico diventando re di Sardegna, ed avrebbe operato apertamente e fortemente a favore dei Protestanti Valdesi e degli Ebrei e Massoni con lo Statuto Albertino e poi con la “Prima Guerra Italiana di Indipendenza” del 1848.

Nella struttura vera e propria della Chiesa Cattolica, poi, oltre a molti preti e monaci di base, le correnti massoniche “moderniste” e “democratiche” cattoliche arrivavano fino ad annoverare tra le loro fila anche personaggi elevati fino al livello di vescovi e addirittura di cardinali che in certi casi rimanevano “in sonno” per tutta la vita e in altre particolari situazioni giungevano anche a conclamate collaborazioni con i riformati, i massoni ed i giacobini italiani e stranieri.

È chiaro che anche la Chiesa Cattolica operava altrettanto alla medesima maniera obliqua e clandestina tra le fila dei Protestanti, e con le sue quinte colonne e con i suoi intrighi nell’ambito e nei confronti degli ambienti, delle zone e degli stati a prevalenza protestante; e questo con risultati talvolta anche notevoli: famosa fu ad esempio la conversione al Cattolicesimo della protestante regina Cristina di Svezia, 1626-1689, che giunse fino ad abdicare per andare nel 1654 a vivere nella Roma “papista” di allora.

È però da notare che la Massoneria anglosassone, prevalentemente anglicana, riformata e calvinista, che ebbe sempre al suo interno una fortissima ascendenza e componente ebraica, fin dal suo nascere nel 1717 a Londra, e per secoli ha portato avanti un costante ed alterno confronto e scontro avverso la Chiesa Cattolica Apostolica Romana; e pur avendo avuto periodi “contingenti”, addirittura in controtendenza, ovvero di “incredibile” alleanza con essa; in effetti in questi casi si trattò sempre e comunque di fenomeni “passeggeri” che duravano solo fin tanto che un comune nemico non era sconfitto e messo sostanzialmente fuori combattimento; infatti, subito dopo di ciò, nella Massoneria riemergeva la costante di fondo che rimaneva l’obiettivo storico di battere sotto tutti gli aspetti la Chiesa Cattolica vista come potenza rivale nella lotta per la supremazia ideologica e religiosa europea e mondiale.

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Un esempio di quanto ho appena detto, è quel che successe nel momento in cui la Massoneria Inglese si coalizzò con la Chiesa Romana contro il sopraggiunto pericolosissimo terzo incomodo dell’Universo Rivoluzionario Francese del 1789, anch’esso massone e anch’esso con forti componenti ebraiche, ma del tutto autonomo dalla Massoneria Anglosassone, perché fortemente legato all’irriducibile entità nazionale francese e all’originale ideologia giacobina, e soprattutto concorrenziale e in gara sia con al Chiesa Cattolica che con la Massoneria Britannica per l’egemonia europea e mondiale sotto tutti gli aspetti ideologici, politici, sociali, economici, culturali, militari, ecc.

È importante anche notare che, di fatto, in questo secolare scontro avverso la Chiesa Cattolica, la Massoneria Anglosassone, o meglio Britannica, aveva costantemente e progressivamente prevalso fino allo stallo della Prima Guerra Mondiale, quando, in un capovolgimento delle alleanze storiche, fino allora consolidate, l’asse strategico protestante tra l’Inghilterra e la “Sassonia”, ovvero il Luteranesimo Tedesco, si disgregò.

L’Inghilterra, nel tempo immediatamente precedente la Prima Guerra Mondiale, proprio in funzione antitedesca si alleò con la Massoneria Francese e la Chiesa Ortodossa Russa, mentre l’ala massone, “Sassone” continentale e/o che dir si voglia “Prussiana”, si alleò alla Cattolicità Asburgica, per cui si era formato un nodo ben ostico da sciogliere per la potenza inglese.

Gli Inglesi superarono l’ostacolo, degli Imperi Centrali nella Prima Guerra Mondiale, solo accettando, “obtorto collo”, come male minore l’alleanza, anche in posizione di subalternità, al seguito degli odiati cugini U.S.A.; da quel momento in poi l’egemonia tra le varie Massonerie mondiali cambiò protagonista e passò decisamente nelle mani della Massoneria Americana; ma anche quest’ultima, solo in tempi relativamente recenti, e solo dopo la essenziale vittoria della Seconda Guerra Mondiale, è riuscita a porre la Chiesa Romana prima in stato di forte isolamento, poi di crescente vero e proprio assedio, successivamente di pesante condizionamento e profonda infiltrazione, ed è infine riuscita a far culminare trionfalmente la secolare sfida anticattolica portata avanti da tutte le varie Massonerie di tutti i tempi, espugnando metaforicamente il nucleo centrale della Cattolicità, ovvero il Papato che è la carica suprema al vertice del mondo cattolico, giungendo al traguardo, con Giovanni XXIII ed il suo Concilio Vaticano II, con Giovanni Paolo I, e con Giovanni Paolo II, di influire finalmente in maniera tanto diretta ed efficace da far vincere le tendenze “cattoliche moderniste” e non solo da far nominare questi stessi Pontefici, appunto quali persone di proprio gradimento, appunto addirittura al massimo livello della odiatissima gerarchia cattolica, ma anche fino all’effetto, con il Concilio Vaticano II, di operare una vasta e profonda trasformazione dell’ideologia egemone all’interno della gerarchia e delle masse cattoliche tanto da generare nel vasto corpo mondiale dell’Universo della Chiesa Cattolica anche contraccolpi scismatici non del tutto trascurabili: come quello dei Lefevriani e di altre correnti “tradizionaliste”, “controriformiste”, “sedevacantiste”, fondamentaliste, ecc. che si ritrovavano ormai messe in netta minoranza dentro quella stessa Chiesa che avevano egemonizzato per secoli e secoli.

Un discorso specifico va fatto per, le comunità ebraiche sparse per l’Europa, che, spesso, proprio perché ostracizzate e confinate dall’esterno e all’interno settariamente ben chiuse in difesa dove potevano cioè nei loro ghetti, agivano come veri e propri microstati autonomi, dentro i vari stati che li ospitavano e li tolleravano; questo analogamente alla situazione di altri stati europei e italiani del nord e del centro della penisola, avveniva anche negli Stati Pontifici e nella stessa città di Roma. Mentre altrove gli Ebrei venivano perseguitati come durante il dominio spagnolo con l’azione del Tribunale della Santa Inquisizione, ed in special modo, ripeto li si aveva letteralmente spazzati via completamente prima dalla Francia, e dall’Inghilterra, poi contemporaneamente dalla Spagna e dalla Sicilia nel 1492 al tempo degli Aragonesi durante il regno di Ferdinando il Cattolico e poi anche dal Portogallo e dal Regno di Napoli nel 1541, al tempo di Filippo II di Spagna (1527 – 1598).

I Ghetti, queste “enclaves” ebraiche sparse in quelle parti d’Europa dove erano tollerate, contribuivano a rompere l’omogeneità ed uniformità cristiana o più precipuamente cattolica della compagine sociale.

In particolare, in Piemonte, come in altre analoghe situazioni sparse per l’Europa, le comunità ebraiche ivi tollerate, erano motivo di attenzioni e cure particolari delle altre solidali comunità ebraiche sparse sia specialmente in Europa, ma anche in Asia ed Africa; e qualcosa di analogo avveniva anche per le comunità protestanti Valdesi del Piemonte, a cura dei circoli di potere protestanti egemoni in altre regioni d’Europa e stretti alleati degli ebrei all’interno delle varie compagini massoniche europee caratterizzate quasi uniformemente in funzione anticattolica.

Infatti, proprio in funzione di queste diverse peculiarità religiose dei vari stati europei, già fin dall’inizio della loro esistenza i centri di potere protestanti e massonici, tennero un comportamento ben differenziato anche verso i vari stati italiani; infatti, ad esempio, avevano un evidente trattamento più interessato e una attenzione di maggior riguardo per l’area Piemontese in particolare, dove esisteva da ben prima della Riforma una forte Comunità Valdese divenuta poi “Riformata” e strettamente alleata dei Calvinisti di Ginevra, dell’Olanda e della Gran Bretagna, che sempre li difesero, li finanziarono e li assistettero militarmente, diplomaticamente, economicamente, culturalmente, ecc. in modo assolutamente determinante e senza interruzioni attraverso i secoli.

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Altrettanto dicasi che alla singolarità del Piemonte nel quadro italiano contribuiva non solo la secolare presenza, in varie città e centri minori di quella regione, di forti e ben strutturate comunità ebraiche.

Tutto questo, notiamo che, anche volendo, non poteva certo essere esplicato alla stessa maniera, con la medesima azione e con gli stessi ritorni nei confronti del cattolicissimo Sud Italia dove un papa campano, il Carafa aveva massacrato l’intera comunità dei Valdesi di Calabria, residente a Guardia Piemontese e Fuscaldo;

Proprio in questo quadro di scontro secolare tra religioni e nazioni, la propaganda protestante e massonica aveva dei bersagli preferenziali negli Italiani del Sud e nel loro stato unitario che per loro era troppo vasto e popoloso, troppo ricco e forte e soprattutto troppo omogeneamente cattolico e troppo impermeabile alle sirene del proselitismo protestante; e, allo scopo di creare fratture e contraddizioni nello stesso mondo cattolico ed italiano, essa spesso li additava al ridicolo e al grottesco di fronte al resto del mondo e dei loro stessi“connazionali” meno omogeneamente e compattamente cattolici, caratterizzandoli nel migliore dei casi come “fratelli scemi” degli altri Italiani, e folcloristici “mangiatori di maccheroni, spaghetti e pizze”; sfaticati “cantanti”, irresponsabili ed imprevidenti come cicale; superficiali e patetici “suonatori di mandolino”, e spensierati ed impulsivi “naives” ballerini di tarantella.

O, addirittura, li si esponeva al disprezzo generale col diffamarli come: fratellastri degeneri, diversi dagli altri Italiani, pigri, incapaci, inaffidabili e perciò meritatamente poveri e “morti di fame”, spregevoli “pezzenti” e “lazzaroni” fanatici , cioè pecore nere di cui vergognarsi, e che nel migliore dei casi non avevano colpa del loro miserabile stato, dato che esso era loro imposto con il mostruoso oscurantismo religioso della loro obsoleta e decrepita classe dirigente e con la forza delle armi della odiosa tirannia di una dinastia rozza, oscurantista e reazionaria come quella dei Borboni, tanto autoritaria e feroce all’interno, quanto incapace ed imbelle all’esterno; ma contro questi oppressori gli Italiani meridionali, avrebbero potuto riscattarsi e conquistare la felicità solo se avessero maturato la capacità di seguire il pensiero e lo spirito di Tommaso Campanella, di Giordano Bruno e la decisione di rivoltarsi come al tempo dei Vespri Siciliani, o come con Masaniello; o meglio se avessero fatto la Rivoluzione come gli Olandesi, come gli Inglesi, o come i Francesi, e magari anche con il l’aiuto “disinteressato” di questi due ultimi popoli.

Comunque, non fosse sufficiente chiaro quanto ho già detto, spigolando tra i dati storici a disposizione di tutti, preciso che, in passato, gli Italiani del Sud erano stati bollati come “naturalmente” “briganti” e “banditi”, secondo gli “storici e consolidati verdetti” della faziosa propaganda “letteraria” di molti “viaggiatori” stranieri, protestanti, massonici, illuministi e in genere anticattolici, specialmente inglesi, e francesi.

Ricordo tra i giudizi per nulla lusinghieri sugli Italiani del Sud:

- Quelli del “famoso” scrittore, poeta, e pittore inglese William Blake, del quale pochi sanno che, con quasi totale certezza, sotto l’innocente apparenza dell’artista, fosse anche formalmente un agente stipendiato al servizio del governo britannico, che gli aveva opportunamente programmato e finanziato il suo “grand tour” in Italia, ed in particolare in Italia Meridionale nel 1789

Detto in termini “crudi”, in sostanza, il “poeta e pittore” William Blake, era una vera e propria spia inglese, praticamente un antesignano dell’attuale celebratissimo 007, James Bond; ovvero: a quanto pare il vizio inglese di glorificare i propri “scarrafoni” è inveterato e viene da lontano; egli era incaricato tra l’altro di riprodurre con opportuni disegni, la precisa dislocazione e l’aspetto delle principali fortificazioni militari rivierasche del Regno di Napoli e di Sicilia, e in particolare con pochissima riconoscenza per la benevolenza ed ospitalità ricevuta dai Calabresi, in un suo libro che raccontava del suo viaggio in Calabria, dette degli stessi Calabresi un quadro canzonatorio e pieno di uno sprezzante spirito di superiorità e sufficienza , sia quando considerò casi individuali di personaggi che addirittura lo ospitavano personalmente e gentilmente, sia quando considerò il popolo calabrese nel suo complesso. Egli mostrò poi speciale malizia e perfidia in particolar modo nei confronti degli abitanti di Reggio Calabria che osservò proprio nel momento in cui vi erano forti movimenti di massa e scontri di piazza di adesione pro o contro la Rivoluzione francese: egli ne fece un quadro talmente spudoratamente distorto e caricaturale da giungere fino ad un livello di tale incredibile assurdo e grottesco da farli sembrare, non tanto come era lui stesso o erano i suoi compatrioti inglesi: normali esseri umani e normalissime persone, sia pure agitate da più che comprensibili passioni altrettanto umane, ma poco meno che allegre e infantili semiscimmie o ridicole e folli marionette dai modi assolutamente strani e dai discorsi quasi completamente incomprensibili e comunque insensati, che di continuo, ad ogni minima notizia od occasione, si dedicavano individualmente od in massa a canti e balli tanto allegri e vivaci quanto del tutto sconclusionati e fuori luogo.

- Quelli dei resoconti “giornalistici” dei propagandisti al seguito dell’esercito francese, giacobino e napoleonico, tra cui il generale Hugo, padre di quello che sarà poi il ben più “famoso” scrittore Victor Hugo, che nella conquista della parte continentale del Regno di Napoli e di Sicilia, aveva avuto a che fare nel 1799 con Fra Diavolo e l’Esercito della Santa Fede del Cardinale Ruffo di Calabria.

- Quelli sistematicamente e faziosamente ostili delle gazzette inglesi, specie dopo la “Questione degli zolfi di Sicilia”del 1838, che aveva scatenato le ire dei potentissimi circoli politici ed economici inglesi contro le velleità autonomiste del Regno delle Due Sicilie che essi consideravano poco meno di un loro vero e proprio protettorato, tanto che non nascondevano affatto le loro mire esplicite e direttamente coloniali sulla Sicilia.

- Quelli delle famigerate sparate propagandistiche eminentemente diffamatorie nei confronti del Regno delle due Sicilie, nel 1850, da parte dello spregiudicato parlamentare inglese Gladstone, che tra l’altro, successivamente, nel 1870, durante un altro suo viaggio in Italia, ammise spontaneamente ed a chiare parole che, nel caso dei suoi discorsi del 1850, si era trattato di vere e proprie menzogne commissionategli espressamente da Palmerstone, capo del governo inglese di quel periodo, per screditare ed indebolire il Regno delle due Sicilie..

- Quelli dello scrittore francese Dumas che, accorso, nel 1860, a Napoli al seguito di Garibaldi e dei suoi “Mille” e, profumatamente stipendiato dallo stesso “Eroe dei Due Mondi” che lo aveva nominato ministro del suo governo provvisorio, profondeva i suoi talenti letterari per inveire nelle maniere più bieche contro i Borboni e per celebrare il suo munifico padrino nizzardo.

- Quelli astiosi, esplicitamente razzisti ed estremamente preoccupati dello stesso “sublime e divino” Cavour nel 1860, 1861, riferiti dallo stesso storico inglese Denis Mac Smith, che inveivano contro gli aborriti “paglietta” napoletani, perché temeva moltissimo che potessero prevalere nella compagine burocratica del nuovo “Stato Unitario Italiano”, nonostante la sconfitta militare del loro paese.

- Quelli “eminentemente scientifici ed oggettivi”, di certi “scienziati” tra cui, ad esempio, andavano e vanno ancor oggi per la maggiore, quelli dovuti alle “osservazioni mediche” e “antropologiche” del famigerato dottor Cesare Lombroso, “psichiatra”, veronese naturalizzato piemontese, framassone, membro d’èlite della dinamica comunità ebraica torinese che al suo tempo era in fortissima ascesa ed egemone tra le principali forze e componenti subalpine della compagine promotrice del cosiddetto “Risorgimento Italiano”; e che inoltre, era riconosciuto “internazionalmente” come caposcuola della corrente “positivista” tra i “fondatori” dell’”antropologia criminale”; ma soprattutto era stato ufficiale medico del sedicente “Regio Esercito Italiano” in trasferta a Sud proprio durante la famigerata lotta al “brigantaggio” ed al “banditismo”.

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Il Lombroso, che tra l’altro, è ancora oggi “attuale ed apprezzatissimo” in molti ambienti in particolare “piemontesi”, ma anche “italiani” ed internazionali, espresse giudizi, da persona per nulla “obiettiva” ed anzi assolutamente al di sotto delle parti, ovvero affetta, non certo del tutto incosciamente ed in buona fede, da innumerevoli pregiudizi e preconcetti rozzamente razzisti, etnicisti, ideologici, parareligiosi, ecc. improntati a grossolana supponenza e spregiudicata parzialità del tutto in linea con il più ottuso fanatismo e la più spudorata e disonesta faziosità, alla maniera tipica della parte peggiore di certo postgiacobinismo superficiale e d’accatto, che, indegno della migliore tradizione del razionalismo illuministico e ben lontano dai migliori portati del “Secolo dei lumi”, ne è stato invece uno dei più odiosi cascami ideologici e comunque uno dei più degenerativi e maligni risvolti pseudoculturali e pseudoscientifici.

La caduta del cattolico Regno del Sud Italia nel 1861, 800 anni dopo il suo inizio, fu dunque qualcosa di inevitabile, visto che esso era fortemente intrinseco al mondo cattolico nel suo complesso, e visto che detto mondo cattolico non era riuscito ad emanciparsi dalla decadenza, inferiorità, subalternità e soggezione che nel complesso subiva ed era nella situazione di un secolare progressivo perdere continuamente colpi di fronte allo inarrestabile avanzare dello schieramento riformato, protestante, massonico e liberale.


Ricapitolando:

Ribadisco che l’inizio formale dell’inarrestabile declinare dell’egemonia e del primato europeo del mondo cattolico può considerarsi fissato con l’inizio della Riforma Luterana del 1517 in Germania.

Lo spartiacque storico che segna l’inizio della decadenza della egemonia culturale latina e militare cattolica in Europa, va proprio posto nel 1517 a Wittemberg in Sassonia, quando tra l’eretico Lutero ed il suo protettore militare tedesco, Federico il saggio elettore di Sassonia, avvenne la saldatura che fece nascere nel cuore della Germania una compagine statuale nuova che possedeva sotto tutti gli aspetti una ideologia religiosa autonoma da Roma ed un dinamismo complessivo non più contenibile nei limiti della cerchiatura e del controllo culturale latino e militare cattolico.

Dopo il 1492 con la scoperta dell’America degli Spagnoli e il doppiamento del Capo di Buona Speranza dei Portoghesi, la talassocrazia Oceanica e mondiale passò dagli Spagnoli e dai Portoghesi prima agli Olandesi e poi agli Inglesi, specie con la sconfitta navale della “Invincibile Armada” nel 1588.

Infatti, mentre nei confronti dell’Islam e dell’Impero Turco la cattolicità ha gli “anticorpi” adatti ed è capace ideologicamente, politicamente e militarmente di resistere e reagire adeguatamente, in concreto con la vittoria navale del 1571 a Lepanto e con la vittoria di terra del 1683 All’Assedio di Vienna

Anche se la Spagna cattolicissima celebra il suo “siglo de oro”, 1550-1650, con Filippo II

La cattolica Francia di Richelieu, Mazzarino, Luigi XIV sostituisce la Spagna nella egemonia terrestre in Europa, ma va al collasso militare, economico, politico e sociale contro l’Inghilterra protestante e massonica nel 1750 prima perdendo India e Canadà e la sfida al primato oceanico inglese, e riciclatasi come giacobina perde sul mare prima ad Aboukir 1805? e poi a Trafalgar 1810? e infine nel 1815? anche sulla terra a Waterloo.

L’ultimo residuo concreto baluardo statale della cattolicità: l’”Austria Felix”, scompare nella guerra del 1914-1918; ed anche “l’Uomo della Provvidenza” di Pio XII fece una brutta fine.

Il bilancio è che per secoli la cattolicità si è dimostrata incapace di resistere e contrattaccare efficacemente la novità “eretica” del Centro Nord Europa: tutti gli stati “cattolici” sono via via collassati di fronte alla irresistibile ascesa della coalizione massonica inglese con i suoi annessi e connessi diffusi dappertutto nel resto d’Europa e del Mondo.

D’altra parte gli Inglesi dalla Vittoria del 1588 contro “l’Invincibile Armada” spagnola, e fino alla Seconda Guerra Mondiale compresa, hanno perso solo la guerra contro gli altri “Inglesi” che erano gli odiati “cugini”Americani del Nord nel 1788 e nel 1815; tutte le altre guerre, per trecentocinquanta anni di seguito le hanno sempre vinte, e solo dopo la Seconda Guerra Mondiale hanno perso, non tutte, ma la maggior parte delle guerre connesse al “recente” collasso del loro Impero coloniale.

Cosa poteva fare il cattolico Regno delle due Sicilie, tutto sommato uno stato di grandezza media, periferico provinciale e secondario, del complessivo impero cattolico dove le prime grandezze che si disputavano il primato erano colossi come la Spagna, la Francia e l’Austria?

Laddove non erano riusciti a pensare, dire e fare niente di nuovo ed adeguato, né i cattolicissimi e potentissimi stati come la Spagna, il Portogallo, la Francia, l’Austria e men che meno la Polonia che era stata letteralmente fatta a pezzi, tra cattolici, protestanti ed ortodossi ; laddove non aveva saputo far gran che neanche la nuova Francia riciclatasi come Rivoluzionaria od Imperiale; cosa poteva escogitare la ristretta fantasia della classe intellettuale e dirigente del cattolicissimo Regno delle due Sicilie?

Certo, personaggi di spicco come il Cardinale e Principe Fabrizio Ruffo di Calabria, ed altri ancora ci furono, ma nessuno che sapesse creare qualcosa che potesse arrestare ed invertire il corso della storia e di una decadenza senza fine che, mutatis mutandis, continua ancor oggi.

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D’altra parte in futuro, contro la Massoneria Inglese, avrebbero fallito fino alla dissoluzione totale: i Turchi dell’islamico Impero Ottomano, l’Impero Tedesco della luterana Prussia e l’Impero Zarista della ortodossa Russia.

Anche l’asse nazifascista-scintoista “Ro-Ber-To” (Roma-Berlino-Tokio) non sarebbe riuscito a fermare la “Modernità” massonica anglo-americana.

E a dirla tutta, neanche l’ateismo dell’Unione Sovietica, con cui i Russi hanno cercato di riorganizzarsi e riciclarsi, dopo il crollo zarista, è riuscito a evitare il collasso di fronte alla minaccia delle “guerre stellari” degli Usa di Reagan, cioè dei fratelli o cugini e comunque legittimi eredi degli ormai declinanti e declinati Inglesi.

Solo la Cina, andata d’altra parte al progressivo e totale collasso come stato confuciano nella prima metà del secolo scorso, e come Stato Democratico con Sun Yat Sen e Ciang Kai Scek, ma rinnovatasi come stato in termini atei e comunisti, con Mao Tse Tung, sembra, almeno per ora, “reggere botta” di fronte a tutto l’Occidente massonico “preso a mazzetto” nel suo complesso. Ma durerà?

È insomma più che comprensibile che per secoli vi fosse una continua e subdola ed enorme pressione nei confronti del cattolico Sud Italia, in termini non solo esplicitamente militari, ma prima di tutto ideologici da parte specialmente dell’Inghilterra, ma anche della Francia e di altre potenze, U.S.A. in primis, ostili al Meridione d’Italia, fatta di analisi e giudizi perfidamente ostili e reiterati in una costante e interminabile guerra psicologica fatta di successive campagne propagandistiche, che ad un certo punto riuscirono a condurre ad un esito disastroso il Regno delle due Sicilie .

Ovvero, la partita contro il Regno delle due Sicilie, fu vinta prima di tutto sul piano ideologico, politico e culturale nella conquista e condizionamento delle menti della classe dirigente meridionale che fu portata al collasso strutturale ben prima dello scontro militare vero e proprio: tanto è vero che nel 1860 gli Stati Maggiori meridionali furono sconfitti, vinti e volti in fuga fin dall’inizio e senza quasi combattere di fronte a una banda di irregolari e prima ancora che avvenisse alcuna significativa uccisione e cattura vera e propria dei soldati semplici, dei sottufficiali e degli ufficiali inferiori dell’esercito borbonico. Questo significa che il “partito inglese”, ben prima del 1860, era riuscito ad un certo punto, dopo superato il tornante storico della sconfitta del primo Impero Francese, e del Congresso di Vienna del 1815, e l’illusione della Restaurazione da parte dei circoli dell’”ancien règime”, a infiltrarsi prepotentemente con le sue Logge Massoniche nella compagine sociale, non tanto in basso tra le masse popolari, quanto in alto all’interno delle file delle classi dirigenti del Meridione e delle altre potenze europee le quali subirono in tutto e per tutto le Rivoluzioni del 1848 e dintorni, che invece “stranamente” non toccarono affatto la stessa Inghilterra.

Ovvero, soprattutto la “Modernità” inglese, ed i “Lumi” francesi, entrambi in nome di una nuova e similare visione del mondo, sintetizzata dall’universalismo massonico prevalentemente centro-nord europeo, che raccordava il variegato ambiente religioso delle sette “protestanti”: gli anglicani, i riformati luterani tedeschi e scandinavi, e i calvinisti ed ugonotti, ma anche il mondo giudaico, gli ambienti teosofici, laici o addirittura atei, ecc.; portarono avanti un ininterrotto confronto a tutti i livelli, non solo in termini meramente militari con vere e proprie guerre guerreggiate, campagne e battaglie; ma, come ho già detto, prima di tutto e soprattutto con un ininterrotto, continuo, vasto, profondo ed aspro confronto e scontro ideologico, culturale, politico, economico, propagandistico, etnico, ecc. attraverso decenni e secoli in antitesi contro l’universalismo controriformista cattolico apostolico romano che era prevalente soprattutto nell’area centro-meridionale ed occidentale dell’Europa latina e mediterranea.

Questo mondo massonico, sia pure con le sue profondissime contraddizioni interne tra le sue varie componenti tese in acerrima concorrenza tra loro per l’egemonia, ma complessivamente in oggettivo comune attacco ai valori fondanti della visione dell’”ancien règime” del “tradizionalismo” controriformista cattolico francese, tedesco meridionale, austriaco, italiano, spagnolo, portoghese, polacco, lituano, ucraino occidentale, ma anche dei più remoti ed esotici “tradizionalismi”: quello ortodosso, quello islamico, quello giudaico, dell’ambiente russo, turco, arabo, persiano, indiano, ecc. in un continuo, frazionato, frastagliato, mutevolissimo, cangiante e “dialettico” gioco di tutti e tutto e contro tutto e tutti, sotto ogni aspetto; cercando di creare ordine, pace, amicizie alleanze, cooperazioni nel proprio campo e nelle proprie file, e cercando di fomentare contro e nei campi avversari, guerra, guerra civile, inimicizie, disordine, incostanza, discontinuità, disonestà, particolarismi svariati: religiosi, ideologici, politici, culturali, nazionalistici, regionalistici, di classe, personalistici. In questo confronto senza quartiere, il mondo massonico ed anglosassone, riuscì progressivamente in una contemporanea azione “alchemica” di “Solve et coagula”, da una parte, a diluire, e sciogliere il collante delle comuni concezioni ideologiche e religiose, e ad allentare i legami dei comuni interessi politici, economici e culturali e le solidarietà sociali dovuti all’appartenenza alla stessa chiesa e comunità religiosa, classe, corporazione, fratria , clan, famiglia, ecc. in seno alle varie compagini statuali europee tra cui, non ultima, quella duosiciliana, ecc. in modo da erodere lo spirito di coesione del corpo sociale di quelle potenze che individuavano come avversarie, ed indebolirne la capacità di resistenza e reazione religiosa, ideologica, politica, economica e militare verso l’esterno; per cui, ecco gli attacchi alla sovrastruttura ed alla struttura religiosa, ideologica, politica, economica, ecc. dei vari paesi; ecco i tentativi di screditare certe dinastie, certe classi dominanti, certi casati e certe famiglie e certi popoli, certi paesi per far loro perdere certezza e coscienza del proprio valore e della validità del proprio ruolo, e per minare la loro reciproca lealtà e solidarietà, creando ed alimentando divisioni, contrapposizioni, antagonismi, opportunismi, disordine, confusione ed instabilità nelle file avversarie con l’usare a piene mani la corruzione, e la fascinazione con modelli di soggettivismo morale spinto fino alla rottura dei legami collettivi e tradizionali in nome di valori e modi di aggregazione e universalismi nuovi e diversi più controllabili da loro perché legati intrinsecamente a loro; fino a sfasciare completamente la struttura sociale, e a rompere la catena di comando, tra la classe dirigente e la massa popolare, e portare lo sgretolamento fin dentro anche il corpo della classe dirigente, giungendo al collasso del nucleo centrale di comando degli Stati Maggiori nel Quartiere Generale, alla paralisi del governo, alla contrapposizione all’interno della stessa dinastia che era divisa in parti ostili tra loro, e alla impotenza della stessa famiglia reale borbonica che non aveva più una visione adeguata e realistica della situazione e dei rimedi necessari da adottare in essa per poterne venire a capo, le stesse idee del re Francesco II di Borbone non erano più affatto all’altezza della situazione ed adeguate ad essa.

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Ma tutto ciò successe soprattutto, perché a protezione di Garibaldi e dei suoi avventurieri, e di rincalzo alla flotta sardo-piemontese, a creare senso di frustrante impotenza, demoralizzazione, subalternità timorosa fu il plagio ipnotico dovuto alla costante ed ostentata minaccia della coercizione e violenza militare e alla intimidazione sopraffattrice e mafiosa espletata dalla strapotente Flotta Inglese che era onnipresente in modo continuo, e concretamente minaccioso nei mari del Meridione d’Italia, ma che in particolare nel 1860 era schierata eloquentemente e al gran completo nel golfo di Napoli di fronte alla città, e pronta a bombardarla ed intervenire nel caso le cose non fossero andate come conveniente agli interessi inglesi, e, che la classe dirigente duosiciliana non sapeva assolutamente come contrastare.

Una cosa è impressionante: l’azione delle cannoniere Britanniche, così efficace davanti a Napoli, era stata ampiamente collaudata nella recente trascorsa Guerra dell’Oppio, quando nella lontana Cina era stata decisiva sul Fiume delle Perle per porre in ginocchio ed umiliare un gigante come l’Impero cinese: il piccolo nostrano e paesano Regno delle due Sicilie e l’immenso, esotico e lontano Impero Cinese erano afflitti dagli stessi nemici, dagli stessi limiti e dalle stesse “malattie” ideologiche, strutturali della loro compagine sociale, della loro classe dirigente del loro stato, della loro dinastia.

Proprio la “ragionevole” paura incontrollabile e paralizzante ed il timore irrazionale e codardo della minaccia della “Home Fleet” inglese e dei suoi cannoni, l’incapacità e la mancanza del coraggio di osare ribellarsi e sfidare la tracotante, e proterva volontà degli Inglesi, la imbelle “ragionevolezza”, la pusillanime, vile e vergognosa incapacità della classe dirigente militare, politica e religiosa duosiciliana di saper come affrontare e contrastare la flotta inglese: proprio questi fatti, furono le cause prime e i modi con cui furono poste le premesse per far diventare fatale quel peggio che fu l’esito storico finale di un regno che durava da ben ottocento anni: gli stati maggiori si sciolsero, tradirono il re ed il popolo, e le forze armate regolari duosiciliane , sostanzialmente decapitate, inevitabilmente piombarono addirittura nella incapacità di resistere anche solo all’aggressione di un pugno di avventurieri, di irregolari neanche particolarmente bene armati, come “i mille”, sol perché si muovevano protetti dall’ombra della “sacra ed inviolabile” “Home Fleet” dei potentissimi “padrini” inglesi; di qui il precipitare ineluttabile verso la totale disfatta militare e il penoso e tragico sfascio sociale di tutto il “Regno” del Sud Italia.

A questo punto un parallelo interessante può essere fatto: bisogna ammettere che in ogni caso, FedericoII, pur essendo stato “Stupor Mundi”, non fu all’altezza del Papato, non seppe capirlo e valutarlo appieno e quindi contro di esso fallì, e con lui fece fallimento tutta la prospettiva storica che il Meridione d’Italia potesse divenire il centro del mondo europeo e mediterraneo del suo tempo.

Circa seicento anni dopo, la dinastia dei Borbone di Napoli, non la capì l’Inghilterra, la sottovalutò, e pertanto Francesco II e Maria Sofia, furono forse “eroici” a Gaeta, e “dignitosi” dopo di essa, ma comunque, non furono all’altezza della situazione storica e risultarono perdenti di fronte a qualcosa di molto più grande di loro, e con loro fu di nuovo perdente il Meridione d’Italia, che fu fatto a pezzi e cannibalizzato dall’Inghilterra per procura tramite la dinastia dei Savoia.

Per quanto riguarda i Savoia vi è poi da dire che, successivamente, meno di cent’anni dopo, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, analogamente a quanto già fatto con i Borboni, a suo tempo alleati contro la Francia Rivoluzionaria e Napoleonica, furono anch’essi cotti, stracotti e biscottati dagli stessi loro padrini mafiosi Inglesi in combutta assieme con i loro invadenti “cugini” Americani ed assieme con gli ultimi, ma non insignificanti, loro “nuovissimi” “amici”, i “terribili senza Dio” Sovietici.

Un altro punto storico è assolutamente notevole, e degno di attente riflessioni perché estremamente illuminante sul ruolo e sul peso dell’Inghilterra nelle sorti del Sud d’Italia, e cioè il fatto significativo che, nel 1799 e nel 1861, la conquista del Sud Italia sia potuta avvenuta due volte in poco più di 60 anni e tutte e due le volte ad opera di una banda di irregolari provenienti dalla Sicilia, ma che essenziale in tutti e due i casi fosse assolutamente determinante la costante ed incontrastata protezione della flotta inglese dall’inizio alla fine delle operazioni: infatti proprio questo è quel che avvenne nel 1799 ad opera del Cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria sbarcato clandestinamente dalla Sicilia con otto amici a Bagnara in Calabria e giunto con l’Esercito della Santa Fede consistente di 20'000 uomini in Napoli, dove… l’ammiraglio inglese Nelson contro il parere di tutti, cardinale Ruffo e re compreso, fece impiccare l’ammiraglio Caracciolo che era passato ai Francesi; e quel che avvenne di nuovo nel 1860 ad opera di Garibaldi che sbarcò a Marsala con poco più di mille uomini, protetto dalla flotta inglese; passò lo Stretto di Messina protetto dalla flotta inglese; arrivò a Napoli protetto dalla flotta inglese la quale, arrivati i Piemontesi a Napoli, passò a sorvegliare che la fortezza di Gaeta, ultimo ridotto dell’esercito borbonico, capitolasse sicuramente senza costituire problemi di sorta per la Modernità Savoiarda avanzante.

È vero che in tutti e due i casi la volontà di resistenza del fronte interno dello stato invaso era inconsistente e fragilissima perché essa era stata “lavorata” opportunamente ben prima, ma il fatto che colpisce più di tutti è senza dubbio che in tutti e due i casi la copertura militare della flotta inglese fu assolutamente essenziale per la effettiva riuscita delle due imprese.

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Tra l’altro, un’altra cosa è notevole: è vero che il tutto era stato iniziato e preparato, molto, molto tempo prima, ponendo le premesse del tutto, fin da quando si era cominciato a presentare gli Italiani del Sud come “non veri Italiani”, ma come etnia a parte, “africana”, sottorazza inferiore, geneticamente violenta e criminale, culturalmente incivile ed arretrata.

Alla fine, all’indomani della conquista del Sud Italia, fu conseguentemente naturale, giusto e buono contenere militarmente, politicamente, economicamente e soprattutto demograficamente in modo fermo e deciso, questi “Sudici” “undermen”, alieni e irrecuperabili e, addirittura, in molti casi, fu più che giusto sterminarli sbrigativamente ed eliminarli completamente come blatte e scarafaggi sociali.

Perché proprio questo, in effetti, è quello che fecero, del Sud Italia nel 1860-61, durante e subito dopo con il consolidamento della stessa conquista, i diretti, “moralmente superiori e civilissimi”, conquistatori “nazionali” provenienti dal Regno di Sardegna, e, per loro tramite, quello che realizzarono i loro padrini inglesi, che erano i veri conquistatori del tutto, anche se “stranieri” ed indiretti .

Infatti, nel 1860-61, dei 50'000 militari dello sconfitto Esercito del Regno delle due Sicilie, ben 20'000, per la gran parte giovani tra i 18 e i 35 anni: l’orgoglio e il nerbo della migliore gioventù del Sud, che pur fatti prigionieri non vollero rinnegare il giuramento di fedeltà al loro re Francesco II, per questo furono pressoché totalmente sterminati col freddo, la fame, i lavori forzati, le varie pene e torture e i loro cadaveri non furono restituiti ai parenti, ma in molti casi furono addirittura sciolti sistematicamente nelle calce viva, soluzione finale “risorgimentale” alla maniera “savoiardo-sardo-piemontese” che precorre di poco meno di un secolo i forni crematori “nazisti” alla maniera tedesca nei “lager” di Auschwitz, Bergen-Belsen, Birkenau, ecc.

Tutto ciò, è ormai ben documentato e purtroppo è realmente accaduto nei campi di sterminio di Fenestrelle, dove furono “terminati” ben 8'000, e nei campi di San Mauro, di San Maurizio Canavese ed altri in Piemonte, tanto che alla fine, dopo più di 6 anni, di tutti i 20’000 ne tornarono a casa solo circa 270.

In scala ancora maggiore e peggiore, è quello che avvenne agli abitanti del Sud Italia nel complesso i quali nel 1860 erano circa 15 milioni: con la “Guerra al brigantaggio” ne furono sterminati in vario modo circa un milione nel giro di cinque o dieci anni tra i 1860 e il 1870; con la pressione militare, poliziesca, politica ed economica che non dava altre alternative di massa che essere “o briganti, o emigranti”, tra il 1860 e il 1914 in una vera e propria diaspora, ne furono fatti emigrare, la incredibile cifra di 17 milioni, negli Stati Uniti, in Argentina, Brasile ed altrove per il mondo.

Se tutto ciò è vero, e purtroppo è proprio vero; allora bisogna avere la sia pure amara e dolorosissima coerenza di concludere che purtroppo il cosiddetto “Risorgimento italiano” fu ben altro che questione tra “Fratelli d’Italia”; e se si trattò di fratelli, allora quelli del Nord furono dei veri e propri… “Caini”, da cui i fratelli del Sud di Italia non si seppero difendere a sufficienza.

Ma, anche volendo chiudere gli occhi sull’infame passato che sta alle fondamenta e alle radici dell’attuale “Stato Unitario Italiano”, purtroppo, il fatto evidentissimo è che ancora a presente gli Italiani del Sud hanno la assoluta necessità di difendersi dalla oppressione e dallo sfruttamento degli “affettuosi”…, appiccicosi, arroganti, e tracotanti “fratelli” del Nord, ma non ne sono ancora per niente capaci a sufficienza: non sono stati ancora capaci di maturare “anticorpi” adatti, e di reagire in maniera adeguata.

Il fatto è che bisogna ormai pur riflettere senza chiudere gli occhi sulle pessime conseguenze che anche a presente sono derivate dal cosiddetto “Risorgimento Italiano”.

È ben ora, oggigiorno, che da parte di tutti si faccia un doveroso, oggettivo e approfondito bilancio storico, per prendere anche atto di una semplicissima verità, e cioè che, a presente, dopo circa 150 anni di “fraterne, zelanti ed amorose “ “cure settentrionali” della “questione meridionale”, la situazione del Sud Italia non è affatto “notevolmente migliorata”, anzi è decisamente molto peggiorata: i Greci esistono, gli Spagnoli esistono, i Portoghesi esistono, … i Turchi, i Tunisini, gli Algerini esistono, i Baschi esistono, gli Irlandesi Cattolici dell’Irlanda del Nord esistono, i Corsi esistono, perfino i Saharui esistono, e tutti hanno una dignità più o meno riconosciuta internazionalmente e perfino dall’ONU; gli Italiani del Sud semplicemente… non esistono più: dopo 800 anni di “Regno” autonomo, dal 1061 al 1861, all’improvviso sono svaniti nel nulla…, in un attimo… come Atlantide; essi non sono più… una etnia autonoma, non ne hanno più la volontà…, non gli interessa più,… o comunque non hanno più la forza di procurarsene il diritto; e comunque al massimo la loro particolarità si esprime col fatto essi sono… “Terroni” e, se insistono ad alzare la testa, allora vuol dire che tutt’al più sono… “Mafiosi”!...”Ndranghitari”!... “Camorristi”!... “et similia”, ma nient’altro.

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Incredibile,… ma vero,… e comunque per me assolutamente… insopportabile!

Quest’Italia in cui io e i miei pari siamo a malapena sopportati come Italiani di quarta categoria, e, se del caso, molto dopo una teoria interminabile di cialtroni di tutti i tipi, sinceramente non mi interessa.

O si cambiano i patti, e si crea una nuova Italia in cui noi si abbia maggiore e più adeguata dignità, o che quest’Italia nata dal “Risorgimento” e dalla “Resistenza” vada in malora e si sfasci fin d’ora e per sempre.

Tra l’altro: se il “brigantaggio” e il “banditismo” del passato, sono stati debellati e sradicati; ora, però, noi Italiani meridionali, abbiamo ancora altri e peggiori peccati da scontare, e pertanto siamo stati declassati, dagli “opinion makers” di rango nazionali e mondiali, allo “status” anche peggiore di… “endemicamente” “mafiosi”, “ndranghitari”, “camorristi”, ecc.; per cui, ecco che spesso qualcuno di questi Soloni delle varie “Pubbliche Opinioni Nazionali ed Internazionali”, nei momenti topici della cronaca “nera”, si lascia andare, più che “giustificatamente”, a considerarci molto peggio che non extracomunitari, negri, marocchini, albanesi, zingari, ecc.,ecc.; cioè non solo come stranieri, diversi e spesso inaffidabili che, pertanto, siamo da controllare politicamente all’interno del territorio nazionale, e siamo da disciplinare e da contenere come un fattore negativo per l’ordine interno con la polizia e i carabinieri; ma addirittura come veri e propri alieni e nemici, in un territorio straniero ed ostile, da combattere “manu militari”, perfino con l’esercito: e non parlo di fantasie, ma purtroppo, cosa che con mio totale scandalo e sbalordimento ho visto con i miei propri occhi messo in pratica addirittura in Calabria, negli anni ’80, in quel di Bovalino, dove mi venne da piangere per la vergogna e la rabbia a vedere tra le altre cose, all’entrata del paese una postazione militare: un nido di mitragliatrice dove con l’arma puntata verso i viaggiatori sulla strada “nazionale” c’erano… gli “Alpini”… a cento metri dal Mar Jonio.

Mal sopportavo come del tutto fuori luogo, sproporzionato ed abnorme, che si usassero tutti i bersaglieri, fanti, marinai, poliziotti, carabinieri ed altro, che in quel periodo furono mandati a occupare e sorvegliare il territorio calabrese contro la… “Ndrangheta”, ma vedere quegli Alpini in tuta mimetica armeggiare attorno alla mitragliatrice puntata su di noi fu veramente troppo.

Di fronte alle mie tre figlie nate a Torino ed a mia moglie, nata in Toscana, in quel momento ci fu in me qualcosa che si ruppe, mi vergognai profondamente e dolorosamente di avere accettato in vita mia di essere e considerarmi “Italiano” di “questa” Italia, e di avere simili “Fratelli d’Italia”, che il meglio che sapessero fare per “civilizzare” il mio paese era occuparlo con le armi spianate, né più, né meno che come nello stesso momento i Sovietici in Afghanistan.

È però anche vero che attualmente tra gli addetti ai lavori e gli esperti locali ed internazionali c’è un momento di dubbio, disorientamento, incertezza e di tentennamento sul fatto, se noi “terroni” si sia peggio o meno peggio di fronte alla “novità” degli “ultimi arrivati” nel novero mondiale dei cattivi, e cioè i “superfanatici estremisti e terroristi islamici”, tipo “Al Qaeda”, e soci.

Ma non è ancor detta l’ultima parola; anzi nulla vieta che presto trionfi la “verità”: ovvero, è estremamente probabile che i vari circoli egemoni dell’attuale potere mondialista appurino acclaratamente che, “oggettivamente” gli abitanti del Sud Italia, nostrani aborigeni del “Moderno Occidente” abitanti nella perfida “Terra da pipe” latino-bizantina, mediterranea e sanfedista, siano molto peggio degli esotici ed agitati seguaci della mezzaluna; anche perché con quelli almeno si può parlare, comunicare e capirsi in quanto hanno di buono che sono più intelligenti dei “Terroni, visto che possiedono una adeguata visione universale e mondialista della loro “umma” e della realtà più in generale, tant’è che hanno distrutto le due torri fino in… America; I “Terun” invece, sono ancora palesemente ed ottusamente provinciali e anzi strapaesani, per non dire tribali, clanici o semplicemente familisti, o peggio individualisti e anarchici in modo rozzo e parossistico, fino alla asocialità criminale, o addirittura mentalmente dissociati e schizofrenici fino al marasma totale e alla pazzia, veri e propri mostri diabolicamente votati al disordine, alla distruzione ed all’autodistruzione; perché non hanno fatto nessun passo avanti sul piano ideologico, politico e culturale, ma sono rimasti chiusi in una visione ristretta, limitata, miope, localista, particolarista, e nel migliore dei casi sono incivili e arretrati a livelli medioevali; ma più spesso sono degli incorreggibili e semimummificati residui barbarici dell’antichità; mentre, nei casi peggiori, sono: rozzi semiselvaggi tribali, anzi semizombi bestiali, arroccati nelle varie “enclave” sull’Aspromonte, sui Nebrodi, sulle Madonie e sul resto degli Appennini meridionali; oppure diffusi nel territorio, sparsi o aggregati nelle campagne, o ammassati e asserragliati nei fatiscenti e cadenti agglomerati urbani del Sud.

Questo quadro caricaturale del Sud Italia, non è certo mia invenzione, ma viene illustrato e diffuso a piene mani, da fin troppo tempo, da svariati “autori di grido”, magari nativi appunto del Sud, veri e propri rinnegati, traditori della loro terra, apostati e mercenari, Ascari intellettuali al servizio di certo Nord colonialista ed imperialista o neocolonialista e neo imperialista, assoldati nei mass media, nelle università e nelle varie istituzioni pubbliche e private dell’attuale regime o strapagati nelle più importanti agenzie internazionali e mondiali, in onore dell’ovvio principio, che, contro i “Sudici” e “Terroni”, la cosa migliore siano proprio degli altri “Sudici” e “Terroni” “uguali, ma contrari”; e quindi, ecco la ingrassata pletora degli utili idioti, e dei servi sciocchi ben stipendiati e zelantemente tesi a giustificare qualsiasi oppressione, angheria, repressione contro la loro gente d’origine, da cui essi a volte prendono perfino le distanze schifati, proclamandosi, spacciandosi e cercando di farsi credere altro: …, Milanesi, Piemontesi, Italiani, Europei, Cittadini del mondo, ecc., tutto meno che “Napoletani”, “Calabresi”, “Siciliani” ecc.

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Ecco, quindi, i “famosi” “etnologi”che descrivono l’arretratezza medievale del loro stesso popolo d’origine, e gli stimati “antropologi” che disgustati ne descrivono gli arcaici e feroci costumi tribali, se non peggio.

Ecco i fini e acuti “etologi”, che evidenziano ed analizzano le manifestazioni di animalesca violenza ed insensata bestialità delle varie “Mafie” nelle lotte delle loro cosche non solo contro lo Stato, ma anche tra di loro stesse ed al loro stesso interno.

Anzi ecco addirittura i profondi “filosofi” e i sublimi “religiosi”, come ad esempio Don Luigi Ciotti: veneto, cioè un Terrone del Nord, naturalizzato Torinese, che si affannano a spiegare le metafisiche e addirittura diaboliche manifestazioni di assurda crudeltà, come quella di sciogliere nell’acido i bambini, o quella di giocare a pallone con le teste mozze degli avversari; e cosa , per certi versi sorprendente ed apparentemente incomprensibile, ecco gli stessi che non hanno ancora neanche finito di parlare male di certi mostri mafiosi che immediatamente dopo giustificano completamente che, pur con queste tare pesantissime, simili figuri debbano magari essere riconosciuti come “pentiti”, e cooptati anche formalmente ed ufficialmente nell’apparato dello “Stato democratico italiano” come “collaboratori di giustizia” e quindi debbano “giustamente” essere pagati profumatamente e protetti, loro e tutti i loro amici e parenti, a spese del medesimo “Stato Italiano”, “moderno, progressista” e “nato dalla Resistenza”.

In sostanza, gli attuali boss “ex Resistenti” e sedicenti democratici e repubblicani, padroni attuali della Repubblica Italiana, legittimi eredi del lontano “glorioso Risorgimento” e suoi altrettanto spregiudicati epigoni, mostrano di avere fatto totalmente propria, tale e quale, la lezione politica e sociale che essi rimproveravano e rimproverano ai, da loro vituperatissimi, “Borboni” del Regno delle due Sicilie di 150 anni fa, i quali, prima dell’arrivo della moralmente “superiore” civiltà dei modernissimi, “integerrimi”, galantuomini “Savoia” del Regno di Sardegna e compagnia cantante di certo Nord, venivano appunto bacchettati da vari “Soloni” massonici, progressisti, modernisti, ecc. del “Partito della Fermezza” di allora, per il fatto che venivano “obbrobriosamente” a patti con i poteri locali e particolari anche se erano perfino criminali, e si vituperava che tutto ciò fosse anche effettuato formalmente e senza tanti ambagi, stabilendo disinvolti “modus vivendi” variamente istituzionalizzati e legalizzati con essi.

E infatti, a controprova di quanto sopra, a presente si assiste spesso allo sconcertante pesante contrasto che deriva dal fatto che specialmente i membri dell’attuale “Partito della Fermezza” che spesso sono tra i principali gestori del suddetto Stato Democratico nato dalla Resistenza, assieme ai loro “Sudici” tirapiedi, da una parte proclamano ai quattro venti e raccomandano “agli altri” che non fanno parte del loro schieramento politico, l’assunto altamente retorico che “assolutamente non si deve venire a patti con la Mafia” che appunto è il “Male assoluto”; e dall’altra, con totale faccia di bronzo e infischiandosene altamente della stridente contraddizione, della sfacciata evidenza del grossolano falso, della arrogante assurdità, e della spudorata menzogna che ne consegue, non si vergognano affatto di essere i primi a dire e di fare proprio esattamente il contrario di quello che hanno poco prima affermato: e vengono apertamente, formalmente ed istituzionalmente a patti con i peggiori mafiosi; e per di più di tentano di giustificarlo gridando sfrontatamente che, il venire a patti con i mafiosi più conclamati, non è “venire a patti con i mafiosi”; e, se poi non basta, aggiungono che essi comunque lo fanno, in nome della “logica superiore” dell’”interesse supremo” dello “Stato democratico nato dalla Resistenza”, per cui arrivano a dire anche apertamente che è giusto venire a patti “con una parte (buona??!) della mafia contro un’altra parte (cattiva!!?) della stessa mafia”.

Il concetto è alla fine estremamente semplice: “se lo fanno “loro” va bene, se lo fanno gli “altri”, allora non va bene”. Cioè a “loro” è permesso tutto, agli “altri” non è permesso niente; oppure, ancora più terra, terra: “loro” hanno sempre ragione, qualsiasi cosa facciano, gli “altri” hanno sempre torto, qualsiasi cosa facciano; di fronte a questi spudorati mentitori e tracotanti cialtroni vorremmo che venisse chiaro a galla che l’unica sostanziale e differenza tra il potere dei Borboni di allora e dei Savoia di poi, o dei “Post-Resistenti” di adesso, non era e non è il più alto livello morale o la maggiore cura per gli interessi del popolo dell’Italia del Sud, da parte dei secondi, ma solo la maggiore efficienza sul campo di battaglia, indipendentemente dal “come” la si era ottenuta; e quindi alla fin fine, nello scontro quello che contava era solo la diversità tra “loro” e gli “altri”, nella gara ad essere i destinatari dinastici, etnici, e di classe vincitori del bottino di guerra, ovvero dei guadagni provenienti da tutto il sistema di potere in atto sul Sud Italia.

Questo quadro caricaturale del Sud Italia, non è certo mia invenzione, ma viene illustrato e diffuso a piene mani, da fin troppo tempo, da svariati “autori di grido”, magari nativi appunto del Sud, veri e propri apostati, rinnegati e traditori della loro terra; persone, cioè, a volte perfino pateticamente in buona fede, e del tutto incoscienti delle loro tare culturali, e quindi o perché oggettivamente ignoranti e deboli culturalmente sul piano storico e politico, o perché a volte fortemente “acculturati”, ma in modo del tutto distorto, cioè plagiati, in maniera da non rendersi assolutamente conto di avere il cervello totalmente infarcito di nozioni errate, false, menzognere e faziose apprese “normalmente” fin dalla loro più tenera età, perché diffuse a piene mani alla televisione, alla radio, nei libri, nei giornali nei manuali scolastici di storia, dagli insegnanti nelle scuole, dai politicanti in voga, dai luoghi comuni degli ambienti in cui si muovono; oppure oggettivamente “servi sciocchi” ed “utili idioti”, cioè talmente deboli mentalmente, ovvero imbecilli, da farsi condizionare, travolgere e ipnotizzare la mente dalla propaganda dominante più rozzamente ostile al Sud Italia; ma più spesso, opportunisti e traditori, con interessi del tutto staccati ed anzi ben coscientemente ostili e contrapposti a quelli del popolo del Sud Italia e quindi del tutto in mala fede e privi di scrupoli di sorta, al servizio di certo Nord colonialista ed imperialista, o neocolonialista e neoimperialista, come a suo tempo: Ascari, Zuavi, Spahis, Cipays, Niam-Niam, ecc. cioè mercenari indigeni, sia pure “intellettuali”, ovvero “pennivendoli”, assoldati in modi diretti o indiretti, aperti o coperti e mascherati, nei mass media, nelle università e nelle varie istituzioni pubbliche e private dell’attuale satrapia mondialista italiota o strapagati direttamente nelle più importanti agenzie internazionali e mondiali, vedi il “calabrese” Pino Arlacchi, egemonizzate dagli attuali circoli di potere cosmopolita e globale, in onore dell’ovvio e consolidatissimo principio, che, contro dei “Sudici” e “Terroni”, la cosa migliore siano proprio degli altri “Sudici” e “Terroni” “uguali, ma contrari”.

Ecco, quindi, la pletora degli scribacchini e dei vari “pupi” della scena mediatica regionale, nazionale ed internazionale zelantemente tesi a giustificare qualsiasi oppressione, angheria, repressione contro i loro stessi compatrioti del Sud e i loro stessi luoghi d’origine meridionali; e magari autoproclamandosi “meridionali” sì, ma di quelli “buoni e leali allo Stato risorgimentale e resistenziale”, proprio come serve ai concessionari e manutengoli italioti dell’attuale potere cosmopolita e mondialista; o magari, come spesso anche avviene, eccoli a vergognarsi o a far finta di vergognarsi delle proprie origini, e quindi eccoli schifati a prendere distanze dal Sud Italia, e a proclamarsi, spacciarsi e cercare in ogni modo di farsi credere altro: …, Milanesi, Piemontesi, Italiani, Europei, Cittadini del mondo, ecc., tutto meno che “Napoletani”, “Calabresi”, “Siciliani” ecc.

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Ecco i “famosi giornalisti ed opinionisti” che vomitano continuamente immondizia contro la loro terra d’origine.

Ecco i “fini” “etnologi”che descrivono l’arretratezza medievale della loro stessa gente. Ecco gli stimati “antropologi” che ne descrivono gli arcaici e feroci costumi tribali.

O peggio: ecco i fini e acuti “etologi”, che evidenziano ed analizzano le manifestazioni di insensata animalesca e anzi bestiale violenza che si manifestano nelle lotte delle “cosche”, non solo contro lo Stato, ma anche tra di loro e perfino al loro stesso interno.

Ed anzi ecco i profondi “filosofi” e i sublimi “religiosi”, che si affannano a spiegarne le metafisiche e addirittura diaboliche manifestazioni di assurda crudeltà, come quella di sciogliere nell’acido i bambini, o quella di giocare a pallone con le teste mozze degli avversari.

E alla fine ecco tutti costoro uniti in coro a giustificare che, pur con questi delitti a loro carico, certuni tra questi mostri debbano magari essere proclamati anche e “giustamente”, “collaboratori di giustizia” e cooptati formalmente ed ufficialmente nell’apparato dello “Stato risorgimentale, resistenziale e democratico italiano” e quindi pagati profumatamente a spese dello stesso Stato , e protetti loro e tutti i loro amici e parenti dal medesimo “stato” “moderno e progressista”.

Insomma si tratta del solito variegato repertorio utile a giustificare qualsiasi libertà per sé e la massima durezza repressiva contro gli altri, tese e a perpetuare un interminabile stato di tutela, soggezione e subalternità del territorio e del popolo dell’Italia meridionale; ovvero un modo ipocrita nella forma, ma estremamente funzionale nella sostanza per continuare uno sfruttamento spudorato e senza vergogna della medesima terra; giungendo al colmo dell’ipocrisia, perché, proprio nel momento in cui più si estorce, si deruba, si truffa e si opprime biecamente il Meridione, privandolo di qualsiasi possibilità di iniziativa ideale, politica, economica, ecc.; perché proprio allora si proclama più forte che lo si sta aiutando e che lo si fa per il suo bene in modo missionario e del tutto disinteressato, anzi rimettendoci del proprio, appunto per il bene degli irriconoscenti, incorreggibili, e irredimibili Meridionali, oltre che, naturalmente, per il bene di se stessi, dell’”Itaglia”, dell’”Europa” e di tutto il resto del mondo.

Proprio ultimamente, in queste settimane, perfino l’attuale ministro Tremonti, non a caso esponente di spicco della Lega Nord, una forza localista e particolaristica odiatissima dai vari mondialisti e globalisti ha riconosciuto formalmente che il Meridione d’Italia è l’unica macroregione d’Europa a non avere una sua autonomia finanziaria, cioè una sua banca autonoma, dopo che qualche anno fa il Banco di Napoli è stato fagocitato dal Banco San Paolo di Torino e il Banco di Sicilia assorbito dal Banco di Roma, completando così l’opera di demolizione e rapina finanziaria del Sud iniziata 150 anni fa dalla orda massonica savoiardo-piemontese del Regno di Sardegna fiduciaria della Gran Bretagna in Italia tramite i Vittorio Emanuele II, i Cavour, i Mazzini, i Garibaldi, i Crispi e soci vari.

[…]

Ardore, 27 Agosto 2005






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