L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Quel galantuomo del Duce

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Al tempo del fascismo, ai lavoratori italiani - in buona sostanza ai lavoratori meridionali - era difficile cambiare residenza, andarsene a trovar pane a Roma, Genova, Milano. Una legge dell'Era Fascista prescriveva che per inurbarsi dovessero prima avere un posto di lavoro, un atto di richiamo (per dirla con il linguaggio del dopoguerra).

Il Duce non amava il pauperismo urbano, preferiva il forte pauperismo agricolo fondato sulla Battaglia del grano. Ciò diversamente dalla CEE (oggi UE, Unione Europea) che i contadini li preferisce ricchi, quantomeno quelli che producono grano, latte e burro.

Gli altri no. Se uno produce agli o fagioli o prezzemolo, resta povero e poco europeo. Come dirò, c'è una civilissima etica multietnica in questa scelta. Qualcuno, infatti si induce a pensare che non sarebbe male se, invece degli extracomunitari, nelle industrie venete lavorassero i nipoti degli ex contadini meridionali. Il Paese, che ha investito tanto nella scolarità dell'obbligo e ha trasformato i cafoni in alfabeti, dovrebbe goderseli a tutto titolo. Oggi - si insiste a dire - non arriverebbero a Castelfranco con un indirizzo scritto su un cartoncino e il cartoncino appuntato sul risvolto del cappotto, come alle stazioni di Milano e di Torino cinquant'anni fa, ma saprebbero trovare da sé la strada.

Questo nazionalismo romantico è, però, fortemente immorale, sostengono gli emuli di Adam Smith. Se le industrie venete dovessero ricorrere ai disoccupati nazionali, la disoccupazione finirebbe. Conseguentemente, in Italia, il livello dei salari crescerebbe e l'Azienda-Itaglia finirebbe d'essere competitiva, provocando morte e distruzioni.

Infatti, l'Itaglia compete vittoriosamente con Francia e Germania per l'alto ingegno dei padroni e le inferiori paghe operaie. Ma se l'Itaglia non compete, Agnelli se ne va in Marocco e Tronchetti Provera proverà a insediarsi in Bulgaria. E questa, sì, sarebbe una jattura. Una jattira persino maggiore dell'emigrazione in Francia di Leonardo da Vinci e di Tommaso Campanella, nonché del furto napoleonico d'opere d'arte e della spoliazione britannica di reperti archeologici.

Secondo me la contraddizione potrebbe essere superata riportando in vita, magari con un referendum popolare proposto dalla signora Emma Bonino, la legge mussoliniana sulla residenza, a cui il provvidenziale parlamento potrebbe apportare un emendamento, nel senso che "i lavoratori delle aree rurali, costituenti l'esercito di riserva del lavoro itagliano nel mondo, si possono inurbare solo se hanno assicurata una cuccia sotto un ponte della città d'immigrazione".

Nicola Zitara

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