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Due Sicilie
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Taranto è una polveriera

di Antonio Grano


Taranto è una polveriera. Da un momento all’altro può succedere di tutto. La contraddizione fra “Diritto al lavoro” e “Diritto alla salute”, quali che siano le giaculatorie dei pompieri alla Nichy Vendola, sono insanabili.

Il “sistema” farà di tutto per mettere qualche toppa alla falla che si sta aprendo, ma questa volta sarà dura. Che Taranto sia una fabbrica di morte è ormai conclamato. Lavorare per morire o morire lavorando, questo è il dilemma.

Cosa possono fare? Cosa può fare la nascente e latitante Neo Democrazia Cristiana PD, PDL, UDC? Possono tappare la bocca ai magistrati? Possono delegittimare tutta la magistratura italiana? Possono imporre ai giudici di Taranto di rinnegare il loro operato, le risultanze delle loro ricerche?

E allora?

L’ILVA deve essere chiusa, smantellata e sotterrata. In un Paese civile i costi sarebbero fatti pagare ai padroni che fino ad oggi hanno lucrato fiumi di denaro (inquinato) sulla pelle dei “beduini africani”, come ci definivano i conquistatori savoiardi.

Non lo faranno. Non possono chiudere quella fabbrica dell’orrore. Sono troppo compromessi (e pagati) dai mercanti di morte dell’acciaio. Sono collusi, complici e conniventi. Perciò tacciono, Silenzio. Un assordantissimo silenzio. Non hanno il coraggio di dire una sola parola, i politicanti di Centro, di Destra e di Sinistra, sullo sfascio che hanno prodotto. Ma questa di Taranto è una cosa seria. Non è la solita scaramuccia sulla fabbrichetta che chiude. C’è un impero da salvare: l’impero del Male siderurgico.

Forse questa volta non ce la faranno a mettere la toppa. E allora Taranto esploderà. Scorrerà sangue per le strade, ci saranno scontri sanguinosi con le Forze dell’Ordine. E nulla esclude che quelle lotte possano sfociare in forme incontrolare e incontrollabili ma, soprattutto, controproducenti per gli stessi insorti. E nulla può escludere che il dramma assuma le forme terrificanti di una guerra civile con i fratelli contro i fratelli, i padri contro i figli, i figli contro i padri. Quella insorgenza, dunque, se ci sarà, dovrà essere guidata verso una sola meta: restituire a Taranto e al Sud la dignità rubata negli ultimi 150 anni.

I meridionali e i meridionalisti sinceri devono essere pronti. La Storia non ci manda un telegramma per informarci di quel che accadrà. Accadrà e basta.

Per la prima volta (la prima volta!) dal 1860 ad oggi potrebbe scoccare la scintilla per la riscossa del Sud. Si potrebbe avverare il sogno di Guido Dorso.

Si potrebbe. Da Taranto sta per passare un treno: il treno della Rivoluzione Meridionale. Farneticazioni? Forse. Forse non scoppierà la Rivoluzione, ma una cosa è certa: il caso Taranto non è uno dei tanti casi di “ordinaria” contrapposizione fra sfruttati e sfruttatori. C’è molto di più: c’e un dramma umano di dimensioni bibliche. Chi non lo ha capito lo capirà quando si sentiranno i botti. A Taranto scorrerà molto sangue: il sangue dei vinti, come sempre. I tarantino non devono essere lasciati soli. Chi può, nelle forme e nei modi più congeniali, li aiuti.

I vari Gruppi, le Associazioni, i Circoli meridionalisti devono accantonare ogni forma di personalismo e di gelosa ortodossia da “depositari della verità”. Ai meridionalisti pugliesi spetta l’onere e l’onore di coordinare tutte le forze amiche della Penisola, comprese quelle del Nord, che non sono poche né meno vicine alla “causa”.

Antonio Grano

www.antoniograno.it


17 agosto 2012








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