L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Zitara il megaellenico

di Marco Esposito

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14 Aprile 2013

"Il meridione non è pronto all'indipendenza". "Il Sud non è preparato per separarsi". In una delle ultime interviste, il 2 giugno del 2010, Nicola Zitara raccontava ai ragazzi di Insieme per la Rinascita che occorreva ancora una lunga militanza prima di poter raggiungere il vero obiettivo della nostra nazione meridionale: l'indipendenza. Ecco, da autore di "Separiamoci", mi auguro che il saggio non sia visto come una provocazione e possa contribuire a rendere meno lontano quel momento. E, se quel momento arriverà, il primo omaggio di chi fonderà il nuovo stato dovrà andare all'autore di "L'Unità d'Italia: nascita di una colonia".

Le analisi e i documenti raccolti da Zitara sono pietre miliari per il meridionalismo: segnano fatti dai quali non si può prescindere, a meno di non essere disonesti intellettualmente. E' un fatto che il Sud preunitario non fosse la Cenerentola tra gli Stati nei quali era divisa la penisola italica. E' un fatto che le scelte politiche ed economiche messe in atto dai conquistatori piemontesi hanno minato alle fondamenta lo sviluppo economico dei territori dell'ex Regno delle Due Sicilie, ridotti a colonia interna dal punto di vista produttivo, finanziario, culturale.

Ma la lezione di Zitara non è soltanto nel lavoro di studioso, nell'opera. E', anche, nel percorso della sua vita, compreso quel "nato a Siderno, scomparso a Siderno". Nel rigore di un uomo politico amante della sua terra e della sua città ionica diventata, come la Crotone di Pitagora, un faro per la cultura mediterranea, anzi "megaellenica" come diceva il politico calabrese.

Eppure nessuna università gli ha offerto una cattedra o una laurea honoris causa. Nessun salotto televisivo ha mai pensato di ospitarlo. Nessuno storico ufficiale gli ha reso omaggio mentre era in vita.

Ma qualcosa sta cambiando, a dimostrazione che le idee sopravvivono alle persone. Proprio nel corso della presentazione a Napoli di "Separiamoci", il 28 marzo 2013, Isaia Sales ha voluto ricordare la figura di Zitara per fare un'autocritica al meridionalismo classico, del quale lui è esponente certo non di seconda fila. "Per noi - ha detto l'autore di 'Napoli non è Berlino' - non esisteva strada per il riscatto del Sud se non all'interno di un percorso unitario. Il meridionalismo non poteva mettere in discussione l'Italia. E pensatori di grande qualità come Nicola Zitara, che pure - ha sottolineato Sales - prendevano le mosse dal nostro medesimo percorso culturale, perché Zitara era socialista e marxista, erano tenuti ai margini in quanto nostalgici dei Borbone. Ecco - ha concluso Sales in quell'incontro - rileggendo Zitara e leggendo Separiamoci non dico che mi sia convinto della tesi dell'indipendenza, tutt'altro, ma credo che essa sia un'opzione possibile, della quale tener conto, che non può essere scartata a priori ma che va valutata con mente libera".

Il ritorno all'indipendenza del Sud, quindi, non è più un tabù per menti libere. Anche se, ovviamente, resta vera la riflessione di Zitara sulla necessità di preparare il terreno, con azioni culturali, proprio come quelle organizzate da Angelo D'Ambra. Nell'intervista a Insieme per la Rinascita c'era un invito ai giovani a tenere alta la testa: "Va recuperato - scandì Zitara - l'orgoglio di essere appartenuti a un grande paese che ha avuto nella sua storia una centralità che oggi è completamente scomparsa. Se siamo stati grandi nel passato possiamo stare alla testa dell'umanità ancora per l'avvenire".

Ecco il prossimo passo: sentirsi Centro. Nessun popolo è degno di scegliere la propria strada se si definisce appendice, o Sud, di qualcos'altro. Noi siamo megaellenici. Siamo Mediterranei.











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