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E CHE? METTEVAMO UN CALABRESE A NAPOLI!

di Mino Errico

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27 Marzo 2013

Ho appena finito di ascoltare l'intervista di Grillo alla TV svizzera e, sinceramente, le tante belle proposte di cambiamento per un attimo mi hanno fatto pentire di non aver votato per il Movimento5Stelle.

Quando senti parlare di strapotere delle banche, di reddito di cittadinanza, di un nuovo modo di organizzare la società, di evitare che la gente arrivi a settanta anni per lasciare il lavoro, di portare intorno ai quattromila euro il tetto delle pensioni più alte in modo da eliminare la vergogna di avere pensioni minime da 5mila euro all'anno da una parte e pensioni stratosferiche da 500mila euro dall'altra, diventa impossibile non condividere.

Questi bei discorsi mi hanno fatto venire in mente Zitara e le vicende del “neomeridionalismo” e di tutti i tentativi fatti negli ultimi venti anni per dare una rappresentanza identitaria alle Provincie Napolitane.

Il Movimento5Stelle è riuscito a portare nel parlamento italiano 163 fra senatori (54) e deputati (108 più uno proveniente dall'estero). Noi, ovviamente, non avremmo mai potuto arrivare a tanto perché ci mancava un personaggio mediaticamente forte come Grillo che ha fatto da padre putativo a tutti coloro che si sono organizzati spontaneamente (o meno, lasciamo perdere le dietrologie per ora).

Son però sicuro che in sette anni qualcosa avremmo potuto realizzare se ci fosse stata non dico generosità politica (in cui personalmente non credo molto) ma lungimiranza politica, nel senso di immaginare un futuro e capire che l'ovetto a cui rinunci oggi ti porterà tante galline domani.

Rivado ad un vecchio discorso che ho fatto tante volte e che non ho mai digerito per la pusillanimità dei protagonisti.

Zitara, a differenza di chi vi scrive che getta facilmente la spugna di fronte alla ottusità, aveva una straordinaria forza d'animo e una capacità di ricominciare che ancora oggi gli invidio. Cercava di dialogare con quelli che lo contattavano, a prezzo di enormi sacrifici finanziari partiva dalla Calabria e macinava centinaia di chilometri per incontrare singole persone e gruppi. Tutto per cercare di far decollare un movimento di opinione che portasse un giorno ad un obiettivo che considerava ineludibile: la separazione del Sud dal resto dell'Italia.

Quando a fine 2005 si ventilò l'ipotesi di una sua candidatura a sindaco di Napoli, partì da Siderno e andò nella capitale che tanto amava per incontrare vecchi e nuovi amici. Non se ne fece nulla, io non ero presente, ma il tutto si può condensare nel sarcasmo di una frase che mi fu detta per telefono da chi, a Napoli, in quei giorni c'era: “E che? Mettevamo un calabrese a Napoli!”

Cito a memoria, ma le parole rendono la sostanza e il tono sprezzante della argomentazione.

Non si trattava di mettere un calabrese a Napoli*, bensì di iniziare un cammino di visibilità. Tutti si sarebbero chiesti, appunto, chi fosse sto calabrese catapultato come candidato sindaco a Napoli. Un po' di fortuna e la preparazione storica ed economica di Nicola Zitara avrebbero fatto il resto.

Si sarebbe innescato un processo di visibilità delle posizioni identitarie che ci avrebbe portato lontano. Sicuramente oggi qualcuno di quelli che non seppero guardare più in là del loro miserabile orticello potrebbe essere a Roma, nel parlamento italiano. Per me in sette anni avremmo raggiunto un 5-6 per cento di consensi e con queste ultime elezioni ce l'avremmo fatta ad eleggere un drappello di parlamentari. Una piccola ma agguerrita rappresentanza identitaria che avrebbe fatto la differenza, nel nuovo parlamento, per gli interessi delle Provincie Napolitane.

Adesso siamo sull'orlo di un baratro. Con una classe politica che sta per essere spazzata via dalla forza d'urto del M5S e con i grillini che non hanno la cultura politica per gestire il disastro e neanche il tempo per imparare. Perché se domani mattina, per collocare i bot si dovesse offrire un tasso del 7 per cento o più, per crollo della fiducia, inizierebbe una reazione a catena che porterebbe lo stato a non avere più i soldi per pagare pensioni, stipendi e fornitori.

Con tutte le conseguenze che ne deriverebbero, licenziamenti, chiusura di banche, code agli sportelli dei bancomat. Come a Cipro.

In una situazione del genere si porrebbe inevitabilmente e in maniera drammatica la tenuta unitaria dello stato italiano.

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* Facciamo tanto gli identitari e dimentichiamo le lezioni della storia! Fu proprio un calabrese, il cardinale Ruffo, a liberare Napoli dai francesi e dai loro accoliti.

 

L'ITALIA in MACERIE: Intervista di BEPPE GRILLO alla televisione svizzera








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