L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml



Caro Zenone,

quando navigo un pò sul tuo sito, leggendo gli articoli di Nino Gernone e di altri, mi sento riacceso al sacro fuoco patrio e mi torna la voglia di riattivarmi nella lotta del "soldato semplice in trincea lombarda". In effetti negli ultimi anni mi limito a rispondere a quanti in rete si attaccano agli ormai stantii luoghi comuni sui napoletani e sul sud e non per mancanza di volontà.

Sai cosa mi frena? Un pò i motivi personali, sono momenti difficili per tutti, ma il motivo principale è la frantumazione e l'incapacità degli addetti ai lavori di costituire un'unica forza da opporre alla politica livellatrice dei vari governi succedutisi in Italia. Mi sembra di combattere, come don Chisciotte, contro mulini a vento, contro un muro invalicabile fatto di interessi economici e di ipocrisia tutta latina. Questo accade proprio perché mi pare che anche le varie associazioni e partitini del sud sgomitino per cercare un primato inesistente, dando la precedenza al proprio ego piuttosto che allo scopo comune.

Chi vuole l'autonomia, chi invoca la secessione, chi vuole stessa parità di diritti, rispetto e parità di trattamento al sud come al nord: insomma cosa vuole il sud? Come si fa a combattere se non si ha un comune piano, la stessa strategìa, lo stesso stato maggiore?

Ricordo un convegno, fatto anni fa a Cava de Tirreni, quando ancora la buonanima di Barone viveva tra noi. Presi la parola incoraggiando tutti all'unità, alla lotta e mi sentii rispondere da uno dei presenti: ..."senza denare nun se cantano messe"! Vero, risposi, ma se tutti noi diamo un solo euro alla causa, il peso del denaro per la lotta sarà lieve per tutti noi.

Ma come sarà mai possibile dare un euro...a chi? Chi fa che cosa? Sarebbe come tentare di creare un ruscello che la sabbia del deserto ingoia immediatamente senza nessuna positiva conseguenza: potrà mai nascere un solo filo d'erba in quest'ottica?

Questo è uno degli importanti motivi per cui il soldato semplice, a corto di munizioni, resta seduto nella sua trincea in attesa della forza che lo rincuori. Passano tanti gruppi che mi incitano ad unirmi a loro, pochi, sparuti gruppi che tuttavia hanno il mio rispetto e considerazione, ma non condivido l'ordine sparso contro un nemico meglio attrezzato, più forte sotto tutti gli aspetti.

Oggi siamo in Europa... ma prima dove eravamo? Chi lo ha chiesto? Se prima si combatteva solo contro la bugia storica, oggi dobbiamo combattere anche per il vettovagliamento, impresa ancora più difficile.

Con immutata stima.

Pino D. G.  – 2 Agoato 2012

Caro  “soldato semplice in trincea lombarda”

comincio dal fondo perché la stessa domanda me la pongo anch'io, da qualche tempo. Oggi, con l'euro in bilico sul baratro e lo spread che svolazza, a chi frega qualcosa del sud? Men che mai agli stessi abitanti delle Provincie Napolitane, alle prese più che altrove con problemi di vettovagliamento.

La questione, non nuova, dibattuta anche su noeborbonico.org (che rimpiango) è quella della rappresentanza politica. Ricordo le scazzottature virtuali fra culturalisti e movimentisti, fra chi era per la educazione del popolo ancora ignorante e non pronto e chi invece voleva organizzare un movimento politico subito.

Siamo ancora qui a discuterne, nonostante le migliaia di sottoscrizioni dell'appello a Pino Aprile, il chiamato in causa tituba, è incerto, aspetta. Dopo essere stato per una dozzina di anni sulla breccia dell'identitarismo, io lo capisco, anche se spero ardentemente che si butti nella mischia.

Giungiamo così al tuo scetticismo: Come si fa a combattere se non si ha un comune piano, la stessa strategia, lo stesso stato maggiore? Hai ragione da vendere ma qui si tratta solo di mettersi in marcia. All'inizio potremo sembrare anche una armata brancaleone, senza ordine, compattezza, obiettivi chiari, ma cominceremo a far parlare di noi, magari con risolini, diffidenza, forse disprezzo.

Io resto ancora dell'idea che, se Zitara nel 2006 fosse stato candidato a Napoli, la nostra visibilità ne avrebbe guadagnato e oggi di passi avanti ne avremmo fatto tanti. Alcuni, lo ripeterò fino alla nausea, non so quanto in buona fede,  si mostrarono contrari all'idea del calabrese candidato a Napoli, ignorando che Ruffo prima di dimostrasi  grande condottiero fu uomo di studio e di finanza e proveniva dalla Calabria.

Non bisogna, però, trastullarsi nelle reminiscenze e nei rimpianti, io sono per la discesa in campo di Pino Aprile. Ha la cultura identitaria necessaria per cominciare a rappresentarci e a sud ci sono competenze culturali ed economiche che potranno definire programmi ed obiettivi.

Altrimenti, io ne sono certo, se gli ultimi unitaristi (alla Napolitano e alla Monti, per intenderci) non si inventano qualcosa, sarà il patto di stabilità a spaccare questo paese. Quando avverrà non ci sarà manco un barlume di classe dirigente per difendere gli interessi delle Provincie Napolitane e a quel punto prevarranno le vecchie clientele politiche che si scopriranno autonomiste e indipendentiste Dato il loro stretto legame con la criminalità organizzata quello che fu il Regno delle Due Sicilie rischia di finire sotto il controllo totale delle mafie.

Un abbraccio

Zenone di Elea – 9 Agoato 2012


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