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io nun me scordo

ELEZIONI 2013: Vince la nuova P2 (Promesse e Populismo)

Alla perenne ricerca del salvatore della Patria!

Il voto: risultato d’un popolo ubriaco, sfiduciato e immemore

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Napoli, 26 Febbraio 2013


Eccola qui la nuova P2: promesse e populismo! Ebbene si, hanno vinto loro, i due sentimenti verso cui il popolo italiano ha un debole, una predisposizione atavica. Al popolo della penisola italica piace sentirsi promettere la luna, ricevere la promessa di cose su cui far immediatamente cassa (Imu cancellata se non rimborsata, posti di lavoro nella quantità di qualche milione, sanatoria sulle tasse impagate e lapidazione degli enti debitori, ecc…). Sul come ciò possa avvenire poco conta, sull’attendibilità del promettente, sulla veridicità ed attuabilità delle promesse poi non interessa stare a fare le pulci; preferibile optare su chi dice e promette di poter passare all’incasso subito senza tante paturnie. Predisposizione nazionale al gioco, puntando sulla passata di mano di poker vincente e risolutiva incassando in un colpo solo il bottino del banco. Oppure tentare la strada del nuovo salvatore della patria: Mussolini, Berlusconi, buon ultimo Grillo, insomma colui che sa come si fa, senza tante menate sulla democrazia, alla ricerca del capo risolutore dei problemi che affliggono il paese, e ancor meglio se ha un carisma vero o presumibile, doti istrioniche, simpatia e comunicativa. Se poi è pure barzellettiere, comico addirittura di professione, beh…allora è davvero il massimo, è uno di noi. Un popolo, quello italiano ubriacato da queste cose verso cui, come da comprovata storia, ha predisposizione naturale, e come dopo un buon bicchiere di vino, su cui è pronto a far accordi, a concedere fiducia. Da non sottovalutare tra l’altro la giusta (questa sì) sfiducia per le preoccupanti e avvilenti condizioni economiche che lo affliggono, che lo portano a contestare tutto e la tentazione forte di far saltare il banco e buttarsi nelle mani del più sfrenato populismo, succeda quel che succeda. Immemore come popolo, che chi promette è chi già lo ha fatto più volte e non ha mai mantenuto. E’ vero quel signore è un po’ chiacchierone, puttaniere, forse di quei tanti processi in cui è stato ed è coinvolto – pure per calcolo delle probabilità – in qualcuno almeno sarà colpevole, all’estero ridono di lui considerandolo più un personaggio da avanspettacolo (testuale, e riferitomi come giudizio da un potente imprenditore tedesco) e noi dei masochisti a credergli…. ma in fondo fosse la volta buona che ci risolve i problemi? (e qui torna la predisposizione al gioco d’azzardo). Del resto siamo un popolo che dimentica tutto facilmente, cui non ci è voluto molto a raccontargli frottole sulla sua storia, ad occultarne la memoria, a fargli credere che un Garibaldi fosse un Che Guevara, a introiettare il senso di minorità nelle menti e nella coscienza di almeno metà di esso. Quindi di cosa stupirsi? Le ragioni dell’incredibile rimonta del Cavaliere e del boom del comico genovese sono in gran parte queste, cui si sommano i timori e l’incapacità dei una sinistra vera che fa fatica a voler fare il proprio mestiere, a riconoscere il suo DNA, a volersi fare portatrice e propositrice d’un sogno (giusto o sbagliato, non sta lì il problema) e a comunicarlo. Poi una banda di accattoni e questuanti politici a far da contorno,  da cui lo stesso Ingroia (per fretta e inesperienza) non ha saputo del tutto prendere le distanze. E poi il magistrato non fa il simpatico, non è telegenico, e gli italiani non sono attirati da queste persone, pur se serie ed animate da sani ma poco divertenti propositi. Il Sud? Il Sud è ancora in attesa di chi lo rappresenti, si faccia carico una volta e per tutte delle sue ragioni. Il nostro, il mio, Partito del Sud, ha fatto la sua coraggiosa presenza nel Lazio, al Senato. I suoi 1275 voti sono, alla resa dei conti, un piccolo miracolo – senza soldi e mezzi – in una regione del centro, molto governativa e poco o per niente meridionale. Almeno ci ha messo la faccia, almeno ha dichiarato con coraggio d’esserci facendo la piccola, orgogliosa resistenza. Credo personalmente che, come disse il grande Nicola Zitara nei suoi ultimi mesi di vita, bisognerà continuare la verifica di trovare la sponde giuste, non quelle più forti ma quelle più praticabili, pulite e attente ai nostri temi, in un ambito del progressismo aperto al sociale, al civile, fuori dalle vecchie ideologie. Da non confondere banalmente col centrismo. Il meridionalismo è una cosa, il neoborbonismo un’altra (pur riconoscendogli i meriti di ricerca e verità sulla memoria storica), per cui il sogno di unire diavolo, acqua santa, destrorsi e sinistrorsi, nostalgici e reazionari camuffati, improvvisati e tutto il resto, è compito arduo, illusorio e non praticabile come da vecchie ed ultime esperienze. Noi proseguiremo il nostro percorso in un paese molto incartato, parecchio cialtrone e sempre più difficile.

Andrea Balìa

co/segretario nazionale del Partito del Sud


P. S. : tra le poche soddisfazioni il sapere che ascari e politicanti venduti di quart’ordine, scorno e miseria del nostro Sud, come Miccichè e Lombardo resteranno a casa, fuori almeno dal gioco parlamentare.









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