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Il PdSUD, de Magistris, le elezioni…

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Napoli, 2 Marzo 2013

Serve chiarire. Mi è dovuto, e lo devo, come co/segretario nazionale del Partito del Sud, carica che ricoprirò fino al prossimo congresso nazionale che si terrà a breve. Poi, chi avrà voglia ed idee le sottoporrà all’assemblea e, democraticamente, sarà eletta la nuova segreteria e la sua linea politica che (a meno di eventi stravolgenti) resterà in essere per i prossimi 2 anni, come da statuto. Il mio voler chiarire è solo necessità di voler essere il più trasparente possibile, tentare di spiegarsi, e non è animata da alcuna volontà d’ergersi a difensore di nessuno o di giustificare ad ogni costo scelte attuate sempre con la condivisione del consiglio direttivo nazionale e, sempre, nel rispetto dell’autonomia decisionale territoriale.

Dire che “de Magistris  vinse a Napoli e non sa manco il perché e poi si stupisce della fine ingloriosa di Rivoluzione Civile” non è esatto e attinente al vero. 1) de Magistris ha vinto perché da un lato era contro la gestione di interessi e spartizioni (anche con l’opposizione) del PD  locale e di Bassolino e i suoi amici (tant’è che non s'è apparentato con loro manco al ballottaggio, e non ha nominato 1, dico 1, solo assessore di quella parte del centrosinistra compreso S & L), e dall’altra era contro la destra cosentiniana e berlusconiana collusa con la camorra. Ha interpretato il largo e trasversale senso di rivolta di gran parte della società civile napoletana, dai liberali di buon senso alla sinistra pulita. E questo, invece, lo sa bene, e ancora oggi, combatte contro gli assalti e critiche quotidiane delle due parti. Lo sa, altro che se lo sa! E  ancor oggi, come da sondaggio (non commissionato da lui) ha il 59% di consensi – scendendo di 4  punti dal 63% delle elezioni - che ne fanno il 2° sindaco d’Italia per gradimento. Noi del Partito del Sud, condividendo l’ambito di collocazione, scegliemmo d’appoggiarlo ed entrare in coalizione, da lui cercati – unici fra i meridionalisti – con la condivisione da parte sua di gran parte dei nostri temi. Unica sua richiesta  il non condividere eventuali nostre idee separatiste. Tempo brevissimo (soli 16 giorni prima delle elezioni) che non ci permise per soli circa 300 voti di conquistare un posto di consigliere comunale (suo rammarico che ci ricorda sempre!). Sempre trattati con pari dignità come gli altri e convocati a tavoli tecnici in comune per sua volontà e non nostro diritto. Confronto politico continuo fino a questi giorni sempre mantenuto e coltivato, oltre a nostri progetti in cantiere da lui approvati 2) la storia di Rivoluzione Civile è un po’ particolare anche se non del tutto nota. De Magistris, subito dopo la sua elezione, collateralmente ai suoi impegni, ha iniziato a costruire il progetto del movimento arancione che dovrà estendere nazionalmente partendo da Sud e targato Sud. Ci ha chiesto come PdSUD se volessimo dare nostri uomini alla costruenda Rivoluzione Civile insieme a suoi del Movimento Arancione. Purtroppo, avendo deciso – come è giusto – di continuare a fare il sindaco, l’operazione non è stata potuta essere seguita come meritava. E a soli 2 giorni dalla presentazione delle liste, resosi conto che la cosa era stata fagocitata da altri, ha bloccato l’appoggio incondizionato (come da video sul suo sito e sui nostri blog), fortemente tentato d’abbandonare del tutto la vicenda, chiedendoci se condividevamo in piena libertà. Quindi nessun stupore né da parte sua e né nostra. Noi abbiamo presentato la nostra autonoma lista nel Lazio al Senato, ed in Calabria e Sicilia, per scelte autonome dei nostri iscritti locali che preferiscono concentrarsi sulle amministrative, ci siamo astenuti del tutto. In Campania, pur avendo raccolto tutte le nostre firme, per tempi ormai stretti e per un patto di onesta collaborazione si è deciso di non presentarci sfilandoci all’ultimo per un interesse solo nostro. Ci è parso giusto esserci sempre, nel bene e nel male, nel patto preso. Giusto? Sbagliato? Non si può solo pretendere di prendere e se ci sono problemi dileguarsi. Le strette di mano hanno, crediamo, ancora un senso, e ben poco hanno a che fare con il “non dispiacere” o il servilismo.

Cosa faremo? Innanzitutto continuiamo il nostro lavoro di radicamento, in tutt’Italia e anche  all’estero; stiamo mettendo a punto progetti, proposte e strategie sempre più mirate di comunicazione. Il presentarci nel Lazio ci ha portato centinaia di nuovi contatti e tanti nuovi iscritti. Faremo a breve il nostro congresso nazionale e stiamo lavorando a nuove strategie politiche. Per i miracoli, nonostante gli sforzi, siamo in ritardo nell’attrezzarci, e restiamo in fiduciosa attesa che l’operatività di altri dia segni di presenza, oltre a frati, bandiere e commemorazioni. Nelle strade, nei fatti, nelle elezioni. Oltre alle facili critiche da tastiera.

Andrea Balìa









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