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Due Sicilie
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Real Polverificio Borbonico di Scafati

di Camillo Linguella

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16 Novembre 2012

Real Polverificio Borbonico di Scafati - foto di Camillo Linguella

Durante una mia rimpatriata, un paio di giorni fra Torre del Greco e Scafati, mettendo momentaneamente da parte gli studi sul welfare, la spesa pensionistica e la previdenza complementare, un po’ angosciato, come tutti noi, dall’andamento capriccioso dello spread, ho fatto un’interessante scoperta storico-archeologica proprio a Scafati. Niente a che vedere con le antichità romane, intendiamoci, essendo Scafati nell’ager pompeianus, a pochi chilometri da Pompei, ma qualcosa di più recente, e per me altrettanto interessante, il Real Polverificio Borbonico.

Un’altra “perla” di Scafati è l’intestazione di una scuola pubblica a Ferdinando II e a sua moglie. Senza per questo voler riaprire scenari antistorici, come vorrebbero alcuni neoborbonici, la cosa costituisce comunque una sorpresa. Nel 1861, quasi in contemporanea con l’impresa dei mille, negli Stati Uniti si combatté una sanguinosa guerra di secessione. Perché diversamente che da noi l’eroismo dei combattenti della Confederazione è pacificamente accettato ed ai generali confederali sono intitolati scuole, portaerei e caserme. Ai soldati borbonici che pur si distinsero eroicamente a Caiazzo, sul Volturno ed a Gaeta, non è mai concesso analogo riconoscimento (infatti nella recente commemorazione dei 150 dell’Unità d’Italia nessuno l’ha fatto). Anzi si parla in genere, e non certo per esaltarli, dell’”esercito di Francischiello”.

Mosso da curiosità sono andato a visitare il Polverificio. Accolto da uno squisito e preparato direttore e dal suo assistente, ho avuto modo di ammirare l’opera recentemente restaurata e di acquisire una dovizia di particolari su come funzionava, sui lavori di restauro fatti e sulle prospettive future. In più ho avuto modo di visitare un pregevole presepe, opera dell’assistente, sullo stile dei vecchi presepi settecenteschi napoletani, di quelli che allietavano le case degli aristocratici ai tempi di Carlo III.

Il Polverificio fu fatto costruire da Ferdinando II di Borbone nel 1852 in una ampia zona compresa fra il fiume Sarno e il canale Bottaro, al posto del vecchio arsenale del 1600 di Torre Annunziata dopo che a seguito di una esplosione, per la sua vicinanza alla cittadina, causò molti lutti. Il nuovo sito era in posizione ottimale, non lontano dalla capitale del regno, in una zona allora non intensamente popolata e circondata dall’acqua di cui si disponeva di un immediato ed abbondante utilizzo in caso di necessità. L’ultimo tratto del fiume Sarno fu reso navigabile. La realizzazione dell’impianto che produceva polvere da sparo fu affidato al colonnello Alessandro Nunziante coadiuvato dall’architetto Luigi Manzella ed il chimico Filippo di Grandis.

L’impianto non cessò di funzionare con la caduta del Regno delle Due Sicilie, ma, assorbito dall’esercito Sardo, rimase in funzione fino al 1894, dopo divenne sede dell’Istituto Sperimentale del Tabacco per finire successivamente in abbandono con la fine del monopolio dei Tabacchi..

Dopo decenni di degrado la Soprintendenza B. A. P. P. S. A. E. di Salerno ha restaurato il del Polverificio Borbonico la chiesa di S. Barbara e dall’edificio del laboratorio delle polveri.

L’intervento si inserisce così in un progetto di riqualificazione urbana e territoriale con l’intento di operare una valorizzazione culturale sia dell’edificio storico della Real Fabbrica, che di tutta l’area interessata.

Camillo Linguella

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Real Polverificio Borbonico di Scafati - foto di Camillo Linguella Real Polverificio Borbonico di Scafati - foto di Camillo Linguella
Real Polverificio Borbonico di Scafati - foto di Camillo Linguella Real Polverificio Borbonico di Scafati - foto di Camillo Linguella

Le foto sono di Camillo Linguella







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