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Due Sicilie
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Dalle bonache alle cosche di Zenone di Elea - 28 Agosto 2012

Fonte:

QUADERNI CALABRESI - DEL MEZZOGIORNO E DELLE ISOLE N. 46

Novembre 1979  - Febbraio 1980 - pagg. 3-5

ANNO 119 DELL'UNITÀ

di Nicola Zitara


Il mio amico ed ex compagno di partito, Senatore Sisinio Zito, ha scritto per «La Repubblica» del 4 dicembre scorso un articolo sui problemi della Calabria che oso dire superficiale.

1) Il distacco tra la Calabria e il resto del meridione si è accresciuto in misura tale che questa regione si colloca nell'economia meridionale allo stesso modo che il meridione nell'economia nazionale — dice Zito. È questa ima lettura della situazione meridionale classicamente romana e puramente statistica. Tanto per fare un confronto, i problemi economici di una regione come la Calabria sono risolvibili con un decimo degli sforzi necessari a svincolare dalla disoccupazione nascosta una regione come la Campania. Punteggiata com'è da piccoli borghi e paesi, la Calabria presenta ancora un'economia di sussistenza del tutto vivace, la quale consente a molte famiglie di sopravvivere senza precipitare nell'indigenza nonostante le magre entrate; cosa del tutto impossibile invece a Napoli e in tutto l'hinterland napoletano, caratterizzato da pesanti fenomeni di deindustrializzazione.

Quelli calabresi sono problemi che in teoria si sarebbe potuto risolvere in dieci anni. Ricordo solo alcuni suggerimenti: a) duecento medie e piccole industrie, Ben distribuite sul territorio, con un'occupazione complessiva di centomila operai; b) cinque efficienti centri sperimentali in agricoltura (viticoltura, olivicoltura, agrumicoltura, frutticoltura, allevamento) preposti a suggerire nuove tecniche produttive nei settori per i quali esiste una naturale vocazione ambientale, ma purtroppo una tecnica molto arretrata; c) una legge fondiaria tagliata su misura e diretta a favorire l'accorpamento dei fondi dove le esigenze colturali lo richiedono o a sminuzzarli dove invece la proprietà contadina si presenta come la più idonea; d) l'effettiva realizzazione dei programmi di irrigazione e rimboschimento; f) una città nuova dove concentrare i servizi superiori, dalla sede della Regione alle facoltà universitarie, dall'Ente di sviluppo alla direzione degli istituti di credito, ubicata alla congiunzione geografica tra Calabria Citra e Calabria Ultra, cioè sull'istmo di Catanzaro.

Si tratta di cose dette e ridette ma mai realizzate. Perché? Perché è inetta la classe politica meridionale? È solo una favola quella di cinque generazioni di inetti, che poi davano al paese capi di governo, ministri, segretari di partiti che il paese accettava come capaci e qualche volta come ottimi. Allora perché? Perché la vita di una regione come la Calabria (o come la Puglia, o la Lucania e via dicendo) dipende da quello che il settentrione — cioè il grande capitale, le organizzazioni politiche e sindacali, i giornali, l'opinione pubblica più capace di direzione e di controllo perché più forte economicamente — fa e disfa. Al nord servono capitali e il nord è in condizione di attrarre i nostri risparmi. Gli servono manovali e assorbe contadini. Gli servono maestri e richiama piccoli borghesi. Gli servono cervelli e schiuma il meglio di quanto il meridione abbia. Gli serve vendere e ci dà una parte del danaro che ci è necessaria per comprare.

Quando gli servirà lo sviluppo economico e civile del meridione, non lo fermeranno né la mafia né la burocrazia parassitaria.

2) La zona dei servizi pubblici che assorbe gran parte della piccola e media borghesia calabrese è allo stato di putrescenza. Anzi il male di cui è portatrice ha finito con l'infettare l'intera società regionale — dice giustamente Zito. Personalmente mi sento offeso da tanta degradazione sociale e provo vergogna della mia condizione di piccolo borghese meridionale. Se la piccola borghesia meridionale potesse essere abolita con un tratto di penna non avrei esitazioni a suicidarmi con l'intera classe sociale alla quale appartengo. Ma è giusto chiedersi se in un paese a struttura capitalistica può essere abolita la borghesia. Se non si è avuta la forza di battere il capitalismo, era ineluttabile che la borghesia meridionale, privata delle rendite fondiarie, trovasse un modo diverso di essere borghese, cioè di ambire in perfetta sintonia al danaro e al potere sociale Mancando di una base economica autonoma, i figli dei vecchi galantuomini e dei vecchi massari sono passati al servizio dello stato, cercando di ricavare da esso — che è divenuto l'unica fonte di redditi — il danaro e il potere che i loro padri cavavano dal sudore e dalla fame dei contadini.

Torniamo necessariamente al discorso fatto prima. Senza fonti autoctone della produzione, il meridione non può avere che una borghesia parassitaria, corrotta, inefficiente. Solo un'economia basata sulla produzione nell'industria e nell'agricoltura può risollevare il meridione e salvarlo politicamente.

3) La mafia impera sull'intera struttura sociale calabrese — sostiene Zito. Direi che questo non è esatto. I veri padroni in meridione siete i politici, perché tutta la mediazione tra stato e società è realizzata da voi. Anche quella con la mafia.

La mafia si serve di voi e voi vi servite della mafia. Te compreso, compagno Zito, perché dovresti saper bene che il partito socialista in numerosi centri del tuo collegio senatoriale è legato a filo doppio con le organizzazioni mafiose.

Detto questo, non intendo metterti sul banco degli accusati. La mafia ormai permea così profondamente il sistema nervoso dell'economia reggina che nessuno di noi può dire di non essere in qualche modo connivente. Neppure il magistrato che si fa costruire la villa dall'appaltatore mafioso perché sa che risparmierà sul prezzo, e neppure il maresciallo dei carabinieri a cui il macellaio mafioso conserva un buon taglio di vitellino.

Per altro la mafia ha due facce, come la luna. In quella che non vediamo si concentra il traffico della droga, dei diamanti, delle sigarette, la copertura dei sequestri di persona. Tutte cose che un efficiente sistema di polizia potrebbe, se non troncare, rendere quantomeno più difficili. Intervenendo in una questione nella quale ho dati e conoscenza sommari, non credo che i sequestri di persona in Calabria sarebbero tanto facili se le forze di polizia pattugliassero continuativamente tutti gli accessi all'Aspromonte. L'Aspromonte non è il Tibet ma una piccola montagna inaccessibile sul versante dello stretto. Il rimanente semiarco avrà al massimo un centinaio tra strade e sentieri, per controllare i quali non è certamente necessaria un'armata.

La seconda faccia della mafia si presenta (dico si presenta) limpidamente capitalistica. Anzi di un dinamismo capitalistico sconosciuto nel nostro ambiente. Perfino rispettabile per la precisione e la correttezza con cui sta negli affari. Siccome la realtà è sempre pirandelliana, non solo l'elettoralismo, ma anche una sincera volontà di collaborare con chi è attivo, può spiegare certi connubi tra socialisti e mafiosi, che poi non sono solo reggini ma anche messinesi e palermitani.

C'è una sola conclusione da trarre, compagno Zito: il sud cambierà quando il nord cambierà. Anzi il sud sta cambiando perché al nord il rapporto capitale-addetto si sta abbassando in numerosi settori della produzione, e ciò consente al meridione di entrare in lizza. Non c'è altro da fare che attendere.... a meno che non vogliamo tagliare la testa al re.








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