L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Riceviamo da Angelo D'Ambra e pubblichiamo.

Zenone di Elea – 15 Luglio 2012


Fonte:

Pier Giorgio Solinas, La famiglia. in FERNAND BRAUDEL, IL MEDITERRANEO

Lavoro, famiglia e privatizzazione 

delle terre in Algeria e nel Meridione*


La colonizzazione francese dell'Algeria (a partire dal 1830), della Tunisia (1881) e del Marocco (1912) introdusse elementi di rottura, dal punto di vista economico, che sconvolsero in breve tempo il tessuto comunitario e familiare. Massicce acquisizioni di terra furono operate dal demanio statale, attraverso espropriazioni forzate o acquisti. Tali trapassi di proprietà fondiaria sottrassero alle comunità rurali le basi materiali della loro organizzazione familiare. Nei tre paesi del Maghreb le espropriazioni compiute dai colonizzatori depauperarono le comunità indigene di 4 milioni di ettari, ossia del 20 per cento circa di tutta la terra coltivabile. Un colono disponeva in media di circa 120 ettari di terreno, un contadino soltanto di 12. Ciò significa una rapida trasformazione sociale: il contadino, che in passato aveva coltivato la terra della propria famiglia senza esserne proprietario, ma in quanto parte ai una struttura sociale che non poteva in alcun modo sottrargli l'usufrutto di tale fonte di sostentamento, diventava cosi un lavoratore espropriato. Accanto alla proprietà fondiaria dei coloni, infatti, la colonizzazione favoriva anche l'accumulazione di terre da parte degli indigeni; in altre parole, favoriva la proprietà individuale, che, pur non essendo un fenomeno del tutto sconosciuto, era relativamente limitata. In tal modo, la massa dei piccoli coltivatori fu costretta ad abbandonare i propri appezzamenti; i contadini furono impiegati nelle piantagioni o come mezzadri sulle stesse terre delle quali avevano liberamente fruito in precedenza. In tali condizioni, i legami di sangue si deteriorarono molto in fretta. Diventa sempre più difficile mantenere un rapporto di solidarietà, di sottomissione o di rispetto, secondo gli antichi canoni, quando si e dispersi in mille luoghi diversi e viene smantellata la base economica della solidarietà.

V.

In uno scritto di Marx-Kovalevskij, Il sistema fondiario comunitario, troviamo un accenno al processo di formazione della proprietà terriera in Algeria, in contrapposizione al sistema tradizionale. A proposito dell’organizzazione sociale delle tribù algerine della Cabilia, Karl Marx scrive: "Solo la famiglia indivisa si presenta ancora quale aspirante di diritto per quanto concerne la terra coltivabile: dunque la famiglia indivisa e proprietaria della terra; essa comprende il padre, la madre, i figli, le loro mogli, figli e figlie dei figli (nipoti), zii, zie, nipoti e cugini. Di solito, i beni della famiglia sono gestiti dall'anziano, dopo un'elezione da parte di tutti i membri della famiglia. E lui a comprare e a vendere, ad affittare le terre, a presiedere alle semine e alla raccolta dei cereali... I suoi poteri non sono del tutto illimitati; quando si tratta di cose importanti, in particolare dell'acquisto o della vendita di beni immobiliari, e tenuto a consultare tutti i membri della famiglia [...]. La famiglia fornisce a ciascuno dei suoi membri gli strumenti di lavoro, un'arma da fuoco e i capitali necessari per il commercio o Partigianato. Ciascuno dei membri deve destinare il proprio lavoro alla famiglia, cioè versare qualsiasi guadagno gliene derivi nelle mani del capofamiglia, pena l’espulsione dalla famiglia stessa." Le osservazioni che abbiamo riportato circa l’appartenenza del lavoro di tutti i membri attivi alla famiglia in quanto unita omogenea sono molto importanti. La comunità familiare e, in un certo senso, un "lavoratore collettivo": la sua energia produttiva non e considerata come la somma delle capacita produttive individuali, ma come l’esatto contrario, ossia una forza produttiva d'insieme di cui ciascun produttore e un elemento dipendente. "La proprietà individuale del suolo," prosegue Marx, "anche se e presente tra i cabili, costituisce tuttavia un'eccezione. Come dappertutto, anche tra loro tale proprietà si configura come il prodotto del lento processo di disgregazione della proprietà tribale, comunitaria, familiare...". L'istituzione della proprietà fondiaria privata appariva (agli occhi della borghesia francese) condizione indispensabile per qualsiasi progresso in ambito politico e sociale... Vengono fatte pressioni in direzione della divisione della proprietà familiare, e si arriva anche a prescriverla: in primo luogo, come mezzo per indebolire le tribù sottomesse, sempre pronte a ribellarsi, e secondariamente quale unico veicolo per l’ulteriore trapasso della terra dalle mani degli aborigeni a quelle dei coloni europei...

Nella seduta del 30 giugno 1873, in occasione della discussione di un progetto di legge, il deputato Humbert ebbe a dichiarare: "Questa legge non e altro che il coronamento di una serie di ordinanze, decreti, leggi e senatoconsulti, il cui oggetto è preparare l’organizzazione della proprietà individuale sulle terre coltivabili in Algeria..." Oltre che a salvaguardare gli interessi dei coloni dice ancora Marx il governo mirava all’indebolimento della popolazione sottomessa attraverso il degrado dell’organizzazione tribale comunitaria, come dichiarava nel 1851 il deputato Didier in un rapporto all’Assemblea nazionale: "Dobbiamo intensificare la distruzione delle comunità basate su legami di sangue: in esse risiede la chiave dell'opposizione al nostro dominio" (K. Marx, II sistema agrario in Algeria al tempo della conquista francese, in Marx, Engels, Lenine, testi scelti da M. Godelier). Anche nell'Italia meridionale l’esproprio delle terre comuni, favorito da leggi che autorizzavano i possidenti ad acquistare e cintare grandi superfici di terreno, sottratte cosi all’uso dei contadini e delle comunità, costituì, unitamente alla pratica dell’usura e all’indebitamento, una delle cause della disgregazione della struttura familiare multipla. In condizioni simili, la struttura patriarcale, in grado di fornire appoggio e di conferire esistenza sociale a un gran numero di fratelli, nipoti di ambo i sessi ecc., non può sopravvivere come inquadramento familiare delle classi popolari. I contadini divenuti braccianti agricoli, piccoli coltivatori o coloni non possono salvaguardare una struttura in grado di perpetuarsi da una generazione all’altra. La morte del capofamiglia provoca, nella maggior parte dei casi, la completa dispersione dell’unita familiare, e la fame, sempre in agguato, costringe alla più totale sottomissione nei confronti dei notabili, dei proprietari terrieri, dei padroni. La grande proprietà terriera e le tradizioni feudali hanno respinto la vita familiare delle masse contadine entro i limiti ristretti della piccola famiglia coniugale, soggetta alla miseria e senza alcuna prospettiva di sicurezza. Come scriveva Banfield a proposito di un borgo della Basilicata, nell'Italia meridionale, la condizione di padre, madre e figli e pesantemente segnata dalle precarie condizioni di sopravvivenza: "Ogni mattina, al mio risveglio, ringrazio Dio di averci dato un nuovo giorno, e la sera, quando torno dai campi con la capra, il maiale, la pecorella e i bambini, vado a letto e ringrazio Dio per averci condotto fino alla fine della giornata... una giornata che si e conclusa senza guai." Questa riflessione di una contadina, raccolta nel 1955, esprime chiaramente l'idea di una condizione umana al limite della più elementare sicurezza. Molte ricerche hanno messo in evidenza, con sfumature diverse, l’esclusivismo della famiglia meridionale, fortemente tesa al fine di salvaguardare il nucleo fondamentale degli affetti, il piccolo recinto di rispettabilità e di dignità, unica tutela possibile contro le crudeli aggressioni dei possidenti dominatori e contro i pericoli insiti nell'ambiente. Spesso tali studi hanno rappresentato la società del Mezzogiorno italiano, "imperniata sulla famiglia", come un groviglio di gelosie, rivalità e meschini desideri di predominio. Su tali basi sono nati luoghi comuni che deformano le componenti cultural profonde presenti nella mentalità delle classi oppresse. Sotto questo aspetto, la famiglia cosiddetta "coniugale" non rompe con la logica e il linguaggio della solidarietà parentale, propri della grande famiglia multipla.

* Titolo di Angelo D’Ambra


Braudel Fernand
Il Mediterraneo
Lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni
ISBN     9788845251146
Tascabili Bompiani, 2002
Il Mediterraneo – Lo spazio la storia gli uomini le tradizioni – di Fernand Braudel








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