L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Riceviamo e pubblichiamo le Note per una riflessione di cultura e politica di Antonio Cassuti perchè riteniamo che offrano spunti per un dibattito anche nel movimento identirario delle Provincie Napolitane.

Mino Errico – 27 Febbraio 2012


Venetum Domus Nostra

Note per una riflessione di cultura e politica

di Antonio Cassuti


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27 febbraio 2012



Premessa.

Anche del nostro Veneto regna disorientamento e una forte spinta all’antipolitica, accompagnati, tuttavia, da un bisogno, da  una ricerca diffusa tra le genti venete della propria identità, insistita e forte; le voci venetiste e autonomiste possono diventare lo strumento per andare oltre l’occasionalità dell’attuale crisi.

Meditare sul dramma dell’economia italiana ed europea,ahimè realissima cosa, non deve indebolire il nostro impegno per un Veneto protagonista del proprio destino:senza se e senza ma.

La conoscenza della nostra storia precorsa e di quella attuale, inscritta nel radicamento alla civiltà cristiana dell’Europa cui apparteniamo, ci spinge alla riflessione e alla proposta.

Di qui queste note che l’autore inoltra agli amici, con la sola ambizione di aprire un dialogo.

Aggiungo, come ovvio, che i limiti dello scritto sono implicitamente confermati dalla complessità della situazione in cui viviamo.

L’approvazione del nuovo Statuto Regionale è certo un passo importante sulla via autonomistica. Ora si dovrà avere il coraggio di passare dalla teoria alla prassi.

Debbo confessare d’essere moderatamente ottimista, in ragione della ricca tradizione dei movimenti autonomisti veneti e del sentire regionalista, ci auguriamo sincero, di quasi tutti i partiti della nostra terra.

L’augurio è che si passi dallo strumento devolutivo (con concessioni dal centro, per capirci) alla via contrattualistica, senza se senza ma, con Roma (le competenze autonomistiche si ottengono perché contrattate, “strappate”, “rapinate” – è una metafora – da Venezia al governo cenrale).

In questa situazione va ripensato, con realismo, se le forze politiche autonomiste venete possano (o debbano) partecipare al governo nazionale, tenendo conto dei pro e dei contro che tale partecipazione comporta, ai fini di un processo d'autonomia forte e matura.


1.Il Veneto è la nostra Casa, la nostra Matria.

La Madre, annotiamo, precede il Padre: la Matria viene prima della Patria.

Patria, si dice, è l’Italia. Per l’unità linguistica e la costruzione storica ben nota della quale facciamo parte. Annotiamo, tuttavia, che l’ancoramento all’Italia dovrebbe trovare la sua ragion d’essere non tanto sulla cosiddetta nazionalità, ma sulla civiltà cui si appartiene. E’ questa una convinzione che coltiviamo da sempre.

La storia va accettata, se non amata, nelle sue inevitabili e talora sgradevoli conseguenze. Altro è il discorso sulla mancanza di autorevolezza dello Stato unitario italiano che deperisce sempre più in autorevolezza e credibilità tra i cittadini, apparendo sovente come una necessità imposta e non una scelta virtuosa.

Il centralismo statale perdurante è la vera iattura storica del nostro paese: dall’imposizione piemontese “ad un gigante del vestito di un nano” / per dirla col mio professore all’Università Cattolica di Milano Gianfranco Miglio/, sino a oggi. Ma parlare di secessione, non è cosa da poco, indebolisce e non rafforza il federalismo differenziato e la spinta autonomista cui dobbiamo dedicare le nostre migliori energie. Sa di provocazione e di slogan. Suscita emozioni forti, certo, ma non una prospettiva realisticamente accoglibile, realizzabile.

Qui sta la nostra forza: una ragione motivata, storicamente ben delineata e una ferma volontà a costruire il proprio destino.

Non è un paradosso quando si afferma che senza un processo autonomistico e identitario regionalmente espresso /l’eventuale approdo costituzionale a macroregioni non potrà prescindere dalla specificità veneta/, con lo strumento di un autentico e forte federalismo fiscale, la decomposizione statale italiana si appesantirà; le conseguenze sono facilmente immaginabili.


2. Insomma, la Domus Nostra è il Veneto; senza di essa, non avremmo alcuna appartenenza ulteriore.

La centralità veneta è pertanto elemento fondante di ogni ulteriore appartenenza; italiana o europea che sia.

Senza una forte e motivata appartenenza identitaria, espansiva e non conservativa si badi bene, si cade nell’astratto universalismo dei valori, come molte proposte del cosiddetto multiculturalismo suggeriscono. Affermazione della nostra identità senza approdi alla chiusura in se stessi (un elemento di difesa che sovente nasce dalla paura dell’altro), ma dialogicamente svolta; divenuta direbbe il filosofo.

Tanto più si è forti nella nostra identità, tanto più si è contagiosi per gli altri. Si è accolti e rispettati, proprio perché l’identitario vero sa e accoglie le altre identità.


3. Lo ripetiamo: senza una forte caratterizzazione identitaria, divenuta nel tempo e perciò sempre nuova, non vi possono essere dialogo fecondo e costruzione della polis locale, nazionale, europea.

Pertanto, un no, chiaro e netto, va detto al multiculturalismo di maniera, che sotto le vesti del dialogo, della tolleranza e dell’apertura al nuovo, si fa ideologia, mera ideologia. L’approdo alla cosiddetta globalizzazione “culturale” è una iattura.

Che cosa significa sintesi dei valori se non si crede ai “propri valori”, costruiti nell’arco di secoli e ripensati, rivisitati in comunione con le genti cui si appartiene, nella Domus Nostra? Solo il vero identitario sa coltivare tolleranza e accoglimento dell’altro.


4. Con una glossa, per chi scrive pietra angolare del nostro cammino; l’accoglimento pieno e motivato della civiltà cristiana, dell’essere cristiani, senza di cui l’Europa, accartocciata, ingobbita nella secolarizzazione, non avrà un futuro fatto di certezze, pieno e rassicurante.

Facciamo nostri il pensiero e il sentire di Benedetto Croce che nel suo scritto, lucido e mirabile, Perché non possiamo non dirci “cristiani”, sottolineò con forza quest’appartenenza. Questo “essere cristiani ", attuale oggi come ieri, laici o cristiani professanti che sia.


5. Nostra volontà è rivalutare ed esaltare la Domus Nostra, non solo attraverso la rivisitazione storica della Matria Veneta, ma anche attraverso l’impegno per definire il volto attuale, culturale, economico, antropologico e giuridico della nostra Terra.

L’impegno politico-culturale s’inscrive nel progetto del cosiddetto Federalismo Differenziato che vedrà il Veneto acquisire un’autonomia reale, radicalmente espressa da norme attraverso una Mappa delle Sovranità, chiara e assolutamente originale. A ogni Matria la sua Autonomia.

Da qui si parta per il cammino futuro.


6. Pur nell’attuale crisi dell’Unione Europea, il processo di autonomia veneto, non potrà prescindere dal rafforzamento, semplificazione e sburocratizzazione dell’UE; la cosiddetta Nuova Europa avrà forza e autorevolezza nella misura in cui le espressioni regionali, Veneto in primis, avranno una forte caratterizzazione. Europa pertanto delle Regioni e non solo degli Stati. Un tempo si sarebbe detto “Europa costruita dal basso”.

Nei fatti e non solo nelle parole.


7. Attività-proposte in sommario.

7.1. Diffusione della conoscenza, particolarmente tra i giovani delle scuole, della nostra ricchezza storico-culturale veneta, senza coltivare miti, ma profondamente motivata, scientificamente condotta. In tale situazione vanno ridefiniti i testi anche a uso scolastico, oggi esistenti, sul Veneto.

Alle case editrici scolastiche nazionali vanno proposti capitoli in materia da inserire quali tematiche nei programmi; anche a partire dalla scuola di base.

In ogni caso, per gli studenti veneti, sarà rivolta la proposta-invito a studiare la loro storia precorsa, attraverso un Piano dell’Offerta Formativa Regionale che preveda tutto questo. Alla costruzione del testo saranno incaricati storici ad hoc.

In prima battuta si opererà uno screening sui testi esistenti e si proporrà una scaletta articolata e approfondita, sull’argomento.

Un Convegno in materia, con storici e insegnanti dei diversi gradi scolastici, dopo la rivisitazione indicata e la cosiddetta costruzione schematica di cui sopra, potrà contribuire positivamente in materia.

7.2. Importante altresì affermare, quale valore storico significativo, la lingua veneta che ha una storia antica e ricca assai; essa è riconosciuta come lingua minoritaria dall’Unesco e  pertanto non rappresenta affatto una variante dialettale dell’italiano, come erroneamente si crede. Certo una affermazione di principio come questa va definita sul piano applicativo con intelligenza e gradualità. Non è un rifugio nostalgico e inattuale, ma una istanza storicamente motivata.

La lingua è il patrimonio primo che caratterizza un popolo; e come tale va difesa.

7.3. Rivedere e se possibile ridefinire il confuso manifestarsi delle voci autonomiste e/o venetiste, attraverso un dibattito, ampio e motivato, sul piano storico e sull’attualità, oggi. Senza paraocchi ma nulla concedendo alle pur giustificate emozioni e spinte “al passato”. Nessun passatismo venetista; sì, invece, al futuro di un Veneto ricomposto e chiarito nelle sue vere, non presunte, radici storiche rivisitate scientificamente.

Nostalgia e visone critica non possono accordarsi. La nostalgia lasciamola ai poeti di secondo livello. Il rispetto per tutti non necessariamente si accompagna a una seria costruzione del futuro.

7.4. Alla fase d’avvio del confronto, devono seguire incontri formali, fatto da specialisti e da gente comune assieme, con l’unico scopo di ri-disegnare un presente-futuro, in cui accanto agli archetipi junghiani /chiediamo venia per l’espressione/ si accompagni un impegno esistenziale, culturale e politicamente ben orientato, al solo scopo di ridestare quell’impegno socio-politico che la nostra crisi attuale sembra allontanare viepiù.

7.5. La nostra crisi attuale, infatti, non è soltanto una crisi politica ma crisi della politica. L’estraneità del cittadino soprattutto rispetto ai partiti, ma anche nei confronti di molte istituzioni politiche, nasce dal fatto di sentirsi “massa manipolata”, non protagonista del proprio destino. Sappiamo bene che l’uomo non nasce massa, ma lo diventa nella misura in cui avverte estraneità e avversione rispetto a chi dovrebbe rappresentarlo. Per usare una metafora si sente una pietra caduta dall’alto.

Il Veneto stesso ne è coinvolto, seppur in misura minore che in altre realtà del paese; a livello istituzionale e dei partiti, come appare con chiarezza. Nessuno può dirsi immune.

Come ben sappiamo, tuttavia, l’estraneità radicale e il catastrofismo ingenerano qualunquismo e disaffezione.

Pertanto, il patrimonio acquisito in questi anni dagli autonomisti veneti non deve perdersi nei meandri melmosi, nelle sabbie mobili dell’antipolitica: giustificata per molti versi ma paralizzante, sempre. Per bene che vada, può approdare al moralismo.

Va aperto anche nel Veneto un dibattito su “Politica-non politica e superamento della disaffezione allo stare insieme nella vita comunitaria”, attraverso gli strumenti istituzionali tradizionali e no.


8. La stessa Lega Nord/Liga Veneta, forza prima nel panorama autonomistico veneto, speranza per molti e delusione per non pochi, così come si configura oggi, deve ripensare se stessa con coraggio e senza paraocchi ideologici. Deve aprirsi alla revisione del proprio essere e radicarsi con lungimiranza, tolleranza e coscienza dei propri limiti, in una situazione, locale, nazionale ed europea, in cui l’aspetto dialogico è il presupposto di una crescita davvero “comunitaria”, solidale, delle genti venete.

Deve dotarsi di collaborazioni, nei diversi settori della vita comunitaria, che l’affianchino nel lavoro politico-culturale, onde non chiudersi esclusivamente nell’esercizio e nella conservazione del potere acquisito. Dovrebbe essere espansiva, aperta al nuovo e non ripiegata su se stessa.


9. Le forze sociali e culturali autonomistiche venete, soprattutto quelle non impegnate partiticamente, devono essere di stimolo al riguardo. E’ assolutamente necessario che lo siano. Se ciò non fosse il procedere dei partiti veneti, proseguirà, certo; ma arrancando e senza diventare guida vera e credibile per i nostri cittadini.

La linea di demarcazione tra ruolo attivo, propulsivo, lievitante e sopravvivenza di sé, è facilmente coglibile; a meno che non si voglia mascherare se stessi, allo scopo di preservare l’esistente non del tutto edificante.

Lotte intestine e non chiarezza di proposte vanno superate dal coraggio della ragione, dalla revisione critica della nostra attuale crisi.


10. Qui dovrebbe trovare il suo habitat, il suo luogo, Venetum Domus Nostra, con le correzioni, con gli aggiustamenti, con gli arricchimenti necessari: nella teoria e nella prassi.

Antonio Cassuti

Febbraio  2012


Nota: Uso le parole Matria/ neologismo dal tedesco Heimat /, differenziandola da Patria/ Vaterland in tedesco.

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