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Fagliusche ...per una rivoluzione - poesie e appunti per una via meridionale al socialismo

Fagliusche

...per una rivoluzione
poesie e appunti per una via meridionale al socialismo

ALLORA...

Quando
il mio corpo
sarà immobile
e il Tempo
passerà invano,
allora
resterà solo
il ricordo
dei tuoi occhi
a tenermi compagnìa.

SOGNO

L'abbaiare dei cani
si perdeva in lontananza
mentre l'organetto intonava
"vì come balla bene sola sola"...
Come in un sogno
il viso tuo compare
e scompare nell'oscurità
con la complicità delle fiamme,
solo gli occhi tuoi
si vedono nel buio saltellare
dietro alle note dell'organetto...
Già schiarisce l'aria,
lassù sopra le montagne
e del fuoco ormai spento
resta solo cenere.
Mio padre addormentato
stringe fra le mani l'organetto
sognando dei suoi vent'anni,
ma come in una magìa
un suono lontano continua
ad accompagnare il tuo ballo.
Un suono senza note
che non viaggia nel Tempo
ma con lo Spazio
nella lontananza dei tuoi occhi...
Io seduto accanto
alla cenere ancora calda
quel suono inseguo
nei tuoi occhi di gitana
e odio il sole nascosto
ché porterà la luce.
Vorrei rendere eterna
la notte per vedere dove nasce
quel suono, ma ormai è tardi.
Sta facendo giorno.
E gli occhi tuoi se ne vanno
via con la notte.

DELIRIO


Volli inseguirti
nei tuoi occhi di zingara
e mi sperdei nel Tempo...
Vidi immagini terribili
processioni interminabili
di spettri. Morti invano.
I Sanniti massacrati da Silla
a Porta Collina, gli schiavi
che sfidarono l'Impero
seguendo Spartaco,i Napoletani
che corsero dietro Masaniello
contro gli affamatori,
i briganti-contadini
che morirono in ventimila
fucilati dai piemontesi,
i Morti di Ragusa
Melissa Avola Reggio...
Nei tuoi occhi senza tempo
vidi i Padri
abbandonare i villaggi
e l'antica fede
vidi morire magnifiche civiltà
vidi i tuoi figli ammazzati
fucilati impiccati torturati
messi in catene deportati...
Vagare per il mondo
con valigie di cartone.
Vidi la terribile profezìa
scritta sul manto d'oro
dell'antica Madre:
"Fino a quando gli Italici
non avranno scontato
l'abbandono dell'antica religione
non ci sarà pace
per la triste gente sabella".

PASSATO

La spiaggia buia
quella notte
non ci diceva niente
guardavamo i nostri corpi
abbracciati su una panchina
del lungomare riminese...

Passavano tante macchine.

Vagavi lontano nel Tempo
in cerca di un passato
felice pieno di lacrime,
io inseguivo invano
i tuoi occhi di zingara.

Le donne belle portano tristezza.

Volevo dirtelo.
La mente proiettava
immagini lontane...
brune figure con occhi celesti
nei boschi delle montagne lucane
s'arrampicavano
verso il Santuario di Viggiano
per ritrovare l'antica Madre,
la dea nera,
e chiedere grazia...

Amanti divisi.
La grandine sui vigneti.
Emigranti lontani.
Figli senza futuro.

La speranza rende l'oro leggero.
Vedevo la gente volare
sotto la madonna nera
quasi portassero
un carnevale di paglia.
Stringerti non serve.

Avvicinavo il tuo corpo
ma la mente tua correva lontano,
in preda al passato:
tu inseguivi il ricordo
di un amante perduto,
io distrutte le barriere del Tempo
cercavo magnifiche civiltà.

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NOTTE BIANCA

Le mani giocavano
sul tuo corpo,
lo sciacquìo delle onde
ci teneva compagnìa,
ma io non capivo
i Cantori del Mare.
Tra un bacio e l'altro
la mente si arrampicava
sui monti della mia infanzia...

Era bello fare all'amore
nella neve appena caduta
e poi addormentarsi abbracciati
mentre scendono lenti lenti
bianchi fiocchi a tesserci
una coperta di neve...
Un suono lontano nel buio
di organetti che intonano
una tarantella triste
come una ninna nanna.
Soltanto là,
in quella notte bianca
avevi tutto
e il tempo si è fermato...
Un monacello saltellante
si avvicina e racconta
di meravigliosi gioielli
nascosti da un brigante
in una grotta paurosa.
Un tesoro vincolato:
"foglie secche troverai
se a qualcuno lo dirai".

MARE DOPO LA TEMPESTA

Sull'autostrada,
una delle tante,
dove il Sonno mortale
insidia l'autista,
ma le nebbie dei sogni
non passavano
davanti ai miei occhi...
Oltre il finestrino il mare,
ora grigio deserto lunare
con dune spumeggianti,
poi campo appena arato
con i solchi cancellati
dalla furia della Tempesta.

Una infinità di pensieri
si battevano nella mia mente...
La crisi. Il Partito.
Emigranti. Sottoproletari.
La Guerra dei briganti-contadini.
Il Sud. I miei monti.
Il desiderio del Ritorno...
e due occhi senza tempo lontani
che navigavano in mezzo
a tutti questi pensieri
restando prepotentemente a galla.
Immagini remote quasi fotografie,
ombre di un passato...

Quella sera seduta davanti al bar
la riconobbi dagli occhi di cristallo
quel giorno sulla spiaggia
quando giocava a bocce
e il sole obliquo di settembre
si divertiva sulla sua pelle
inventando riflessi tra i capelli
Adesso cercavo disperatamente
di dare un senso a tutto
a quell'uomo al mio fianco,
mercante di stracci,
e alle sue ambizioni represse,
al destino della mia Terra ormai stanca
e a me stesso che volevo sentire
ancora l'odore delle sue mani
sul mio viso il sapore dei suoi baci.

ASCOLTANDO LA RADIO

Le note dolcissime
di una balalàica
martellano il cervello
portando perdute immagini
di montagne piene di neve
nella mia mente stanca
i tuoi monti si confondono
con i ricordi dell'infanzia...

...
E un giorno
te ne andrai
e non basteranno
mille poeti
per scrivere
la mia disperazione...
...

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ALBA A BOLOGNA

La città
deserta come
le strade della vita
quanti mostricciatoli di ferro
immobili, anche loro
aspettano
il calore di una mano.

Solo le Stazioni
sempre affollate
di gente che corre corre
Corre. Senza sapere perché
senza sapere dove.

CLOWN

Trenta anni di matrimonio
poi disse basta, ora è là
solo con i suoi quadri.
Una faccia di clown
si muove dalle sue mani
e lo guarda
e piange ridendo...
Immagini remote
di guerra e di miseria
sfilano dentro quegli occhi
e un uomo che s'affretta
e s'affanna. Inciampa.
Ormai è stanco
resta là. Nella polvere.
E non saprà mai
perché ha corso tanto.

AD ALFONSO GATTO

Per te le Vittime
hanno fatto la storia
per te avrebbero
meritato di vincere
Ed invece abbiamo perduto.
E per questo abbiamo vinto.
il sangue versato
nelle fucilazioni in massa
ha fatto la Storia
più di quelli che spararono
Quel sangue scorre ancora.
Concime grandioso.
un giorno Alfonso
la tua Salerno si sveglierà
correndo dietro ai fantasmi
dei briganti contadini
e quel giorno vedrai
lo Spettro possente di Schiavone
chiamare a raccolta la gente del Sud
e la Storia sarà nelle mani delle vittime

L'ALFABETA

Neanche un fiore portasti
a quel vecchio buono
che percorreva la notte a tasti
e accompagnava le lettere dell'alfabeto
con le sapienti note di una chitarra
a bi ci... erre esse ti u vu zeeta!
a bi ci... erre esse ti u vu zeeta!
e per ogni lettera imparata
su ginocchia la gran cavalcata
alla Scuola Italiana non fu un gioco
ma il primo giorno ti dissero bravo
e ti bastò per dodici anni...
Maestro per forza.
Un giorno qualsiasi un compagno,
un vero rivoluzionario, ti diede
da leggere l'ABC del Comunismo
Non fu una fatica. E credesti
di sapere tutto. Intellettuale
illuminato, nel profondo Sud,
non capivi quei contadini ignoranti
quei contadini democristiani fascisti
quei contadini emigranti
quei contadini senza coscienza di classe!
E non capivi perché al paese
nel dopoguerra i comunisti erano tanti.
Nessuno ne aveva scritto.
Era pericoloso sapere, ricordare
a quei contadini che un giorno
avevano occupato le terre...
Alla Sezione ti parlavano
soltanto del vento del nord.
Emigrato per forza hai saputo
del vento forte del sud:
il Movimento Montadino.
La nostra Resistena è lunga
centodiciasette anni sono tanti...
Nessun regista girerà mai
un novecento per il Sud? Noi
intellettuali inquieti e semianalfabeti
un giorno. Lo faremo.

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RICORDI

Non mi nasconderò più
sull'olmo bagnato davanti casa.
Non stringerò più invano
i girini nell'acqua di Racanieddi.
Non sentirò più il rumore
della collana di coltelli
del cane bianco che vinceva i lupi.
Non mi siederò più accanto
al fuoco dei bivacchi delle masserie.
Non ascolterò mai più
il suono degli organetti
nelle notti di festa.

L'asfalto ha ucciso gli olmi.
Nei tubi di ferro non vivono girini.
Al posto dei fuochi
brillano nella notte palle di vetro.
Bastano due transistors
a tener compagnìa ai pastori sui monti.

Non mi nasconderò più
nel buio dei tuoi capelli.
Non sentirò più l'odore
delle tue mani che mi rubarono
il sonno quella notte.
Non mi sperderò più
nella lontananza dei tuoi occhi
sfuggenti come quelli di una magara,
taglienti come il vento
di una notte d'inverno piena di stelle,
struggenti come le cime
dei monti imbiancati di neve.
Quando è sera.

CILENTO

Giallo il cielo, di piombo,
mentre cadeva
una pioggia fittissima
e il vento forte
spazzava la collina.
Piegate a terra
le giovani querce,
si portava via
l'odore delle ginestre.
Paesaggio d'altri tempi.
Ma c'erano le viti.
Riparato sotto la quercia grande
guardavo una zappa giocare
a nascondino tra i filari
facendo scintille
sulle pietre numerose.

EMIGRANTI

Oltre la porta
anche l'aria
era occupata,
ma non c'erano scatoli
C'erano cose.
Tutte eguali. E formavano
un tutt'uno col vagone.
Ad un tratto
qualcosa si muove
attira la mia attenzione:
un cappello due occhi
di fuoco stanchi pieni
di curiosità. Di paura.

Guardava oltre il vetro
del finestrino, guardava
la luna nel cielo,
guardava la propria immagine
riflessa nel vetro
con la complicità delle tenebre.
Guardava tutto e non vedeva
niente, forse si chiedeva
come si fa ad andare lassù
sopra quella luna rossa,
forse si chiedeva chi era
quel tipo dentro il vetro
che lo sbirciava, forse
si chiedeva se in quelle case
erano felici, forse si chiedeva:
- Perché non fa giorno?

TAGLIOLE

La tagliola, immobile
nella neve aspetta
il passero ignaro,
spinto dalla fame
incerto per istinto.

Trappola fatale.

Finire di fatica
in un reparto
ad alta tecnologia.
Finire accoltellato
dall'amica stanca
di essere protetta.
Finire di nostalgia
nella nebbia appeso
a un albero in riva
al Grande Fiume.
Finire freddato
da una raffica di mitra
davanti alla porta
di una banca,
allora le ali
batteranno l'aria.

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SUICIDA

Il Pò un cipresso una corda
la Morte nell'aria.
Mentre incominciava
il lungo viaggio rivedeva
la sua terra il sole
il cielo azzurro
gli amici lasciati al Paese
e il suono di una orchestrina
che lo chiamava dolcemente...
Vieni. Vieni. Ritorna da noi.
Ed invece vide una Signora
nera come la magara che agitava
i suoi sogni di bambino.

LADRO D'AUTO

Quattordici anni:
DELINQUENTE.
Furto d'auto,
una raffica di mitra
e giù sull'asfalto.
Un poliziotto
con licenza di uccidere
ha avuto paura,
ha sparato
come se tu fossi
un cane rabbioso.
Un marocchino
pieno di rabbia
come la tua Terra:
il Sud.
Inseguivi miraggi
di ricchezza,
rubando auto...
Ora piangono i tuoi anni
evitando di dire che eri
delinquente.

LETTERE

Qua ormai
no nè rimasto più nessuno
molti sono a Reggio Emilia
Modena Bologna...
Nelle sere d'inverno
tutto il paese è un deserto
al bar non trovi un cane
per fare una partita.
Solo a Natale
il paese s'affolla
di gente che spende
tanti soldi
parla di Americhe
e mostra le macchine
e i vestiti nuovi.

Qui d'estate
tantissime macchine
tante lingue
tanta gente
tante donne sulle spiagge
sale da ballo strapiene
ti fanno lacrimare gli occhi.
Grandi Magazzini sempre affollati.
Boutiques scintillanti.
Vetrine sempre in festa.
Ce n'è ovunque.
Puoi comprare tutto.
D'inverno le strade buie
tanti quartieri fantasma:
la gente ti abita di fronte
e non sai come si chiama.

COMPAGNA DEL NORD

Cercavi la Rivoluzione
tra le pagine di un giornale...
Tu bella e spregiudicata
tu triste e malinconica
tu allegra e sorridente
tu ironica e beffarda...
Volevo gridarti che
la rivoluzione non è un gioco.
E voi non la farete mai.
La rivoluzione è morte
distruzioni fiumi di lacrime.
E voi non sapete piangere.

RITORNARE

O Lucania
terra dei padri
verrà il giorno
del Ritorno.
Insieme a Lei
in pellegrinaggio
sul monte, in cima
dove c'è la madonna nera:
L'Antica Madre
di noi Italici.

La croce di pietra dura,
nove volte bisogna girare
attorno. Suonando la campana.
Tu sull'altare
Io inginocchiato ti guardo.
Fuori si tocca
il cielo con le mani.
Lontano. Laggiù
nella piana. Immobile,
il lago Pertusillo.

Io e Te padroni del Tempo.

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BRIGANTI-CONTADINI

Terra di tristi.
Gli echi strazianti della tofa
risuonano ancora
nelle notti di tempesta...
Quante illusioni, speranze,
rabbia, fame di terra e di sangue
quella notte nella Grande Piazza
Non più contadini ma briganti.
Non più bestie da lavoro ma uomini liberi.
Le falci affilate da poco
scintillavano alla luce delle fiamme
che fuggivano verso il cielo,
i fasci di ginestra consumandosi
scoppiettavano e si mischiavano
alle grida di vendetta...
In quel fuoco quella notte scomparirono
gli odi le invidie le gelosie
tutti dimenticarono le offese
dell'amico del compare del vicino.
E giurarono morte ai signori.
Tu quella notte
non volevi i miei baci
non cercavi il mio amore
non mi guardavi nemmeno
mentre stringevi nelle mani
la falce appena affilata.
Anche i tuoi occhi luccicavano...
Pensavi a tuo padre
sbranato dai lupi sui monti
mentre cercava una pecora
Il padrone non poteva
rinunciare a una pecora.
Già vedevi il suo sangue
abbeverare la lama della falce
e non sentisti l'inferno
dei colpi dei fucili
dei soldati piemontesi.
Avevano oramai circondato la piazza.
Pareva grandine.
Quando devasta i vigneti.
Cento anni non sono bastati...
Nelle notti di Tempesta
si odono ancorale grida
gli spari i guaiti dei cani
che leccavano il sangue fumante
e il suono lugubre della tofa
che racconta di quella notte...
E dice di non dimenticare.

RIVOLUZIONE

Alla banda divagabondi e marocchini
che hanno occupato
gli alloggi IACP di Rimini

Voi, compagni,
voi che state
in case nuove e riscaldate.
Voi che avete un lavoro sicuro.
Voi che andate in vacanza
a teatro allo zoo.
Non dimenticate:
ci avete ammazzato
la rivoluzione...

1945... 1950

Voi, compagni,
voi che siete eurocomunisti.
Voi che potete credere
nelle libertà borghesi.
Voi che disprezzate
i senza coscienza di classe.
Non dimenticate:
ci avete ammazzato
la rivoluzione...
1945... 1950
Noi, compagni,
noi che non abbiamo
comode case.
Noi che stiamo
genitori e figli in una sola stanza
Noi senza lavoro.
Lavoro nero.
Noi sottoproletari
contadini scacciati dalle terre.
Noi ladri scippatori
puttane magnaccia
criminali devianti.
Noi artefici vittime
del boom industriale,
noi canaglia pezzente.
Noi un giorno
accenderemo grandi fuochi
nelle piazze del Sud.
Noi bruceremo
le valigie di cartone.
Tenetelo a mente. Compagni.
Noi faremo la Rivoluzione.








Alcuni testi di storia Patria-Matria






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