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Se la scelta della metodologia (demonizzazione) fu semplice, lo sforzo per imporne gli elementi non fu ne semplice ne superficiale, come e facilmente comprensibile pensando alla sua essenzialità per la vitalità stessa del disegno unitario; era indispensabile, infatti, lavorare molto in profondità e con una costanza tale da produrre in tutta la società civile (in primis a sud) reazioni, verso le "fonti di pericolo" da demonizzare, che fossero precise, spontanee ed acriticamente orientate come un riflesso condizionato.
E bisogna riconoscere che lo sforzo fu coronato dal successo, se quella
metodologia ancora oggi produce l'efferto che una persona come S.
Romano, notoriamente alieno da esasperazioni partigiane e fornito di
una cultura storica unanimemente riconosciuta come eccellente, nel
luglio 1999 commentando, sia pure su di un quotidiano nazionale,
la concessione della reggia di Caserta (fatta edificare da Carlo ili di
Borbone) per la cerimonia delle "nozze d'oro" del terzo Ferdinando di
quella casata non ha trovato di meglio per squalificare
politicamente, ben s'intenda i due distinti coniugi che indicarli
(testuale) come II gli eredi di un regno che W. Gladstone, leader dei
liberali inglesi, definl nel 1851 la negazione di Dio".
L'episodio del commento "giornalistico" che ha scomodato, alle soglie
del 2000, le lettere di Gladstone" e sintomatico più di quanto
possa far sospettare la levità dell'occasione (nozze d'oro) e
della sede (un commento giornalistico, anche se di "spalla" ma in prima
pagina e su di un quotidiano che e il più diffuso d’Italia
ed uno dei più seguiti d'Europa).
Evidentemente, anche ed ancora oggi in uomini di grande equilibrio
intellettuale, basta la parola "13orbone" a far scattare il riflesso
condizionato della demonizzazione "necessaria".
Perchè non appaia eccessiva questa considerazione che e, al contrario, essenziale per toccare con mano persino la durevolezza degli effetti strumentali di quella metodologia unitaria varra ia pena ripercorrere brevemente i "fatti" cui ha voluto far riferimento, da ultimo, S. Romano e che, per vero, non vengono più neppure citati (nel senso che si danno per ovvi) dalla gran parte di chi ed a qualunque proposito voglia squalificare in modo irrimediabile una situazione, un comportamento o una mentalità definendola "borbonica".
I fatti furono questi.
Come gia ricordato, la rivolta verificatasi nelle strade di Napoli il
15 maggio 1848 origino dal fatto che il Parlamento eletto, prima ancora
di insediarsi ufficialmente, polemizzava con Ferdinando II tra l'altro,
e sostanzialmente, perchè intendeva "sviluppare" la Costituzione
"concessa" (a quel tempo si diceva "ottriata", ne più ne meno di
quanto fosse stato "ottriato", ma qualche giorno dopo la carta di
Napoli, lo Statuto albertino).
L'obiettivo sotteso da una consistente fetta di parlamentari
napoletani e, per la verità, anche in modo aperto da parte
di qualcuno di loro era quello di sviluppare la Costituzione fino
a trasformarsi in Assemblea Costituente con la finalità
perseguità in modo velleitario quanto si voglia, come non manco
di notare subito C. Poerio, ma chiaramente di instaurare la
repubblica.
Questa finalità non e "arguita" in questa sede ma risulta
"registrata" da G. Fortunato, nei suoi 'Appunti di Storia napoletana
dell'ottocento', come tarda e callida confessione di S. Spaventa a B.
Croce: dunque, si tratta di un fatto confessato da un protagonista di
quegli eventi in un contesto (la realtà istituzionale ampiamente
consolidata del Regno d'ltalia) di assoluta neutrality rispetto a
qualsivoglia finalità nascosta.
Sia le conseguenze sanguinose della rivolta che la chiara
consapevolezza di questa matrice eversiva delle istituzioni,
consigliarono l'awio di un'indagine di polizia.
Mentre quell'indagine veniva svolta (indagine che si concluse poi con
rincriminazione di 39 imputati presenti nel regno oltre a 50 gia
fuggiti; si ricordi il numero degli imputati perchè e funzionale
alla comprensione dei fatti), si verified un altro attentato nel giugno
1849, quando esplose una bomba davanti alla reggia di Napoli mentre era
in corso una manifestazione di folia plaudente alla riconquista della
Sicilia da parte del generale Filangieri.
Naturalmente, anche questo secondo crimine porto all'apertura di una
nuova e distinta indagine di polizia che porto airincriminazione di 42
persone (fra cui per citare i nomi più noti e'erano
Carlo Poerio, Luigi Settembrini e Nicola Nisco). Questa seconda
indagine porto alla scoperta di una Società segreta, l'Unione
d'ltalia". che non solo aveva organizzato l'esplosione del giugno 1849
ma gestiva una attività eversiva molto diffusa che aveva fra i
suoi obiettivi "statutari" quello di ammazzare Ferdinando ii
perchè ritenuto responsabile dei fatti dei 15 maggio 1848 (i
fatti, cioe, per i quali era in corso l'indagine che porto
airincriminazione dei "39" prima ricordati).
Al processo detto "degli unitari" (quello dei "42'% insieme con sir W.
Temple ambasciatore inglese "sistemato" quasi immediatamente e non meno
emblematicamente ma con la diplomatica motivazione dei problemi
di udito nell'impropria vicinanza del Procuratore Generale che
sosteneva l'accusa, assistette anche un deputato inglese, di nome W. E.
Gladstone, che stando alle cronache dei tempo aveva un
aspetto tale da non suscitare interesse particolare diverso da quello
della sua vicinanza ancora più "impropria" di quella di
Temple al banco della pubblica accusa.
Gli e che quel lord inglese torno in Inghilterra nel 1851 vale a
dire subito dopo la conclusione del processo ai "42" awenuta alla fine
del gennaio 1851 e ben prima dello stesso "inizio" del processo ai "39"
per i fatti dei 1848 e scrisse un pamphlet titolato 'lettere a
lord Aberdeen'.
Lord Palmerston si servi (come aveva deliberatamente previsto di
servirsi, per comprensibili finalità della politica interna ed
estera dell'Inghilterra, di cui si documentera più avanti) di
questo libello per ottenere da Ferdinando ii una sorta di colpo di
spugna generale per tutti i fatti del 1848 e 1849; richiesta che sapeva
bene Ferdinando non avrebbe potuto soddisfare (era ancora "pendente" il
procedimento riguardante i fatti del 1848) senza legittimare le gia
accertate e provate azioni violente per il regicidio e l'instaurazione
della repubblica (processo dei "42") e riconoscere, implicitamente, la
propria responsabilità per i fatti del 1848 che avevano mosso
l'azione dei "42".
Giustino Fortunato avo omonimo del più noto
meridionalista, ed in quel momento capo del governo di Ferdinando
penso bene, addirittura, di non informare nemmeno il re delle
ritorsioni ufficialmente minacciate da lord Palmerston per vie si
fa per dire diplomatiche. E Palmerston, naturalmente, non
aspettava altro che di dare seguiti al ricatto preordinato.
Quando il ricatto inglese esplose, il buon Fortunato ci rimise,
giustamente, il posto, ma Ferdinando fu indicato attraverso la
diffusione del 'libello" in via ufficiale da parte del governo
britannico a tutte le corti d'Europa come feroce despota,
torturatore, giustiziere, costruttore e colonna di un regno bollato
come la 'Va negazione di Dio" (l'espressione per tornare
aLL’origine di questa breve ma necessaria deviazione che un
uomo equilibrato e colto come S. Romano usa ancora nel 1999 come un
maglio di insindacabile giustizia).
Tutta la stampa liberale europea e per quel che contava nordamericana fece da cassa di risonanza.
Le reazioni non mancarono: nelle Due Sicilie ed in Francia in modo particolare vi fu chi contesto parola per parola le righe della prosa di Gladstone, e con argomenti oggettivi ed inconfutabili. Ma quegli argomenti appartengono alla documentazione storica che il preconcetto metodologico che stiamo analizzando qualifica (anzi, squalifica) come "di parte borbonica" (con tutto quel che segue).
Dunque, sara meglio non tenerne alcun conto.
Ma il contenuto della documentazione esistente (e nota da tempo) di
fonte sicuramente antiborbonica e tale da ridurre in polvere il mito di
Gladstone e quel che ha significato: ed è
probabilmente questo il motivo della perdurante omissione di quei
documenti nella "cultura ufficiale" anche a fronte della assoluta
notorieta e facilità d'accesso delle fonti in cui sono da sempre
rintracciabili.
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