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<alessandro romano Subject: MSG 05 - 030 - La Vera Storia d'Italia Date: Thu, 3 Feb 2005 00:56:59 +0100 Rete di Informazione delle Due Sicilie |
Rete di Informazione delle Due Sicilie |
Non è la prima volta che "i nostri" ricercatori rilevano, proprio tra gli scritti di insospettabili pennivendoli sabaudo-risorgimentali, importanti elementi di valutazione molto vicini ala verità storica, tuttora sottaciuti dagli storiografi ufficiali.
Una deprecabile "censura" su argomenti fondamentali da tirare fuori, semmai, al momento opportuno per dimostrare che, poi, se vogliamo, non tutti gli storici cattedratici hanno peccato di omissione.
Francesco Saverio Nitti, meridionale risorgimentalista, liberale e massone, ha scritto molto e, nei suoi trattati e nelle sue statistiche, ha più volte ingenuamente esposto e difeso la sua ideologia fortemente borghese.
Nello sforzo di difendere la giustezza di uno stato dittatoriale fortemente liberale e classista, ha di contro dettagliatamente dimostrato l'esistenza di un'antica società contadina meridionale abbattuta con la forza.
Sta alle intelligenze di ognuno di noi discernere quale delle due società sarebbe stata più giusta: una basata sulla sopraffazione e sullo sfruttamento ed un'altra antica e "arretrata" (capitalisticamente) basata sull'essenziale ed il rispetto cristiano dell'individuo.
In allegato, la comunicazione dell'amico e compatriota Dott. M_ C_ con la quale ci trasmette una "sintesi" della nostra vera storia scritta e divulgata dal Dott. A_ L_, a cui vanno i nostri complimenti per la chiarezza dell'esposizione.
Da "Scienze delle Finanze" di Francesco Saverio Nitti (Pierro, 1903)scopriamo che le monete degli antichi Stati Italiani al momento dell'annessione ammontavano a circa 669 milioni, di cui ben 443 milioni appartenevano al Regno delle Due Sicilie (il Banco di Napoli poteva vantare la più grande raccolta di denaro pubblico) e i restanti 226 milioni erano ripartiti fra: il regno di Sardegna, Lombardia, Ducato di Modena, Parma e Piacenza, Roma, Romagna - Marche e Umbria, Toscana, Venezia. Come dire che nel Regno dei Borbone c'erano il doppio dei soldi che nel resto d'Italia.
Persino la Borsa di Parigi, allora la più grande del mondo,
quotava la Rendita dello Stato napoletano al 120 per cento, ossia la
più alta di tutta l'Europa. Il Regno prima dell'avvento dei
Borbone non se la passava bene, ma con il loro avvento le cose
cambiarono radicalmente, a cominciare dal numero degli abitanti. Nel
1815 quando essi rientrano di nuovo la popolazione era di 5.060.000 e
nel 1836 di 6.081.993, nel 1846 la popolazione arrivò a
8.423.316 e dieci anni dopo a 9.117.050. Questo vorticoso aumento della
popolazione ha nome e cognome: benessere e progresso civile e sociale.
Durante i 127 anni di buon governo i Borbone diedero prosperità
a tutto il popolo. I Borbone incivilirono e resero innocui i vari
baroni del Regno, costruirono strade, ricostruirono l'esercito e le
amministrazioni locali cui diedero l'antica autonomia, come diedero
grande impulso all'industria, all'agricoltura, alla pesca, al turismo.
Da ultimo tra gli Stati divenne il primo d'Italia e tra i primi nel
mondo. Le ferrovie, inventate nel 1820, ignote in Italia, fecero la
loro prima apparizione a Napoli (1839) con il tratto che conduceva la
capitale a Portici e poi fu concessa al Bayard di continuarla fino a
Castellammare. A spese del tesoro borbonico nel 1842 cominciò
quella per Capua e poi l'altra per Nola, Sarno e Sansevero. Nel 1837
arrivò il gas e nel 1852 il telegrafo elettrico, primissimi in
Italia.
Le strade erano sicure, non più masnadieri per terra né
pirati per mare; eliminate le leggi feudali diedero ordine ai territori
di tutto il regno e concessero, primi al mondo, la terra a chi la
lavorava; furono così estirpate le boscaglie per far posto a
frutteti e vigneti; furono prosciugate le paludi di tutto il regno e
regalate ai contadini le terre fertili; furono ripuliti ed arginati
fiumi e torrenti.
Si mise ordine all'amministrazione pubblica e a quella del Regno delle
Due Sicilie. La scuola pubblica fu istituzionalizzata come primaria e
quella religiosa a far da supporto. Laicismo e religiosità si
confondevano e gareggiavano in rivalità, dando al regno nuovo
impulso culturale. Fiorirono pittori, architetti, scultori, maestri di
musica. Il Teatro San Carlo, primo al mondo, fu costruito in soli 270
giorni e la stessa corrente culturale fece nascere l'Officina dei
Papiri, il Museo Archeologico, il Real Orto Botanico, l'Osservatorio
Astronomico e, primo al mondo, l'Osservatorio Sismologico Vesuviano e
la Biblioteca Nazionale.
Lo sviluppo industriale fu travolgente e in venti anni raggiunse
primati impensabili sia nei settori del tessile che in quello
metalmeccanico con 1.600.000 addetti contro il 1.100.000 del resto
d'Italia. Nacquero industrie all'avanguardia e tecnologicamente
avanzate dando vita a ferrovie e battelli a vapore e costruendo i primi
ponti in ferro in Italia, opere d'alta ingegneria in parte ancora
visibili sul fiume Calore e sul Garigliano. Vennero istituiti collegi
militari come la Nunziatella, Accademie Culturali, scuole di Arti e
Mestieri, Monti di Pegno e Frumentari.
Le Università sfornavano fior di professionisti e scienziati e
il Regno poteva vantare il più basso tasso di mortalità
infantile in Italia. Erano sparsi sul territorio ospedali, ospizi per i
poveri e ben 9.000 medici.
Nella conferenza internazionale di Parigi del 1856 fu assegnato al
Regno delle Due Sicilie il premio del terzo paese del mondo, dopo
l'Inghilterra e la Francia, per sviluppo industriale. Nel Meridione ad
opera dei Borbone si ebbe la prima repubblica socialista del mondo:
nacque, infatti, a San Leucio, ove, oltre ad 80 ettari di terreno
adibito ad agricoltura, sorse la più famosa seteria di tutti i
tempi.
Tutto questo è oggi ai più ignoto, anche nel Mezzogiorno
oltre che in gran parte dell'Italia del Nord eppure il Cavour, che oggi
sarebbe condannato quale criminale di guerra, con la scusa
dell'Unità d'Italia fece invadere il Regno legittimo dei Borbone
e nei 10 anni che seguirono alla sua annessione furono passati per le
armi decine e decine di migliaia di contadini, gente inerme, con la
scusa di essere dei briganti. L'Italia poteva, anzi doveva,
costituirsi. Gioberti e Cattaneo già nel 1848 propugnavano un
federalismo possibile. Nel 1859 la Monarchia Borbonica ed il Governo
del Regno delle Due Sicilie, con le dovute correzioni, proposero al
governo piemontese una soluzione in tal senso.
Al Piemonte interessavano solo i soldi dei Meridionali. Il 13 febbraio
1861 cadeva la fortezza di Gaeta: tre mesi di resistenza eroica, tre
mesi di sofferenze disumane, tre mesi di massacri perpetrati dal
Generale Cialdini.
160mila bombe rasero al suolo la città tirrenica e fiaccarono
per sempre la sua vitalità ma non la sua storia. Eroico fu
Francesco II, il giovane re napoletano, ed eroica fu la sua consorte,
regina Sofia; eroica fu la truppa ed eroica fu la gente di Gaeta che in
massa entrò nella cittadella fortificata per difendere la
propria libertà e la propria dignità.
Camillo Benso Conte di Cavour sapeva che il Piemonte era alla
bancarotta (bisognava pagare i debiti di guerra con la Francia) e non
c'erano più soldi per pagare questa guerra; come sapeva che la
sifilide lo stava divorando. Al
Piemonte interessava la conquista delle ricchezze del Sud, delle sue riserve auree (guarda caso custodite presso il Banco di Napoli, che oggi viene annesso al San Paolo IMI di Torino), delle sue fabbriche.
Il 13 febbraio 1861 è una data che ogni Meridionale dovrebbe
memorizzare, perché è da allora che i vincitori
spudoratamente scrivono e fanno studiare tutto il brutto possibile dei
Meridionali: brigante, fannullone, codardo, infingardo, avvezzo al
bacco, tabacco e venere, stupratore, traditore e quant'altro ancora
oggi ci portiamo appiccicato addosso.
Dopo il 13 febbraio 1861 il civilissimo e laborioso Mezzogiorno
d'Italia, patria di Pitagora, Archimede e Cicerone, di Tommaso
Campanella e Giordano Bruno, di Giovanni Caboto ed Ettore Fieramosca,
patria dei Cesari che diedero la civiltà al mondo, di colpo,
diventò primitivo e barbaro agli occhi del resto d'Italia e del
Mondo.
Con la preghiera della massima diffusione, inoltratela a tutti i vostri amici meglio se "polentoni"!
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Ponte in ferro sul Fiume Garigliano
Ponte in ferro sul Fiume Calore
Locomotiva Bayard
Nave di linea a vapore Ferdinando 1°
Nave a vapore transatlantico Sicilia
Industria tessile Società del Sebeto
Osservatorio vesuviano
Pastificio
Statua di Ferdinando II nella prima scuola di macchinisti
Teatro S. Carlo
Telegrafo sottomarino Ponza - Gaeta
Società autogestita San Leucio
Grande Albergo dei poveri
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