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MARINCOLA E ARRIVABENE SUL BRIGANTAGGIO NELLE PROVINCIE MERIDIONALI, E SOPRA UN ARTICOLO DEL «TIMES»

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Siamo nel 1870 e il brigantaggio fa ancora parlare di sé. Ovviamente si tratta di manfrine politiche, il grande brigantaggio politico è solo un pallido ricordo e i briganti vengono agitati come spauracchi per mene politiche tra i parlamentari. Sono trascorsi dieci anni e i briganti rimasti non combattono per alcun re ma solamente per sopravvivere, a qualsiasi costo. Scorrazzano per le campagne e impauriscono i possidenti. La questione viene sollevata in parlamento:

“Il brigantaggio ricomincia a prendere in Calabria le dimensioni che aveva nel 1864 prima della legge Pica, ed avviene che famiglie intere vengono minacciate nelle loro proprietà da questi masnadieri.

Questa stessa famiglia che ha avuto questo danno in oggi, non sono tre anni ebbe ricattato un individuo dai briganti, il quale fu preso, ferito mortalmente, tenuto 50 giorni in una caverna, e non poté riscattarsi che coll'enorme somma di lire 60,000, le quali, aggiunte al danno testé avuto, il quale ascende a lire 100,000, formano 160,000 lire a cui ammonta il danno toccato in pochi anni da questa famiglia.

Il Governo pertanto deve provvedere. Sino a che la sicurezza pubblica era tutelata dalle zone militari, il brigantaggio avea sensibilmente diminuito; oggi sapete cosa si è sostituito alle zone militari, al generale Sacchi e al colonnello Milon? Si è sostituito un capo brigante che comanda una squadriglia.

Voci. Chi? Chi?

MARINCOLA. È un Luigi Muraca, un capobanda che nel 1861 con 500 briganti invase paesi, incendiò tutti i registri delle case comunali dove entrò, e vi piantò la bandiera borbonica; ebbene, questo comanda una squadriglia, e tutela le nostre provincie contro il brigantaggio, e volete sapere come? Per mascherare questo intervento di un capo brigante che tutela la pubblica sicurezza, si è fatto così:

Un delegato di pubblica sicurezza comanda la squadriglia; Muraca figura come guida, come direttore ad aures del delegato di pubblica sicurezza, e segue la squadriglia, dimodoché noi oggi possiamo dire che un delegato comanda la squadriglia in apparenza, ma nel fatto sta che la squadriglia è diretta dal capobanda. Le conseguenze sono queste, che i briganti alle porte dei paesi commettono di queste enormità."

Da questo estratto dagli atti parlamentari emerge una delle armi utilizzate dall'esercito e dalla politica per scompaginare i briganti. Infatti si parla della carriera di Muraca da capobanda a guida del delegato di pubblica sicurezza!

Zenone di Elea – Maggio 2012

RENDICONTI

DEL

PARLAMENTO ITALIANO

SESSIONE DEL 1869-70

(X LEGISLATURA)

SECONDA EDIZIONE UFFICIALE RIVEDUTA

DISCUSSIONI DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

VOLUME II

dal 28 aprile al 3 giugno 1870


FIRENZE 1870

TIPOGRAFIA EREDI BOTTA

PALAZZO VECCHIO


MARINCOLA E ARRIVABENE SUL BRIGANTAGGIO NELLE PROVINCIE MERIDIONALI, E SOPRA UN ARTICOLO DEL «TIMES»

PRESIDENTE. Essendo presente l'onorevole ministro dell'interno, do comunicazione alla Camera della seguente domanda d'interrrogazione stata presentata dall'onorevole Marincola:

«Il sottoscritto chiede d'interrogare l'onorevole ministro dell'interno sulle condizioni della pubblica sicurezza in Calabria, e sui provvedimenti che il Governo intende prendere contro il brigantaggio.»

Prego il signor ministro a volere dichiarare se e quando intenda rispondere.

LANZA, ministro per l'interno. Io sono pronto a rispondere quando che sia, purché conosca su quali fatti l'onorevole Marincola appoggia questa sua interrogazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Marincola ha la parola per svolgere la sua interrogazione secondo i sensi espressi dall'onorevole ministro dell'interno.

MARINCOLA. Da lettere che ricevo da Catanzaro apprendo che il brigantaggio in quella provincia è cresciuto in proporzioni considerevoli, talché i cittadini sono obbligati ad astenersi dall'andare in campagna e amministrare le loro proprietà, in quanto che i briganti commettono delle arditissime ed audaci grassazioni fino alle porte dei paesi più popolati.

Per esempio, a tre chilometri da Soveria, capoluogo di mandamento, dove pur vi era una stazione di carabinieri, è avvenuto un fatto che prova quanto il Governo non provvegga alla sicurezza pubblica in Calabria.

Una mano di briganti ha incendiato una vasta casina del signor De Salarar, gli tagliò non meno che duemila alberi di arancio e gli uccise 84 vacche. Ora per tagliare duemila alberi d'arancio dovevano avere tanto tempo da dare luogo alla forza pubblica del vicino Soveria di accorrervi: dunque dovevano essere padroni del campo. (Movimento')

Dico io che questi fatti sconfortano i proprietari e diminuiscono la fede nel Governo.

Il brigantaggio ricomincia a prendere in Calabria le dimensioni che aveva nel 1864 prima della legge Pica, ed avviene che famiglie intere vengono minacciate nelle loro proprietà da questi masnadieri.

Questa stessa famiglia che ha avuto questo danno in oggi, non sono tre anni ebbe ricattato un individuo dai briganti, il quale fu preso, ferito mortalmente, tenuto 50 giorni in una caverna, e non poté riscattarsi che coll'enorme somma di lire 60,000, le quali, aggiunte al danno testé avuto, il quale ascende a lire 100,000, formano 160,000 lire a cui ammonta il danno toccato in pochi anni da questa famiglia.

Il Governo pertanto deve provvedere. Sino a che la sicurezza pubblica era tutelata dalle zone militari, il brigantaggio avea sensibilmente diminuito; oggi sapete cosa si è sostituito alle zone militari, al generale Sacchi e al colonnello Milon? Si è sostituito un capo brigante che comanda una squadriglia.

Voci. Chi? Chi?


1304 - CAMERA DEI DEPUTATI SESSIONE DEL 1869


MARINCOLA. È un Luigi Muraca, un capobanda che nel 1861 con 500 briganti invase paesi, incendiò tutti i registri delle case comunali dove entrò, e vi piantò la bandiera borbonica; ebbene, questo comanda una squadriglia, e tutela le nostre provincie contro il brigantaggio, e volete sapere come? Per mascherare questo intervento di un capo brigante che tutela la pubblica sicurezza, si è fatto così:

Un delegato di pubblica sicurezza comanda la squadriglia; Muraca figura come guida, come direttore ad aures del delegato di pubblica sicurezza, e segue la squadriglia, dimodoché noi oggi possiamo dire che un delegato comanda la squadriglia in apparenza, ma nel fatto sta che la squadriglia è diretta dal capobanda. Le conseguenze sono queste, che i briganti alle porte dei paesi commettono di queste enormità.

SORMANl MORETTI. Chiedo di parlare.

MAMMOLI. Io ho tutta la fiducia nel nuovo prefetto Casalis, perché ne ho avute le più splendide informazioni dai miei più autorevoli amici. È un uomo che ha i mezzi morali, l'intelligenza e la volontà di fare il bene della nostra provincia. Desidererei che l'onorevole ministro dell'interno lo provvedesse di forze bastevoli per poter compiere l'alto dovere di restituire la pubblica sicurezza alla provincia di Catanzaro. Io non voglio credere che il Governo non si preoccupi seriamente di questo stato di cose. Debbo anzi dichiarare che ho tutta la fiducia che l'onorevole ministro dell'interno se ne preoccuperà seriamente e prenderà in considerazione la situazione di una provincia la quale se non può vedere restituita la sua sicurezza, non sarà in grado di adempire i suoi doveri verso lo Stato, poiché certamente, se non c'è libertà di mantenere la proprietà, se non c'è modo come ricavare dalla terra i prodotti e commerciarli, è impossibile che i proprietari possano pagare le imposte. Metteteci quindi in grado di compiere i nostri doveri verso il Governo, e noi li compiremo volontieri.

PRESIDENTE. L'onorevole ministro per l'interno ha facoltà di parlare.

NICOTERA Ma io...

PRESIDENTE. Onorevole Nicotera, siccome si tratta di un'interrogazione, non le posso dar la parola.

MINISTRO PER L'INTERNO. Come sa, non si può entrare nella discussione.

NICOTERA. Aveva domandata la parola per alcuni chiarimenti che credo agevolerebbero molto le risposte del signor ministro.

MINISTRO PER L'INTERNO. Nessuna di quelle provincie potrà contestare che le condizioni della sicurezza pubblica dagli anni trascorsi ed anche dal 1869 a tutto il primo trimestre, ed oramai posso dire a tutto il primo quadrimestre del 1870, sono grandemente migliorate. Qui si tratta di dati statistici. Taluni possono dubitare delle asserzioni di un ministro, ma dirimpetto ai dati statistici mi pare che anche queste debbano acquistare una certa tal quale credenza.


Nel 1869 si perpetrarono 272 casi di brigantaggio; non starò qui a leggerne la ripartizione secondo la natura dei reati e dei delitti, ma, ripeto, i fatti qualificati di brigantaggio furono 272. Nel primo trimestre del 1870 invece sono 14, né credo che nel mese di aprile siano cresciuti straordinariamente. Vi è stato qualche caso un po' clamoroso, uno specialmente nella provincia di Potenza negli ultimi giorni, che fu alquanto grave; ma aggiungansi pure quei tre o quattro casi che possono essere avvenuti nel mese d'aprile, non arriveremo con questi che a circa 20 casi di brigantaggio, fra i quali ve ne sono alcuni lievissimi, come, ad esempio, tentativi, biglietti di ricatto spediti, minaccio per ottenere del danaro, non seguite però da effetto.

Io non credo, ripeto, che per ora sia il caso di dare lettura di ognuno di questi fatti.

Voci. No! no!

MINISTRO PER L'INTERNO. Quello che è certo si è che le relazioni di tutti i prefetti da me ricevute nella prima quindicina del mese d'aprile, e che riflettono il trimestre trascorso, sono favorevoli e confortanti.

Ciò non vuol dire che non accada pur troppo ancora qualche fatto molto doloroso; ma, signori, si tratta di una piaga che è impossibile estirpare completamente in pochi anni; dobbiamo già essere soddisfatti della diminuzione avvenuta, in guisa che ora non occorrono più mezzi straordinari per distruggere gli ultimi avanzi di questo flagello.

Io, avendo saputo in principio della seduta che l'onorevole Marincola intendeva di fare quest'interrogazione, mi sono affrettato a raccogliere i documenti, ed ho anche portato con me la relazione del comandante generale del corpo dell'esercito dell'Italia meridionale a Napoli. Questa relazione, ove si passano in rassegna i fatti avvenuti nelle diverse provincie fin quì infestate dal brigantaggio, termina colla seguente conclusione: «... e particolarmente per quanto riguarda lo stato della sicurezza pubblica nelle Calabrie, sebbene non siensi ottenuti dalle continue operazioni della truppa risultati appariscenti, poiché gli arresti eseguiti furono di poco momento, e, malgrado i fatti sopra riferiti, i quali del resto non hanno il vero carattere del brigantaggio, pur tuttavia si può dire che in generale le condizioni della pubblica sicurezza continuano nel miglioramento prodotto dall'energica azione militare.»

Dunque anche l'autorità militare viene ad appoggiare le relazioni dei prefetti riguardo alla pubblica sicurezza. Se badiamo al numero dei briganti che ancora tengono la campagna, ed è questo un elemento onde portare un giudizio sulle condizioni della sicurezza pubblica, vediamo che questo numero, che nel 1869 giunse fino a 105, trovasi ora ridotto a 45. Secondo la tabella firmata dal comandante generale delle truppe, questo numero di 45 si troverebbe così diviso: Napoli, banda Oliva, 6; Terra di Lavoro, D'Alena, 4; Idem, Fuoco, 3; Principato Citeriore, 5; Basilicata, 8; Catanzaro, 8; Cosenza 11: 45 in tutto.


1305 - TORNATA DEL 2 MAGGIO 1870


Certamente sarebbe meglio che anche questi 45 fossero fuori di azione, ma la diminuzione da 105 a 45 è tuttavia molto sensibile.

Dal numero dei facinorosi si può anche giudicare più o meno approssimativamente del numero dei reati che si commettono. Dunque non dico che convenga soprassedere da misure vigorose, da disposizioni energiche. Anzi, i prefetti hanno ricevuto a questo riguardo le istruzioni le più precise e le raccomandazioni le più calde, onde cerchino di raddoppiare di vigilanza tanto maggiormente in quanto che non esistono più le zone militari e procurino per conseguenza di supplire coi mezzi di polizia e con tutte le forze di cui dispongono particolarmente, onde estirpare del tutto gli ultimi avanzi del brigantaggio. Io credo che in questo modo finiremo per conseguire lo scopo comune.

È vero che in questi ultimi mesi a Catanzaro, relativamente alle altre provincie, c'è stata qualche recrudescenza, e fu commesso qualche reato grave di brigantaggio; non ebbero però a lamentarsi uccisioni di persone, né ricatti, ma devastazione di proprietà; debbo poi avvertire con soddisfazione che là i cittadini prestano man forte al Governo, onde concorrere ad inseguire i malandrini; e quindi è a sperarsi che la sicurezza pubblica verrà a trovarsi colà pure in condizioni quasi normali in poco tempo.

Tutti i mezzi che i prefetti hanno chiesto al Governo seno stati loro somministrati: la forza militare non è stata per nulla diminuita, e quando si vedesse che qualche banda diventasse audace e tendesse a perpetrare reati, non si mancherebbe di ricorrere a questa, mediante corpi volanti od in altro modo, ed in extremis, occorrendo, si stabilirebbe anche in qualche luogo una zona militare. Ma ciò non bisogna farlo che in caso di assoluta necessità, giacché, come sa l'onorevole preopinante, queste zone militari, in primo luogo costano assai; secondariamente, e più di tutto, paralizzano l'azione dell'autorità civile; e se questo può essere permesso quando la sicurezza è grandemente compromessa, non è così quando si può arrivare allo stesso risultato con i mezzi ordinari, purché adoperati energicamente e costantemente.

Del resto, io attendo una relazione dal nuovo prefetto da me inviato a Catanzaro; poiché una delle raccomandazioni che gli ho fatto, è stata precisamente di portare subito la sua attenzione sulle condizioni della sicurezza pubblica in quella provincia, e di riferirne al Ministero, indicando in pari tempo a quali mezzi, oltre gli ordinari, egli crederebbe di doversi attenere, onde più efficacemente e con maggior prontezza conseguire lo scopo desiderato, cioè di ristabilire la sicurezza' pubblica in uno stato affatto normale.

PRESIDENTE L'onorevole Marincola è soddisfatto di questa risposta?

MARINCOLA. Io ho il debito di una dichiarazione.


PRESIDENTE Ha la parola per una dichiarazione, ma non per altro; non trattandosi che di una interrogatone, non si può discutere; può soltanto dichiarare se è o no soddisfatto, riservandosi per altro il diritto di mutare l'interrogazione in interpellanza.

MARINCOLA. Io mi dichiaro perfettamente soddisfatto. Debbo eziandio dichiarare che sono perfettamente d'accordo coll'onorevole ministro dell'interno, che il brigantaggio nelle nostre provincie oggi, per quanto audace si dimostri la sua ferocia, va più contro le proprietà che contro le persone, ma questo prova che sono dei ladri senza colore politico, che non meritano pietà. Siamo d'accordo che i reati di sangue da qualche tempo in qua sono diminuiti; ma le proprietà sono preda della loro avidità o della loro ferocia, e vengono spietatamente distrutte, quando non si può sequestrare o rubare le persone. Ora, non è soltanto le persone che il Governo è obbligato a tutelare, ma anche la roba. Io accetto che l'onorevole ministro dell'interno attenda la relazione del prefetto della provincia per prendere quei provvedimenti che giudicherà migliori, e fortificarlo di mezzi materiali e morali.

PRESIDENTE. L'onorevole Arrivabene ha presentato alla Presidenza la seguente interrogazione diretta all'onorevole ministro dell'interno:

«Desidero rivolgere all'onorevole signor ministro dell'interno una domanda in ordine al brigantaggio nella provincia di Salerno.»

Prego l'onorevole ministro dell'interno di dichiarare se e quando intenda rispondere a questa interrogazione.

MINISTRO PER L'INTERNO. È la stessa cosa, e giacché siamo sull'argomento...

ARRIVABENE. Non è la stessa cosa.

MINISTRO PER L'INTERNO. Ho qui gli stati dei reati commessi nella provincia di Salerno, dimodoché posso rispondere subito.

ARRIVABENE. Io deploro, e lo dirò francamente, che un nostro onorevole collega abbia voluto appunto oggi sollevare questa questione del brigantaggio.

In verità si direbbe che, senza volerlo, egli è riuscito a porre in serio imbarazzo l'onorevole ministro degli affari esteri porgendo al signor Zaimes, presidente del consiglio del Ministero ellenico, un argomento per rispondere alle dignitose e senza dubbio stringenti domande di riparazione che l'onorevole Visconti-Venosta avrà indirizzato a quel Governo in occasione della terribile catastrofe di Megara che costò la vita all'egregio nostro concittadino il conte di Boyl.

Mi giova ripeterlo, deploro assai che codesta questione siasi oggi sollevata in Parlamento. Ma giacché l'onorevole Marincola ha creduto di doverla sollevare, ho stimato debito mio quello di offrire alla Camera ed all'onorevole ministro dell'interno una solenne occasione per protestare altamente contro certe asserzioni le quali potrebbero trovare credenza in Europa, e specialmente in Inghilterra, oggi che la catastrofe della quale fu teatro la greca provincia di Megara, è, pur troppo, occorsa per funestare dolorosamente ed indignare la civiltà europea.


1306 - CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869


La Camera non ignora come questa angosciosa questione preoccupi già da quindici giorni l'Europa e particolarmente l'Inghilterra. La Camera non ignora del pari come il Governo inglese abbia deposta sul banco della Presidenza della Camera dei comuni e della Camera dei lordi tutta la corrispondenza diplomatica che a quella nazionale sciagura si riferisce.

La Camera non ignora finalmente come venerdì sera, tanto nella Camera dei comuni che nella Camera dei lordi, sia avvenuto uno dei più solenni e commoventi dibattimenti che gli annali parlamentari di quel gran paese hanno avuto occasione di registrare.

Ebbene, o signori, mentre tutta la stampa d'Inghilterra e d'Europa non ha che una parola di solenne riprovazione per stigmatizzare la condotta del Governo ellenico; mentre l'opinione pubblica, in tutti i paesi civili, ha altamente proclamato il principio che il Ministero ellenico dev'essere responsabile di quella terribile catastrofe, sembra farsi un tentativo per mostrare che il Governo italiano, sebbene altamente interessato nella questione, non abbia a trovarsi in condizioni eguali al Governo inglese nel reclamare quella soddisfazione che una nazione oltraggiata ha diritto di chiedere in simili casi. Questo tentativo di fuorviare a danno nostro l'opinione pubblica d'Europa è principalmente fondato su di una dichiarazione pubblicata nel Times da certo signor Moens, dichiarazione riprodotta e commentata da altri giornali. Questo signor Moens, inglese, prendendo occasione dall'infausto avvenimento di Megara, ha rifatta la storia della sua cattura avvenuta, se non erro, nel 1864, a Pesto nelle vicinanze di Salerno, e l'ha rifatta, va senza dirlo, a suo modo, in termini sovranamente oltraggiosi all'Italia.

Io non avrei rilevato questo fatto, se i cento organi della stampa inglese, e dirò europea, non l'avessero, come osservava poc' anzi, accolto e commentato. Non l'avrei rilevato, se non fossi certo essere esso la manifestazione la più inqualificabile della ingratitudine di uno straniero, il quale, dopo essere uscito incolume dalle mani dei briganti che in quei giorni funestavano le terre salernitane, e d'esserne uscito per la giustificata arrendevolezza del Governo italiano, ha l'audacia temeraria d'accusarlo d'aver scientemente sagrificato lui ed un suo compagno a quella banda brigantesca. E la temeraria accusa, contro la quale protesto con tutta l'indignazione dell'animo mio, è così formulata da codesto signor Moens, in una lettera del 26 aprile scorso.

«Il caso occorso a me ed al reverendo Murray Aynsely compagno, può dirsi esattamente simile a quello occorso in Grecia, per ciò almeno che riguarda la parte presa dai rispettivi Governi.


«Noi ci recammo a Pesto, sapendolo ed assentendolo le autorità italiane. Vi andammo sotto la protezione di una se irta che non avevamo richiesta, la quale da Salerno ci condusse ai Templi di Pesto. Là giunti, la scorta ci lasciò senza dirci che le strade erano pericolose, sebbene sapesse che i briganti erano nelle vicinanze di quel luogo, e più sapesse (la scorta) che in quello stesso giorno le autorità avevano ritirate le truppe per permettere ai briganti di toccare la somma di un ricatto.»

Mi perdoni la Camera se ho, direi quasi, osato leggere codeste stolte parole, ma l'ho fatto perché, a fronte di questo asserto (che non esito chiamare iniqua denuncia) ho voluto offrire ai consiglieri della Corona, ed in ispecie all'onorevole ministro dell'interno, il quale, se non vado errato, occupava quello stesso posto nel 1864, ho voluto, dico, offrirgli l'occasione di altamente protestare contro sì enorme calunnia lanciata contro l'onore del mio paese. (Bravo.').

Signori, a fronte di questa asserzione, la quale, mi duole il doverlo pur dire, per quel gran popolo dal quale ho avuta generosa ospitalità nei giorni dell'esilio, trova e sempre più troverà credenza, se non altamente smentita in questo recinto; a fronte di tanta infamia non vi può essere questione di partiti, ed io credo che la Camera attenderà, come io attendo, che una autorevole voce si elevi dal banco ministeriale per dichiarare che l'accusa del signor Moens è tanto calunniosa quanto stolta e temeraria. (Benissimo! Bravo! )

MINISTRO PER L'INTERNO. Si tratta, o signori, di cose già alquanto remote, poiché rimontano all'anno 1865, ed io certamente non mi attendeva oggi a veder rivivere un fatto di quella natura, né perciò ho potuto rinfrescar la memoria, ed avere presenti tutti i particolari; tuttavia, quello che posso asserire si è che le cose andarono in modo ben diverso da quello che verrebbe esposto in alcuni diari....

ARRIVABENE. È il Moens che fa la dichiarazione.

MINISTRO PER L'INTERNO... dirò, in una lettera del Moens, pubblicata dai giornali. Io mi sovvengo di questo, che dopo il ricatto operato dai briganti di alcuni inglesi, le autorità politiche e militari presero le più attive disposizioni per accerchiare i briganti stessi e procurare di strappare loro la preda di mano; ben inteso, adoperando tutte le debite precauzioni onde prevenire un disastro. Questo signor Moens ha interessato il console inglese ed anche poi, credo, lo stesso inviato plenipotenziario onde ottenere, ricorrendo a lutti i sentimenti di umanità, che il Governo desistesse dall'inseguire i briganti, o tollerasse che esso, o chi per lui, si mettesse in comunicazione coi medesimi per portare il riscatto ed ottenere la liberazione dei suoi connazionali.

Io so che rimasi lunga pezza perplesso prima di fare questa concessione perché vedeva che, mentre si assumeva una grave responsabilità, si veniva meno a quei principii d'ordine, di decoro e di giustizia, che il Governo deve sempre avere innanzi a sé in tutti i suoi atti.


1307 - TORNATA DEL 2 MAGGIO 1870


Però le loro istanze furono così vive, che io risposi: il Governo non accorda e non nega, chiuderà un occhio; fate quello che stimate a proposito per ottenere la liberazione di questi tali. Essi si misero allora in relazione coi briganti, ed ottennero la liberazione di questi infelici.

Mosso anche da un sentimento di umanità, contro il quale ho lottato finché ho potuto, e dalle calde e reiterate istanze che mi venivano da ogni parte, onde io permettessi questi rapporti e trattative che tentavano i parenti dei poveri catturati eòi briganti, mi lasciava finalmente vincere.

Ecco come è avvenuto il fatto; ed io confesso che in verità non mi sarei mai atteso che una persona la quale ha ottenuto un simil favore, osasse poi alterare la verità in questo modo, e gettare una calunnia così indegna contro il Governo che l'aveva sovvenuto con tutti i mezzi possibili, per quei rapporti di buona amicizia esistenti fra le due nazioni.

Negli altri particolari io non entro, temendo di cadere in qualche inesattezza, ma in quanto a questo fatto principale contro cui si scaglia la calunnia da questo signor Moens, io posso asserire che egli sta nei precisi termini da me ora esposti.

Ora giudichi la Camera, giudichi l'Europa come il nostro paese è stato denigrato, e denigrato da chi dovrebbe avere per il medesimo dei sentimenti di gratitudine. (Bene! Bravo!)

ARRIVABENE. Domando la parola.

PRESIDENTE. Ma unicamente per dire se è soddisfatto?

ARRIVACENE. Per una dichiarazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.

ARRIVABENE. Ringrazio l'onorevole presidente del Consiglio dei ministri di aver fatto la dignitosa e schietta dichiarazione che abbiamo udita. Era essa tanto più necessaria, giacché contraddice parola per parola la narrazione del Moens. Mi consenta la Camera che abbia a leggere anche questa seconda parte dell'accusa la quale, come diceva, è pienamente contraddetta dalla narrazione dei fatti tessuta or ora dall'onorevole Lanza:

t Il Governo italiano, scrive il Moens, era stato avvertito che saremmo stati massacrati ove non si fossero ritirate le truppe; ma ad onta di ciò un'armata di 12 mila uomini comandata da un generale fu gittata nelle campagne, precludendo così ogni via ai nostri amici al pagamento del ricatto. Fortunatamente trascorsi tre mesi e mezzo d'inutili operazioni militari, le truppe furono ritirate ed io ed il reverendo Murray fummo liberati, dopo aver pagato 147,500 lire ai briganti. La stessa banda aveva pure catturati alcuni signori svizzeri che furono liberati dopo cinque mesi al prezzo di 200 mila lire.


E sapete, o signori, concludendo la sua lettera, cosa dice codesto signor Moens? Dice che noi siamo da porre nella lista delle nazioni semi-barbare d'Europa, e ci pone a mazzo con la Turchia e colla Grecia. Se non fosse falsissima, sarebbe questa un'asserzione di un maniaco! (Rumori)

BERTE A. Non gli faccia l'onore di citarlo.


INCIDENTE SULL'ORDINE DEL GIORNO.


PRESIDENTE. L'ordine del giorno recherebbe lo svolgimento della proposta d'iniziativa parlamentare presentata dall'onorevole D'Ondes-Reggio Vito. Siccome però egli mi ha fatto avvisato che attualmente trovasi ammalato, perciò si rinvia questo svolgimento ad altro giorno.

Darò quindi la parola all'onorevole Pellatis per lo svolgimento della sua proposta.

PELLATIS. Io prendo la parola per una dichiarazione, anziché per lo svolgimento del mio progetto di legge.

In uno degli ultimi giorni scorsi ho dichiarato che, essendo stato presentato al Senato dall'onorevole presidente del Consiglio un progetto di legge sul medesimo argomento, era in me sorta l'idea di ritirare la mia proposta e che non l'aveva fatto per non pregiudicare la prerogativa dell'iniziativa parlamentare. Dopoché però la Camera, posta a cognizione di questo fatto, mi ha ammesso a svolgere la proposta stessa, io credo che il diritto ed il decoro della Camera stessa nel riguardo sopradetto siano assolutamente salvi.

Considerando inoltre che in questo momento la Camera è occupata d'altri ben gravi progetti, per cui il mio non potrebbe, dato che avesse l'onore di essere preso in considerazione, venire per ora discusso, così io dichiaro di ritirarlo per riproporlo come controprogetto allorquando la proposta ministeriale fosse ammessa dal Senato e venisse a questa Camera.

PRESIDENTE. Dunque l'onorevole Pellatis ritira il suo progetto di legge.

PELLATIS. Sì, ma colla fatta riserva.

PRESIDENTE. Sta bene.

Ora l'ordine del giorno reca lo svolgimento della proposta dell'onorevole Bonghi.

MASSARI G. Domando la parola per una dichiarazione.

PRESIDENTE. Ha la parola.

MASSARI G. L'onorevole Bonghi, costretto a stare in biblioteca per lavori per la Commissione sui provvedimenti finanziari relativi alla pubblica istruzione, mi ha incaricato di pregare l'onorevole presidente a voler differire lo sviluppo della sua proposta a domani.

PRESIDENTE. L'onorevole Bonghi, essendo occupato per la Commissione sui provvedimenti finanziari, è scusabile se non si trova ora presente.


1308 - CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869


In questo caso verrebbe lo sviluppo della proposta dell'onorevole D'Ayala per l'estensione agli uffiziali dell'ex-Ministero dei lavori pubblici di Napoli del diritto di computare gli anni di servizio dal giorno della nomina. Ma gli fo osservare che non è presente il ministro pei lavori pubblici. Se piacesse al ministro per l'interno rispondere per lui...

MINISTRO PER L'INTERNO. Questa è una questione la quale riflette il servizio di un mio collega, servizio che non posso conoscere in tutti i suoi dettagli.

Il ministro dei lavori pubblici è trattenuto al Senato da una discussione assai importante; del rimanente è anche probabile, che egli non potesse presumere che nella tornata d'oggi si sarebbe arrivati sino a questo punto nell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Stando queste cose, onorevole D'Ayala, rinvieremo lo svolgimento della sua proposta alla seduta di domani.

Ora la parola spetta all'onorevole Billia per isvolgere i progetti di legge da lui presentati. (Conversazioni).

Facciano silenzio.

BILLIA. Onorevoli colleghi, dieci minuti, cinque minuti forse basteranno allo scopo che mi sono prefisso.

Allorquando tre mesi fa (eravamo al 19 febbraio) presentai alcuni progetti di legge, potevano sembrare opportuni, e ad ogni modo opportuna poteva parere la intenzione di chi li proponeva, in quanto che tanto la Camera quanto l'opinione pubblica si trovavano allora sotto l'impressione vivissima della esposizione finanziaria dell'onorevole Sella.

Oggi io credo che le condizioni siano essenzialmente mutate; oggi il progetto ministeriale, tal quale fu presentato per lo meno, non esiste più. Se quel progetto ha potuto sfuggire la falce del Comitato privato, è poi caduto sotto le forbici delle Commissioni che lo hanno mutilato, ed ha trovato perfino i municipi che si sono permessi qua e colà di punzecchiarlo.

Se il progetto ministeriale non si ripresenterà più quale lo ha proposto il Ministero, egli è evidente che vien meno l'identica ragione d'opportunità che c'era allora per giustificare un controprogetto.

Né questa sola mutazione è intervenuta dall'epoca in cui io presentai i miei disegni di legge.

Oggi, accanto alle proposte ministeriali, esistono delle contropoposte, e voi non ignorate come sieno stati inviati alla Commissione dei Quattordici due importanti progetti d'iniziativa parlamentare, l'uno dell'onorevole Servadio, l'altro dell'onorevole Alvisi. È egli opportuno ancorachè in presenza di tali controprogetti, e dopo che fu or ora presentata anche la relazione dei Quattordici, venga io a sostenervi i miei disegni di legge? Verrei per lo meno troppo tardi; ed io ci tengo a non avere rimprovero di essere troppo tardi venuto, ad onta che forse ciò non sia per colpa mia.


Non mi rimane allo stato attuale delle cose che una via, ed io la segno, e dichiaro di ritirare i miei pro getti di legge, colla condizione però e colla riserva che, qualora si verificasse la necessità di proporli singolarmente, quali emendamenti, nel corso della discussione sui provvedimenti finanziari, mi sia lecito il farlo.

Potrebbe forse taluno giudicare la mia condotta una mancanza di rispetto verso la Camera....

Voci. No! no

BILLIA... per lo meno si potrebbe dire essere strano che un deputato presenti certo numero di progetti di legge d'indole e di carattere fra loro diversi, e poi, quando stima non esserci più ragione od opportunità per mantenere quelli di natura finanziaria, li ritiri, e con essi ritiri anche gli altri che possono stare da sé, come lo potrebbe ad esempio quello sul miglior organamento della sicurezza pubblica in Italia.

Rispondo: i miei progetti sono in qualche modo legati fra loro, e perciò, ritirando gli uni, reputo necessario dover ritirare anche gli altri, che pure sembrano poter sussistere indipendentemente dalla questione finanziaria; poi, se ciò non fosse, questo non parai il momento in cui si possa efficacemente provvedere «Ila soluzione delle questioni meno gravi, se prima le più gravi, cui quelle si connettono, non sono risolute.

Una sicurezza pubblica ben organizzata non la potrete avere fino a tanto che non avrete un Governo forte, autorevole, considerato.

Questo è evidente. Ora se noi ci volgiamo intorno, nel Governo attuale le condizioni da me accennate non le troviamo, ed è perfettamente inutile richiedere l'effetto senza la causa e domandare quello che dipende d i questa condizione essenziale senza che tale condizione sia prima assicurata.

Io non intendo conciò muovere accusa al Governo, che anzi, se volete che io intera vi spiattelli la mia opinione, credo sia nostra la colpa, ossia credo che la ragione, per la quale il Governo non è autorevole non è forte, non è considerato, non può governare, sia delli Camera.

Permettetemi di chiarare il mio concetto perché non ho in animo al certo di offendere la Camera, ma di accennare ad una condizione politica, ad una condizione di fatto.

Nella Camera attuale si contano da 100 a 150 gli ex-minstri, e da 100 a 150 e più gli aspiranti al portafogli. (Si ride)

Questo è facile constatarlo. Ora domandate singolarmente a ciascuno di questi uomini politici quale seguito possa avere, oppure sul numero dei deputati assidui e che prendono parte attiva alla vita politica, fate il calcolo voi di quanti voti ogni aspirante possa disporre. È molto se il conto arriva a due, è molto se di voti sicuri un Gabinetto uscito da questa Camera ne possa contare da 18 a 20, o poco più. Ma, per tenersi ritto ci vuole una maggioranza, quindi a crearla voglionsi delle coalizioni, delle transazioni, fonti necessarie di debolezza perpetua.


1309 - TORNATA DEL 2 MAGGIO 1870


Ecco come il Governo non può essere forte, ne può essere autorevole, ed ecco come ne è cagione la condizione della Camera.

Pure si potrebbe rimediare, anzi, per arrivare alle riforme, bisognerebbe farlo. Si potrebbe rimediare accettando una soluzione già accolta da una storica Assemblea francese, e sarebbe quella di proporre e votare la nostra esclusione nella Legislatura a venire. (Ilarità)

Comprendo di proporre cosa per la quale la Costituente francese fu censurata dalla storia; ma badate che su noi non ricadrà uguale censura; ci si terrà conto anzi del nostro coraggio nel mostrarci superiori alle singole nostre vanità, ciascuno di noi escludendo se stesso. Io sono convinto che con tal mezzo noi avremo giovato grandemente al paese, che avremo stabilita quella tale condizione pregiudiziale senza di cui sono vane tutte le proposte di riforma; quella tale condizione pregiudiziale, la quale non ci essendo rende inutile che io presenti delle proposte di legge, le quali verrebbero inutilmente in discussione, anche quando concedeste si discutessero. (Ilarità)

PRESIDENTE. L'onorevole Billia dichiara di ritirare i suoi progetti di legge.

BILLIA. Salve le riserve che ho fatte.






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