Cosa non si è fatto nell’Italia dell’Ottocento in nome del buon governo e della monarchia costituzionale! Ecco come Margotti descrive l’interesse “umanitario” delle maggiori potenze dell’epoca, Francia ed Inghilterra, per le sorti dell’Italia, il “giardino d’Europa”.
«Alcune parole del Times ci spiegano l’accanimento inglese
contro il Re di Napoli. Austria e Francia, scrive questo giornale,
hanno un piede in Italia, e l’Inghilterra vuole entrarvi essa
pure. Ecco tutta l’umanità, tutto il liberalismo della
Gran Bretagna; mettere un piede in Italia ossia conquistare o
prepararsi alla conquista della Sicilia. Aceto, in un suo scritto
intitolato De la Sicilie et de ses rapports avec l’Angleterre,
nota che la Sicilia è il punto più strategico per tutti
gli avvenimenti possibili nel Mediterraneo e nell’Oriente, la
porta d’Italia dalla parte del mare, che protegge
l’indipendenza della nazione, e in mano de’ forestieri
può divenire per l’intera penisola un solenne disastro.
L’Inghilterra vi tenne sempre l’occhio sopra perché
essa generalmente tende all’ingrandimento ed alla conquista, e
perché la Sicilia le servirebbe a bilanciare l’influenza
russa in Grecia e l’influenza francese a Costantinopoli. Di fatto
gli inglesi non si lasciarono sfuggire nessuna occasione per metter
piede nell’isola. Fin dal trattato di Utrecht [1713] tolsero la
Sicilia alla Spagna per darla a Casa Savoia, a cui avrebbero potuto
più facilmente ritorglierla. Dal 1806 al 1814 riuscirono ad
occuparla militarmente, e al fine di perpetuarvi la loro signoria con
la discordia, furono essi i principali promotori della Costituzione del
1812.
La quale indeboliva oltre ogni dire la Sicilia col separarla dal Regno
di Napoli. Ma a questo miravano appunto gli inglesi. Né queste
sono semplicemente congetture nostre, ma ne abbiamo l’espressa
confessione del marchese di Londonderry, il quale nel suo celebre
discorso tenuto alla Camera dei Comuni nella tornata del 21 giugno 1821
dichiarò “Quanto alla natura delle relazioni con la
Sicilia quantunque il governo abbia portato sempre molta stima ed
affezione per questo paese, non è però tutt’affatto
per tale motivo, o per assicurare la felicità della Sicilia, che
truppe inglesi vi stanziarono. Questa era in realtà una
occupazione militare”. Queste sono parole chiare abbastanza.
Ne’ tempi andati Francia ed Inghilterra disputavansi tra loro il
regno delle Due Sicilie. Quando gli inglesi stavano in Sicilia, la
Francia aveva dato il continente napoletano prima a Giuseppe
[Bonaparte] e poi a Gioacchino [Murat]. Queste due potenze ab antico
lottano fra loro per la supremazia del Mediterraneo.
Ecco le ragioni che indussero sempre Francia ed Inghilterra ad
immischiarsi nelle cose napoletane. Il loro antagonismo politico,
commerciale, marittimo, si svolgeva a danno della nostra povera Italia.
Ai nostri giorni però abbiamo due fatti singolari: l’uno
che l’Inghilterra e Francia operino di conserva contro il regno
delle Due Sicilie. L’altro che sieno riuscite ad avere complice
in simile impresa un governo italiano. Il primo fenomeno si spiega con
la guerra d’Oriente. La preponderanza della Russia ha stretto in
lega due potenze naturalmente ostili. Per spiegare però il
secondo fatto bisogna ricorrere alla più sfrenata ambizione, che
acceca l’uomo; alla truce rivoluzione che annienta ogni amore di
patria; ad una imbecillità superlativa, che non lascia vedere
l’ultimo termine delle cose. L’Inghilterra fin dal 1846 ha
capito che per mettere piede in Sicilia le servirebbe assai la
rivoluzione.
Nel 1847 mandava a Napoli lord Minto». Il principale
organizzatore per parte inglese della rivoluzione italiana - lord Minto
per l’appunto -, allo scoppio della rivolta nel 1848 si
improvvisa mediatore fra i siciliani insorti ed il monarca legittimo
Ferdinando II di Borbone, facendo in realtà di tutto per rendere
insanabile il conflitto. «In quel tempo la Francia era governata
a repubblica. Se questa forma di governo prevaleva in Sicilia,
l’influenza francese v’avrebbe preponderato. Laonde
l’Inghilterra insisté per la forma monarchica, e volle che
fosse nominato Re di Sicilia il nostro Duca di Genova. Ma forse piaceva
all’Inghilterra che il Duca di Genova diventasse Re di Sicilia?
No per fermo.
L’Inghilterra mirava a ciò che la Sicilia dovesse rimanere
sempre in uno stato provvisorio, per divenire sua preda.
“L’Inghilterra, scrisse Gioberti (nella foto) nel suo
Rinnovamento, nutriva gli spiriti municipali dei siculi per ridurseli
in grembo”. L’amore per l’umanità pertanto non
c’entra nulla. L’Inghilterra è sempre intervenuta in
Italia con questo pretesto; ma la ragion vera dell’intervento era
l’amor di sé stessa, il desiderio d’ingrandirsi a
spese nostre».
Margotti ha, ancora una volta, ragione: l’unica cosa triste
è che in questa contesa per la spartizione del mondo Francia ed
Inghilterra abbiano trovato qualcuno, in Italia, che “per
sfrenata ambizione” scelse di stare al loro gioco: «La
questione napoletana ci pare una partita al pallone. Il pallone
è il Regno di Napoli. l’Inghilterra caccia, la Francia
ricaccia, e il Piemonte serve ambedue i giocatori, e presenta loro
umilmente il pallone!».
Ai sensi della legge n.62
del 7 marzo 2001 il presente sito non costituisce testata giornalistica.
Eleaml viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale e
del web@master.