Eleaml


Subject: MSG 04 - 120 - A proposito di torture e sevizie
From: "Alessandro Romano"
Date: Sun, 16 May 2004 23:01:07 +0200
To: eleaml
Stemma Due Sicilie Rete di Informazione
delle Due Sicilie

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A proposito di torture e sevizie
Ciò che fu fatto alle Popolazioni Meridionali dalla possente armata sabauda, durante la guerra di conquista del Sud del 1860, è di molto più grave di quanto, in questi ultimi tempi, apprendiamo inorriditi dalla stampa e dalla TV.  
Violenze di un'inaudita ferocia rappresentarono per quel tempo degli abominevoli primati di una barbarie e di una crudeltà  senza precedenti.
Il primo assaggio fu lo scontro di Castel Fidardo, dove il generale papalino Lamorciere, esterrefatto da quella guerra condotta dai piemontesi senza regole e senza pietà  che coinvolgeva paesi e civili inermi, presentandosi al cospetto del Papa Pio IX esclamò: "Santità , davanti a noi non abbiamo un semplice nemico ma il demonio in persona!".
A Gaeta, Cialdini sperimentò la prima guerra batteriologica moderna, infettando l'acquedotto di Monte Conca con carcasse di animali morti e provocando quella tremenda epidemia di tifo petecchiale che fu la vera causa che indusse il giovane Re Francesco II a porre fine all'assedio. La medesima tattica fu adottata durante la rivolta siciliana del 1866, per costringere alla resa quella Palermo che aveva osato ribellarsi alla nuova Italia.
Di certo è che le esecrande e diaboliche strategie di guerra, la rappresaglia sulla popolazione inerme come arma di dissuasione, le torture e le sevizie come metodo sistematico di repressione, le Popolazioni Meridionali non le avevano mai conosciute, nemmeno durante le invasioni saracene. 
Questa pagina di storia, anche se macchia pesantemente la coscienza di uno stato democratico, ਠora che emerga in tutta la sua crudezza a fianco delle lusinghe risorgimentali, ammettendo, finalmente, che l'Italia è nata anche su azioni violente gravissime, "lesive della dignità  della persona umana" (parole pronunciate da Ciampi in relazione ai recenti fatti iracheni) ed in profondo contrasto proprio con quei principi di libertà  che si diceva di propagare e difendere.
Continuare a glorificare il risorgimento senza parlare anche dei soprusi e delle devastazioni subite dalle popolazioni Meridionali, nel maldestro intento di ricercare in esso solo il volto dorato di un'unità  ottenuta con la forza e con lo spargimento del sangue di centinaia di migliaia di innocenti, non fa altro che accrescere la profonda divisione culturale, sociale ed ideologica di un Paese, di fatto, unito solo territorialmente.
Le torture e le sevizie che fecero a noi Meridionali i fratelli del nord, oggi le rivediamo negli occhi della nostra gente e nella devastazione morale e culturale di una società  sempre più lontana dalle nostre concezioni etiche e politiche, sempre più lontana da quel senso di rispetto, di amore e di carità  per i bisognosi, gli oppressi e gli indifesi che il Signore ci ha insegnato e che un tempo erano l'anima popolare di una nazione laboriosa, pacifica ed indipendente.
Cordiali saluti
Cap. Alessandro Romano
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Nel 1860 le carceri sabaude erano divenute dei luoghi di atroci sevizie, dove si consumavano nella sporcizia e nell'umidità  le vite di migliaia di giovani Meridionali.
Le campagne, le contrade ed i paesi delle province meridionali furono sottoposte alle più efferate violenze ed ai più esecrandi soprusi.
In allegato solo alcuni degli importanti e scioccanti documenti.

HANNO RIFERITO
 
"Quando visitai nel 1861 le prigioni di Aquila vdi, se no erro, da 700 prigionieri dell'ultima classe (militari borbonici) che giacevano ammonticchiati sulla nuda terra in antri malsani con cibo misero, da più mesi, senza che alcuno avesse mai interrogato buona parte dei prigionieri o ne avesse un elenco. Molto va attribuito al disordine della rivoluzione (sovvertimento dello Stato del Sud)). Ma fui colpito quando, informandomi presso alcun giudice, mi disse che mancando il Procurator generale titolare, chi ne faceva le veci non voleva prendersi le responsabilità  di andare innanzi, tanto più che non si sapeva se il Governo volesse esser mite oppure no, come se la legge non sovrastasse al Governo...".
 
Generale (piemontese) Giuseppe Govone
 

101/Mel/Fucilazione

All'ora stabilita la 4" compagnia, comandata dal cap. Cartacci, si trovava schierata nella piazza di Arienzo, a forma di quadrato con un lato aperto ove colla fronte rivolta al muro doveva prender posto il brigante. Molta gente assisteva silenziosa alla tragica funzione; comparve il condannato tra quattro bersaglieri ed un caporale, che dopo avergli bendato gli occhi fece retrocedere di pochi passi i quattro bersaglieri. Sentita la propria fine vicina il brigante prese a maledire la truppa, il Governo ed a invocare la giustizia divina, pregando la Madonna ed i suoi Santi fino a che la scarica dei moschetti interruppe la commedia. Cadde boccone lo sciagurato, e fra gli astanti si udì un rumore crescente, tale che il caporale ordinò la ricarica dei moschetti ed il puntamento verso la folla dei più accesi. Il prete principiando un canto sacro distolse la tensione allontanando la possibilità  di uno scontro con la popolazione. Tali esecuzioni se da fare in pubblico occorre essere scortate dall'intera Compagnia per allontanare i pericoli della rivolta dei cafoni.

Cap. Paselli

 

INV.45/BRACCI 24 luglio 1861

Mancando il necessario per causa dei ribelli fui incaricato di far del mio meglio al recupero di che mettere nelle caldare. Preso il carro mossi in direzione di Pondelandolfo dove giorni prima ne avevo scorto masserie e depositi appena fuori dalle mura. Circondata una casa ci avvicinammo cauti. Improvvisamente dal piano sovrastante ne apparve un giovinetto che imbracciando un fucile incominciò a far fuoco senza riparasene. Colpiti due bersaglieri ed ucciso il cavallo del traino, rispondemmo al fuoco. Entrammo nella masseria dove trovammo tracce di uomini ormai lontani protetti da volti di donne muti e senza sentimenti. Si prese ogni cosa potesse servir alla truppa ed ai briganti. Poi lasciammo al fuoco il resto mentre le donne cercavan di ricoprirsi dalla violenza della truppa. Rientrando scorgemmo sul monte a ridosso della strada le sagome dei briganti che da lontano avevano assistito alle sorti dei loro rifugi.

Cap. Bracci

 

INV.34/Bracci 30 luglio 1861

Pattugliando da 6 ore con un forte caldo arrivammo nei campi di Casalduni e qui scorgendo un cafone nella campagna decisi di far riposo sfruttando quel momento. Afferratolo per il collo gli intimai di dirci chi nel suo paese fosse contrario alla nuova Italia. Guardando fisso nel basso non pronunciava alcunché bensì ansimava. Ed allora gli ordinai di urlare viva Vittorio Emanuele. Ma niente. Poi afferrata la pala gli ordinai di scavarsene la fossa e questi quasi a compiacersene si diede a farlo di gran lena. Finito il lavoro il sergente Bertacchi ridendo di cuore lo fece entrare nello sterrato ed il disgraziato eseguì e prese a pregare come se stesse per finire di li a qualche momento la sua esistenza. Poi fu ricoperto con la terra fino al mento e con sassi e massi intorno e sopra la testa. Solo in quel momento, con poca voce ripeteva quanto prima gli era stato comandato. Allora il sergente gli disse di essere libero e di andarsene ma con le sue forze. Fu un gran ridere per tutti ed il cafone starà  ancora là  ad invocare il nostro amatissimo sovrano ed a cercare di uscire dalla sua tomba.

Cap. Bracci

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HANNO SCRITTO

"Finiamola di definirci i "buoni" d'Europa, e nessuno dei nostri fratelli del Nord venga a lamentarsi delle stragi naziste. Le SS del 1860 e degli anni successivi si chiamarono, almeno per gli abitanti dell'ex Regno delle Due Sicilie, Piemontesi. Perciò smettiamo di sbarrare gli occhi, di spalancare all'urlo le bocche, a deprecare violenze altrui in questo e in altri continenti. Ci bastano le nostre, per sentire un solo brivido di pudore. Noi abbiamo saputo fare di più e di peggio."

Carlo Alianello

 

"Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fioco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare con il nome di briganti."

Antonio Gramsci

 

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Bosnia? Afganistan? Iraq? Angola? Cecenia?

NO, LUCANIA! 

 

decapitati

decapitati

 

fucilati
fucilati

 

 

torturato
fucilati

torturato 

 

fucilati

 

torturato
torturato
torturato
torturato

 

fucilati e decapitati

 

fucilato

fucilato

 

ucciso a bruciapelo

ucciso a bruciapelo

 

contadini decapitati

contadini decapitati

 

torturato, sgozzato e finitocon un colpo alla fronte

torturato, sgozzato e finitocon un colpo alla fronte

 

uccisi a bastonate sul cranio
uccisi a bastonate sul cranio

 

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