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Monologo

 
"E intorno a noi il timore e la complicità di un popolo. 
Quel popolo che disprezzato da regi funzionari ed infidi piemontesi 
sentiva forte sulla pelle che a noi era negato ogni diritto, anche la dignità 
di uomini. E chi poteva vendicarli se non noi, accomunati dallo stesso
destino? Cafoni anche noi, non più disposti a chinare il capo. 
Calpestati, come l'erba dagli zoccoli dei cavalli, calpestati ci vendicammo.
Molti, molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni. 
Le loro rivoluzioni. Ma libertà non è cambiare padrone. 
Non è parola vana ed astratta. E' dire senza timore, E' MIO, 
e sentire forte il possesso di qualcosa, a cominciare dall'anima. 
E' vivere di ciò che si ama. 
Vento forte ed impetuoso, in ogni generazione rinasce. 
Così è stato, e così sempre sarà."
 
dal Monologo finale di Carmine Crocco, con il quale Michele Placido 
conclude lo spettacolo, al Parco della Grancia,
"La storia bandita", cinespettacolo sul brigantaggio lucano 

 

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Carmine Crocco Donatello

Tardio - Piaggine (SA)

 

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Tutto si fa venir dal Piemonte
 

"Intere famiglie veggonsi accattar l’elemosina; diminuito, anzi annullato il commercio; serrati i privati opifici. E frattanto tutto si fa venir dal Piemonte, persino le cassette della posta, la carta per gli uffici e per le pubbliche amministrazioni. Non vi ha faccenda nella quale un onest'uomo possa buscarsi alcun ducato che non si chiami un piemontese a sbrigarla. 

A'mercanti del Piemonte si danno le forniture più lucrose: burocrati di Piemonte occupano tutti i pubblici uffizi, gente spesso ben più corrotta degli antichi burocrati napoletani. Anche a fabbricar le ferrovie si mandano operai piemontesi i quali oltraggiosamernte pagansi il doppio che i napoletani. A facchini della dogana, a camerieri, a birri vengono uomini del Piemonte. 

Questa è invasione non unione, non annessione! 

Questo è voler sfruttare la nostra terra di conquista. Il governo di Piemonte vuol trattare le provincie meridionali come il Cortez ed il Pizarro facevano nel Perù e nel Messico, come gli inglesi nel regno del Bengala."

 

Duca di Maddaloni 

 

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BRIGANTI-CONTADINI

Terra di tristi.
Gli echi strazianti della tofa
risuonano ancora
nelle notti di tempesta...
Quante illusioni, speranze,
rabbia, fame di terra e di sangue
quella notte nella Grande Piazza
Non più contadini ma briganti.
Non più bestie da lavoro ma uomini liberi.
Le falci affilate da poco
scintillavanoalla luce delle fiamme
che fuggivano verso il cielo,
i fasci di ginestraconsumandosi
scoppiettavanoe si mischiavano
alle grida di vendetta...
In quel fuoco quella nottescomparirono
gli odi le invidie le gelosie
tutti dimenticaronole offese
dell'amico del compare del vicino.
E giurarono morte ai signori.
Tu quella notte
non volevi i miei baci
non cercavi il mio amore
non mi guardavi nemmeno
mentre stringevinelle mani
la falce appena affilata.
Anche i tuoi occhi luccicavano...
Pensavi a tuo padre
sbranato dai lupi sui monti
mentre cercava una pecora
Il padrone non poteva
rinunciare a una pecora.
Già vedevi il suo sangue
abbeverare la lama della falce
e non sentisti l'inferno
dei colpidei fucili
dei soldati piemontesi.
Avevano oramai circondato la piazza.
Pareva grandine.
Quando devasta i vigneti.
Cento anni non sono bastati...
Nelle notti di Tempesta
si odono ancorale grida
gli spari i guaitidei cani
che leccavano il sangue fumante
e il suono lugubre della tofa
che racconta di quella notte...
E dice di non dimenticare.

Mino Errico (FAGLIUSCHE, Galzerano Editore)


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Singolare unità geo-storica  
(Carlo Scarfoglio)
 
Ciò che risulta evidente ad una osservazione libera da preconcetti politici nel Mezzogiorno d'Italia è la sua singolare unità geo-storica. Esso si presenta come una forma a sè, che  nessuna vicissitudine storica è riuscita a frazionare o a rendere in tutto o in parte membro di altra forma, e che ha conservato dai tempi preistorici ad oggi gli stessi confini e la stessa separazione dal resto del mondo. 
Ciò è tanto più singolare, in quanto i suoi confini settentrionali non sono confini veri e proprii, essendo costituiti da due fiumi di mediocre importanza, il Garigliano e il Tronto, i quali del resto, non delimitano nemmeno tutta la sua frontiera settentrionale. 
Ci troviamo quindi davanti ad un fatto più storico che geografico che non può essere spiegato se non colla coincidenza tra il genio delle popolazioni del Mezzogiorno ed un richiamo geografico- economico verso le tre direzioni che allontanano questa zona dal Nord, cioè l'Est, il Sud, l'Ovest. 
Come sviluppo di vita civile, tutto dimostra che il Mezzogiorno ha preceduto il Nord di un millennio all'incirca. Anzitutto bisogna notare che esiste alcuna traccia della famosa "invasione dal Nord". Tutti i movimenti che vi si possono notare vanno sulle linee dei paralleli, non dei meridiani.
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Un esempio di come venne accolto dalla critica il film di Squitieri, sparito dalle sale in pochissimi giorni. Un verdetto di condanna che avrebbero dovuto dare gli spettatori e non i critici.

 

la repubblicala repubblica

Squitieri racconta il brigantaggio
nell'Italia post unitaria

Il nuovo Robin Hood combatte i Savoia
di ROBERTO NEPOTI


Il caporale garibaldino Carmine Crocco (Enrico Lo Verso) torna al suo paese e scopre che nulla è cambiato: la classe dominante è rimasta in sella, prepotente più di prima, e il nuovo potere sabaudo infierisce sulla povera gente quanto quello borbonico. Nuovo Robin Hood, si dà alla macchia con un gruppo di briganti per restaurare il Borbone. I contadini sono con lui.

Inizialmente Carmine riesce a trionfare sull'esercito piemontese, mentre il generale Cialdini attua una brutale repressione sulla popolazione civile. Ma il tradimento è vicino; isolato, il generoso e leale capopopolo andrà incontro alla inevitabile rovina. Con Briganti!, Pasquale Squitieri si è lanciato in un tentativo di cinema epico che contamina diversi repertori: la saga di Emiliano Zapata, la revisione della nostra storia ufficiale (vedi "Bronte" di Florestano Vancini), uno spruzzo di "Gattopardo", lo stile di ripresa dello spaghetti-western. Per l'occasione ha riunito un cast di volti famigliari, da Claudia Cardinale nella parte di una levatrice un po' strega a Franco Nero in quella di un onesto carabiniere; da Giorgio Albertazzi con la tonaca di un alto prelato a Remo Girone prete dei poveri, a Carlo Croccolo in una caratterizzazione di informatore voltagabbana.

C'è anche la brigantessa bella e pasionaria (Roberta Armani) innamorata dell'eroe. Quel che manca al film, sfortunatamente, è proprio il respiro dell'epica. Malgrado i mezzi abbastanza larghi e l'abbondanza delle comparse, piani ravvicinati e primi piani predominano sulle inquadrature "larghe", soffocandole. Briganti! non ci risparmia neppure una dose di scene al rallentatore: a rischio, almeno in un caso (la strage degli innocenti fucilati per rappresaglia), di figurare in una futura antologia del kitsch.

(6 giugno 1999)

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Locandina del film di Squitieri, un film sparito dopo pochi giorni di programmazione dalle sale di tutta Italia.

Era un brutto film oppure dava fastidio a qualcuno!?
Se vi capita di vederlo in quelle rare proiezioni organizzate da qualche appassionato di storia meridionale, inviateci il vostro commento, positivo o negativo che sia ci interessa leggerlo.
Grazie.

 Li chiamarono... briganti!



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Stralcio di un articolo pubblicato nel 1992 su "Il Calendario del Popolo"

Il Sud e l'Unità d'Italia (9. La Sicilia) 

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