Ringraziamo
l'autore del messaggio inoltrato alla "Rete di Informazione delle Due
Sicilie" per averci autorizzato a pubblicare testo e foto.
Secondo noi per il significato di "D.S.L." si potrebbe ipotizzare come
spiegazione "Due Sicilie Libere".
La storia vera è più
conosciuta di quanto crediamo. Tre anni fa un amico, durante uno
spostamento con il treno della circumvesuviana, mi fece notare delle
scritte sui muri inneggianti ai briganti. Quando le vidi rimasi
felicemente sorpreso. Qualche giorno dopo mi recai sul posto e le
fotografai. Poche settimane dopo ne trovai altre in un'altra
località
vesuviana. In totale trovai due scritte a Cercola e altrettante a
Pollena Trocchia.
Ora devo fare un distinguo tra
il metodo dei messaggi e il loro contenuto. In quanto al metodo non
condivido in generale lo scrivere sui muri, ed in particolare su quelli
di monumenti, chiese, palazzi d’epoca, e palazzi pubblici, in quando
è
una pratica a parer mio non civile e che rovina il decoro dei centri
abitati. Fortunatamente ad attenuante degli autori di queste scritte
c’è che questi muri sono in cemento armato grezzi e dei
semplicissimi
muri perimetrali.
Per quanto riguarda il messaggio lo condivido in
pieno e credo di non essere il solo a pensarla così.
Commenterò le
quattro foto. La prima dice: “vive ‘e briganti vesuviani”. Questa
è
preceduta da un cuore vandeano con tre lettere intorno D.S.L. il cui
significo per me è a distanza di tempo rimane un enigma. La
seconda
foto ritrae la scritta: “onore p’’o brigante Pilone”.
Queste me le ha
fatte notare il mio amico, e sono a Cercola. Sulla terza foto è
riportato: “DUE SICILIE LIBERE ED INDIPENDENTI”. Di seguito a questa
frase ne è riportata un'altra: “viva ‘e briganti”. Tra queste
due frasi
è disegnato come si vede dalle foto un altro cuore vandeano.
Queste
ultime due frasi le ho trovate a Pollena Trocchia tre settimane dopo e
le ho immortalate come le altre. Gli autori come ho anticipato
all’inizio un poco di Storia Vera devono
conoscerla.
La lingua usata per scrivere tre delle quattro frasi, il
Napoletano, rivendica, a parer mio l’appartenenza chiara ed
inequivocabile al Sud. Il richiamo ai briganti e l’uso del cuore
vandeano, sono dei chiari segnali che esprimono in pieno una critica
alla storia ufficiale a questo sistema che tuttora mortifica gli ex
territori del Regno delle Due Sicilie ed i suoi abitanti. Mi ha anche
colpito la frase: “due sicilie libere ed indipendenti” che è una
parafrasi del titolo di un articolo che il professor Edoardo Spagnolo
scrisse quasi dieci anni fa: “Sud libero ed indipendente”.
Da ricerche
storiche ho scoperto che sono esistiti gruppi di briganti che operavano
sul Vesuvio e nei dintorni. Antonio Cozzolino detto Pilone era uno dei
capi Briganti. Ho scoperto che è stato ucciso in un conflitto a
fuoco
nel 1872 a Napoli, che non si è mai rassegnato alla caduta del
Regno,
che ha combattuto con l’esercito di Francesco II in Sicilia contro i
garibaldeschi e che a questi sottrasse una bandiera che poi per
settimane è stata esposta nella Reggia di Portici.
Vorrei cogliere l’occasione per ribadire, anche
da parte mia, che quelli impropriamente chiamati “briganti” non erano
criminali come la storia ufficiale ci vuole far credere ma uomini e
qualche volta anche donne, che per amore della loro terra, delle loro
istituzioni, leggi, perché il loro paese era stato invaso da
orde
barbariche straniere, per difendere gli usi civici che davano un valido
aiuto ai contadini napoletani, avevano imbracciato un fucile e si erano
dati alla guerriglia per resistere ad oltranza. Persone così
meritavano
di essere chiamati partigiani, o almeno se a qualcuno neanche questo
termine può andare bene: “Patrioti Guerriglieri”.
Per quanto mi riguarda per me usare il termine “brigante” è un
onore ed una
provocazione contro lo stato risorgimentalista italiano. Io stesso in
alcuni convegni ed incontri mi sono presentato come un brigante, con la
differenza che non uso il fucile ma le armi della cultura e della
storia vera, e porto avanti le rivendicazioni per le Due Sicilie, modo
non violento come Ghandi ha insegnato.
Per
questo mi sento un erede morale di questi uomini che hanno dato la loro
vita per una causa giustissima e sacrosanta ma purtroppo persa. Sta a
noi fare in modo che questa causa diventi vincente, con l’aiuto di DIO,
per noi stessi, e perché i sacrificio dei partigiani, la parte
migliore
del nostro popolo, non sia vano.
Sento gli autori di questi messaggi murali come
compagni sconosciuti che condividono i miei stessi sentimenti ed
è per
questo motivo e per quelli precedentemente mostrati che ti chiedo,
appena ti sarà possibile, di pubblicare questo messaggio e le
foto che
pur non essendo recenti provano che chi semina, come l’avvocato Silvio
Vitale da oltre quarant’anni, il movimento neoborbonico e il professor
Gabriele Marzocco da dodici anni, raccoglie
e
possono essere un incoraggiamento per tutti noi ed un omaggio, che
anche noi, facciamo ai briganti o partigiani, perché gli onori a
questi
uomini a parer mio non sono mai abbastanza.
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